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Gay & Bisex

educazione al cazzo


di pinghe69
04.10.2012    |    15.445    |    2 9.4
"Schizzi di sborra mi riempirono la bocca mentre lui, muovendo il bacino, facilitava la penetrazione del mio dito nel suo ano..."
Ero inginocchiato in mezzo alle sue gambe. Davanti alla mia faccia c’era un cazzo già in tiro. Un cazzo bello, non particolarmente lungo forse diciotto centimetri, ma dalla circonferenza importante e soprattutto con una cappella che svettava superba come la cresta di un gallo. Amo il cazzo, amo vederlo crescere per le carezze della mia mano o per il sapiente lavorio della mia lingua. Ho una particolare attrazione per quei cazzi, e quello che stavo per omaggiare era di quella categoria, che insieme esprimono forza ed armonia
L’ho preso in mano incominciando lentamente a segarlo, ogni volta che la cappella svettava la sfioravo con la lingua, una, due, dieci volte, poi la voglia di prenderlo tutto in bocca travolse il mio proposito di ritardare questo momento.
Avevo tutta la sua cappella nella mia bocca, con la lingua la massaggiavo veloce, poi per paura che arrivasse subito all’orgasmo, rallentai il gioco di lingua e forzando il mio desiderio di inghiottirlo fino alle tonsille, lo feci uscire dalla mia bocca.
Per un momento me lo gustai con gli occhi, strusciai avidamente il mio viso su quell’asta tesa ma morbida al tatto. Ripresi il gioco erotico, la lingua a ritroso prese a scendere lungo quel cilindro di carne fino ad arrivare allo scroto dove incominciai a succhiargli le palle.
La destinazione finale di quella manovra però era di andare con la lingua a stimolargli l’ingresso delle viscere. Quando la mia lingua penetrò dolcemente il suo ano, lui, finalmente lanciò un lamento di piacere mentre spostava il bacino in avanti per rendermi più comoda la penetrazione. Questo gesto fu come un invito a continuare e la mia lingua ubbidiente con nuova foga continuò il suo lavorio sul suo buchetto.
A lungo ho continuato a penetrarlo con la lingua ma forte era il desiderio di tornare a gustarmi quel cazzo che mi piaceva tanto.
Tolsi la lingua dalla sua tana e con il mio dito medio iniziai un massaggio circolare propedeutico a penetrarlo. Intanto lentamente avevo intrapreso con la mia lingua il viaggio di ritorno, di nuovo sostai per succhiagli le palle, poi per leccare la sua asta rigida e finalmente potevo riavere tutta la sua cappella nella mia bocca avida.
La doppia stimolazione: il mio dito medio in culo, e la mia lingua che avvolgeva con sinuosi abbracci il suo cazzo lo portarono velocemente all’orgasmo. Schizzi di sborra mi riempirono la bocca mentre lui, muovendo il bacino, facilitava la penetrazione del mio dito nel suo ano.
Durante questo gioco erotico non si era detta nemmeno una parola, il silenzio era stato rotto solo dal suo lamento di piacere che era sfuggito alla mia preda nel sentire la mia lingua passare la porta delle sue viscere. Tutto era avvenuto senza nemmeno che ci si guardasse negli occhi. Mi Alzai in piedi, lo sollevai dalla sedia dove era rimasto, lo attrassi contro di me, eravamo nudi, lo baciai sulla bocca, era il primo bacio che cercavo di dargli, per un momento sembrò volere sfuggire alla mia lingua che cercava di forzargli la bocca, poi si arrese le nostre lingue si scontrarono mentre una parte della sua sborra che avevo ancora in bocca passava alla sua.
Il mio amico era emozionato e confuso, tutto questo avveniva all’interno di una cabina di un bagno, mentre fuori si sentivano le voci di altri bagnanti che si preparavano a lasciare la spiaggia.
“sarà bene che ci vestiamo” gli dissi per scuoterlo dalla sua apatia che lo rendeva di fatto come paralizzato. Mi rispose soltanto accennando un si con la testa. Mentre lui si vestiva lo guardai, provai un senso di trionfo, quell’uomo che si era detto etero al cento per cento aveva avuto la sua prima esperienza omo. Vestito aveva ripreso una certa sicurezza, aprì cautamente la porta della cabina e visto che non c’era nessuno nelle vicinanze uscì velocemente. Io aspettai un po’ prima di uscire, per poi raggiungerlo nel parcheggio dove lo salutai stringendogli solo vigorosamente la mano, e dicendogli semplicemente : “ ciao, a domani”. Ancora una volta senza parlare fece cenno di si con la testa.
Questo avveniva due settimane dopo che ci eravamo conosciuti. Sarà bene raccontare l’antefatto.
Il mio nuovo amico si chiama Fabio. Il caso ha voluto che fosse il mio vicino di ombrellone. Generalmente quando sono sotto l’ombrellone amo leggere e se sollevo la testa da un libro o da un giornale è per cercare di capire cosa c’è sotto gli slip dei bagnanti che mi passano davanti. Preferisco concentrarmi su questo gioco che perdere tempo in chiacchiere inutili.
Anzi se la devo dire tutta, all’inizio quel suo parlare vuoto da persona abituata ai salotti mi aveva dato noia, quando poi si mise a pontificare sulla degenerazione della gente mi venne voglia di mettermi i tappi nelle orecchie per non sentirlo. La mia opinione cambiò quando lo vidi che ritornava dopo essere stato in mare, lo slip era appiccicato e metteva in mostra un randello degno di nota. Quella visione mi intrigò e mi fece scattare la voglia di raggiungere due obiettivi, da una parte riuscire a godere di quel randello ma insieme farlo diventare una persona “degenere” del tipo contro cui aveva pontificato.
Il giorno seguente lo seguii quando andò in acqua. Oltre al cazzo, aveva anche un bel corpo compreso il lato B dove le natiche erano sode e scattanti.
Quello che mi sorprese fu che entrò nell’acqua come fanno le signore che sembrano andare a farsi il bidè. Camminava lentamente quasi timoroso e giunto in un punto dove l’acqua gli copriva appena il costume si accucciò. Ero una decina di metri dietro di lui, mi venne l’ispirazione: mi tuffai nuotando sottacqua nella sua direzione e come per sbaglio lo colpii riemergendo. Ci fu un attimo di imbarazzo, io mi scusai per l’incidente ma anche mostrai stupore perché stesse così vicino a riva. Fabio mi raccontò delle paure che aveva avuto da bambino che lo avevano reso così timoroso verso il mare che invece lui amava tanto . Con fare cameratesco, vantando la mia esperienza di aiuto bagnino che avevo fatto da ragazzo, mi proposi di aiutarlo a superare le sue paure.
Sembrava perplesso rispetto alla mia proposta poi . “possiamo provare, anche se dubito che riuscirò a fare passi significativi in avanti” mi rispose sorridendomi.
“L’importante è provarci, i risultati li vedremo alla fine” conclusi così la nostra veloce conversazione. Nei giorni seguenti iniziarono le mie lezioni. In principio lo sorreggevo tenendolo per le spalle abituandolo a rilassarsi nella posizione detta del morto, poi spostai la mia mano su i suoi fianchi, aveva una carne soda, il semplice contatto mi dava piacere. Il terzo giorno lo convinsi a girarsi nella posizione di nuoto, la mia mano raggiunse la sua pancia. Ero arrivato a quello che gli alpinisti chiamano il campo base. Cioè il punto da cui si parte per la scalata. Con una mano sulla pancia e l’altra sulle cosce vicino alle ginocchia, lo incitavo a provare a nuotare. I suoi movimenti erano goffi e impacciati, i suoi movimenti bruschi giustificavano il fatto che la mia mano potesse sfiorare il suo slip .
Erano sfioramenti rapidi ed occasionali che però mi facevano rendere duro i mio cazzo. Come occasionali erano le situazioni in cui volendosi rimettere in piedi finiva contro di me perché la sua paura lo spingeva ad aggrapparsi come per essere rassicurato. In questa maniera si creava una sempre maggiore confidenza fra i nostri corpi. Ogni giorno che passava quello che era occasionale diventava sempre più la norma. Fra noi scoppiavano finte lotte rese innocue dalle risate , ma che mi permettevano di stare sempre qualche secondo di più con la mano sul suo slip. Fu verso la fine della prima settimana che sfiorando il suo slip ebbi conferma che quei giochi lo eccitavano. Il suo cazzo se non del tutto in tiro certamente stava dando segni di duro risveglio.
L’altra iniziativa della mia strategia di accerchiamento, fu l’offerta che gli feci di potere usare la mia cabina per mettere i vestiti e non lasciarli, a volte incustoditi, sotto l’ombrellone . Fabio accettò la proposta molto volentieri e questo rafforzò il nostro legame. All’inizio rispettai la sua privacy poi rafforzandosi il nostro legame, si iniziò a superare le convenzioni iniziali.
Torniamo alle nostre lezioni di nuoto, ormai si era passata alla fase ludica. Ora i nostri corpi stavano spesso appiccicati l’uno all’altro. Io mi appoggiavo con la schiena contro il suo petto e sempre più spesso accadeva che il mio lato b si strusciasse ai suoi slip e questa manovra rendeva sempre più evidente la sua eccitazione, la stoffa dello slip ormai non riusciva più a nascondere il suo randello sempre più in tiro. Fu al decimo giorno che per la prima volta, sebbene con fare scherzoso, gli misi la mano sopra lo slip mostrando un ammirato stupore per la sua virilità. Tutto finì in una risata ma ormai sentivo che la preda si stava arrendendo.
In tutti quei giorni, ritornati sotto l’ombrellone avevamo ripreso le nostre abitudini, io leggevo e se gli rivolgevo la parola era per discutere di varia umanità ma evitando sempre di parlare di sesso e cose affini.
Stava finendo la seconda settimana della nostra amicizia, in acqua c’era una variante, a incollare la sua schiena contro il mio petto era Fabio, mi feci più audace e gli posizionai il mio cazzo che scoppiava dentro il costume contro io suo culo. Non poteva non accorgersi di quella dura presenza, Fabio non si mosse e io reso audace dalla sua passività andai con la mano in maniera esplicita ad accarezzargli il cazzo sebbene sopra lo slip. Avevo la sensazione che la diga di Fabio si era rotta, che potevo incominciare a pregustare la sua totale resa. Non c’erano state parole fra di noi, ma i nostri corpi avevano parlato per noi.
Si arrivò al giorno fatale. Era pomeriggio inoltrato, levando lo sguardo dal libro che leggevo mi rivolsi a Fabio invitandolo a fare un ultimo tuffo. Accettò, in acqua c’eravamo solo noi, ci allontanammo dalla riva e giunti dove l’acqua ci arrivava oltre il petto, riprendemmo i giochi fatti di abbracci e di risate. Io ero teso, lo Attirai contro di me e mentre gli strusciavo il mio cazzo infoiato contro il suo lato b lo morsi sul collo e con la mano in maniera del tutto esplicita gli strinsi il cazzo e per la prima volta infilai la mano sotto il suo slip. Fabio non si ribellò, rimase come imbambolato, cercai allora di rompere quella tensione che si era creata dicendo la prima cretineria che mi era passata per la mente: “ fannullone, prova a nuotare, dimostrami che il maestro è servito a qualche cosa” dissi quelle stupide parole con fare sorridente e Fabio come risvegliato prese veramente a nuotare. Si tornò sulla spiaggia, ero ormai deciso di realizzare il definitivo affondo. Andammo tutti e due verso la cabina, aprii la porta e entrai, Fabio si era fermato fuori, “ entra” - gli dissi- “faremo prima”. Fabio entrò, io mi tolsi il costume, Fabio era girato dall’altra parte e piegato stava sfilandosi il suo. Eravamo tutti e due nudi, lo abbracciai, lo spinsi a sedere sulla sedia che era nell’angolo della cabina, mi inginocchiai davanti a lui, gli allargai le gambe per potermi sistemare nel mezzo, forse anche contro la sua volontà, il suo cazzo era diventato di fuoco e svettava vicino alla mia faccia. Ero riuscito nei miei due obiettivi, stavo per godere del suo bel cazzo e a fare di Fabio una persona “degenere”.
(Continua )

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