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Fino alla vigilia del mio matrimonio - Cap. 1


di giov60
19.05.2016    |    56.897    |    2 9.4
"Salita al piano superiore entra in camera mia già eccitata..."
Fine degli anni ottanta dello scorso secolo. Mi chiamo Giulio e ho 30anni, non bello ma molto maschio, con una dotazione di cui vado fiero. Sono timido di natura, ma anche molto maiale e nessuna donna che ha conosciuto il mio cazzo ha saputo resistere: nemmeno una madre superiora, suora più per scelta che per vocazione.
Sono le 23.30 e sono disteso nel mio letto, fa caldo e sono nudo. La finestra è aperta per far filtrare un po’ d’aria. Dopodomani mi sposo. Ma stasera per il mio addio al celibato avrò modo di ubriacarmi di sesso con la persona che da sempre mi è stata vicina in questi anni: mia sorella.
Mentre l’attendo la mia mente vaga nei ricordi di questi ultimi trent’anni.....
Abito in una paesino del sud Italia dove, negli anni in cui hanno avuto luogo gli avvenimenti che racconto, molte erano le famiglie nelle quali uno o più componenti, quasi sempre i maschi, erano emigrati all’estero o nel nord Italia per motivi di lavoro.
Nella mia famiglia solo il fratello di papà si era trasferito in Francia quando ero appena nato e lì si era fatta una sua famiglia. Ci si incontrava ogni anno durante l’estate e a volte capitava che qualcuno di noi andasse ospite da lui. Morti i nonni, in casa eravamo quattro: i miei genitori Alfonso e Grazia, io e mia sorella Mina anche se il suo vero nome è Domenica, di tre anni più giovane di me.
Io e mia sorella siamo stati sempre molto uniti, anche troppo direbbe qualcuno, dato che fin da ragazzini è stata lei la mia palestra di vita e di sesso. Abbiamo dormito assieme fino a quando, ero in prima superiore, ho chiesto ai miei di poter occupare una delle camere del piano superiore di casa dove ospitavamo lo zio e la sua famiglia in estate e dove potevo tranquillamente rimanere anche quando i parenti fossero scesi dalla Francia.
I miei avevano un avviato negozio in paese e quindi noi ragazzi, dopo la dipartita dei nonni, eravamo sempre soli in casa di pomeriggio. Aiutavo mia sorella nei compiti di scuola, studiavo con molto profitto e, quando gli ormoni si misero in circolo nei mio corpo, naturalmente l’ho coinvolta in questa mia situazione nuova come lei ha fatto con me.
A quell’epoca, quando anche tra compagni di scuola si iniziava a parlare di sesso, i suggerimenti dei più grandi fra noi era quello di spiare le nostre mamme, zie, insomma tutto l’universo adulto di nostra conoscenza. In paese non c’era molto per svagarsi e quindi quello che sapevamo, in genere, lo si apprendeva o dagli amici più adulti, al cinema o, per quelli che l’avevano, la televisione.
Io ero più fortunato di molti miei compagni perché a casa avevo anche papà, quindi spiando i miei genitori avevo avuto un quadro più dettagliato della situazione e i miei mi avevano anche comperato, una bellissima enciclopedia a più volumi, dove alla voce “apparato genitale” ho appreso tutte le informazioni del caso e della vita riproduttiva della specie umana. Quindi ero a conoscenza che il mio “parco giochi” quanto quella di mia sorella era anche destinato ad altro e più nobile fine, ma allora per me come per mia sorella, era soprattutto “parco giochi” e tale doveva rimanere! Poi anche l’esempio appreso attraverso mamma e papà rafforzava questa convinzione, dato che loro si divertivano molto a letto e non solo lì, dandoci esempi di quanto vasto fosse il mondo del sesso.
Mia sorella all’inizio fu la mano delle mie masturbazioni, poi giocando al classico dottore e ammalato voleva fare sempre il dottore per curare il mio cazzo e passava lungo tempo a farmi dei pompini favolosi, che le piaceva praticarmi con assiduità da quando aveva scoperto la cosa spiando mamma un pomeriggio in negozio. Era infatti andata da loro per delle commissioni, sbrigate le quali era rientrata dalla porta posteriore non vista; quel pomeriggio non c’era molta gente in giro e quando si era affacciata per comunicare che aveva terminato l’ambasciata, aveva sorpreso mamma in ginocchi sotto il bancone e papà in piedi davanti a lei. Guardando meglio mamma aveva preso in bocca l’uccello di papà mentre lui estasiato stava ritto dietro il banco del negozio; nemmeno l’ingresso di una signora che si era recata li solo per dei consigli, altrimenti papà sarebbe stato costretto a muoversi per servirla, aveva posto termine al loro gioco. In casa di pomeriggio quando l’aiutavo per i compiti si sedeva sempre addosso a me per sentire il turgore del mio cazzo sul suo culetto.
Spesso lei non indossava le mutandine cosi da poter giocare con più libertà. Tanti sono stati i momenti passati insieme e, anche se non eravamo assatanati come potrebbe sembrare da queste poche righe, abbiamo, specialmente quando lei ne aveva voglia, goduto del nostro desiderio di stare assieme.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno mi regalò un tubetto di vasellina: quella notte volle essere inculata e fu una notte sublime.
Poi alla festa dei miei vent’anni mi regalò la sua figa, non posso dire, infatti, che mi volesse regalare la sua “verginità”, dato che la mia quasi diciottenne sorellina, grazie anche a me, a quell’epoca, era una femmina molto esperta di sesso, quasi una troia. E quando la chiamavo così ne era lusingata.
E vestita come una troia, infatti quella sera si presentò in camera mia con minigonna inguinale, reggiseno a balconcino preso “in prestito” da mamma dato che già allora aveva sviluppato una bella terza misura come la nostra genitrice, che non era certo una santarellina visto il suo vasto assortimento di intimo “tiracazzo” come diceva papà, calze autoreggenti, sempre di mamma e tacco dieci ai piedi, il primo paio di scarpe da “adulta” acquistate tempo prima per un matrimonio.
Era da poco passata la mezzanotte e, dopo aver messo in ordine casa, eravamo tutti nelle nostre stanze, io ero nudo ed in fremente attesa che mia sorella arrivasse perché sapevo del regalo che voleva farmi, o meglio che voleva farsi, ma lei, che intanto si era cambiata e vestita come sopra descritto, doveva prima accertarsi che mamma e papà dormissero prima di poter salire da me, il caso volle che invece quei due, eccitati dalla festa appena conclusa, erano in altre faccende affaccendati. Poi sentendo mamma godere, aveva capito che era il momento giusto. Salita al piano superiore entra in camera mia già eccitata.
Inizia con un lento spogliarello, degno di una professionista del sesso, e quando vedo il suo reggiseno il mio uccello ha un’impennata che non passa inosservata al suo occhio furbo. Le dico di non toglierselo tanto i suoi capezzoli sono bene in vista, dato che l’indumento è fatto proprio apposta per sorreggere il seno lasciandolo nudo. Ma lei replica che ha capito bene che mi piacerebbe che ad indossarlo fosse mamma. Altra impennata del mio cazzo. Ma stanotte io devo essere tutto per lei ed è lei a portare avanti il gioco. Praticamente stasera vuole impersonare mamma e vuole che cosi la chiami perché ha capito che la cosa mi eccita cosi come eccita lei quando sono io che impersono papà quando a volte vorrebbe succhiare il suo uccello. Comunque stanotte scopo, o meglio, faccio l’amore con mia sorella ed è stupendo entrare nella sua figa già abbondantemente lubrificata dalla sua voglia. Lo facciamo a lungo e il mattino ci trova abbracciati nudi e soddisfatti. Riesce a tornare in camera sua appena in tempo da non essere sorpresa da papà che, come ogni mattina, si alza presto per andare a preparare il negozio.
Comunque già la settimana dopo, mentre ero intento a preparare un esame, la sorellina vogliosa è tornata alla carica. Come succedeva quando aveva voglia, perché se non era lei ad aver voglia nemmeno mi dovevo avvicinare, era entrata in camera mia con un grembiule già abbondantemente sbottonato e si era appoggiata con il sedere al bordo della scrivania l mio fianco e con una ingenuità da far cadere le braccia mi chiede se non fosse stato il caso ormai di coinvolgere mamma e papà nei nostri giochi, mentre con una mano si sta masturbando davanti ai miei occhi. La guardo sbalordito e le chiedo se per caso non fosse impazzita.
Non avevo mai avuto mire su mamma, anche se mi eccitava il pensiero, perché, pur essendo una bella donna, la vedevo appunto solo come mamma, anche se alcune volte l’avevo spiata, come tutti i ragazzi miei amici ed ero rimasto affascinato dal suo corpo maturo e ben fatto e soprattutto dalla maliziosa biancheria intima che spesso indossava per il piacere di papà e suo. Mia sorella invece era più assidua nel seguirla e aveva scoperto cose a me sconosciute. Da viziosa qual era si era accorta di certi sguardi di papà, il quale si era accorto che la ragazza doveva sapere molti di più di quanto ci si aspettasse da una adolescente di nemmeno 18 anni. E qualche giorno prima, sempre in negozio, aveva sentito da loro due pensieri poco edificanti nei confronti di noi figli, poco edificanti ma molto eccitanti. Mamma era appoggiata al bancone e papà dietro di lei le faceva sentire “quanto l’amasse”. Lui sornione le diceva se le fosse mai accaduto di “sentire” se fossi cresciuto o se si era resa conto di che bel pezzo di ragazzo ero diventato. Mamma sculettando diceva di no, ero troppo un bravo ragazzo per certe cose!
“Ma ti piacerebbe se Giulio fosse adesso al mio posto?”
“Non dire fesserie! Non potrebbe mai accadere”
“Lo hai mai provocato?”
“Certo che no, io ho te e mi basta un maiale per casa”
“Beh, se di maiali ce ne fossero due….”
“Perché tu faresti cose con nostra figlia?”
“Mai dire mai!”
“Che porco che sei. Ma non ti vergogni? E’ tua figlia, una bambina!”
“Si una bambina che già si mette le calze, i tacchi, e poi con quelle belle gambe e quel sederino che gli hai fatto…. Se solo mi accorgo che mi provoca un po’ ti faccio vedere io!”
“Non dirlo manco per scherzo! La bambina sa poco della vita, quel poco che mi ha chiesto e poi vedi che non ha nemmeno un ragazzino che le fa il filo? E anche Giulio non ha la ragazza anche se so che qualcuna lo sta puntando da tempo; ma lui pensa solo a studiare.”
“Amore mio ma non ti sei mai chiesta come mai ‘sti nostri figli non hanno ancora un amorino? Come mai vanno invece d’amore e d’accordo tra loro? Giulio non mi pare sia uno a cui non piacciono le donne e Mina spesso veste come se dovesse arrapare qualcuno…. Questi due, e non lo penso da oggi, sono solo due acque chete…ma sotto sotto….”
“Ma che dici, una mamma si accorge di certe cose!”
“Facciamo che siamo noi a provocare loro e vediamo chi ha ragione”
“Ma dici sul serio? Ti sei bevuto il cervello?”
“In questo paese se uno si vuol divertire che deve fare? Così almeno ci divertiamo un pochino!”
“Ma senti questo!”
“No cara sei tu che adesso stai sentendo ‘sto cazzo!”
Solo l’ingresso in negozio di un cliente ha messo fine a questo perverso gioco coniugale.
Questo il colloquio ascoltato da Mina, o almeno questo mi aveva raccontato. Ero stupito, aveva ragione papà nel dire che qui da noi divertimenti non ce n’erano, ma da qui a pensare di fare sesso con noi figli per “giocare” ce ne passava! Comunque siccome la perversione doveva essere di famiglia, pur non volendo fare il primo passo, non mi sarei tirato indietro. Da una donna matura c’è solo da imparare e per quanto riguarda Mina era già eccitata da quando aveva visto il cazzo di papà in bocca a mamma.
Alcuni giorni dopo mamma non era andata a negozio perché doveva sbrigare acne faccende a casa. Mina era da una sua amica e quindi ad un certo momento mi sentii chiamare. Esco dalla mia camera e la trovo in sala intenta a pulire il ripiano più alto della cristalleria, arrampicata sulla scala. Sembrava di essere sul set di “Malizia”. Una gonna corta che mai avrebbe messo in pubblico, gambe inguainate in un paio di calze con reggicalze, l’arto sinistro sul gradino più alto, il destro più in basso. Una bella visione certamente. Ma come accorro a prendere quello che aveva in mano per poggiarlo sul tavolo, mi avvedo che sotto indossa le solite mutandine di cotone.
“Scusa mi aiuti un attimo a sistemare?”
“Certo mamma vedi che sono già qui!”
Non posso non guardare in alto per afferrare quanto lei mi porge. E lei:
“Che fai mi guardi le gambe?”
“Come se non le avessi mai viste!” rispondo con sufficienza; ma sotto sotto la visione non era affatto male, mamma ha proprio un bel paio di gambe proprio quelle che ti aspetti da una donna di 45anni che ci tiene a mantenersi in forma.
Faccio una fatica tremenda a non allungare le mani e per diversi minuti mi beo della visione privata che mamma generosamente mi concede. Lei non osa di più e le sue mutande sono per me motivo per rimanere al mio posto.
A sera racconto la cosa a Mina che sorniona mi sta masturbando per spegnere la mia eccitazione.
“Visto che avevo ragione?”
“ Se fosse vero mamma si sarebbe fatta trovare senza mutandoni.”
“ Forse non se la sente e papà deve averla spinta con forza.”
“Può darsi, ma rimane il fatto che a me basti tu: è te che desidero sempre.”
La sua bocca accoglie golosa il mio piacere e non se ne lascia sfuggire nemmeno una goccia.
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