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Essere zio (capitolo secondo)


di Mylady06
11.10.2013    |    30.829    |    2 9.7
"Seeei… seiiiii bravissimooooo… mi stai… facendo impazzire…..."
Ciò che era accaduto quella sera con Eleonora mi lasciò sconvolto per molto tempo a seguire. Come in un film, spesso scorrevano avanti e indietro nella mia mente le immagini di lei seduta accanto a me sull’auto, le sue gambe, la sua mano che provoca, cerca e afferra, il piacere immenso della sua calda bocca, e soprattutto il finale… con il sorriso e l’occhiolino del saluto.
Da allora avevo continuato a rivedere Eleonora nelle stesse occasioni di sempre, quando con le famiglie si andava a cena insieme o si festeggiava una ricorrenza, oppure quando lei passava da casa nostra per un saluto al cugino…. Era sempre così spontanea, così normale che mettevo in dubbio che ciò che era successo fosse realmente accaduto o fosse stato invece il sogno di una mia fantasia.
L’innegabile paura che la storia uscisse fuori, creando disastri nelle famiglie, veniva sopita dalla tranquillità che mi trasmetteva quella sua indifferenza. Non uno sguardo particolare nei miei confronti, non un ammiccamento… nulla di nulla. Ciò mi rendeva però sicuro che non si sarebbe mai tradita e soprattutto che non avrebbe mai tradito me.
Ma sul sorriso e l’occhio strizzato avevo un forte dubbio: cosa aveva voluto significare? Tutto finito o forse, come in fondo non mi sarebbe dispiaciuto, un giorno ci sarebbe stato nuovamente qualcosa?
Mi adattai così a quella situazione di limbo. Ma non durò molto.
Da qualche tempo mia moglie si era fissata che voleva cambiare le tende della finestrona del salone; non immaginate quante volte l’ho dovuta seguire per negozi: quelle già pronte e solo da appendere non le piacevano o per un motivo o per un altro.. Non ne potevo più.. Delle tende non mi interessava proprio nulla: mi andavano benissimo quelle che avevamo. Dopo l’ennesimo pomeriggio girato a vuoto sbottai… “Ma perché non ti scegli un tessuto e te le fai cucire?”. “Ma non sai quanto costa!!!” – rispose. Feci un rapido calcolo di mia convenienza pensando al tempo già perso e dissi : - “Non importa, dai… possibile che non conosci nessuna sarta o chi sappia cucire tra le tue amiche?”.
Qualche giorno dopo, tornando dal lavoro mia moglie disse: - “Non puoi immaginare la novità! Parlando con mia sorella ho saputo che Eleonora ha frequentato un corso di cucito…!! Adesso non è molto impegnata con l’università e quindi potrebbe fare lei la tenda. Poi per sdebitarci le daremo qualche soldino… deve comprare ancora i libri per studiarei…. gli farà certamente comodo….Che ne pensi?”.
Abbassando il giornale che stavo leggendo, annuii.
Due giorni dopo. Mia moglie, mentre sorseggiavo il caffè che mi ero appena preparato: - “Amore, ti ricordi delle tende? Ti avverto che domani pomeriggio viene Eleonora a prendere intanto le misure della finestra; io non ci sarò perché è giovedì e sai che il giovedì è il giorno in cui devo rimanere al lavoro fino a sera”. “Va bene” – bofonchiai – “tanto non ho nulla da fare… starò io a casa ad aspettarla.”
Mi ustionai la bocca con il caffè appena realizzai che mi sarei trovato solo con Eleonora…. a casa mia…. soli… tranquilli…. senza alcun rischio di essere visti da occhi indiscreti…
Che stupido ero! Già pensavo a chissà che e stavo facendo i conti senza l’oste.
E’ giovedì, sono le 17,00 … sono appena tornato dal lavoro. Una rapida doccia. Tra poco arriverà Eleonora. Come mi faccio trovare? Seduto che leggo il giornale? No, scontato. Davanti al PC? No, magari pensa che sto su qualche sito porno…. Mentre attacco il quadro? No, l’ultima volta ho fatto un cratere sul muro….
A risolvere i dubbi ci pensa il campanello del citofono che suona… il tempo che l’ascensore sale.. il din-don del campanello di casa, apro…. È Eleonora.
“Ciao zietto? Che stavi facendo di bello?”
“Nulla, proprio nulla..”
“Zia non c’è, è al lavoro, vero? E neanche il cuginetto che so che oggi ha gli allenamenti di calcio. Allora, mi spiace tanto, ma sarai tu che mi aiuterai a prendere le misure per le tende!”
Eleonora si toglie il giaccone e lo butta sulla sedia dell’ingresso. Un tuffo al cuore. Sotto indossa una camicetta bianca ed un gonnellino jeans così piccolo che sarebbe andato bene anche alla Barbie (la famosa bambola).
La strada la sa, la seguo nel salone. Osserva le finestra. “Ahi! Ahi!.. come è alta! Zio, hai una scala? Se no come ci arrivo lassù! Mi serve misurare per sapere quanto devono essere lunghe le tende!”.
“Un attimo. Adesso te la vado a prendere. La tengo sul terrazzo, è una di quelle pieghevoli”
Tornai e vidi che Eleonora già aveva preparato sul tavolo il foglio e la penna per segnare gli appunti, e il metro. Organizzatissima. Per sicurezza abbassai la serranda e sistemai la scala.
“ Zio, adesso non andare via mentre salgo, anzi, rimani qui e tienimi ferma la scala che quando sono su mi devo muovere per prendere le misure!”
Cominciò a salire .. uno, due gradini. Dietro lei afferrai con le mani i lati della scala. Al terzo gradino avevo il suo gonnellino a dieci centimetri dal viso. Quattro, cinque e sei… Ora è’ in cima alla scala.
“Tieni forte zio, quassù è bello alto!”. Certo che tenevo forte. Non avrei potuto fare altrimenti. Sotto il gonnellino…. Niente!!! Si sporse un po’ in avanti per poggiare il metro sulla finestra e per mantenere l’equilibrio inarcò la schiena…. il gonnellino si allontanò dalle sue cosce…. anche la luce della stanza, in quel modo, si era fatta strada là sotto…
“Zio, cosa te ne pare?”
“Bella!!!” – risposi.
“Bella? Che c’entra? ….dicevo: che te ne pare…. se la nuova tenda arriva fino qui?”
“Per me benissimo, perfetta!”
“Bene allora scendo. Oddio…ma come sono in alto…!!! Ho paura! Zio, mi giro e provo a scendere come dalle scale di casa, e tu mi tieni le braccia per non perdere l’equilibrio, ok?”.
Il problema è che Eleonora è un vulcano: dice le cose mentre le sta già facendo… non da alcuna possibilità di risposta.
La tenevo forte per le braccia, mentre scendeva rivolta in avanti… piano, piano, un movimento dopo l’altro: …quinto gradino, quarto …. poi venne il turno del terzo, il fatidico. A quel punto Eleonora tirò le sue braccia verso dietro; io che le tenevo ancora mi trovai con il viso a contatto di quella grazia di dio… che profumo inebriante….. Rimasi così per qualche secondo poi Eleonora, con un soffio di voce mi disse: - Zio, non credi sia giunto il momento di contraccambiare qualcosa che è accaduto quella volta che mi hai riaccompagnata a casa?
Senza dire una parola cominciai ad assaggiare quella pesca…. l’odore già mi aveva inebriato… cominciai ad assaggiarla…. prima superficialmente… poi sempre più in fondo.
Eleonora cominciò a gemere. Allargò definitivamente quelle sue bellissime gambe… e lo spettacolo mi apparve un tutto il suo splendore. Non c’era nulla che ostacolasse il veloce movimento della mia lingua su quella pelle levigata con maestria sicuramente solo qualche attimo prima di arrivare a casa mia. Mollai la presa dalle sue braccia. Con le mani avvolse la mia testa spingendola verso di se affinché la mia lingua potesse giungere sempre più profonda esplorandola le parti più profonde. “Zietto, ti voglio tanto bene! E sei….seeei… seiiiii bravissimooooo… mi stai… facendo impazzire….. mi stai facendo….. quasi …. godere. Godo, zio, godoooooo! E sentii i suoi giovani umori bagnarmi ancora di più…… Continuai la mia opera… poi alzai lo sguardo per vederla in viso… era rossa… stravolta… ma sorridente per il piacere ricevuto. Per un attimo rimanemmo tutti e due immobili quasi a voler fissare quel momento. Poi lei scese gli ultimi due gradini rimasti e si sistemò il gonnellino. la camicetta e come suo solito ciondolò la testa per rimettere a posto i suoi lucentissimi lunghi capelli biondi.
“Adesso però devo riportare le misure delle tende altrimenti zia pensa chissà cosa…..”
Quale estasi…!!! Erano anni che non gustavo il sapore di un frutto ancora acerbo ma già maturo per essere colto. Avrei voluto tenere ancora i suoi umori che pian piano si asciugavano sul mio viso… ma non era certamente il caso.
“Allora, quando viene zia, le dici che io ho fatto quello che dovevo fare e che tu sei stato bravissimo…… ad aiutarmi.”
Si rimise il giaccone e chiamò l’ascensore. Un attimo prima che la porta automatica si aprisse: - “Ciao zietto, peccato che dovevo prendere le misure di una sola finestra..!! E sparì… per quella sera.
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