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Gay & Bisex

l'amico ritrovato (al mare)


di amolafi
25.07.2016    |    12.247    |    5 9.2
"Mi infilò il preservativo e si girò, con la luce riflessa del mare vedevo le sue chiappone bianche pronte a ingoiare il mio cazzo..."
Come dicevo nel precedente racconto, con Gianni e la moglie ci siamo ritrovati in Sardegna per le vacanze.
La sera del nostro arrivo (io e mia moglie) Gianni e consorte ci avevano invitato a cena e mentre le donne stavano cucinando parlando delle loro cose, io e Gianni ce ne stavamo in giardino al fresco. Era molto agitato e stando attento che non lo vedessero mi dava delle rapide palpatine al pacco, poi si alzò come folgorato dall'idea e disse che noi due saremmo andati alla spiaggia a raccogliere i fichi d'india da mangiare dopo cena.
Prese un coltello e un cesto e partimmo. Dopo avere percorso un sentiero in mezzo ai cespugli arrivammo alla piccola spiaggia a quell'ora ormai deserta, erano circa le sette di sera, appena arrivati in un angolo un po' nascosto si girò e dopo avermi abbassato i pantaloncini si inginocchiò prendendolo tutto in bocca e cominciando a succhiarlo e a pompare. Mi venne quasi subito duro e Gianni tirò fuori dal taschino del costume un preservativo, me lo infilò e si mise a pecora bagnandosi l'ano con la saliva:
"Mettimelo subito, voglio sentirlo dentro, non sai quante seghe mi sono fatto aspettando il tuo arrivo, dammelo subito."
Lo puntai e con un colpo deciso glie lo infilai tutto mentre lui mi incitava a fargli male e a sbatterlo più forte che potessi.
Lo presi per i fianchi cicciosi e cominciai a spingere a fondo con violenza mentre lui guaiva come un cagnolino affamato. Venni quasi subito, la tensione per il timore che arrivasse qualcuno mi aveva giocato un brutto scherzo ed anche Gianni si meravigliò della brevità della scopata.
Mi tolse il preservativo e me lo pulì leccandolo a lungo, poi raccogliemmo i fichi d'india e tornammo a casa.
Nei giorni seguenti Gianni cercava in tutti i modi di smarcarci dalle mogli ma non c'era niente da fare, non riusciva a trovare scuse per restare soli.
L'occasione fu al sabato. Le locandine dicevano di un complesso che avrebbe suonato di fronte al porticciolo ed avevamo deciso di andare, appena prima di cena la moglie di Gianni disse che non se la sentiva di uscire ed io risposi che potevamo starcene nel giardinetto al fresco che tanto un po' di musica l'avremmo sentita ugualmente, Gianni, invece, continuava con insistenza a dire che voleva andare.
Ci pensò mia moglie a risolvere salomonicamente la situazione:
"Voi due andate, io e lei ce ne stiamo qui in giardino per i fatti nostri."
Con la scusa che avremmo fatto più presto, Gianni disse che saremmo passati per la spiaggia e mi disse di mettermi le ciabatte perché ci saremmo bagnati i piedi. Le donne gli credettero ma io sapevo il perché della manovra.
Appena arrivati alla spiaggetta del primo giorno, controllato che eravamo soli, Gianni mi sfilò i bermuda e si inginocchiò cominciando a leccarlo e a succhiarlo, sentivo che piano piano si stava gonfiando e gli premevo sulla nuca perché lo ingoiasse tutto. Nel frattempo la musica era cominciata ed io gli accompagnavo i movimenti della testa al ritmo dei brani.
Mi infilò il preservativo e si girò, con la luce riflessa del mare vedevo le sue chiappone bianche pronte a ingoiare il mio cazzo. Lo puntai e spinsi con forza mentre lui, come suo solito, mi incitava a fargli male. Gli palpavo il culone e gli allargavo le chiappe per vedere il mio cazzo che andava avanti e indietro dal suo culo mentre lui emetteva dei gridolini di godimento. Più spingevo con forza e più mi incoraggiava a farlo. Quando venni glie lo lasciai dentro ancora un po' mentre lui continuava a dimenarsi, poi mi tolse il preservativo e me lo pulì con la lingua.
Arrivammo nella piazzetta del porto e tutta la gente era ammassata sotto il piccolo palco, Gianni disse di metterci in fondo alla piazzetta contro il muro dove non c'era nessuno e lui si mise davanti a me cominciando, con la mano dietro la schiena, a palparmi il pacco. Gli dissi che avevo appena sborrato e non mi sarebbe diventato duro ma lui con noncuranza continuava ad accarezzarmelo.
Dopo una mezzora decidemmo di andarcene e volle passare ancora per la spiaggia, gli dissi che non era passata un'ora da quando lo avevo scopato e cercai ancora di spiegargli che alla mia età la seconda non è così facile ma non mi volle ascoltare.
Ci fermammo ancora alla spiaggetta, me lo tirò fuori e cominciò a succhiarmelo:
"Anche se non ti dovesse più tirare non fa niente, a me piace tenerlo in bocca e poi non è detta l'ultima parola."
Lo succhiava e lo leccava abbracciandomi il sedere e sentii il suo dito stuzzicarmi con leggerezza l'ano e non ci volle molto per tornare bello duro .
"Hai visto? E ora mi scopi e se ci metti tanto a venire meglio ancora."
Mi infilò un altro preservativo che si era portato, certamente aveva già in mente quello che voleva, mi fece sedere su un masso e si sedette sopra il mio cazzo facendoselo sparire nel culo, sentivo tutto il suo peso su di me e il cazzo che più dentro di così non si poteva. Cominciò a dimenarsi e a guaire senza ritegno tutto preso dal suo godimento, quando mi disse che stava venendo io non ne avevo neanche per l'anima e lo lasciai godere come voleva. Ero eccitato ma non riuscivo a venire. Si girò e glie lo misi da dietro cominciando a spingere più forte che potevo, volevo venire ancora anch'io. Gli piantavo le unghie nei fianchi e lo schiaffeggiavo sulle chiappe spingendo fino a fargli perdere l'equilibrio ma non riuscivo a venire. Mi levai la maglietta per sentire un po' di fresco e ricominciai a pomparlo mentre lui tutto contento godeva nel sentire il mi.o cazzo che cercava di sfondargli il culo. Finalmente riuscii a venire ma ero sfinito. Mentre mi sedevo sul masso per riprendere fiato Gianni me lo stava lucidando con la lingua e lo succhiava infilandoselo tutto in bocca.
Ci fermammo al bar per prendere una birra e riprendere fiato prima di tornare a casa e portammo un gelato alle nostre mogli che nel frattempo si erano godute il fresco del giardino.
Prima di entrare in casa mi disse che l'avevo sbattuto così tanto che gli sembrava di averlo ancora dentro e che certamente quella notte, nonostante anche lui fosse venuto due volte, si sarebbe fatto una sega pensando a me
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