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la favola di HairlessNeve e dei 7 (O)nani(sti) - Parte 2


di honeybear
08.10.2013    |    5.933    |    4 9.0
"Ingoiata l’intera eiaculazione dello stalliere, gridò: “HairlessNeve morirà! Dovesse costarmi la vita..."
“Come sei venuto in casa nostra?” chiesero allora i sette (O)nani(sti).
Egli raccontò la sua triste storia e tutti l’ascoltarono commossi, tanto che alla fine gli proposero:
“Se vuoi curare la nostra casa, cucinare, fare i letti, lavare, cucire… Insomma tener tutto in ordine e ben pulito, puoi restare con noi, e non ti mancherà nulla. Anzi ti faremo divertire, come ti abbiamo dimostrato… E tu farai divertire noi, rendendoci felici!”
“Sì - rispose HairlessNeve sorridendo mentre si succhiava un dito continuando a massaggiarsi - di gran cuore”.
E rimase con loro.

Come promesso, si prese cura della casa. E non solo: ormai partecipava attivamente (ma forse è più corretto dire passivamente) alla messa a punto dei numeri che i suoi benefattori proponevano nel locale al limite del bosco in cui si esibivamo, prodigandosi affinché i risultati fossero all’altezza delle loro aspettative.
Il suo culo caldo accoglieva ogni sorta di sex-toys utilizzato dai nani nelle loro performances, oltre che i loro cazzi vogliosi. Quei simpatici ometti pareva non ne avessero mai abbastanza di lui… Così, per ripagarli del bene ricevuto, lasciava che la loro fervida fantasia dilagasse, permettendogli di raggiungere vertici di piacere mai nemmeno sfiorati: gang-bang, doppie penetrazioni, sedute di fisting erano ormai divenuti il suo pane quotidiano. E la qualità delle sue prestazioni, per la gioia dei suoi ospiti, migliorava di volta in volta.
Capitava tuttavia che di giorno il ragazzo fosse solo. I nani, al termine della scopata del mattino, dopo averlo riempito con il loro seme caldo, prima di andare al locale per le prove generali, l'ammonivano affettuosamente, dicendo:
“Guardati dal tuo patrigno. Farà presto a sapere che sei qui: non lasciar entrare nessuno!”
Ma Grimildo, persuaso di aver mangiato i polmoni e il fegato di HairlessNeve, non pensava ad altro, se non ch'egli era tornato il più bello del reame.
Tanta era la gioia per la riacquistata supremazia che convocò immediatamente al suo cospetto i due giovani maniscalchi neoassunti dal Re. Erano due gemelli, rossi di pelo e con meravigliosi occhi di smeraldo.
Quando entrarono nel lussuoso appartamento volsero lo sguardo intorno, ammirati per la ricchezza degli ambienti. Trovarono Grimildo sul letto. Completamente nudo, la corona regale in testa, si stava masturbando mentre con lo scettro di Sua Maestà, si stava trapanando l’ano.
Si guardarono dapprima stupefatti; poi, rincuorati dagli sguardi lascivi dell’uomo, si avvicinarono al talamo, uno per lato, ed iniziarono a far scorrere le dita sulla sua pelle liscia.
Questi, lasciate le sue incombenze, prese a massaggiare loro quel particolare rigonfiamento poco sotto la cintola. Li guardò sorridendo, invitandoli con lo sguardo a spogliarsi della camicia. Lo spettacolo che gli si presentò, ebbe l’effetto di rendere ancor più evidente il suo già elevato grado di eccitazione: addominali scolpiti, pettorali gonfi e sodi, spalle larghe, braccia muscolose ed un collo taurino. Il curioso contrasto poi, tra il rossore del pelo, che disegnava una specie di croce sul petto e l’addome ed il candore della loro pelle, fece il resto.
Ordinò ai due di spostarsi ai piedi del letto e di cominciare a baciarsi e toccarsi. Lui si mise carponi sulle coperte, di fronte a loro, con il culo ben piantato in aria. Spalancò la bocca per infilarvi le due enormi verghe, facendole sparire alla velocità della luce.
Mentre succhiava ed insalivava con dovizia i due uccelloni, sentì i fratelli gemere. Percepì anche che le dita di qualcuno stavano iniziando a trotterellare lungo la sua schiena per fermarsi in corrispondenza del suo sfintere, iniziando ad esplorarlo.
Sorrise. Interruppe il pompino che stava praticando, per invitare entrambi a soddisfarlo. I due non si fecero pregare. Uno di loro si sdraiò. La testa rivolta ai piedi del letto. Lo impalò senza troppi complimenti e senza far rimpiangere a Grimildo il fatto di essersi sfilato lo scettro dall’ano:
“Così mi piacciono… – commentò rivolto allo specchio, mentre sentiva lo smisurato membro farsi largo dentro le sue viscere - …Belli decisi!”
L’altro gemello frattanto, postosi dietro di lui, iniziò a massaggiargli le spalle scendendo con le sue mani forti lungo tutta la schiena.
Il perfido, travolto dal piacere, reclinò il capo e, incontrata la sua bocca, cominciò a baciarla accarezzandogli al contempo la nuca. La mano libera cercava avida il secondo uccello che, di lì a breve, avrebbe fatto compagnia al primo. Quando lo trovò, prese a masturbarlo. Lo fece dapprima lentamente, aumentando via via la velocità. Infine lo riconsegnò nelle mani del legittimo proprietario che iniziò ad armeggiare intorno al buco. Mentre si accingeva a violarlo, Grimildo ebbe appena il tempo di fissare lo sguardo sullo specchio, e porre la solita domanda:
“Dal murooohhh, specchiettooohhh, dillo… Dillo… Dillooohhh… Voglio sentirvi fino in fondo… In fondooohhh… Mmmmhhh… Nel regno chiiihhh… Sì, sì, sì… Così… Così! Chi è il più bello?”
I due fratelli, definitivamente sfondato il culo dell’uomo, stavano spingendo all’unisono da tempo quando lo specchio rispose:
“Grimildo, il più bello qui sei di certo tu; ma al di là di monti e piani, presso i sette nani, HairlessNeve lo è molto di più!”
Grimildo inarcò la schiena un’ultima volta e restò in quella posizione inorridito.
“Che hai troia? Perché ti sei fermato? Non stai forse godendo a sufficienza?” Osò timidamente uno dei fratelli.
Ma quella gran vacca era assente, persa nei suoi pensieri. Sapeva che lo specchio non mentiva mai: si rese conto allora che il cacciatore l'aveva ingannato! HairlessNeve era ancora vivo.
 E allora, riprendendo a cavalcare come una furia le due nerchie che aveva dentro, pensò di nuovo come fare ad ucciderlo: s'egli non fosse stato il più bello di tutto il paese, l'invidia non gli avrebbe dato requie.
I gemiti dei due fratelli non lo distolsero minimamente dal suo intento: era come non ci fossero… Pensa e ripensa, d’improvviso tutto gli fu chiaro. Sorrise. E così potè godersi in pieno le due fontane di sborra che gli zampillarono nel culo, mentre osservava la sua bagnare il rosso vello sottostante mentre alcune gocce si spinsero fino a quegli occhi di smeraldo.
Si fece ripulire in fretta, con un’azione congiunta di lingua da parte dei due ragazzi. Li congedò e finalmente iniziò a mettere in atto quella vendetta che, nelle sue intenzioni, sarebbe stata definitiva.
Davanti allo specchio prese a tingersi la faccia e si travestì da mercante, in modo da rendersi del tutto irriconoscibile.
Così trasformato, passò i sette monti, fino alla casa dei sette nani, bussò alla porta e gridò:
“Dildo belli, chi compra! Chi compra!”
HairlessNeve diede un'occhiata dalla finestra e rispose: “Buon giorno, brav’uomo, cos'avete da vendere?”

”Roba buona, roba bella - rispose il mercante – giochi erotici di tutti i tipi e di tutte le fogge!”
Ed estrasse una prolunga fallica… Veramente lunga!
"Questo brav’uomo posso lasciarlo entrare" pensò HairlessNeve che aprì la porta e si mise ad osservare quell’oggetto così particolare.
“Mio bel giovane – gli disse cominciando a spogliarlo – vieni che ti mostro come usarlo! Così quando i tuoi amici vorranno provarlo, gli spiegherai come devono fare!”
Ciò detto lo fece montare sul tavolo che stava apparecchiando per il pranzo, ordinandogli di mettersi a quattro zampe. In un attimo, si spogliò a sua volta per mettergli dinnanzi alla bocca il suo fallo perfettamente in tiro, iniziando a picchiettarglielo sulle labbra.
HairlessNeve scese con le mani fino al suo basso ventre. Si afferrò l’uccello con una mano. Iniziò a masturbarsi nell’esatto istante in cui ingoiò completamente la cappella e l’asta dell’impostore. Arrivò fino ai morbidi peli pubici di cui ne aspirò l’aroma acre e cominciò a risalire, lasciando dietro di sé una lunga scia di saliva, per concentrarsi sulla cappella. Vi roteò intorno con la lingua, passando e ripassando, e avendo cura di allargare per benino l’orifizio che stava in cima.
Sollevò lo sguardo proprio mentre vide cadere uno sputo di saliva: non potè far altro che raccoglierlo, unirlo alla sua e tornare ad ingoiare quel cazzo che stava spompinando con tutta la passione di cui era capace. Nel risucchiare ancora una volta la magnifica cappella fece appena in tempo a commentare:
“Curioso… Profuma come di mela…” dopodichè, voltatosi, accolse con un grido di piacere l’asta e la prolunga che Grimildo si era prontamente infilato.
“Te l’ho detto carino; solo robaaahhh buonaaahhh… Solooohhh… Ooohhh… Soloooh robaaahhh bellaaahhh”
“Siii… Siii… Bellaaahhh… Bellissimaaahhh… Dai, dai, dai! Fammelo sentire tuttooohhh… Fammi sentire di cosa sei capace! Siii… Siiiii… - una spinta più violenta delle altre e a HairlessNeve mancò il respiro… - …Oh…”
“Ormai lo sei stato il più bello!” disse il suo patrigno correndo via.
Presto si fece sera e tornarono i sette (O)nani(sti): come si spaventarono, vedendo il loro caro steso a terra, rigido, come se fosse morto!
Lo sollevarono e, vedendo che aveva ancora qualcosa piantato nel culo, il settimo nano iniziò a sfilarglielo.
Fu così che riprese a respirare lievemente e a poco a poco si rianimò. 
Chiese al nano che stava maneggiando la prolunga, di legarsela in vita e completare l’opera lasciata in sospeso. Come d’abitudine il gioco venne esteso a tutti i partecipanti e culminò con sette sborrate sul suo viso, cui si aggiunse la sua che si distribuì lungo tutto il petto.
Mentre si ripuliva, aggiornò i suoi piccoli amici sull’accaduto. I nani, ascoltato attentamente il racconto, lo redarguirono dicendogli: “Il mercante altri non era che il tuo scellerato patrigno! Sta' in guardia, e non lasciar entrare nessuno, se non ci siamo anche noi!”
Grimildo, appena di ritorno al castello, andò davanti allo specchio e, masturbandosi per la felicità, chiese:
“Dal murooohhh, specchietto, dillooohhh: nel regno chi è il più bellooohhh?”
Come al solito, lo specchio rispose: 
”Grimildo, il più bello qui sei tu; ma al di là di monti e piani, presso i sette nani, HairlessNeve lo è molto di più!”
A queste parole, il sangue gli affluì tutto al cuore. Soprattutto quando vide che HairlessNeve era tornato in vita.
"Ma adesso - pensò, aumentando al contempo la velocità con cui si menava l’uccello - troverò qualcosa che sarà la tua rovinaaahhh…" Sogghignò osservando che sullo specchio gocciolavano gli schizzi del caldo seme appena prodotto.
L’idea che gli venne, avrebbe definitivamente annientato l’odiato rivale. Siccome s'intendeva di stregoneria, preparò un collare ed un dildo-coda dai venefici effetti. Si travestì ancora una volta, assumendo nuovamente le sembianze di un mercante. Passò i sette monti fino alla casa dei sette nani, bussò alla porta e gridò: ”Roba bella! Roba bella!”
HairlessNeve guardò fuori ed esclamò: “Andate pure, non posso lasciar entrare nessuno”.
“Ma guardare ti sarà permesso - disse il mercante; tirò fuori quel collare rosso come il fuoco e lo sollevò.
Le borchie scintillavano al sole del mattino. Al giovane piacque tanto che si lasciò sedurre e aprì la porta.
Conclusa la compera, Girmildo gli applicò il collare, gli strappò i vestiti di dosso e gli ordinò:
”Adesso da quella cagna in calore che sei abbassati! E comincia a scodinzolare” ed un frustino si materializzò tra le sue mani.
HairlessNeve sorrise malizioso mentre osservava l’altro spogliarsi, ammirandone il jockstrap rosso e gli scarponi neri e lucidi. Obbedì quindi di buon grado mentre il suo padrone l’assicurò con un guinzaglio:
“Ti piace? Eh, ti piace?”
“Sì… Sì...”
Partì una serie di scudisciate che fecero arrossire la sua natica sinistra:
“Sì cosa? Cosa?”
“Sì Padrone!” e, sotto quelle sferzate, percepì che qualcosa si stava muovendo nelle sue parti basse.
“Brava la mia cagna! Perché sei solo un cagna! Vero che sei la più troia delle cagne in calore?”
“Sì Padrone!” e nel rispondere l’erezione era al ormai al suo massimo.
Il povero HairlessNeve, senza minimamente sospettare di essere soggiogato da Grimildo, si lasciò dunque condurre per la casa come fosse un cagnolino. Ad ogni sosta, il suo improvvisato master lo obbligava a leccare le sue calzature per risalire lungo la gamba liscia e muscolosa, fino all’altezza dei coglioni. Non gli era in alcun modo permesso di avvicinarvisi, così come al cazzone in tiro in bella posa. L’unica concessione era di ricevere gli sputi che il perfido indirizzava nella sua gola e il supplizio del frustino che veniva fatto roteare sull’erezione e sulla cappella procurandogli un certo fastidio che, inesorabilmente, si trasformava in una sorta di sadico piacere.
Accanto a queste umiliazioni, Grimildo ne previde altre.
Lo rinchiuse dapprima in uno dei piccoli armadi dei suoi ospiti. La posizione era davvero scomoda: accovacciato com’era, quasi gli mancava il respiro, tanto era costretto. Il suo master chiuse le ante, ordinandogli di mostrare la bocca. Che prontamente fece capolino da uno degli intarsi. Quale premio, ricevette immediatamente in gola il bramato uccello del suo torturatore, il quale gl’impose di spompinarlo a lungo. HairlessNeve non riusciva quasi a respirare ma a Grimildo non importava, impegnato com’era a godere sia del lavoretto praticatogli che delle pene inflitte:
“Portento di bravuraaahhh!” commentò, liberando l’ostaggio che cadde ansimando ai suoi piedi.
Riassicuratolo al guinzaglio, prese a torturarlo facendogli passare il piede lungo la riga delle chiappe, dandogli una decisa spinta alla fine di ogni massaggio.
HairlessNeve mugolava di piacere e quando cadeva con la testa a terra, Grimildo gliela teneva premuta contro il pavimento imponendogli di tirarlo a lucido:
“Davvero un portento di bravura… Se ti vedessero i tuoi amichetti, credo che il pavimento te lo farebbero lavare ogni giorno così…”
Infine arrivò quello che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto essere il colpo di grazia: la dildo-coda. Gliela strofinò sotto il naso:
“Sa come di mela… - commentò prima di sentirsela infilare su per il culo senza troppi complimenti - Più forte, Padrone… Per favoreeehhh più forteeehhh… Così… Cosìii… Oh…”
Come la volta precedente, un colpo assestato in maniera più violenta, ed il giovane cadde riverso in avanti. Non si muoveva: “È finita per te!” commentò il perfido. Sorrise trionfante e se ne andò.
Per fortuna era quasi sera e i sette (O)nani(sti) stavano per tornare. Quando videro HairlessNeve giacer come morto, sospettarono subito del patrigno.
Sfilarono il dildo-coda avvelenato, ma non dava cenni di ripresa.
“Presto, il collare!” Appena l'ebbero tolto, HairlessNeve tornò in sé e, nelle pause tra un pompino e l’altro, narrò ai nani quanto accaduto. 
Questi, nello sborrargli in culo, di nuovo l'ammonirono che stesse in guardia e non aprisse la porta a nessuno.
Al castello, Grimildo, sedutosi in trono, sopra il nuovo stalliere, affrontò lo specchio chiedendo:
“Dal murooohhh, specchietto, dillooohhh: nel regno chi è il più bellooohhh?”
Come al solito, lo specchio rispose: “Grimildo, il più bello qui sei tu; ma al di là di monti e piani, presso i sette nani, HairlessNeve lo è molto di più!”
Udendo per l’ennsima volta le ferali parole, rabbrividì tremando per la collera. Ingoiata l’intera eiaculazione dello stalliere, gridò: “HairlessNeve morirà! Dovesse costarmi la vita...”
- CONTINUA -

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