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Fino alla vigilia del mio matrimonio Cap. 5


di giov60
23.05.2016    |    20.943    |    1 9.4
"Accetta ma richiede la presenza di mia sorella che non ha nulla in contrario, anzi..."
Sono le 23.30 quando sento rientrare Mina dal suo appuntamento con Antonio, il figlio del segretario comunale.
Sono già a letto e poco dopo la vedo entrare soddisfatta.
“Allora, com’è andata?”
“Benissimo, è proprio quello che fa al caso mio. Non bellissimo, ricco, dotato quanto basta per non sentirlo troppo, remissivo e accondiscendente.”
“Lo hai provato?”
“Solo una sega appena fuori il paese per farlo rincretinire del tutto. Domani parlerà con i suoi ma non ci dovrebbero essere problemi. Domani io telefonerò a mamma per avvisarla delle novità in famiglia.”
“Che ne dici se sabato sera invito Carla ad uscire con me?”
“Si dai che facciamo una pizza a quattro in riva al mare”
La mattina dopo mentre Mina è uscita per delle commissioni, ammiro un attimo Carla con il nuovo vestito che ha scelto insieme e a mia sorella. Ha le gambe sottili e lunghe quasi piatta davanti un po’ meno dietro e un bel viso, ma sua madre è tutta un’altra cosa. Comunque potrebbe migliorare. Mi avvicino e le chiedo se possiamo uscire assieme e lei subito, arrossendo un pochino, mi risponde di si. Mi dice che sua madre ieri sera le ha parlato di me e che non vedrebbe di malocchio una nostra frequentazione.
Accidenti non ha perso tempo la signora!
Siccome so delle confidenze con mia sorella non ho problemi ad avvicinarmi a lei e ad abbracciarla, visto che in negozio in quel momento non ha clienti; la sento fremere tra le mie braccia ma mi rifiuta la bocca quando mi avvicino per baciarla.
“Io e te abbiamo tante cose da dirci!” le dico tenendola stretta a me ma senza farle sentire troppo il mio uccello già quasi duro.
“Scusami ma non mi sento pronta per un bacio, non so nemmeno come si fa!” Che angelo!
“Hai vent’anni e non hai mai baciato un ragazzo?”
“Ma mi hai visto bene? Solo uno sfigato potrebbe mettersi con me!”
“Non sei brutta affatto, sicuramente come tutti, sei migliorabile. Ma per prima devi essere tu quella convinta di voler piacere e di essere bella. Se vuoi io sono qui per aiutarti e con me c’è anche Mina.”
Le chiedo di vedere le foto che ha a casa e lei mi promette che il giorno dopo me ne porterà qualcuna. Le dico di non scegliere ma di prendere quelle che capitano. Mi risponde che tanto non ne ha molte e non sarà difficile portarle quasi tutte.
Il giorno dopo arriva con una scatola di foto e ci mettiamo a sfogliarle. Capisco subito quanto sia fotogenica e glielo dico. Anche mia sorella rimane colpita da quanto venga bene in foto.
Le chiedo se accetta che sia io a farle delle foto cosi da convincerla meglio su quanto sia invece carina.
Accetta ma richiede la presenza di mia sorella che non ha nulla in contrario, anzi.
Sabato sera si esce in quattro per la pizza in riva al mare. Posso cosi apprezzare quanto sia “fesso” il figlio del segretario comunale e quanto sia già sottomesso a mia sorella. Al contrario sono piacevolmente colpito dall’abbigliamento della “mia” Carla che indossa una bella minigonna e una camicetta che capisco essere stata indossata senza reggiseno. La madre deve averla consigliata.
Consumata la pizza velocemente riaccompagno mia sorella e il ragazzo verso casa e mi accingo a fare altrettanto con Carla.
Durante il breve tragitto verso casa sua però non posso fare a meno di fermarmi su un piccolo spiazzo a lato della strada.
Mi giro verso di lei e con molta tenerezza tento di baciarla. Stavolta non si sottrae e posso per la prima volta sentire il turgore di quelle labbra carnose che si porta dietro. Non sono insensibile anzi la cosa mi piace talmente che, prima le infilo la lingua in bocca e lei risponde sorprendendomi non poco e poi le prendo una mano e la poggio sul mio cazzo.
Sono ancora più sorpreso perché non solo non tira indietro la mano ma anzi al contatto del mio cazzo lo afferra da sopra i leggeri pantaloni indossati stringendolo con una forza di cui non la facevo capace.
La sua lingua vortica nella mia bocca quasi a togliermi il respiro. Quando le nostre labbra si dividono, la sua mano non molla la presa. La sento sussurrare: “Finalmente!”
Mi faccio coraggio e le metto una mano tra le gambe. Posso agevolmente circondare la parte distale della sua coscia nella mia mano: questa ragazza deve iniziare a mangiare meglio e di più. Indossa i collant e soprattutto mi chiede no non andare oltre mentre invece lei non molla la presa sul mio uccello. Allora lo tiro fuori: sgrana gli occhi per quanto è grosso e le chiedo se è il primo che vede, arrossendo e con una certa titubanza mi dice di si. Non le credo a pelle. Comunque afferra il mio sesso e io, mettendo la mia mano sulla sua, inizio il movimento della masturbazione. Poi lascio libera la sua manina che continua il lento su e giù mentre, nonostante la poca luce non distoglie lo sguardo. Sembra ipnotizzata dal serpente che ha tra le mani.
A questo punto cerco di avvicinarle la bocca alla bestia. Ha come un senso di repulsione e mollando la presa: “Questa cosa non la faccio!”
E’ solo l’inizio della nostra storia per cui non replico né chiedo spiegazioni, e con il cazzo fuori metto in moto e mi avvio verso casa sua.
Arrivati, a fatica richiudo la bestia nei pantaloni e scendo dalla macchina. Giro attorno e le apro lo sportello per farla scendere. Non le faccio vedere la mia delusione, che comunque lei percepisce, ma provo ad abbracciarla e baciarla. Mi si aggrappa con vigore e sento che struscia il suo notevole pube sulla mia coscia mentre ci baciamo. La sua mano scende a stringere di nuovo il mio cazzo senza che io la costringa ed è una stretta possessiva e voluttuosa.
Mi avvedo che la luce in casa è accesa, per cui le chiedo di entrare per salutare la madre.
Entriamo e lei, baciata la madre e chiedendo scusa a me, va in camera da letto. Io saluto cordialmente la signora che indossa una vestaglia molto poco femminile.
Appena la figlia sparisce dietro la porta, mi si avvicina e mi chiede cosa sia successo tra noi. Francamente le dico che ci siamo baciati, che le ho messo in mano il cazzo ma che non ha voluto nemmeno avvicinare la bocca all’uccello, quasi schifata della mia proposta ma poi però fuori la porta me lo ha stretto di nuovo senza che io glielo chiedessi.
Senza dire nulla mi si avvicina e tasta con mano quanto sia eccitato. Mi fa segno di non parlare e di rimanere fermo. Va verso la camera della figlia e controlla che sia a letto. Carla si è chiusa dentro. Torna verso di me e mi dice che se voglio me lo fa lei un pompino anche se non è molto brava ma senza fare rumore. Come mi si avvicina le palpo il seno che sento libero sotto il grembiule. Le slaccio i primi tre bottoni e la invito a sedersi mentre io, di fronte a lei, mi appoggio al tavolo. Ha il mio cazzo all’altezza del petto e del volto. Le tiro fuori le tette e infilo il mio cazzo nel seno e le chiedo di prendere in bocca la cappella. Esegue magistralmente il tutto e io inizio a pompare tra quelle due splendide masse di carne. Mentre pompo le dico che però adesso deve aprire la bocca e ingoiare la mia sborra. Con gli occhi mi supplica di no ma io le dico che una troia come lei deve per forza essere una degustatrice di seme maschile cosi come ingoia il piacere della moglie del farmacista. Proprio mentre le dico questo inizio a sborrare senza avvisarla e lei senza alcuna mia costrizione ingoia tutto.
La bacio in bocca cosi da sentire la sua lingua impastata dal mio piacere.
Non mi trattengo oltre per evitare che Carla possa sorprenderci uscendo dalla sua camera.
“Ed io adesso?”
“Vattene a letto e fatti un ditalino pensando a me! Troia!”
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