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Sviluppi imprevisti - Barcellona (14)


di crigio
16.01.2014    |    6.009    |    0 9.6
"Intanto, suo figlio viene spinto sulla poltroncina e il ragazzo dalla pelle color cioccolato gli va incontro con fare suadente..."
Usciamo dalla stanza e rientriamo in quella con lo specchio. Appena ci guardo attraverso mi accorgo che il ragazzo dalla pelle color cioccolato è sparito. E infatti, un attimo dopo apre la porta e trascina dietro sé il figlio del riccone, bendato e tremante.
Il padrone di casa, con la vestaglia sempre indosso, scesa a scoprire le spalle, si incammina con passo lascivo verso il letto. Ci si sdraia sopra, alza le gambe e le spalanca. Il ragazzo lo raggiunge e chiama il rampollo, invitandolo a scoparlo. Quello si dirige tastoni verso il talamo e, quando sbatte contro il piede di suo padre, si ferma.
Credo di aver capito! Il nababbo ha architettato qualcosa per farsi sbattere da suo figlio a sua insaputa!
Il ragazzo, chinandosi sul riccone, in modo da non rivelare l’identità del troione, esorta il malcapitato a penetrarlo e questo, armeggiando col suo attrezzo, incolla il ventre alle chiappe di suo padre e spinge. Un sospiro del riccone ci fa capire che il cazzo è entrato, ma è sempre il ragazzo a parlare. La cavalcata aumenta via via di intensità e velocità e, quando lo stalloncino è ormai totalmente preso dal godimento, suo padre gli strappa la benda dagli occhi.
Il povero figlio ha una reazione di sgomento. Vorrebbe andar via, ma dietro uno dei negroni gli blocca la fuga. Anzi, lo stesso lo stringe con le sue braccia nerborute e col proprio corpo gli impone il ritmo della scopata.
Il grado di lussuria che traspare dal viso del riccone è incommensurabile. Ha raggiunto il suo scopo ed è soltanto questo che lo fa godere, più del palo che gli sta perforando le viscere. È talmente infoiato che chiama altri tre energumeni perché salgano sul letto e gli diano i loro cazzi da succhiare. Quelli, naturalmente, obbediscono e il nababbo impugna due verghe, mentre la terza gli scivola dritta in bocca.
“Che troiaio!”, esclama Pino accanto a me, imbambolato ad assistere alla scena. Mi volto verso di lui e vedo che si lecca le labbra. Poi, abbasso lo sguardo e colgo la sua mano nell’atto di avvolgere la mazza di Enrico e masturbarla.
Anche il gigantone è incantato dalle immagini che ci passa lo specchio e quasi non si cura del massaggio del biondino.
Torno a gustarmi l’orgia. Il riccone molla per un momento una nerchia e, schioccando le dita, ordina al ragazzo d’ebano di farsi montare dagli altri quattro negroni. Allora, lui si posiziona a pecorina all’altra sponda del letto e ammicca ai maschioni. Il primo si fa sotto e, con un movimento sicuro, gli pianta la sua trave in corpo. La faccia del ragazzo non tradisce alcuna espressione di dolore, ma, anzi, mugola di estremo piacere e il culo va incontro al bacino del suo stallone. Quindi, il negrone che il padrone di casa sta spompinando si toglie di mezzo e la testa della troia si trova ora esattamente sopra la sua. Questa, abbassandosi quanto basta, gli lecca le labbra con lascivia. Il porcone risponde protendendo le labbra per succhiare la lingua offertagli, mentre con le mani tira le altre due minchie verso le due bocche che iniziano a leccare le grosse cappelle e a ciucciare le aste alternatamente.
D’un tratto, il negrone alle spalle del rampollo sparisce verso il basso e il viso del ragazzino si contrae. Lo stallone gli sta facendo un profondo anilingus e per reazione il suo cazzo deve essere aumentato di volume, perché il riccone sorride a suo figlio, soddisfatto. Poi, la faccia scura riappare oltre quella dello stalloncino, che un secondo dopo, spalanca la bocca e strabuzza gli occhi, lanciando un urlo straziante. L’energumeno lo ha impalato col suo nerchione da paura e il corpo del ragazzino si abbatte su quello del padre, stravolto per il trauma della penetrazione. Il negrone, però, non si preoccupa dell’effetto provocato dal suo attrezzo e inizia a montare con foga il ragazzino.
Intanto, gli altri quattro maschioni sfondano a turno lo sfintere del ragazzo dalla pelle color cioccolato, che se li prende senza fare una piega. Anzi, quello licenziato dal riccone e fatto scendere dal letto si porta anche lui alle terga della troia e, mettendosi in coda, aspetta di passare in azione.
Ad un tratto, il figlio del nababbo si tira su: adesso ha la libidine dipinta sul volto. Si gira verso il suo stallone, gli cinge il collo con un braccio e lo incita a trapanarlo negli intestini. Le grandi mani nere del maschione si stringono attorno al corpo esile del ragazzino e d’improvviso tutto il letto sussulta. Quell’armadio d’uomo sta letteralmente sbragando le budella della troietta e, di riverbero, anche quelle del padre, che comincia a succhiare le due nerchie con maggiore passione. E infatti, i due stalloni si fissano ansimanti, pronti a scaricarsi i coglioni in quelle cloache che sono le bocche del riccone e del ragazzo a pecora.
Detto fatto: uno schizzo abbondate si impenna dalla mazza a destra e ricade sulla faccia del nababbo che, come posseduto, si affretta a raccogliere tutto e ad ingoiarlo. Il ragazzo non è da meno: come un forsennato lecca più sborra che può dalle guance e dal naso del troione e poi lo bacia per suggergli dalle fauci quello che lui ha già bevuto.
Il negrone a sinistra rantola e la troietta si avventa sul suo membro, infilandoselo fino in gola, ma il riccone, quasi incazzato, lo impugna con forza e glielo strappa, indirizzandolo alle sue labbra. Entrambi, che fino a poco fa mantenevano una certa compostezza, nonostante i cazzoni piantati in corpo, adesso si contendono lo sperma come due vacche impazzite, quasi fosse il bene più prezioso della Terra.
“MMMMMMMMMMMM!!!”. Ipnotizzato da quello spettacolo, non mi sono accorto che, nel frattempo, Pino si è inginocchiato e ha iniziato a spompinare Enrico. Il gigantone tiene la testa del biondino tra le sue mani e lo fotte fino in gola come un ossesso. Vorrei raggiungerli, ma al tempo stesso non voglio perdermi la scena che si sta consumando oltre lo specchio.
Mi giro nuovamente e qualcosa è cambiato: un energumeno nero come la pece è sdraiato sul letto e il suo palo svetta verso l’alto. Il riccone lo monta, afferra i lembi della vestaglia e se li lega intorno alla vita. Poi si china in avanti e chiama un altro stallone perché lo raggiunga alle spalle. Quest’altro gli si avvicina, si alza sui piedi e si accovaccia all’altezza del suo culo. Punta il cazzo nel solco del nababbo e si abbandona su di lui con tutto il peso del corpo. Il troione si irrigidisce. La sua faccia è più mostruosa del solito: le labbra sono leggermente aperte e la lingua pende da un lato, mentre le pupille sembra che vogliano schizzare fuori dalle orbite. Con questa espressione cristallizzata in volto si fa stuprare dai due stalloni, senza emettere alcun suono, né di dolore, né di piacere.
Intanto, suo figlio viene spinto sulla poltroncina e il ragazzo dalla pelle color cioccolato gli va incontro con fare suadente. Lo accarezza: gli sfiora i capezzoli e con un dito percorre il suo fianco, giù fino all’inguine. Poi risale lungo l’asta e si sofferma sulla cappella, facendoci dei cerchi intorno per stuzzicarla. Quella pulsa, tanto che sembra che voglia esplodere. Una goccia di precum compare sulla punta e cola giù dal prepuzio. Il ragazzo si china subito a raccoglierla e poi la porta alla bocca dello stalloncino, per scambiarne l’aroma con lui. Mentre si uniscono in un bacio eccitantissimo, il ragazzo scavalca il figlio del riccone e si siede sulle sue cosce. Lo masturba un po’, poi si tira su e si impala sulla sua verga. Se la inghiotte lentamente, gustandosela con ogni centimetro del suo sfintere. Quando arriva in fondo, ondeggia il bacino massaggiando l’asta con maestria. Lo stalloncino non ha più il controllo di sé: è totalmente in balia del godimento e non sembra che la cosa gli dispiaccia.
La troietta gli getta le braccia al collo e continua a pomiciarlo. Quindi, protende il culo in fuori: pare quasi un segnale. E infatti, un secondo dopo uno dei negroni gli piomba dietro e, piegando leggermente le ginocchia, indirizza la sua nerchia alla rosellina già dilatata. Spinge e anche quella gli scivola dentro, come un coltello nel burro. Altri tre stalloni gli si portano davanti e gli offrono le loro nerchie. Lui allunga le mani e, mentre ne masturba due, si imbocca la terza, succhiandola di gusto.
“UIIIIIIIIIHHHHHHHH!!! UIIIIIIIIIIIIIIHHHHHHHH!!!”, urla il riccone, emettendo un verso che sembra quello di un maiale sgozzato. La sua pelle si sta arrossando e il suo volto si fa paonazzo. Si gonfia tutto e con le mani cerca un appiglio, che alla fine trova nello stallone che lo sta montando da dietro. Entrambi gli stanno lacerando le viscere, tanta è la lena con cui lo sbattono.
“UAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!”, esplode alla fine, e le sue membra sono sconvolte da un terremoto che fa tremare tutto il letto. I suoi occhi si fanno bianchi e inizia a schiumare dalla bocca. Molla il collo del negrone e cade in avanti, riversando enormi quantità di saliva sul volto dell’energumeno di sotto che, forse incazzato per quello schifo, comincia ad assestargli dei colpi così potenti da farlo saltar su. Lui si alza in piedi sul letto e comincia a correre in lungo e in largo in preda agli spasmi. Uno dei due negroni lo afferra e lo ributta giù; gli spalanca le cosce e gli ripianta in corpo la sua nerchia. L’altro si accovaccia sopra la sua testa e si mena il cazzo con forza.
I due sborrano contemporaneamente, uno negli intestini del troione e l’altro sulle sue labbra. Non appena sente l’odore dello sperma, il nababbo si scuote, torna in sé e lo raccoglie tutto, nutrendosene come se fosse digiuno da giorni.
Trasferisco lo sguardo alla poltroncina e la troietta sta masturbando le due mazze con tale veemenza che quelle non possono fare a meno di spruzzargli addosso il loro contenuto caldo e vischioso, mentre la terza si sta già svuotando tra le sue fauci, come rivela il suo gozzo che sale e scende nella gola. Il figlio del riccone, invece, è tutto contratto e stringe i lati della seduta con energia: lo stallone che sta fottendo il ragazzo da dietro ci sta mettendo una tale foga che, probabilmente, anche la sua verga viene stimolata. E non è detto che non sia già venuto!
Il negrone, dal canto suo, inizia ad emettere dei grugniti che rivelano l’imminenza dell’orgasmo. Con un colpo secco incolla il ventre alle chiappe della troia e resta così per un po’, muggendo per il godimento. Con uno strattone estrae il cazzo dallo sfintere e il seme spruzza fuori fino a terra. Il ragazzo dalla pelle color cioccolato rimane a strusciarsi contro il figlio del riccone, baciandolo e leccandolo dappertutto, mentre la sua rosellina si apre e si chiude sputando fuori il succo dei coglioni dell’energumeno.
“Vieni qua anche tu!”, mi ordina Enrico, tirandomi per i capelli e costringendomi ad inginocchiarmi accanto a Pino. Inserisce la sua nerchia tra le nostre bocche e inizia a farsi una sega, così. Dopo qualche secondo, quella si gonfia e spara un lungo schizzo di nettare bianco. Forse memore di quello che ho appena visto, mi precipito sul pavimento a raccogliere con la lingua quel ben di Dio e Pino mi segue a ruota. Grufoliamo e ci contendiamo la sborra finché non abbiamo ripulito tutto. Poi ci abbracciamo in un bacio appassionato e ci passiamo l’aroma del nostro maschione, l’uno nella bocca dell’altro.

Il giorno dopo torniamo in Italia, un po’ dispiaciuti, ma col proposito di ripetere presto l’esperienza intensa di questa vacanza.
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