Gay & Bisex

marcooooo


di marc_dropsy
02.05.2012    |    11.866    |    3 8.8
"Pensavo a marco, al suo corpo ben diverso da quello di manuel, al suo cazzo circonciso di cui sentivo ancora il peso tra le mie mani, al suo petto massiccio..."
Le emozioni di quei giorni mi stavano occupando la mente ogni momento della giornata. Dovevo assolutamente darmi da fare altrimenti sarei impazzito così utilizzai il pomeriggio libero per organizzare la serata che sarebbe stata quella della riscossa. Avevo ancora qualche dubbio sul come mi sarei voluto divertire, soprattutto c’era il fatto che nei miei desideri marco doveva essere cosciente e capire cosa stesse succedendogli anche se in realtà finora potevo contare solo suoi stati di incoscienza.
Rientrai a casa poco prima di lui, feci appena in tempo per imboscare i miei acquisti in camera mia quando entrò in casa con suo cugino sandrino. Mi disse che si sarebbe fermato da noi per una settimana.
Mi chiusi in camera deluso e insoddisfatto. Non potevo resistere, dovevo sfogare la mia libido e l’arrivo del cugino sconclusionata tutti i miei piani.
Quella sera mi incontrai con manuel, un ragazzotto con un bel faccino anche se qualche chiletto di troppo. In genere sono molto selettivo nelle mie avventure ma questa volta l’esigenza di sfogare le voglie represse era troppa per cui cedetti alla sua faccia dolce e pulita da bravo ragazzo ma al tempo stesso vogliosa di sesso. Ci incontrammo sotto casa sua, la mia era ovviamente indisponibile. In passato ci eravamo scambiati qualche messaggio in chat senza in realtà prenderlo mai veramente in considerazione. Lo scelsi perché mi aveva raccontato che era studente di medicina e chirurgia. Chissà se nei suoi libri non ci fosse qualche informazione utile per i miei giochi con marco.
L’appuntamento era dato per trombare e basta così appena entrati mi fiondai contro di lui costringendolo al muro mentre con foga la mia bocca forzava la sua in un bacio violento, fatto di morsi e linguate sul faccino da ragazzo. Lui rispondeva al mio approccio muovendosi e cercando di ricambiare senza però poter eguagliare il mio ardore. Tutto di me lo sovrastava, l’altezza, la forza fisica, la decisione con cui bloccavo le sue mani immobilizzandolo. Era chiaro che sarei stato io a condurre il gioco e per quanto manuel volesse competere nella corsa passionale, la partita l’aveva persa in partenza. Cominciai a spogliarlo facendogli saltare i bottoni della camicia e strattonando gliela sfilai dal corpo lasciandogli i polsi imprigionati dai bottoni. Ancora più di prima i suoi movimenti erano impediti dall’indumento. Potevo cosi dedicarmi al suo corpo iniziando a carezzargli il petto in un misto di carezze dolci e movimenti più aggressivi disorientandolo ma al tempo stesso eccitandolo sempre più. Il suo sguardo passava dal libidinoso allo spaventato per tornare ad essere eccitato. Non doveva aver avuto molto a che fare con approcci del genere, in particolare quando mordendogli la spalla gli strizzai entrambi i capezzoli con fare deciso, colsi una sorta di timore nei suoi occhi che trasformai nuovamente in eccitazione calando il ritmo e baciandolo. Mi dedicai a tormentare il suo lobo destro dove aveva un piccolo orecchino fatto di un brillante. Con i denti mi divertivo a tirarlo. Mi contenni anche se avrei voluto poterglielo strappare per renderlo più maschio. Gli orecchini nei maschi non mi sono mai piaciuti. Tentava con le mani di controllarmi ma queste erano ancora imprigionate nella camicia scesa dietro la sua schiena. Passai a leccarlo con ardore tirando fuori la lingua in modo che la potesse vedere mentre titillavo i suoi capezzolini mentre con la mano mi dedicavo a pettinare i piccoli ciuffi di pelo biondo che adornavano la sua pancia sotto l’ombelico tirandoglieli di tanto in tanto fino a strappargliene qualcuno. Mi inginocchiai a levargli scarpe e calze e con un gesto veloce gli sbottonai i pantaloni calandoglieli alle caviglie. Nel far questo si piegò quasi a volermi aiutare, a voler essere partecipe di quanto stesse accadendo ma poggiai il palmo della mia mano sul torace e con un gesto un po’ brusco lo sbattei al muro. Ora era lì davanti a me, attendeva le mie prossime mosse, era buffo col suo sguardo interrogativo con i piedi imbrigliati nei pantaloni calati e le mani ancora attorcigliate dalla camicia. Risi guardandolo, quasi come uno sbeffeggio. Come volevo mi chiese perché. Risi nuovamente, ed in risposta gli chiesi dov’erano i 20 centimetri di cui si vantava, forse ce n’erano al massimo 14. Passai velocemente a palpargli le natiche per non dar troppo peso alle misure. Tutto sommato, pur non essendo il mio tipo, era carino ma soprattutto mi divertiva la sua innocenza. Io ero ancora completamente vestito, il cazzo si era indurito e ne sentivo la pressione contro i boxer ed i jeans. Mi è sempre piaciuta questa sensazione mista a piacere e fastidio.
Con una mano ripresi a trastullargli il petto e con l’altra mi insinuai dentro i boxer colorati cingendogli assieme le palle ed il cazzo. Sentivo la punta umidiccia di presperma sul mio polso mentre presi a tirarlo a me attraverso la presa nelle sue mutande per infilargli nuovamente la lingua in bocca. Con la mano potevo far muovere tutto il suo corpo, basta tirare perché venisse a me con piccoli passi, bastava spingere per farlo tornare contro il muro. Passai l’altra mano tra i suoi corti capelli tirandogli la testa indietro per poter passare i miei denti sulla sua trachea simulando per gioco di volergliela azzannare. Piccoli morsi erano da me usati per fargli capire chi dirigeva le danze. Con la mano nei boxer afferrai le sue palle stringendole appena mentre il mio sguardo andava dritto nei suoi occhi per leggerne un’espressione mista di spavento, dolore ed eccitazione. Il controllo della pressione sui suoi coglioni mi permetteva di modificare il suo sguardo ormai impietrito ma accondiscendente. Era chiaro che fosse un gioco in cui mi limitavo a dargli delle emozioni decise senza però mai sfociare nel dolore fine a se stesso.
Mi chiese di liberarlo. “Fai giocare anche me!”. Gli risposi che oggi si sarebbe divertito come volevo io e nel farlo gli calai i boxer senza troppo riguardo e facendo in modo che il suo pisello duro venisse piegato verso il basso mentre glieli sfilavo per poi scattare come una molla verso l’alto non appena l’elastico superò la sua lunghezza. Provò sicuramente un certo fastidio nell’operazione ed era quel che volevo. Mentre ormai gli stavo mordendo le labbra e la lingua mi dedicavo sempre più alle sue palle ed al suo buchino. Non volevo dargli soddisfazione segandolo e dedicandomi al suo uccello, anzi, nei miei movimenti facevo in modo che fosse sollecitato sempre solo attraverso contatti fortuiti . Ovviamente così facendo la sua eccitazione aumentava in misura della sua voglia di poter finalmente provare sollievo attraverso un contatto più dedicato. Ormai era asservito al mio gioco, così lo voltai con la faccia contro il muro schiacciandogli il petto contro il muro freddo mentre con l’altra mano gli stavo preparando il culo. Le mie dita entravano con piacere nel suo buco, non troppo stretto devo dire. Presi dalla tasca dei jeans una bustina di gel mono uso, mi slacciai i jeans e senza togliermeli tirai fuori il mio uccello per lubrificarlo e cominciai a scoparlo. Pensavo a marco, al suo corpo ben diverso da quello di manuel, al suo cazzo circonciso di cui sentivo ancora il peso tra le mie mani, al suo petto massiccio e scolpito coperto di peli. Pensando a marco scopai manuel contro il muro del suo ingresso. Lo usavo, usavo la sua bocca per togliermi i residui di lubrificante dalle mani, usavo i suoi capelli per asciugarle, schiaffeggiavo di tanto in tanto il suo sedere per sentire calore mentre usavo il suo culo per godere e sfogare i miei ormoni. Manuel gemeva da un po’, sicuramente non gli stavo facendo un dispetto, tutt’altro. Misurando il tempo che mi mancava per venire decisi di dargli soddisfazione, così cingendo il suo addome presi in mano il suo uccello e lo scappellai, era completamente bagnato lo appoggiai al muro spingendo il suo corpo ad aderire completamente alla parete. Col movimento del mio va e vieni dentro di lui feci in modo di fargli strusciare l’uccello contro la parete più volte in una raspa violenta ma ricca di sensazioni fino a quando cercò di portarsi indietro per venire. Non glielo permisi e schizzò la sua sborra avendo il pisello compresso tra il muro e la sua pancia. Un po’ della sua sborra colò sulla mia mano che usavo per controllare i suoi movimenti. La passai nei suoi capelli per ripulirla, mi sfilai dal suo culo, poggiai il mio cazzo tra le sue cosce sotto le palle e con due colpi di reni venni anch’io sporcando ulteriormente il muro ed i suoi pantaloni che erano ancora tra le sue caviglie. Manuel riprese fiato restando appoggiato alla parete mentre usai la sua camicia per pulirmi velocemente l’uccello e quindi riporlo nei jeans. Mi accostai alla sua faccia, lo baciai e gli sussurrai all’orecchio “grazie!”. Rispose ridendo, dandomi giocosamente del maniaco del sesso. In breve lo salutai ed usci da casa sua.

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