Desideri nascosti II

Dopo quello che accadde con mio padre il nostro rapporto ebbe un miglioramento.
Il mio gesto l'aveva scosso e ora mi dedicava più attenzioni, non parlava dell'accaduto ma si interessava a me e si spingeva a contatti, carezze e sorrisi che prima non aveva mai espresso in quel modo.
Mia Nonna purtroppo non si riprese ma morì a ottobre e mia mamma cadde in depressione.
Il Natale che seguì fu triste e mia madre era sempre più distante da me e mio padre, c'erano momenti in cui sembrava felice ma non era altro che la calma prima della tempesta.
Fu in un giorno in cui sembrava stesse bene che accadde.
Andammo tutti al parco e ridevamo, scherzavamo come non accadeva da tempo, sembrava che tutto fosse passato che ora sarebbe tornato tutto alla normalità.
La sera a casa eravammo rilassati e tranquilli mia madre sorrideva come non lo faceva da tempo.
Lei e mio padre iniziarono a cucinare mentre io apparecchiavo, a un tratto lei disse che doveva assentarsi un momento per andare in bagno e sarebbe tornata subito.
Dopo dieci minuti mio padre capí, corse in bagno, busso forte urlando ma senza risposta e con un calcio sfondó la porta.
Lei era riversa a terra, mio padre si inginocchiò e le prese tra le mani il volto mentre io ero fermo sull'uscio della porta, era come se non fosse vero quello che stavo vivendo.
Fu la voce tonante di mio padre a farmi tornare alla realtà "CHIAMA SUBITO UN AMBULANZA" corsi dal telefono e così feci.
Non riuscirono a salvarla, aveva assunto una dose letale di farmaci.
Io e mio padre eravamo rimasti soli.
Sentivo la sera piangere mio padre, un uomo così forte imponente e all'apparenza invincibile ora mi appariva in tutta la sua fragilità. Il senso di colpa e il rimorso lo attanagliavano e non si dava pace.
Davanti a me e agli altri non si mostrava mai debole e sembrava sempre avere il pieno controllo di tutto mascherando il suo dolore, io però lo vedevo fin troppo bene che poi non era così diverso dal mio.
Una sera mi alzai e andai nella sua camera, era sveglio ovviamente.
I raggi della luna filtravano dalla finestra socchiusa da cui entrava l'aria dolce di Giugno, si vedeva il suo corpo nudo e muscoloso coperto per metà da un sottile lenzuolo.
Vedendomi si appoggiò sui gomiti sollevando appena il busto e con quel movimento fece scivolare il lenzuolo fino al linguine.
Era buoio ma i suoi occhi sembravano più neri della notte, aveva lo sguardo di un leone ricolmi di fierezza e la nobiltà intrinseca del suo essere nonostante il dolore che si percepiva invadere la sua anima.
Rimasi fermo così per meno di un minuto che però sembró un tempo indefinito e poi con un sussurro profondo mi disse "Che ci fai qui?"
Non lo sapevo nemmeno io, ero ipnotizzato dal suo corpo possente scolpito da una vita dura, rapito dal suo viso giovane ma allo stesso tempo maturo e un po' sprezzante, suggestionato dal suo sguardo che mi inchiodava li nella notte.
Non dissi nulla ma piano piano mi avvicinai e  mi sdraia al suo fianco, lui a sua volta non disse nulla e ci guardammo.
Il danzare del vento e il canto dei grilli faceva da sottofondo al battito dei nostri cuori, mi sorrise e con una mano mi accarezzó il volto dolcemente, io abbassai la testa e la nascosi nel suo petto avanzando con il mio corpo al suo avvertendo la sua completa nudità.
Lui mi strinse e mi diede piccoli baci sulla testa, con le mani io alzai il lenzuolo che ci separava, mi tolsi i boxer che mi coprivano e mi strinsi più forte a lui.
A poco a poco i nostri corpi si intrecciarono, i nostri respiri erano più frequenti e le nostre labbra per la prima volta s'incontrano...

Continua...