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Dalla mia maestra....mia madre...(dicarino)


di cuckold211
31.10.2014    |    61.116    |    5 6.7
"Sentii dolore ed anche tanto (non so come riuscii a trattenere un grido)..."
Un amico, che chiamerò Dicarino e con il quale ho condiviso tante esperienze erotiche, mi ha dato questo manoscritto, onorandomi ed onerandomi di divulgare quanto in esso contenuto, affinché tutti sappiano quanto intensamente abbia vissuto la sua sessualità. Questa è la sua storia, assolutamente vera e non di fantasia.
...Lei ne aveva fatti tanti! Soleva dirmi che il pompino è "l'espressione sessuale" più intimamente sensuale... la manifestazione di trasporto intimo alla ricerca del massimo del piacere. Niente di più bello, eccitante e fantasioso che godere di un bellissimo cazzo in bocca... e farlo godere.
Chi mi diceva queste cose era una splendida donna, amante di molti uomini, che era stata... "graditissima ospite" di tantissime serate nel circolo ufficiali alleati, nell'immediato dopoguerra. Ne aveva goduti di ogni razza e colore... Poi ha continuato negli anni successivi, essendo una donna bella e, sopratutto, notoriamente ricercata. Ecco, per lei un pompino era:
1) imboccare il cazzo quando è ancora moscio. Tutto in bocca a succhiarlo ed eccitarlo con la lingua... godere di sentirlo indurire al massimo sotto il palato... fino in gola;
2) tenerlo tutto in bocca, fino alle palle, per qualche secondo e, intanto, solleticarlo ed eccitarlo con la lingua...
3) venire su molto lentamente per gustare della sua lunghezza, aspirando con forza e dolcezza ad un tempo, quindi, con la punta della lingua, titillare il buchetto della capocchia...
4) nel frattempo, essere abile nel non usare mai le mani. Fare, possibilmente, tutto con la bocca; imboccarlo di nuovo tutto, scappellandolo con le labbra socchiuse in modo da ritrovarsi la cappella tutta aperta in gola....
5) goderselo con un buon lavorio di lingua, lento, circolare intorno alla capocchia e sul buchetto... e continuare ad aspirare... a succhiare...
6) venire su di nuovo lentamente. Ormai il cazzo è diventato duro come un paletto, e dritto!...
7) imboccarlo d'improvviso tutto d'un fiato. Continuare, intanto, a lavorarlo con la lingua...
8) venire su e giù, prima lentamente in maniera da gustarne lunghezza, grossezza e durezza...
9) poi sempre più velocemente...
10) e... aspettare il getto di sborra bollente. Raccoglierla tutta in bocca... guardare il proprio amante negli occhi ed ingoiarla... tutta!
Queste le SUE regole per un pompino ben fatto e così insegnò a farli, a me ed a mia moglie, che già sapeva, ma non era l'artista che poi diventò... allorché ne ebbe succhiati e... bevuti tanti. Centinaia? Forse più, ed anch'io...! Ecco la maestra, degna vestale del dio Priapo, al cui altare presentava i neofiti che se ne mostravano degni, indipendentemente dal sesso e dal grado di parentela. Al contempo, però, mamma premurosa, attenta e perspicace, come ebbe modo di rivelarsi quella volta che...
Ero adolescente e quasi tutti pomeriggi me ne andavo a perdere tempo da solo, ma spesso anche in compagnia di amici, giù al porto dove venivano scaricate dai battelli e sistemate in cataste le "panconcelle", che erano traversine di legno usate in edilizia per la realizzazione di solai. Capitava che tra le cataste, quando venivano sistemate con la gru, si creassero dei vuoti e in quegli spazi... in quelle trombe, noi ragazzi solevamo calarci spesso, eludendo il controllo del guardiano, per giocare a nascondino e... a volte capitavamo in due e, come è facile immaginare per adolescenti che già avvertivano i primi istinti sessuali, si finiva per "metterlo fuori" e "farselo in mano", perché no, anche reciprocamente. Un pomeriggio, però, al solito posto non c'era nessun altro ragazzo e mi aggiravo da solo tra le cataste, quando d'un tratto fui sorpreso dal guardiano. Avrei voluto scappare, ma me lo impedì, sbarrandomi l'accesso all'unica sorta di corridoio esistente fra le cataste. L'uomo mi raggiunse e prese a rimproverarmi per essermi introdotto in quel posto, stante la intrinseca pericolosità. Poi... tacque. Mi guardò: era d'estate e indossavo pantaloncini corti, con le gambe bene in vista. Con una mano mi accarezzò la coscia destra e, palpandomi, la portò sulla mia natica. Ero inebetito, come nel limbo. Non provavo timore e la cosa mi... piaceva. Mi disse di seguirlo e mi portò in una di quelle trombe vuote, ben nascosta tra le cataste di legname. Formò un sedile con alcune traversine e ci si sedette, poi... mi slacciò i pantaloncini, li abbassò insieme alle mutandine, mi fece girare, mi fece piegare così da mostrargli il culo (che bella sensazione!)... mi puntò sul buco il suo sesso bollente, duro che premeva e lo sentivo gemere, finché sentii la sua mano, dietro di me. Con due dita bagnate (di saliva?) mi lubrificò il buco, quindi mi tenne fermo per i fianchi e... con due colpi, in rapida successione, l'uno dopo l'altro, mi entrò tutto nel culo. Sentii dolore ed anche tanto (non so come riuscii a trattenere un grido). Mi tenne fermo e non si mosse da quella posizione per un tempo indefinito. In effetti, quando s'avvide che il dolore si era attenuato, se ne uscì quasi completamente, per poi riaffondarlo, questa volta, con molta lentezza. Non pensavo neanche lontanamente che stessi lì a fare una cosa che non andava fatta: mi piaceva sentirmi entrare in corpo quel magnifico cazzo, bello, duro, lungo, con una capocchia che, andando avanti e indietro, faceva fatica ad entrare. Ad un certo punto, aumentò la velocità e... che ricordo! quelle sue mani strette sulle mie natiche... emise un profondo sospiro, diede qualche colpo in profondità e disse: "ti ho rotto il culo. Ti ho sverginato", sentendomi inondare, all'interno, di un liquido caldo caldo, ma infinitamente soddisfacente. Nella mente di un adolescente certe esperienze non si catalogano: si vivono o si subiscono. Io, posso dire, di averla vissuta.
Sta di fatto che mi riassettai, alla meglio e ritornai a casa. Il buco del culo, fradicio di liquido, mi doleva per cui camminavo in modo innaturale, quasi come quando si ha necessità di correre in bagno. Rientrato, mia madre mi vide e si accorse subito della stranezza del mio modo di camminare... ero in imbarazzo e non sapevo cosa dirle... allora, con la sua solita dolcezza, mi chiese di raccontarle dove fossi andato e cosa avessi fatto. Le raccontai di essere stato sorpreso dal guardiano e, esortato a non nascondere nulla dal tono della sua voce amorevole e suadente, cominciai a raccontarle cos'era accaduto. Lei insisteva nelle domande e mi faceva ripetere alcuni particolari, e quando giunsi al punto in cui ero stato sverginato, non ne fece un dramma, ma, presomi per mano, mi portò in bagno. Volle che le mostrassi il culo, "perché" diceva "voglio vedere come te l'ha aperto. Povero figlio mio" (anni dopo mi confessò che il racconto l'aveva eccitata e non poco). Ella me lo guardò a lungo, allargando il buco con le mani; mi diceva che era tutto bagnato e fradicio di sborra. Ad un certo punto, piegato com'ero, lei prima ci passò la lingua, poi vi introdusse due dita. Andava anche lei avanti e indietro, prima lentamente e, poi, sempre più svelto... e voleva sapere se mi piacesse... mi descriveva come me lo aveva ridotto il guardiano e così via...
Conobbi quella volta cosa fosse la vera eccitazione, non quella, che altro non era se non curiosità, che credevamo di sentire quando capitava di "farcelo in mano". L'eccitazione di un piacere che sentivo nascere dentro di me e che si manifestò con l'indurimento del pene che, anche se di adolescente, era già ben sviluppato. L'episodio - fu il primo di una serie che è durata per anni, anche da sposato- si concluse con la mano di mia madre che si racchiuse a coppa sul membro.
Il guardiano? Ci sono tornato tantissime altre volte per riprovare quel piacere intenso e indicibile di essere "posseduto e goduto" da un bel cazzo. Ecco come ebbe inizio la mia avventura sessuale... e sensuale.
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