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Gay & Bisex

l'idraulico romeno


di tanganica
21.01.2008    |    76.483    |    3 8.9
"Tornando in cucina per prepararmi il pranzo, mi accorgo che il pavimento è pieno d’acqua, sicuramente si era rotto un tubo del lavandino, allora cerco di..."
Avevo comprato un appartamento fuori dal paese proprio per evitare il rumore e il traffico delle città, ma ingrandendosi il paese sempre più, un giorno le ruspe hanno cominciato a lavorare anche nel terreno adiacente la costruzione in cui abito.
A causa di una forma influenzale avevo preso dei giorni di malattia e in ufficio non sarei andato, rimanendo così a casa.
Non potendo uscire fuori, passavo il tempo girando stanza per stanza o guardando dalla finestra il lavoro degli operai nel cantiere che avevano aperto. Su quel terreno dove avevano fatto lo sbancamento per la nuova costruzione era rimasto un solo albero tra quelli che c’erano prima e a quell’albero andavano gli operai per scaricare la loro vescica, forse perché ancora non era stato messo un bagno chimico dentro al cantiere.
L’albero consentiva di non essere visti dalla strada ma io che abitavo al secondo piano potevo vedere benissimo gli operai fare i propri bisogni.
Così mentre guardo fuori vedo un’operaio avvicinarsi all’albero calarsi la zip dei pantaloni uscire l’uccello e cominciare ad orinare, da dietro le tende vedendo questo sto per allentarmi, ma in quel momento mi intrigava molto vedere l’uccello dell’operaio per farne un confronto con il mio, perciò rimasi a guardare. Il suo uccello era più piccolo del mio pensai divertito, continuai a restare nella stanza dando ogni tanto una sbirciata fuori per vedere se altri operai si avvicinavamo all’albero.
Penso di aver visto cinque o sei operai andare ad orinare e di aver visto anche i loro uccelli e soltanto due erano più grandi del mio.
Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo
un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad essere più giovane ha anche un bel fisico, anche lui cala la zip e tira fuori il suo uccello a vederlo spalanco di più gli occhi dicendo fra me e me “ accipicchia che cazzo “ e resto a guardarlo fino a quando non finisce.
Tornando in cucina per prepararmi il pranzo, mi accorgo che il pavimento è pieno d’acqua, sicuramente si era rotto un tubo del lavandino, allora cerco di tamponare la perdita con degli stracci e telefono ad un idraulico, ma quel giorno era sabato e come capita sempre quando hai di bisogno non risponde nessuno.
Non sapendo cosa fare e come riparare il guasto mi viene in mente che nel cantiere forse ci sarebbe stato qualcuno che magari sapeva almeno come fermare l’acqua.
Quindi mi vesto e scendo in strada per chiedere aiuto a qualcuno del cantiere, mi rivolgo a quello che presumo fosse il capocantiere e gli spiego l’accaduto. Lui mi rassicura che tra i suoi operai c’è ne uno che sa fare l’idraulico e che magari con qualche attrezzo avrebbe tamponato la situazione. Così chiama quest’operaio, e con mia grande sorpresa è lo stesso operaio a cui io avevo visto uccello che mi aveva fatto dire “ accidenti che cazzo” .
Io torno a spiegargli la situazione e preso i necessari attrezzi mi avvio insieme a lui al mio appartamento.
Dal suo accento capisco che non è italiano, e mentre saliamo mi dice di chiamarsi Miki, di essere di Bucarest e di essere venuto in Italia perché nel suo paese non c’era lavoro. Quando entriamo in cucina, capisce subito quale è il guasto e riesce a fermare la perdita dell’acqua. Poi in un italiano stentato mi dice che si era rotto il tubo che portava l’acqua al rubinetto che doveva essere sostituito. Non potendo uscire per andare a comprarlo chiesi se poteva farlo lui per me. Mi rispose che lo avrebbe fatto volentieri e che sarebbe venuto nel primo pomeriggio visto che non doveva lavorare al cantiere, io lo ringraziai e lo accompagnai al portone.
Alle tre sento suonare al citofono e capisco dalla voce che era Miki, aveva con sé una cassetta con gli attrezzi e il tubo che doveva sostituire.
Andiamo in cucina e si mette subito al lavoro, dopo circa una mezz’oretta che lavorava sotto il lavello mi dice che ha finito e sistemato tutto, apre il rubinetto facendomi vedere che non c’era più nessuna perdita.
Io comincio a ringraziarlo per il suo lavoro e chiedo quanti soldi gli devo
dare per poterlo pagare.
Ma invece di sentirmi chiedere dei soldi mi guarda fisso in faccia e nel solito italiano stentato mi dice :
“ Non voglio tuoi soldi, voglio il tuo culo”
Io rimango sorpreso da questa richiesta e sto per buttarlo fuori, ma lui aveva già allungato una mano e stretto con forza la mia natica, non so a questo punto se è stata la paura o perché avevo ancora il mente le dimensioni del suo pene, risposi :
“ Va bene farò come vuoi tu “
Lui lascio le mie natiche e cominciò a slacciarsi i pantaloni, abbassando gli slip vidi il suo uccello pendolargli fra le gambe, adesso lo potevo vedere da molto vicino e sembrava ancora più grande. Poi mi fa mettere in ginocchio e comincia a strofinarmelo in faccia
“ Mettilo in tua bocca voglio vedere come sei bravo “
Lo prendo fra le mani e lo porto in bocca lui mi tiene la testa e lo spinge fino in gola facendomi quasi soffocare, gli piace fare così e il suo cazzo diventa sempre più grosso e duro
“ Bravo tu avere bocca molto buona”
Dopo un po’ di questo lavoro mi toglie il cazzo dalla bocca e mi dice:
“Adesso ti metto mio cazzo in tuo culo alzati “
Mi fa alzare e appoggiare al mobile del lavandino facendomi mettere a novanta gradi, con le sue ruvide mani mi allarga le natiche e senza che io me ne renda conto, in un solo colpo mi ficca il suo cazzo nel culo, il dolore mi fa abbandonare la posizione a novanta gradi e mi fa mettere dritto.
Ma le sue braccia mi fanno tornare nella posizione iniziale
“ Fermo così ora a te piacerà “
Il dolore era stato tremendo nel mio culo non erano mai entrati cose di quelle dimensioni, soltanto durante il liceo con un mio compagno di classe dopo aver visto una cassetta porno abbiamo voluto provare anche noi quello che avevamo visto, ma era stata una cosa molto leggera data la nostra inesperienza e le dimensioni dei nostri uccelli.
Ma adesso nel mio culo sembrava che fosse entrata una mazza da baseball e il dolore mi faceva quasi piangere.
Miki imperterrito continuava a dare colpi col suo cazzo dentro il mio culo straziato da quella violenta penetrazione che a poco a poco si era adattato al suo cazzo e il dolore aveva dato il posto al piacere.
Adesso sentire il suo cazzo entrare e uscire nel mio culo, e i suoi coglioni sbattermi contro mi faceva andare in estasi.
“Il tuo culo è molto bello e se tuo buco stretto io lo allargo per bene “
Diceva dando colpi sempre più forti, ed io sentivo veramente il mio buco allargarsi sempre di più.
Poi lo sento fermarsi ed uscire il suo cazzo dal culo e mi ordina di sdraiarmi sul tavolo perché vuole vedermi in faccia quando mi fotte.
Mi fa sdraiare sul tavolo allargandomi le gambe e mettendosele sulle spalle e avvicina il mio culo al bordo del tavolo anche stavolta con un colpo violento mi penetra.
Continua a pompare come un forsennato, affondando il suo cazzo fino ai coglioni nel mio buco che ormai si era allargato quanto il suo cazzo guardandomi in faccia mi dice:
“ Vedi come ti faccio godere … ti piace mio cazzo nel tuo culo… “
Io ero sempre più eccitato ma adesso potevo muovere le braccia perciò allungo una mano per menarmi l’uccello che voleva scaricarsi e che spruzza sul mio petto e nella mia mano una massiccia quantità di sperma che io spalmo sul petto e in parte porto alla mia bocca.
“ Adesso godi non è vero ? .. ti piace lo spruzzo dell’uccello… adesso farò assaggiare anche mio “
Sentivo il suo cazzo dentro il mio culo dare colpi sempre più forti e capivo che stava per sborrarmi, ma lui invece di farlo mi fa scendere velocemente dal tavolo e aprire la bocca giusto in tempo per schizzarmi in faccia e in gola la sua crema bianca e densa che ingoio avidamente.
Fatto questo soddisfatto per quello che mi aveva fatto e per come l’ho fatto godere mi fa leccare l’uccello per lasciarglielo bello pulito.
Fatto questo si alza i pantaloni prende la cassetta di lavoro dicendo
“ Signore il lavoro io fatto grazie per avermi pagato, io sapere fare anche falegname, elettricista, muratore se avere ancora bisogno di me questo
numero mio cellulare”
Mi da un piccolo pezzo di carta con su scritto un numero e si avvia verso il
portone, io non riuscivo a dire una parola quello che mi era successo era stato allo stesso tempo doloroso e piacevole perciò l’accompagno al portone gli stringo la mano e lo saluto.
Ma quando chiudo il portone sono tentato di chiamarlo nuovamente perché mi ero ricordato che la porta che dava sul balcone non apriva bene, ma pensai che l’avrei chiamato domani e visto che lui preferiva il mio culo come forma di pagamento oltre alla porta ci sarebbero stati un sacco di lavoretti da fare in casa mia e che se anche mi avrebbero sfondato il culo avrei risparmiato un sacco di soldi.




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