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Sviluppi imprevisti - Barcellona (7)


di crigio
03.01.2014    |    7.265    |    3 9.5
"Entrano completamente e cercano la mia prostata..."
Terzo giorno a Barcellona. Sono il primo a svegliarmi. Enrico accanto a me dorme ancora come un bimbo, tutto raccolto su se stesso. Vado in bagno e poi, approfittando del fatto che la nostra camera è l’ultima nel corridoio, esco così, nudo, per bussare alla porta di Pino, che è di fronte alla nostra. Do un’occhiata per vedere se c’è qualcuno nei paraggi. Nessuno, bene!
Do due colpi, ma il biondino non risponde. “Pino! Sei sveglio? Sono io, Giò! Dai, apri!”, bisbiglio, ma, a quanto pare, è ancora immerso in un sonno profondo. Mi chino per guardare dal buco della serratura: è tutto buio. Pazienza: torno a letto.
“Ehi, Manes! Noi le cerchiamo su internet, ma le troie sono già in hotel!”. Una voce alle mie spalle mi fa saltare dallo spavento. Mi volto e due ragazzoni intorno ai venticinque anni, spalle larghe e mori entrambi, mi sbarrano la strada.
“Già, amico! E questa sembra anche bella aperta!”. Devono aver visto il solco tra le mie chiappe quando ero abbassato a scrutare attraverso la toppa della porta della camera di Pino. La penetrazione di ieri sera col cazzone di Hans mi ha squartato e sono ancora dilatato.
“C… ciao…!”, li saluto, cercando di coprire le mie pudenda con le mani.
“Che c’è? Sei timido?”, mi chiedono sghignazzando.
“Scusate: devo tornare in camera…”.
“Non avere fretta! Sai: la vista del tuo culo ci ha messo su di giri e ci ha fatto venire strane idee. Non vorrai mica lasciarci in queste condizioni?”, e si strizzano il pacco, ammiccando al mio fondoschiena.
“Veramente… io…”, provo a protestare, ma mi sono già addosso. Manes mi viene dietro e mi palpa per testare la consistenza delle mie chiappe.
“Sì, avevo ragione! È proprio bello!”, commenta. Il suo amico, invece, rimane fermo davanti a me e continua ad accarezzarsi il cazzo attraverso i jeans. “Franci, fagli strada, ché ci divertiamo!”. Il tipo si gira e si avvia per il corridoio, mentre Manes mi schiaffeggia una natica e mi ordina di seguire il suo amico.
“Ragazzi, non posso… veramente… mi aspettano…”, balbetto.
“Non è vero! Non ti ha risposto nessuno, quindi vuol dire che stanno dormendo! Quindi, hai tutto il tempo di occuparti di noi. E noi di te!”, ridacchia.
La loro camera è accanto a quella mia e di Enrico. Franci apre la porta e Manes mi spinge dentro.
“Che intenzioni avete?”, chiedo timoroso.
“Tranquillo! Vogliamo solo divertirci! E anche tu ti divertirai!”, mi rassicurano. Si slacciano le patte, si calano i boxer e due verghe già dure e appetitose schizzano per aria e dondolano in ogni direzione. Mi passo una mano sulla faccia, come se pensassi di stare sognando, ma, riaperti gli occhi, quelle aste meravigliose sono ancora davanti a me, che mi puntano minacciose.
“Allora! Vuoi ancora andare via?”, mi sfotte Franci. La mia risposta è un movimento rapido col quale mi inginocchio ai loro piedi e agguanto entrambe le mazze iniziando a masturbarle. “Brava, puttanella! Datti da fare! Immagino che tu non abbia ancora fatto colazione… Allora, adesso ti sfamiamo e ti dissetiamo noi!”.
Mi lecco le labbra e poi inghiotto tutto intero il cazzo di Manes, iniziando a spompinarlo fino alla base. Lui si piega in avanti, colto di sorpresa dal mio affondo.
“Merda! Uff!... Sta troia ha un aspirapolvere al posto della bocca!”, sbotta lui.
“Fammi sentire un po’!”, dice Franci, e, afferrandomi per i capelli, mi attira al suo ventre. Il suo membro mi finisce dritto in gola e lui si muove, fottendomi le fauci. “Minchia! Hai ragione, fratello! È un’idrovora!”.
“Non essere egoista, Fra! Dallo anche a me!”, e Manes mi strattona perché torni a succhiare lui.
I due ragazzoni si contendono la mia pompa per qualche minuto, finché le loro verghe sono ben rintostate. Poi, mi tirano su per le ascelle e mi spingono sul letto. “Apri le cosce, ché ti facciamo un bel servizietto!”. Si inginocchiano e ammirano la mia dilatazione. “Ma che hai preso? Un tir?”, esclama Manes, che si sputa su una mano e la passa nel mio solco. Due dita mi sprofondano dentro con facilità. “Madonna santa! È un traforo!”, aggiunge rivolto al suo amico.
“Era grosso, puttanella?”, mi chiede Manes.
“S… sì… Era enorme!”, rispondo, e, eccitato dalle mie parole, Franci comincia a rigirarmi le dita nello sfintere, stimolandone tutte le pareti ed accendendo così il mio piacere.
“Senti come si scalda, la troia!”.
“Dai, fammela provare!”, e Manes prende il posto dell’altro. Le sue dita sono più grosse, e anche più esperte. Entrano completamente e cercano la mia prostata. La trovano e la stuzzicano. Il mio bacino si solleva e poi sbatte forte sul materasso.
“Bravo, amico!”, gli fa Franci. “Hai trovato il suo punto debole”.
“Sì! Guarda come se la gode!”.
“E come si scoscia tutta! È senza vergogna!”.
“Secondo me, ci stanno pure le mie!”, e Manes mi penetra anche con le sue dita, che scorrono sopra quelle di Franci. “Sì, avevo ragione!”.
“No… non così…!”, protesto, sentendo che mi stanno allargando l’anellino per attraversarlo più agevolmente.
“Perché no?”, mi chiede Franci, ed entrambi continuano a tirare, chi in su, chi in giù, le labbra della mia rosellina. D’improvviso, il mio petto ha un sussulto.
“Che è stato?”, si impressiona Manes.
“Guarda, amico! I suoi capezzoli sono durissimi e dritti! E ha gli occhi rivoltati nelle orbite! Ma che fa? Sbava, pure??!!”. Sono entrambi stupiti per le reazioni che il loro massaggio sta provocando al mio corpo.
“Questa vacca sta godendo di brutto!”, aggiunge Manes. “Vediamo cos’altro succede!”, e unisce un terzo dito agli altri due che avevo già dentro. In tutto ora sono cinque falangi che mi torturano le viscere. Mi stantuffano alternatamente, prima lenti, poi sempre più veloci.
“NOOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo, sollevandomi di scatto sui gomiti. Dal bassoventre mi parte una spinta che mi fa aprire a dismisura.
“Amico: secondo me riusciamo anche a fistarlo!”, fa Manes.
“Buona idea!”, risponde Franci, e, spingendo via la mano dell’altro, mette le sue dita a cuneo, ci sputa sopra, lubrifica bene e infine mi spinge in corpo il suo arto.
“AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!”, un rantolo cavernoso esce spontaneo dalla mia gola.
“Falla stare un po’ zitta, ché mi distrae!”, dice Franci a Manes, e questo salta sul letto e mi strozza con il suo cazzone. “Minchia, che figata! Cos’è questo?”, commenta ancora, mentre la sua mano raggiunge la mia prostata, stavolta con tutte le dita. La massaggia ben bene e mi scatena un brivido violento che mi percorre dalla testa ai piedi. “Ehi! Ma… che…!?”, aggiunge perplesso, mentre dallo sfintere mi cola del liquido vischioso. “Sbrodola pure dal culo! ‘Sta qua è un portento!”.
“Sì… uff!... Ma non la consumare, ché ce la dobbiamo anche scopare!”, ribatte Manes, che, incurante dei miei conati, mi sta fottendo in bocca.
“Quando vuoi, amico! Quando vuoi! Tanto, credo che sia cotta a puntino, ormai!”.
“Bene!”, e, con uno strappo, mi priva della sua virilità, scende dal letto e si posiziona dietro Franci. Questo, lentamente, estrae la sua mano dal mio sfintere e una corrente d’aria fresca lo attraversa, provocandomi un altro brivido.
“Dio! Guarda che roba!”, esclama Manes. “Non mi sentirà neanche!”. Punta la cappella ed entra in me. Effettivamente, la sua mazza, per quanto dura e grossa, non mi fa lo stesso effetto dal pugno di Franci. “Che stronzo che sei! Me l’hai slabbrata tutta! E ora come faccio a farla godere?”, si lamenta lo stallone, mentre comincia a sbattermi il ventre contro le chiappe.
“Un’ideuzza ce l’avrei! Lascia che mi torni bello duro e poi ti dico!”, gli risponde Franci, che monta sul letto e mi pianta in gola il suo palo. “Succhia, puttana, che adesso ci divertiamo sul serio!”.
Sono totalmente in balia di questi due maschioni: uno mi fotte il culo, facendomi sbrodolare come una fontana; l’altro mi trapana la bocca, e un rivolo di bava solca il mio mento. Con una mano mi tiene la testa incollata al suo ventre e con l’altra mi titilla un capezzolo, trasmettendomi delle scosse potentissime.
“Sei proprio un bel giocattolino, sai?”, mi fa Franci. “Ti fai fare di tutto e reagisci alla grande! Sei proprio una gran porcona!”, e, con le dita a tenaglia, mi strizza tutta l’aureola, scatenandomi uno spasmo. “Bene: sono di nuovo tosto!”, aggiunge infine, e si sdraia sul letto drizzando la sua asta. “Impalati qua, zoccolona!”, mi ordina. Manes tira fuori il suo cazzo e mi aiuta a sollevarmi e a sedermi sul suo amico. Mi infilo la sua mazza a smorzacandela dandogli le spalle. Mi appoggio indietro sulle mani e apro le cosce. “Manes, alzagli le gambe e penetralo anche tu!”.
“No, ragazzi, no…!”, protesto.
“Sta’ zitto! Lo so che ti piace!”, mi cazzia Franci, ed il suo amico segue le sue istruzioni. Sento il glande venire a contatto con la mia rosellina già dilatata dall’altro cazzo. Spinge: mi apro ancora. Quell’enorme albicocca passa. Reclino la testa e spalanco la bocca, sgranando gli occhi per la sensazione di dolore misto a piacere che quest’altro membro mi regala. “Ecco! Adesso squassalo di brutto, fratello!”, e Manes inizia a scoparmi come un forsennato.
“ODDIO! NO! NOOOOOOOOOOO!!! AAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!! UFF! MMMMMMMMMMMMM!!! Sì, STALLONE! DAMMELO TUTTO! TUUUUUTTOOOOOOOOOOOOOO!!!”. Da un’iniziale lamentela, passo ad incitare il maschione a fottermi. Ho perso ogni freno.
“Una troia così… mmmmmmm… mai… mai vista… uff!... Sei tutta un fuoco, vacca! C’hai un forno nel culo!”, bofonchia Manes, mentre mi cavalca. Poi, adocchia i miei capezzoli puntati verso di lui e aggiunge: “E se faccio anche così, che succede?”, e si china e triturarmeli tra i denti.
Tremo tutto. Vibrazioni costanti mi sconvolgono le membra. D’un tratto, un sussulto allo stomaco mi proietta verso l’alto. Il cazzo di Franci scivola fuori.
“Merda!”, s’incazza. Prova a penetrarmi di nuovo, ma, tra le mie convulsioni e i colpi di Manes, fa fatica e alla fine rinuncia, aiutando il suo amico a completare l’opera. Mi sorregge le cosce e agevola la scopata dello stallone, ma questo, col mio sfintere tornato larghissimo, non prova più lo stesso piacere.
“Mettiti a pecora, troia!”, mi ordina Manes. Mi giro e lui mi penetra di nuovo. Franci, invece, si mette in ginocchio davanti a me e si gode la mia pompa. “Stringi il culo, cazzo, sennò non ti sento!”, sbraita Manes, ma non sa che la dilatazione è frutto della crescente eccitazione che culminerà nell’orgasmo anale. Sono ancora nella fase crescente, quando la spinta al bassoventre mi costringe ad aprirmi. Tra poco gli stringerò il cazzo, eccome!
E infatti, uno spasmo violento mi fa contrarre lo sfintere. “AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, urla il tipo. “Non così! Me lo stacchiiiiiiiiiiiiii!!! Oh, cazzo! Me lo sta succhiando… col culo…! Io sboooo... ooooo… oooohhhhhh… rroooooooooooooo… oooooooooooooooo… ooooooooohhhhhhhhhhh!!!”, e un fiume di sperma mi allaga gli intestini. “Toh! Toh! Ti riempio di sborra, puttana!”, mi insulta, mentre continua a colpirmi le chiappe, sparandomi dentro un fiotto abbondante ad ogni affondo. Poi si accascia sulla mia schiena, mi abbraccia forte e mi scopa ancora. Prima velocemente, poi sempre più lentamente, fino a fermarsi. Il suo corpo ha qualche sussulto. Mi morde una spalla e mi rimane in corpo, cercando di rilassarsi e riprendersi.
“Minchia, amico! Non ti ho mai visto godere così!”, gli fa Franci.
“Già… uff!... Neanch’io ricordo una sborrata come questa! E la troia me lo sta ancora aspirando!”, dice, alludendo alle contrazioni dei miei muscoli interni.
“Voglio provarlo anch’io!”, aggiunge Franci, e Manes, con uno strattone, si riprende il cazzo. L’altro mi impone di girarmi sulla schiena: mi apre le cosce e mi sprofonda dentro. “Hai ragione: me lo sta proprio succhiando!”.
“Fottilo, e vedrai che le contrazioni diventano più forti! È bellissimo!”, gli suggerisce Manes, e quello comincia a cavalcarmi come un ossesso.
“Siete… due… diavoli…! Così… mi… fate… morire…!”, singhiozzo allo stesso ritmo degli spasmi, che, ora, sotto i colpi di Franci, stanno ripartendo sempre più forti e frequenti. “Pre… pa… ra… ti…!”, sibilo, e lo stallone si acciglia, come per chiedersi che cosa io intenda. Un attimo dopo il mio sfintere si stringe e gli dilania il cazzo.
“AAAAAAAAAAAAAAARGH!”, urla di dolore. Guarda il suo amico, preoccupato. Poi, inarca la schiena con violenza e mi sferra un colpo di bacino che mi proietta verso l’alto. Il suo corpo viene sconvolto da un terremoto. La sua verga si gonfia e si sgonfia rapidamente. Sta sborrando, ma lo stupore per queste nuove sensazioni gli impediscono di parlare. Le espressioni sul suo volto cambiano così velocemente che non capisco se sta godendo e no. È spaventato, ma allo stesso tempo coinvolto nel coito, che ormai non può più arrestare.
“Franci, è tutto ok?”, gli chiede Manes.
“S… sììì… sì… credo… di… sì…!”, risponde rantolando. Il suo amico gli si avvicina e gli strofina il petto per disperdere l’eccitazione e farlo calmare, e il massaggio sembra funzionare. La sua mazza sguscia fuori da me ed io rimango sul letto a contorcermi in preda ad una coda di orgasmo.
“Tu non sei una troia! Sei un mostro!”, mi apostrofa Franci, ansimando tra le braccia di Manes. Scoppiamo tutti e tre in una grassa risata.
Una volta che mi sono ripreso, li saluto e mi affaccio sul corridoio. Non c’è nessuno. Esco dalla loro camera e mi dirigo verso la mia. Mentre sto richiudendo la porta alle mie spalle, con la coda dell’occhio vedo un tipo dinoccolato uscire dalla stanza di Pino. È un cameriere. Si sistema il cravattino e il gilet e, passandomi davanti, fa un mezzo inchino e mi augura il buongiorno.
Che troietta!
Ma anch’io, d’altronde…
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