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Gay & Bisex

Veglione di Capodanno (3)


di crigio
08.11.2013    |    8.137    |    3 9.0
"Giuseppe gli lancia un’occhiata e, scivolando su di me, va ad impalarcisi sopra..."
“Minchia, che casino!”.
È la voce di Giuseppe che, entrato nella camera, dà un’occhiata al letto e al pavimento e si impressiona per la quantità di sperma sparsa dappertutto.
“Ma quanti cazzi hai preso?”, mi chiede.
“Non lo so”, sibilo. “Ma erano tanti…”. Si inginocchia ai miei piedi e inizia a succhiarmi un alluce insozzato di sborra. Poi, con la lingua, risale da una gamba fino al bacino. Poi scende sull’altro piede e fa lo stesso. Stavolta però continua a salire lungo il fianco e, arrivato al capezzolo, lo titilla ripetutamente. Quindi, mi pulisce il collo, il mento e infine mi bacia appassionatamente, facendomi assaporare il mix di semi che ricopre il mio corpo.
Anche lui è tutto sporco di spremuta di coglioni e, quando si sdraia su di me, mi si incolla addosso. Mi infila una mano tra le cosce e sbotta: “Cazzo! Ma sei fradicio!”. Allora si sdraia sulla schiena e mi dice di montargli sopra a sessantanove. Mi infila un dito nel buco e tira verso l’alto aprendomelo. La sborra che ho dentro comincia a colare come acqua da una fontana. Giuseppe spalanca la bocca e beve tutto, ingoiando voracemente. Mentre lo sfintere mi si svuota, provo una strana sensazione, come se fosse più ampio e potesse entrarci qualsiasi cosa.
Io, intanto, gli alzo le gambe e affondo il viso tra le sue chiappe, leccandogli la rosellina. Giuseppe inizia a gemere come una cagna in calore.
“MMMMMMMM!!! Hai sempre avuto una lingua fantastica!”, si complimenta, mentre mi sgrulla le chiappe, stimolando la fuoriuscita di altro sperma dal mio culo. Poi, riprendendo a penetrarmi con un dito, ingoia il mio cazzo e lo succhia a dovere.
“E tu hai sempre fatto dei pompini da gran maestro!”, dico, ricambiando gli apprezzamenti. Lo prende tutto, fino in gola. Aspira profondamente e geme ancora, gustandosi la mia verga, quasi fosse un lecca-lecca. La lappa come un cono gelato e ne assapora l’aroma. Per lui il cazzo è sempre stato un oggetto di culto: lo adora come un idolo. Ricordo di avere spesso dovuto trattenermi durante le sue ciucciate, per evitare di sborrare subito, e, probabilmente, lui se ne è sempre accorto e ha goduto anche di quella mia reazione, proprio come sta facendo adesso.
Il mio cazzo esce dalla sua bocca ed è duro come non lo era da parecchio. Giuseppe subito mi fa: “Dai, scopami, come ai vecchi tempi!”. Mi rigiro su di lui, gli alzo le gambe e mi inserisco tra le sue chiappe. Con la cappella cerco il buco e, una volta trovato, spingo. La rosellina si dilata, accogliendomi come se non aspettasse altro, mi avvolge e mi risucchia dentro.
“MMMMMM! Quanto sei duro!”, mugola. Mi lecco il polpastrello del pollice e poi vado a strofinarlo contro la parte superiore dell’anellino. Giuseppe di contorce per il piacere: “Oh no! Non così! Fottimi dai!”, e mi viene incontro col bacino, cercando di scoparsi da solo. Ma io mi tiro indietro, facendo in modo che il mio cazzo non scorra dentro di lui e continuando a torturarlo per aumentare la sua eccitazione.
“Che stronzo che sei!”, mi insulta, strappandomi un sorrisetto furbo.
“Cos’è che vuoi?”, gli chiedo, provocandolo.
“Che mi sfondi!”, rantola lui.
“Così?”, e gli sferro un colpo profondo.
“UUUUUUUUUHHHHHHHHHH!!! Sììììììììììììììììììììì!!!”, urla. “Ancora! Ancora!”, mi chiede, ma io mi fermo e ricomincio a strofinargli il buco. “Oh no! NO!”, protesta. Dopo un po’ gli assesto due affondi precisi e lui gode di nuovo. Un’altra pausa e quindi i colpi diventano tre.
“Vaffanculo!”, si incazza e mi agguanta le chiappe e cerca di costringermi a stantuffarlo tirandomi verso di sé. Ci riesce, ma io subito, con un uno strattone, estraggo il cazzo e lo lascio a contorcersi sul pavimento.
“Si fa come dico io, ok?”, lo minaccio.
“Ok ok!”, risponde, mentre si sditalina il buco e si strizza un capezzolo.
“Ma guardati! Sei una vacca in calore!”, lo insulto.
“Sì! Sì! Una vacca che vuole essere montata dal suo toro!”.
“E va bene! Ma l’hai voluto tu!”, e allora mi carico le sue gambe sulle spalle, mi appoggio sulle mani e punto i piedi. Precipito nelle sue viscere e gli trituro lo sfintere.
“Sì! Finalmente!”, grida lui, soddisfatto. Ci vado giù di brutto per un paio di minuti, quando Giuseppe, d‘un tratto, guardando oltre la mia spalla, dice: “Ehi! Ciao, fratellone!”.
Io alzo lo sguardo e nello specchio dell’armadio vedo il riflesso di un ragazzo sulla trentina, un bel ragazzone, che avanza verso di noi. Si accovaccia dietro di me, passa un dito nel mio solco e poi lo annusa inspirando profondamente. Sento un rumore di fibbia, mentre un dito continua a strofinarmi la rosellina.
“Non fermarti, stronzo, ché adesso mi vendico!”, mi fa Giuseppe. Dallo specchio vedo che il tipo dietro di me si masturba energicamente e presto il suo cazzo prende vigore. Ci sputa sopra e spalma bene la saliva; poi punta al mio buco e spinge. Una volta entrato completamente si china sulla mia schiena e saluta Giuseppe: “Ciao, fratellino! Vedo che te la spassi!”.
“Giò: ti presento il mio fratellone Mario”, mi fa il mio amico. Sgrano gli occhi, un po’ per la sorpresa della situazione, un po’ per il grosso cazzo che mi riempie lo sfintere. La mia verga si gonfia e Giuseppe dice: “MMMMMMM!!! Vedo che la cosa ti eccita! Ah, devo avvisarti che Mario è molto animalesco…!”, e, appena finisce la frase, entrambi veniamo spinti in avanti da un affondo del suo fratellone.
“Oh cazzo cazzo CAZZOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo, ma Mario non mi dà il tempo di godermi il colpo che già me ne sferra un altro, ancora più profondo, semmai fosse possibile. E poi un altro e un altro ancora. E così via, con frequenza sempre maggiore. Le mie membra si inflaccidiscono e cado sul corpo di Giuseppe, sprofondando col viso sulla sua spalla. Mario si china su di noi e, avvicinandosi al fratellino, lo limona spudoratamente. Gli sussurra qualcosa all’orecchio e Giuseppe risponde: “Ah, bene!”.
Poi, Mario si rialza e smette di scoparmi. Allora riprendo a muovermi io, fottendo il culo di Giuseppe e prendendomi la mazza del fratellone.
“Ma che cazzo fate?!”, esclama una voce alle nostre spalle. Sempre guardando nello specchio, stavolta vedo la figura di un uomo sulla cinquantina, brizzolato e affascinante, fermo sull’uscio della porta della camera.
“Ciao, papi…!”, lo saluta Giuseppe.
“PAPI?! Merda! Qua si mette male!”, penso preoccupato. Guardo il mio amico, ma, al contrario di quanto credessi, non sembra per nulla stupito. Anzi, sorride disinvolto.
Di nuovo sento un suono di fibbia e rialzando lo sguardo vedo che l’uomo si slaccia la cintura e si sbottona i pantaloni. Ci gira intorno e si posiziona sopra la faccia di Giuseppe e davanti alla mia. Si tira fuori il cazzo e lo lascia ciondolare tra le nostre bocche. Giuseppe si solleva un po’, allunga la lingua e titilla il glande. Io alzo lo sguardo e il tipo mi fa: “Che c’è? Non ti piace?”. Allora, ricacciando dentro ogni remora, tiro fuori la lingua e lappo tutta l’asta da sopra. L’uomo reclina la testa inspirando e si tiene le mani sui fianchi lasciandosi lavorare dalle nostre bocche. Mario si china di nuovo sulla mia schiena e, allungandosi verso il ventre dell’uomo, inizia anche lui a leccargli il cazzo.
Così stimolato da tre lingue, quello non impiega molto a indurirsi, diventando un esemplare di membro tra i più belli che abbia mai visto. Grosso, lungo almeno venti centimetri, un glande gonfio poco più dell’asta e pulsante di eccitazione. Una goccia di liquido prespermatico spunta dal buchino sopra la cappella. Lo succhio e lo gusto. Poi lascio colare della saliva così insaporita nella bocca aperta di Giuseppe, che mugola di piacere. La cosa riaccende Mario che mi assesta un nuovo colpo profondo negli intestini e, di riflesso, nello sfintere del suo fratellino. Quindi, strattona indietro e cede il posto a suo padre. L’uomo si alza in piedi, si spoglia completamente, rivelando un fisico tutto sommato niente male, e, girandomi intorno, si accovaccia sulle mie terga, infilandosi tra le mie chiappe.
“MMMMMMM, Giù! I tuoi amichetti sono sempre molto eccitanti, ma questo li batte tutti!”, mugugna apprezzando il mio culo.
“Già, papi! E puoi scoparlo quanto vuoi, perché è instancabile!”.
Quest’ultima frase mi fa pensare che l’uomo deve essere molto resistente, quindi si prevede una lunga cavalcata. E infatti “papi” ci va giù pesante: ecco da chi ha imparato a scopare Mario! Tenendosi per le mie spalle, sbatte il suo bacino ritmicamente contro le mie natiche e mi sento lacerare dentro. Giuseppe, stanco di quella posizione, si sfila il mio cazzo dal culo e, scivolando via, mi lascia a pecorina in balia del padre.
I due fratelli sono in piedi davanti a me che limonano senza vergogna. Giuseppe agguanta il cazzo di Mario e lo masturba. Poi si inginocchia e comincia a spompinarlo, mentre mi lancia occhiate lussuriose. Le sferzate di “papi” mi costringono a piegarmi in avanti e ad alzare di più il culo, che, così esposto, riceve meglio la sua mazza dura e vibrante.
Quando il cazzo di Mario e ben rintostato, il mio amico si alza e va a sdraiarsi sul bordo del letto, spalancando le cosce e offrendo la sua rosellina al fratellone. Questo, piegando leggermente le ginocchia, penetra Giuseppe e lo fotte come un forsennato. Il mio amico si strizza una tetta e si strofina il buco dilatato dal fratello, come fosse un clitoride da stimolare.
D’improvviso, il padre esce da me e mi fa stendere accanto a Giuseppe, mi apre le gambe e mi impala di nuovo. Si volta verso Mario e tira fuori la lingua. Le loro bocche si avvicinano e le loro lingue si intrecciano. Mi giro verso Giuseppe e anche lui si avvicina a me per limonare. Quindi, si libera del cazzo del fratellone e monta sopra di me. Il mio sfintere si svuota e il corpo di Giuseppe ha un sussulto: il padre lo ha infilzato col suo palo e gli sta lavorando le budella. Qualche colpo e poi torna dentro di me. Si alterna tra il mio culo e quello del figlio senza dare segni di cedimento. Anzi, più scopa, più la sua verga diventa dura.
Intanto, Mario si è sdraiato sul letto e si accarezza lentamente l’asta. Giuseppe gli lancia un’occhiata e, scivolando su di me, va ad impalarcisi sopra. Anche il padre mi abbandona e, mettendosi alle spalle del figlio, fa scorrere la sua mazza su quella di Mario.
“Oh sì, bravi! Fottetemi bene! Lo sapete che sono la vostra troia, vero! Nessuno mi fotte come voi!”, geme Giuseppe. Io salgo in piedi sul letto e vado ad accovacciarmi sulla bocca di Mario che comincia a leccarmi e succhiarmi voracemente il buco. “Vuoi anche tu due cazzi su per il culo?”, mi chiede il mio amico. Io mi volto verso di lui e annuisco. Quindi, si alza e mi cede il posto. Prima mi impalo su Mario e poi il padre mi penetra da dietro. Giuseppe, invece, prende il mio posto sulla faccia del fratello.
Ho il buco del culo dilatato all’inverosimile e so bene che cosa mi succede in questi casi. E infatti, non ci vuole molto prima che la temperatura del mio corpo aumenti. “Papi” se ne accorge e, preoccupato, mi chiede: “Va tutto bene?”.
“Oh sì! Non smetta, qualsiasi cosa succeda!”, gli ordino, e, rassicuratosi, riprende a pistonarmi pesantemente. Le braccia e le gambe cominciano a tremare ed il mio sfintere spinge in fuori, allargandosi sempre più. L’uomo mi accarezza i fianchi e, salendo verso il mio petto, quando arriva ai capezzoli li strofina con i palmi delle mani. Quel contatto è la miccia che fa esplodere l’orgasmo. Tutto il mio corpo viene percorso da un terremoto e un rantolo cavernoso esce dalla mia gola. Una convulsione e mi dilato.
“Cazzo, ragazzi! Sta avendo un orgasmo anale!”, sbotta “papi”. Probabilmente, nella sua esperienza deve averne visto qualcuno, a differenza dei figli, che, invece, non si rendono conto di niente. Allora, aumenta la frequenza della scopata e lo strofinamento lungo le pareti interne del culo mi provoca un’altra convulsione. Lo sfintere si restringe strizzando le due verghe. “Papi”, però, riesce a tirarsi subito fuori, mentre il cazzo di Mario rimane incastrato dentro di me e lui inizia a contorcersi. Le sue imprecazioni rimangono soffocate tra le chiappe di Giuseppe e la sua mazza schizza in fondo alle mie viscere.
Una volta svuotatosi i coglioni, le braccia di Mario ricadono sul letto e lui smette di leccare il fratello che, inginocchiandosi e appoggiandosi sulle mani, mi offre il culo. Io, ancora in preda agli spasmi, affondo la faccia nel suo solco e mi beo dei suoi aromi. Il mio culo si alza e il cazzo di Mario si sfila. “Papi”, allora, comincia a strusciare il suo glande sulla mia rosellina e quella lentamente si dilata. L’uomo sa bene cosa fare per reimpossessarsi di un culo stretto dalla morsa dell’orgasmo anale!
Quando il buco si riapre, lui ci reintroduce il cazzo e riprende a cavalcarmi con più vigore di prima, eccitato da quello che ha visto poco fa. Però, non ha tenuto conto delle contrazioni che sconvolgono il mio sfintere dopo l’orgasmo e che ora gli stanno praticando un’irresistibile suzione, tanto che lo sento rantolare alle mie spalle.
“Cazzo! Mi hai fregato!”, e mi sferra un colpo profondo che mi fa balzare per aria e schizza sborra a volontà nelle mie viscere fino a svuotarsi completamente i lombi. Poi si riversa di fianco sul letto e Giuseppe, guardandolo, dice: “Oh papino! Ma sei tutto sporco!”, e si precipita a succhiargli il cazzo, ripulendolo dei suoi e dei miei umori.
“Merda, figliolo! Sei diventato proprio una brava succhiacazzi!”, sbotta l’uomo, godendosi il pompino del mio amico.
Ancora sconvolto per l’incesto appena consumatosi, scendo dal letto e vado in bagno a darmi una sistemata.
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