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Fino alla vigilia del mio matrimonio - Cap. 3


di giov60
19.05.2016    |    27.903    |    1 9.6
"Una bocca che sembrava fatta per i pompini, quelli da serie A anzi da Champions..."
In quegli anni alcuni amici sia miei che di mia sorella frequentavano casa nostra e noi la loro. Perché, va bene fare sesso in famiglia, ma ci piaceva anche guardare fuori dalla porta di casa e poi io ero molto attratto dalle tante mamme “vedove bianche” che c’erano in paese. Troppe erano le voci che si rincorrevano nei vicoli del borgo. Quindi dato che tre indizi fanno una prova, qualcosa di vero doveva pur esserci. Per cui con gli amici si cercava di prendere di mira quelle signore di cui più si sparlava. Poi scoprii che “il pettegolezzo” e meglio ancora proprio quello di sparlare delle vedove bianche era un gioco di società in quegli anni nei nostri paesi del sud; quasi sempre erano fandonie messe in giro solo per passatempo e per occultare le verità non dette e che di solito riguardavano proprio chi invece seminava zizzania.
Una di queste malelingue era la madre di un’amica intima di mia sorella, non certo la più carina tra le sue compagne, anzi! Coetanea di Mina, mi aveva colpito perché seppur magrissima, oggi si direbbe anoressica, aveva una splendida bocca carnosa, due labbra bellissime e gonfie. Una bocca che sembrava fatta per i pompini, quelli da serie A anzi da Champions. Madre natura aveva dotato questa ragazzina magrissima, piatta davanti e dietro, di un viso dolce con al centro queste labbra quasi oscene che attiravano la mia attenzione e mi eccitavano quasi fosse una figa. A dirla tutta il suo volto sprizzava sesso come quando guardi la faccia truccata di una troia esperta. Ma la professionista si atteggia per attirare l’attenzione, lei invece era cosi di natura. Il suo nome Carla.
Di famiglia non benestante, il padre era all’estero da anni per lavoro ma spendeva per se molto mandando a casa pochi soldi cosi da costringere la madre a cercare qualsiasi lavoro domestico per tirare avanti. Da qualche tempo era stata presa a servizio dal farmacista e passava in quella casa quasi tutta la giornata. Aveva il volto segnato dalla fatica di vivere ed era una delle donne più riservate che conoscevo, sempre taciturna, vestiva in modo sciatto e nulla a prima vista la faceva sembrare una bella donna. Forse anche perché era cosi “invisibile”, passava inosservata ai più ma era anche una delle più informate malelingue del circondario. Essendo la domestica del farmacista e della sua famiglia si era trovata al centro del “servizio stampa” del paese, infatti era proprio la farmacia, con la chiesa e la bottega degli alimentari la fucina del pettegolezzo femminile. A suo modo sembrava anche burbera ed autoritaria e in casa sua entravano solo sua sorella, suo cognato, mia sorella quale amica della figlia e poche altre persone di famiglia.
Insomma una donna “casa e chiesa” molto riservata e “vedova bianca” ma certamente non tra le più appetibili almeno a un primo sguardo.
Quando io e mia sorella avevamo tempo, spesso parlavamo dei ragazzi e delle ragazze di nostra conoscenza ed io la spingevo affinché mi facesse un po’ di pubblicità con le sue amiche, mentre io avrei fatto da tramite con qualcuno dei miei che a lei interessava avvicinare.
Eravamo proprio nel bel mezzo di un “69”, quando le confidai delle labbra di Carla, la sua amica “secca”. Mi guarda stupita chiedendomi come poteva essermi venuta voglia di quella schiappa secca, quando c’erano diverse sue altre amiche più belle e anche più ricche che mi facevano il filo e che erano pronte a farsi corteggiare da me.
“Tu sei tutto scemo.”
“Dici? Eppure quel faccino mi sa tanto di troia.”
“Io sono troia, quella è solo una ragazzina anche se ha la mia stessa età.”
“Dai vedi di entrarci in confidenza intima…. Parlate un po’ di sesso e uomini..”
“ Quella secondo me, gli uomini non li pensa nemmeno!”
“Ma tu provaci a parlare, hai visto mai!”
“Dai fratellone fammi godere con quella bella lingua invece di dire fesserie!”
Così pensando, ho goduto in bocca a lei che, con la solita golosità, si è saziata della mia sborra, mentre io le affondavo la lingua nella sua stupenda e calda figa e dissetandomi della dei suoi umori.
Dopo qualche giorno la vedo entrare in negozio, con il solito grembiule che indossava sempre, le gambe magrissime e la sua folta capigliatura bionda. Mi chiede di Mina e la invito ad entrare nella piccola stanza che fungeva da ufficio. Mia sorella era intenta a registrare alcune fatture. Le lascio sole per qualche tempo per poi entrare anche io visto che in negozio non c’era nessuno. Vedo che mi fissa con i suoi occhioni e noto che mi guarda il cavallo dei pantaloni. Le mie impressioni sono confermate. Esco quasi subito perché non voglio interrompere i loro discorsi. Quando esce per tornare a casa, sarà passata oltre mezzora, noto che ha il viso molto arrossato.
Mia sorella è ancora sul divanetto dell’ufficio, la vedo divertita ed eccitata. Le chiedo di cosa hanno parlato e lei mi dice che l’argomento principe sono stati i ragazzi, un paio in particolare ed uno di questi ero io.
“Mi è venuta un’idea, fratellone. Perché non le chiedi se vuole venire a lavorare qui da noi?”
“Farebbe scappare la clientela magra com’è”
“Ma no dai, mi ha detto che a casa i soldi girano poco e lei sarebbe disposta a qualsiasi lavoro pur di portare a casa un po’ di soldi. Potremmo prenderla come commessa, terrebbe pulito il negozio e io le insegnerei anche a servire la nostre clientela.”
“Va bene mi hai convinta. Però dobbiamo chiederle se è d’accordo e quanto vuole. Credo che 30mila lire al mese dovrebbero bastare per iniziare.”
“Bisogna solo chiedere alla madre se è d’accordo!”
La domenica dopo incrocio per strada la madre di Carla che rientra dalla chiesa e le chiedo se posso parlarle. Mi invita a casa e quando entriamo non trovo Carla. Mi dice che è dallo zio, suo cognato, il sarto del paese, perché doveva fargli dei servizi. Mi invita a sedermi in salotto mentre lei va un attimo a cambiarsi. Rientra poco dopo indossando un semplice grembiule che invece di nascondere, mette in evidenza un fisico notevole che mai mi sarei aspettato. Mi si siede di fronte e io le dico di aver bisogno di Carla in negozio. Il suo viso si apre in un sorriso mentre gli occhi le si inumidiscono per la commozione.
“Domani alle otto Carla sarà davanti al tuo negozio e ringrazia per me anche Mina per questa occasione che volete dare alla mia Carla!”
Mi sono appena alzato che mi abbraccia con una passione di cui non la facevo capace. Ricambio l’abbraccio e il mio cazzo reagisce a quel morbido corpo che mi si stringe contro. Sento un seno prosperoso sul mio petto e apprezzo il suo bacino che si attacca al mio. Ha un pube pronunciato che si appoggia al mio pacco. Io non mi tiro mai indietro e rispondo da par mio.
Sente anche lei e allontanando un po’ il viso mi guarda in faccia con un’espressione di cui non la credevo capace. Aveva la faccia vogliosa e il suo pube era ancora a contatto con il mio ed apprezzava.
Poi come avesse avuto un moto di vergogna si allontana bruscamente e ringraziandomi ancora mi congeda velocemente.
Esco con il cazzo in tiro e devo, mio malgrado, rientrare a casa per non dare spettacolo in piazza.
Nel pomeriggio arriva Carla a casa, anche lei ci ringrazia e cosi iniziamo a parlare tranquillamente seduti in salotto.
Le spieghiamo i suoi compiti e la invitiamo ad essere puntuale il giorno dopo e soprattutto a mettere il vestito più bello che ha dato che dovrà stare anche in negozio e noi due fratelli siamo sempre vestiti bene al lavoro. Ci risponde che vedrà di fare al meglio.
“Comunque non ti preoccupare, abbiamo un buon fornitore che saprà darti qualcosa di carino da indossare in negozio e provvederemo noi due a fare gli ordini necessari.”
La invitiamo a rimanere con noi per una pizza. Lei vuole avvertire la madre e ci diamo appuntamento alle otto davanti casa sua, dato che andremo fuori paese in una pizzeria di nostra conoscenza.
Alle otto in punto esce di casa e passiamo insieme una bella serata. Continuo a guardarle la bocca e il mio cazzo è continuamente in tiro suscitando la voglia in mia sorella che sa bene cosa l’aspetta al rientro a casa. Noto che anche Carla mi guarda spesso e spesso si morde le labbra.
A casa io e Mina passiamo una notte di fuoco con lei che impersona la timida Carla mentre io sono il toro che la sfonda.
Passati un certo numero di giorni, un pomeriggio che Carla e Mina sono fuori in giro per grossisti, ecco sua madre che entra in negozio. Come se non ne fosse a conoscenza mi chiede di vedere mia sorella per un acquisto che vorrebbe fare. Deve essere presente alla Cresima del figlio del farmacista e cerca un abitino per l’occasione. Le dico dell’assenza delle ragazze ma mi premuro di consigliarla per l’acquisto. E’ titubante ma alla fine accetta di vedere qualche capo.
Mi avvicino a lei per prendere alcune misure al fine di farle vedere solo gli abiti che le stessero bene. Si toglie non senza un moto di timidezza, il vecchio soprabito che indossa. Sento subito che sprigiona un profumo inebriante; si è lavata da poco e profumata come se dovesse andare ad un incontro galante. Indossa un casto abitino attillato in vita che mette in evidenza il suoi prosperoso seno e un magnifico culo inimmaginabile normalmente.
La sento fremere quando le sfioro il seno per le misure: 96 75 105 non male proprio! Tutto il contrario della figlia. Decido di farla entrare nel camerino dei VIP come io e mia sorella avevamo ribattezzato il camerino più discreto che avevamo fatto durante la ristrutturazione del negozio e che aveva un grande specchio “segreto” dietro il quale c’era uno stanzino dal quale io o lei potevamo ammirare il meglio della nostra clientela.
Resto stupito dal fisico della signora, 46 anni ben portati. La biancheria intima non era granché ma nemmeno mi aspettavo diversamente. Dopo diverse prove capisco qual è l’abitino che meglio le sta e che anche lei desidera. Mi dice che però devo aspettare per i soldi. Le rispondo che non ci sono problemi ma che vorrei provasse anche un completo intimo che certamente renderebbe giustizia all’abito prescelto.
Arrossisce ma accetta di provarlo. Scelgo uno dei più eccitanti completini che ho in negozio le do un paio di calze velate e il relativo reggicalze. Entra nel camerino e io mi fiondo ad ammirare lo spettacolo. Ha due tette da favola con belle e scure aureole da cui saltano fuori due bei capezzoloni maturi ed irti. Il culo e la figa poi sono quanto di meglio aspettarsi. Ha anche il pelo si folto ma curato.
Ha appena indossato il tutto quando mi presento in camerino e l’abbraccio da dietro facendole sentire la mia eccitazione. Credevo fuggisse. Invece, si dimena come per sfuggirmi ma viene con il culo indietro come a voler meglio sentire.
Dice: “No” ma nei fatti dice: “Si!”
A questo punto sono contento di aver chiuso il negozio, nessuno potrà disturbarci. Quindi, pur senza mollarla, mi tiro giù al zip dei pantaloni e tiro fuori tutto il mio grosso cazzo. La giro e le prendo una mano per farmi toccare. Lei a viso basso stringe con forza la mia asta, facendomi capire che la cosa l’interessa.
Lasca la presa e senza proferire parola si toglie le mutandine appena provate mettendo in mostra il suo pelo, si gira e, chinandosi, si allarga le chiappe e mi invita ad incularla. Dice solo: “Inculami”
Detto fatto: mi chino e le metto quanta più saliva ho sul suo bel buco che la mia lingua sente fremere ma avverte essere molto elastico. Appoggio la cappella e quasi mi sento risucchiato. Accidenti che culo!!
Per diversi minuti e sempre più in profondità affondo il mio uccello in lei che gode rumorosamente e apprezza molto la grossezza del suo ospite. Alla fine faccio per uscire ma lei mi impedisce di farlo. Capisco che vuole sentirlo fino alla fine nel culo. Dopo altri due affondo la inondo e lei grida il suo piacere fino al cielo.
Tiro fuori il mio cazzo gocciolante, lei invece stringe con forza il suo ano e non fa uscire una sola goccia di quanto le ho appena riversato dentro.
Solo quando è di nuovo vestita mi guarda in faccia tutta rossa.
“Non farne parola con nessuno!”
“Sono un gentiluomo!” le rispondo.
“Allora, gentiluomo, vieni domani pomeriggio a portarmi il vestito a casa. Ma fai in modo che Carla non si muova dal negozio. Il mio letto è più comodo di questo stanzino e portati dietro il tuo grosso cazzo!”
Alla faccia della riservata “vedova bianca”!
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