W la ciccia

Da qualche tempo ci incontravamo al bar ogni mattina. Con il passare del tempo eravamo arrivati al saluto: "Buongiorno." per poi cominciare con le solite frasi sulla politica, il tempo e lo sport. In breve eravamo arrivati a darci del tu e a prendere confidenza.
Angelo è un uomo sulla cinquantina con un viso quasi da bambino, i modi un po' affettati e una camminata sculettante da culatina. Però pesa 110 Kili per un metro e settanta d'altezza.
Un giorno vado al Decathlon per prendermi un paio di pantaloni da montagna e me lo trovo davanti. Ci salutiamo e, dopo avergli detto lo scopo per cui mi trovavo li, decide di accompagnarmi.
"Dopo andiamo a prenderci qualcosa."
Scelgo due paia di pantaloni e vado ai camerini per provarli. Entro nel camerino e tiro la tenda che però non si chiude completamente e lascia uno spiraglio dal quale, mentre mi sfilo i miei pantaloni, vedo che mi sta guardando dal riflesso dello specchio. Non ci faccio eccessivamente caso e mi infilo i pantaloni da provare e, dopo essermi guardato allo specchio, esco. Mi dice che mi stanno bene e rientro per provare l'altro paio. Mi accorgo che mi sta ancora guardando dallo specchio e, pensando ai suoi modi e alla camminata da culatina, faccio il bastardo per metterlo alla prova. Prima di infilarmi il secondo paio di pantaloni abbasso le mutande, mi do una palpatina e una sistemata al pacco (che con il massaggio e il pensiero si sta svegliando) tiro su le mutande e mi infilo i pantaloni. Era talmente preso che non si è accorto che anch'io lo guardavo.
Rientro nel camerino e nello sfilarmi i pantaloni appena provati infilo i pollici nelle mutande e tiro giù tutto restando con il cazzo semi moscio a penzoloni e mentre me lo meno un po' Angelo continua a guardarmi.
Apro un po' di più la tenda e gli chiedo, se gli piace, di guardarlo più da vicino. Si guarda intorno per vedere se arriva qualcuno e si avvicina alla tenda prendendomelo in mano. E' fatta.
Gli chiedo se conosce un posto tranquillo per farmi un pompino che ne ho proprio voglia (con mia moglie oramai siamo estranei.) e lui mi dice di andare a casa sua che è a dieci minuti di strada.
Andiamo con la sua macchina.
Un bel monolocale pulito e tenuto bene in ordine ci accoglie. Il divano letto, rifatto, è aperto in fondo al locale.
"Posso offrirti qualcosa?"
"Lascia perdere, ti offro io qualcosa."
Apro la patta e prendo la sua mano infilandovela. Con maestria me lo sfila fuori e comincia a menarlo. Mentre mi sfilo i pantaloni facendoli cadere a terra gli prendo la spalla e lo accompagno giù. Lo prende in bocca e comincia a pompare e a leccarlo. Ha una bocca molto morbida che me lo accarezza ma nello stesso tempo è molto eccitante. Gli prendo la testa e lo schiaccio contro il mio pube infilandoglielo fino in gola e schiacciandolo più a fondo che posso. Ha le lacrime agli occhi ma non molla. Riprende a pompare avanti e indietro.
Gli chiedo se ha un preservativo che vorrei scoparlo e lui fa cenno di si con la testa ma continua a tenerselo in bocca. Gli spingo indietro la testa e gli dico che se continua così gli vengo in bocca e non scopiamo più.
Si alza e sculettante va verso il mobile e tira fuori un preservativo da una scatola e mentre torna verso di me dice:
"La prossima volta mi faccio trovare in intimo femminile e con la parrucca, la vedessi, è una cascata di riccioli biondi."
Penso che una cascata di riccioli biondi siano più eccitanti della nuca di un cinquantenne con incipiente calvizie e gli chiedo di mettersela subito. Si chiude in bagno e dopo pochi munite ne esce con una bellissima cascata di riccioli biondi, gli occhi truccati e le labbra con un filo di rossetto. Ora, di viso, è una bella signora sulla cinquantina e se non sapessi che è un uomo potrei anche baciarla. E' tutto nudo con solo un reggiseno che gli spinge in alto le sue tette naturali da ciccione e sotto un minuscolo tanga che, viste le sue misure, sembra veramente un filo interdentale. Non ha l'ombra di un pelo sul corpo, è liscio come la pelle di un bambino.
"Sei bellissima."
Si avvicina e si abbassa prendendomelo ancora in bocca, quando è tornato bello duro mi infila il preservativo e si mette in ginocchio sopra il letto allargandosi le chiappe con le mani. Vado dietro, sposto il filo del tanga, glie lo punto sull'ano e spingo. Mi chiede di metterglielo dentro tutto che lo vuole sentire bene e io spingo.
Dopo un lungo gemito, quasi un sospiro, mi invita a spingere sempre più forte e poi:
"Come ti sento. Come ti sento. Sono piena di te. Sono tua dai spingi."
Spingo più forte che posso allargandogli le natiche con i pollici. Quando vengo mi abbandono sopra di lui che si lascia andare sul letto.
Si gira, mi toglie il preservativo e ricomincia a leccarmelo.
"Ti è piaciuto amore?"
"A me si, ma tu sei venuto?"
"Appena ti ho sentito dentro di me non sono riuscita a contenermi."
Mentre ci rivestivamo mi girava le spalle e glie ne chiesi il motivo. Mi rispose che si vergognava di farmelo vedere.
"Non è come il tuo."
Insistetti per vederlo. Aveva un pistolino come quello di un bambino di dieci anno. Sarà stato sei o sette centimetri, piccolo anche di diametro. Mi disse che le donne gli piacevano ma che, le poche volte che ci aveva provato, lo avevano preso in giro e lui aveva cominciato a odiarle.
"Se non ce l'ho io mi prendo quelli degli altri."
Mentre mi riportava al parcheggio mi chiese se saremmo ancora stati amici e io gli risposi che ora più di prima, tanto più che avevo scoperto una bella biondona con una cascata di riccioli biondi che faceva pompini divini ed aveva un bel culone morbido da pompare.