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Gay & Bisex

Veglione di Capodanno (1)


di crigio
06.11.2013    |    17.417    |    7 9.1
"“Minchia, che culo!”, sbotta il ciccione e si precipita in mezzo alle mie chiappe cominciando a grufolare come un maiale..."
Per le ferie natalizie vado a trovare i miei in Calabria. Arrivato decido di contattare un vecchio amico che, tra una cosa e l’altra, mi dice di avere organizzato un veglione di capodanno in una villa vicino al mare. Mi chiede se mi va di andarci ed io rispondo di sì.
Giuseppe, il mio amico, è sempre stato una vacca da monta. Ha sempre preso dei gran cazzi, di solito a gruppi, e sono sicuro che anche stavolta ci scapperà una bella orgia.
La sera del 31 dicembre, a casa dei miei genitori, facciamo un bel cenone con tutti i piatti tradizionali. Dopo la mezzanotte, saluto e mi ritiro in camera e in bagno per prepararmi al veglione. Conoscendo i miei polli, mi faccio un clistere per svuotare gli intestini e indosso qualcosa di comodo da poter levare in fretta. Esco di casa e mi dirigo in macchina verso la località di mare dove si trova la villa di Giuseppe. La riconosco subito, per il casino di auto parcheggiate attorno. La musica è già a palla e si sente dalla strada. Suono il citofono, ma naturalmente nessuno mi sente e aspetto un po’. Poi mi decido a mandare un sms al mio amico e, in pochi secondi, il portone si apre.
“Ma ciao, stallone!”, mi saluta affettuosamente Giuseppe. L’ultima volta che ci siamo visti io ero ancora soltanto attivo e spesso mi sono scaricato i coglioni nel suo culo. Lui non sa che nel frattempo ho scoperto anche il piacere di farmi scopare…
“Ciao, caro! Come stai?”, ricambio i saluti.
“Bene, bene! Dai, accomodati e divertiti!”, mi fa e ci dirigiamo verso il salone dove sono già presenti diversi ragazzi, naturalmente tutti maschi. Questo mi conferma che c’è nell’aria l’idea di combinare qualcosa di porco. Comincio a guardarmi intorno, prendo da bere e scambio quattro chiacchiere con qualcuno. Si balla e si fa gli scemi: i soliti trenini di capodanno e le solite musiche deficienti che salutano l’anno nuovo.
Dopo un po’, stanco, vado a sedermi sul divano e con lo sguardo cerco Giuseppe. Non lo vedo da nessuna parte. Mi alzo e mi rendo conto di dovere pisciare. Ho bevuto troppo e adesso devo svuotare la vescica. Vado alla ricerca di un bagno, ma davanti alla porta di quello del piano terra c’è al coda. Individuo le scale che portano al piano superiore e le salgo. Già dagli ultimi gradini scorgo anche lì una lunga fila che finisce davanti ad una porta socchiusa.
“Ma che fanno qua? Pisciano con la porta aperta?”, mi domando stupito. Allora supero la coda e mi avvicino alla porta. Procedendo, mi rendo conto che quella stanza non corrisponde a quella in cui al piano di sotto c’’è il bagno, quindi suppongo che dietro ci sia qualcos’altro. Dalla fessura scruto dentro: è una camera da letto e all’interno vedo Giuseppe inginocchiato sul materasso che rimbalza sul ventre di un ragazzo, mentre un altro lo sta scopando in bocca. Mi volto a guardare la fila e mi accorgo che tutti i tipi fermi in fila indiana si stanno strizzando il pacco. Forse prima non ci avevo fatto caso o, forse, avrò pensato che, tenendoselo stretto, stessero cercando di arrestare il flusso dell’urina. In realtà, si stanno masturbando attraverso il cotone di jeans o dei pantaloni, in attesa del loro turno di entrata.
Qualche minuto dopo Giuseppe esce dalla camera e scappa verso il bagno, urlando: “Torno subito, non andate via!”. Io gli vado dietro ed entro con lui nel cesso.
“Vedo che non sei cambiato affatto, brutta troia!”, lo schernisco.
“E perché avrei dovuto?”, mi chiede lui, mentre si mette a pisciare nel water.
“Ma non credi che siano troppi tutti quei ragazzi là fuori? Riuscirai a soddisfarli?”.
“Beh… devo dirti che mi sono chiesto la stessa cosa, ma quando non ce la farò più, li manderò via”.
“E tu credi che se ne andranno, dopo che avranno aspettato chissà quanto e aumentato la loro eccitazione nell’attesa del loro turno? Potresti correre un grosso rischio, perché potrebbero incazzarsi tantissimo!”.
“Merda! Forse hai ragione! E allora che mi proponi?”.
“Se vuoi… posso darti una mano…!”, mi offro.
“Tu??!!”, mi fa perplesso. “E da quando ti sei convertito? Ti ricordavo un gran montatore!”.
“Beh, diciamo che da qualche anno ho scoperto questo altro lato di me. E pare che piaccia molto anche agli altri…”.
“MMMMMM, però! Per me non c’è problema: se vuoi cavalcare qualche cazzo, fa’ pure!”.
“Bene, grazie! Ma c’è una stanza in cui posso infilarmi?”.
“Sì in fondo al corridoio, dall’altra parte”.
“Ok! Allora, godi bene, mi raccomando!”.
“Sì, anche tu! Ci vediamo più tardi!”.
Usciamo dal bagno e, mentre lui torna nella sua camera, facendo entrare anche altri due ragazzi, io vado verso il fondo della fila e urlo: “Se volete, da questa parte c’è un’altra troia da sfondare!”. Mi volto e, a passo svelto, mi dirigo verso la camera indicatami da Giuseppe. Ci entro e comincio a spogliarmi. Una volta nudo, mi metto in ginocchio sul letto, col culo rivolto verso la porta e chiamo: “Avanti!”.
Entrano due tipetti: uno magrolino e dinoccolato e un altro in carne e col viso paonazzo, non si capisce se per tutto l’alcool che si è scolato o per l’eccitazione.
“Minchia, che culo!”, sbotta il ciccione e si precipita in mezzo alle mie chiappe cominciando a grufolare come un maiale. La sua lingua viscida scorre lungo tutto il mio solco e mi mangia la rosellina. Mi tiene le chiappe spalancate per avere una visione completa del mio buco. Il mingherlino, intanto, sale sul letto e si cala le braghe, tirando fuori un cazzetto moscio e bianchiccio.
“Succhialo, troia! Fallo diventare duro!”, mi insulta. Naturalmente, devo essere pronto a qualsiasi cosa, perché stavolta non sono stato io a scegliermi i partner, ma devo prendere quello che capita. L’idea di fare la puttana nel vero senso della parola, però, mi eccita da morire. Imbocco quel lombrico e lo ciuccio protendendo le labbra e incavando le guance.
Il grassone, nel frattempo, mi lavora il culo con maestria: con la lingua mi titilla un punto in particolare, facendomi godere come una vacca e facendomi aprire il buco. Ci infila un dito e continua a stuzzicarmi, cominciando contemporaneamente a sditalinarmi.
“MMMMMM… slurp!... ma sei tutta bagnata, troia!... slurp!...”, esclama, lappandomi bene ogni angolo dell’anello. Il cazzo dell’altro, invece, si sta via via ingrossando nella mia bocca ed il suo corpo vibra per il godimento. Lo estraggo e gli lecco la cappella e il frenolo. Lui si contrae in avanti per trattenere l’orgasmo e rantola sonoramente.
D’un tratto il ciccione abbandona il mio buco, si alza e infila il suo membro nel mio solco. È duro e grosso, proprio come lui, ed io gli vado incontro col bacino.
“Lo vuoi, eh? Che puttana che sei! Ma ora te lo do, tranquillo!”, dice e punta la cappella alla rosellina, cominciando a spingere. Mi scivola dentro e aggiunge: “Cazzo, che meraviglia! Sei caldo e morbido! MMMMMMMMMMM!!!”. Quando arriva in fondo sento la sua pancia pesare sulle mia natiche. Poi inizia a scoparmi: ad ogni colpo il suo grasso sbatte contro il mio culo, ma non ci faccio caso più di tanto, perché la sua verga è davvero tosta e mi fa scatenare il piacere. Con una mano mi accarezzo il buco dilatato e gli soppeso lo scroto.
Probabilmente per la scena che ha sotto gli occhi, il mingherlino dopo pochi secondi fiotta schizzi di sborra tra le mie fauci. “Toh, succhiacazzi!”, impreca, mentre si svuota le palle. “E ingoia tutto!”, aggiunge. Io non devo certo farmelo suggerire! E infatti inghiotto tutto il suo seme, assaporandolo e succhiandogli fuori ogni goccia. Quando esaurisce le sue riserve, scende dal letto e si tira su i pantaloni, uscendo dalla stanza.
Subito, un altro tipetto entra e prende il suo posto. In piedi alla sponda opposta, si leva la maglia e i jeans, tenendo su solo i boxer, peraltro molto lunghi e larghi. Si accarezza il pacco da sopra il cotone e sembra quasi che si stia strofinando una coscia. Solo quando si cala anche le mutande capisco il perché di quel movimento ampio: davanti ai miei occhi appare una terza gamba! Su un ragazzetto di un metro e settanta centimetri al massimo, quell’enorme mazza sembra ancora più grande. Il tipo è brevilineo, quindi il cazzo gli pende quasi fino al ginocchio, pur non essendo duro.
Ancora percosso nello sfintere dall’instancabile ciccione, allungo un braccio per afferrare quella meraviglia, rapito da tanta abbondanza. Il ragazzino sale sul letto con le ginocchia e la cappella struscia sul lenzuolo. Quando mi è vicino, gli impugno il palo: è pesante, caldo e pulsa a ritmo costante. Lo sollevo e lecco il glande. È un’albicocca succulenta e ne assaporo l’aroma rigirandomela tra le labbra. Poi inizio a spompinarlo, ma è davvero difficile riuscirci: è grosso e ingombrante e faccio quel che posso.
D’improvviso, il grassone esplode: “Sì, puttana! Fammi sborrare, dai!”. Il suo cazzo si gonfia ad ogni schizzo e innaffia il mio sfintere con numerosi fiotti. Prima che si svuoti completamente, me lo tiro fuori, mi giro e lo inghiotto, succhiando via quel che rimane del suo seme.
“Oh, merda!” sbotta il ciccione, sorpreso dalla mia iniziativa. Intanto, il ragazzetto comincia a strusciare il suo enorme tubo tra le mie chiappe e temo che voglia penetrarmi. Allora mi sbrigo a liquidare la palla di lardo e poi mi volto verso lo stalloncino dicendogli di sdraiarsi sul letto tenendosi la mazza bella dritta. Ci sputo sopra un bel po’ di saliva, la spalmo bene e poi faccio lo stesso col mio buco. Lo monto di spalle e mi impalo per quanto possibile. Entra la cappella ed una parte minima dell’asta e già mi sento lacerare lo sfintere. Faccio un po’ su e giù per abituarmi alle dimensioni e la mia rosellina si rilassa. Piano piano riesco ad ingoiarne sempre di più e, arrivato a metà, le gambe cominciano a tremarmi. Il mio respiro si fa più corto e tutto intorno a me comincia a ondeggiare. L’apertura anale mi sta scatenando un orgasmo che mi sale dritto al cervello generandomi quasi delle allucinazioni. Sudo e la temperatura del mio corpo inizia ad aumentare. Mi brucia il ventre e le vibrazioni si fanno più frequenti. Reclino la testa all’indietro e le mie tettine si induriscono. Il ragazzino non si rende conto ancora di quello che mi sta succedendo e mi accarezza i fianchi risalendo fino ai capezzoli. Quando li raggiunge, eccitati come sono, uno spasmo mi fa sussultare e dilatare di colpo lo sfintere. Precipito sul suo obelisco che si infila in me quasi completamente. Il calore aumenta. Appoggiandomi su una sola mano, con l’altra agguanto il cazzone e, rendendomi conto solo ora della dilatazione che mi causa, mi agito stranito. Il ragazzino comincia a stantuffarmi e di nuovo la mia testa ricade indietro. Quando la rialzo un altro cazzo mi finisce in gola: un altro tipo nel frattempo è entrato, è saltato sul letto e, sbottonatosi i calzoni, mi ha penetrato la bocca.
“MMMMMMMMMMMMMMMMM!!!”.Emetto un urlo acuto e soffocato. Il ragazzino aumenta il ritmo della scopata e la presa sulle mie aureole. Le mie cosce si spalancano involontariamente e adesso lui è tutto dentro le mie viscere. Mi porto una mano sulla pancia perché sento come se qualcosa dentro mi si rompe: l’ampolla che racchiudeva tutto quel calore si è infranta e le mie membra sono percorse da rivoli di lava incandescente. Smetto di succhiare il secondo cazzo e schiumo dalla bocca. Vado in apnea e rivolto gli occhi nelle orbite. Quando riprendo a respirare, inspiro con un rantolo rumoroso e sgrano gli occhi, mentre il porcone che mi sta sopra mi afferra per i capelli e mi fotte fino in gola. Senza più controllo, sbatto violentemente le chiappe contro il bacino del ragazzetto, intenzionato a farlo esplodere nei miei intestini.
Improvvisamente, una convulsione mi fa contrarre lo sfintere e il piccoletto mi molla i capezzoli e si appoggia sulle mani, sorpreso dalla stretta al suo cazzo. Cerca di trattenersi, tendendo tutti i muscoli, ma il mio sfintere comincia a restringersi e a riallargarsi, facendogli una sorta di pompino anale. Uno schizzo prolungato allaga il mio culo e cola per le pareti del retto, fino a fuoriuscire dal buco e scorrere lungo la sua asta. Poi il tipetto si accascia sul letto per rialzarsi di scatto quando un altro fiotto interminabile di sborra mi riempie dentro. Quindi, ricade sul materasso e, prima che il suo idrante spari per la terza volta, lo estraggo da me e lascio che lo sperma mi segni tutto il corpo arrivandomi fino al viso, insozzando anche il cazzo che sto spompinando.
Il culo mi rimane spudoratamente aperto e me lo penetro con tre dita, raccogliendo il seme piantatomi dal ragazzino. Con la mano sporca agguanto il cazzo che ho in bocca e lo estraggo.
“Scopami, stronzo!”, dico al tipo che mi sta sopra. Lui si inginocchia tra le mie cosce e affonda in me senza pietà. Sdraiato sul corpo del ragazzino, vengo fottuto a più non posso da quest’altro stallone. La sborra del piccoletto schizza fuori ad ogni colpo che mi viene inferto. Il cazzo scivola come nel burro e riaccende il mio orgasmo. Godo meno intensamente di prima, ma il mio sfintere ricomincia a contrarsi, strizzando la verga. Il tipo cerca di resistere più a lungo che può. Quando è sul punto di venire, con un uno strattone tira fuori il cazzo, mi sale sopra e schizza sul mio viso, sulla mia lingua e nella mia gola.
Infine, scende dal letto, raccoglie le sue cose e se ne va. Io cado di lato e anche il ragazzino si alza ed esce dalla camera, lasciandomi a contorcermi sul letto in preda ad una coda di orgasmo.
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