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I PARENTI LONTANI 4


di ALIO
04.08.2015    |    17.861    |    2 9.7
"Il cuginone intanto si era avvicinato a me, aveva fuori il grande arnese già perfettamente umidificato e, senza preavviso, tento di insinuarlo tra le mie..."
I PARENTI LONTANI IV

Durante la cena zio Beniamino chiese come avessimo trascorso la gita al mare, se c’eravamo divertiti e cose del genere; il nonno non si pronunciò, si limitò a fare un sorriso sornione che non sfuggì al curioso sguardo del cugino Angelo. Il piccolo Luigi fu il primo ad esprimersi dicendo che avevamo trascorso una bellissima giornata e che c’eravamo divertiti un casino tutti e quattro, grazie soprattutto allo zio Umberto che come sempre d'altronde, era stato molto disponibile e generoso. Angelo sbottò in una gran risata ed indirizzatosi all’entusiasmo del fratello, gli disse: - non ho dubbi fratellino, conoscendoti so bene che ti sarai divertito un sacco, soprattutto con zio Umberto, ma scommetto che hai saputo far divertire anche Matteo, il nostro caro cugino Milanese - e dicendo ciò mi guardò sornione.
- Ci puoi giurare -disse Luigi- e poi chiedilo a Matteo, è qui con noi e può confermare o smentire.
Ero impreparato a questo coinvolgimento, non sapevo cosa rispondere a quelli che sembravano essere messaggi in codice tra i due fratelli. Mi limitai ad annuire e cercai in aiuto lo sguardo del nonno. Nonno Peppe capì il mio imbarazzo e disse che io Matteo , il cugino Milanese, ero l’orgoglio di mio padre e di tutta la famiglia, che avevo capito subito e da subito ho saputo adeguarmi alle modalità di vita di questa famiglia; concluse che sarei tornato a Milano dai miei genitori sicuramente arricchito da queste nuove esperienze, e si augurava che io diffondessi con onore la nostra cultura familiare.
Lo zio Beniamino, che sinora si era limitato ad osservarmi silenziosamente, mi chiese solo era tutto a posto, se avessi bisogno di qualcosa. Lo tranquillizzai con un sorriso, per un attimo lo guardai con occhi diversi. Il suo volto, la sua espressione, il suo modo di annuire erano identici a quelli di mio padre, suo fratello maggiore. In questo momento trovai una somiglianza impressionante, d’altro canto lo zio ha 43 anni, solo 2 in meno di mio padre. Il nonno e Luigi iniziarono (era il loro compito) a sparecchiare e riordinare la cucina, io mi offrii di aiutarli, senza trovarne consenso. Con Angelo e zio Beniamino ci trasferimmo in salotto; io con Angelo seduti sul divano, lo zio si stravaccò a gambe tese e divaricate, in poltrona proprio davanti a noi. Quella posizione mi consentiva di vedere le due grosse e pelosissime gambe che uscivano dal pantaloncino del pigiama grigio che indossava; in mezzo l’apertura della patta lasciava intravedere il bianco delle mutande (probabilmente slip) e, soprattutto, un gonfiore che, se confermava la tradizione familiare, non poteva essere meno del pacco di Angelo, suo figlio, e probabilmente, neanche del pacco di nonno Peppe, suo padre, pacchi che io ormai conoscevo e avevo avuto modo di... diciamo osservarli da vicino, molto vicino. Angelo, che non perdeva un minuto il mio sguardo, esplicitò quello che per me era solo un pensiero e, spudoratamente, disse a suo padre di chiudere le gambe poiché la sua “bestia” sembrava volesse scappare fuori dalla patta. Lo zio per niente in imbarazzo si sistemò l’uccello con la mano destra e facendo ciò mi guardò quasi con aria interrogativa. Ancora una volta rividi mio padre in quegli occhi, in quel modo di guardarmi e, soffermandomi sul suo pacco, non potei fare a meno di pensare al pacco di papà: non ne avevo una immagine, sinora non mi ero mai soffermato a guardare tra le gambe di mio padre. Mi chiesi se anche lui, come lo zio ed il nonno, avesse tra le gambe una bella proboscide; mi promisi che lo avrei scoperto appena tornato a casa. Ora però volevo concentrarmi sul generoso gonfiore che lo zio offriva alla mia vista, senza curarsi della presenza di suo figlio Angelo che, accanto a me, poteva vedere lo stesso panorama.
Intanto il nonno venne a darci la buonanotte, lui sarebbe andato a letto. Io e lo zio ricambiammo il saluto, il cugino Angelo gli disse invece che lo avrebbe raggiunto in camera fra qualche istante per dargli la sua buonanotte; il nonno annuì sorridendo ed andò in camera sua; nello stesso momento entrò in salotto il piccolo Luigi, dinamico e casinista più che mai corse verso il divano e si sdraiò sia su me che sul fratello Angelo seduto al mio fianco; per la precisione appoggiava la sua testa sul pacco del fratello, per niente nascosto dai pantaloncini corti ed aderenti che indossava in quel momento, mentre il suo tenero e sodo culetto, ricoperto solo dagli slip bianchi con orsetti dinamici stampati su ogni parte, aderì perfettamente al mio inguine . Il mio uccello non impiegò molto a reagire ingrossandosi sotto il culetto del cuginetto il quale, resosi conto di ciò che aveva causato, cominciò provocatoriamente una frenetica danza di bacino. Altro che piccolo ed ingenuo era il cuginetto Luigi, Egli si dimostrava sempre più la miccia sessuale che riusciva ad accendere i bollori di tutta la famiglia. Suo padre, lo zio Beniamino osservava silenziosamente la falsa ingenuità del figlio minore, mentre Angelo il fratello ridendo lo minacciava che lo avrebbe soffocato se non si fosse alzato da sopra i nostri corpi e, dicendo ciò, spingeva con ambedue le mani la testa del fratellino contro il suo inguine o sarebbe meglio dire contro il suo cazzo ormai vistosamente ingrossato.
Luigi ridendo si difendeva azzannando con la bocca tutto ciò che gli riusciva e liberatosi dalla presa del fratello si attorcigliò al suo collo e lo morse dolcemente prima sul lobo, poi in viso sino ad imprigionare con i denti le larghe e voluttuose labbra del fratellone. Zio Beniamino si alzò e ci venne incontro dicendo di smetterla perché si sarebbero potuto far male; imprigionò con le braccia il figlio minore e lo sollevò con decisione dai nostri corpi. Luigi rideva e si dimenava, poi si fece aderire al corpo del padre il quale ci diede la buonanotte e disse che era ora di andarcene a letto.
Rimasi da solo con Angelo, non potei non notare la grossa eccitazione che il suo pacco vergognosamente denunciava. Mi disse che andava a dare la “buona notte” al nonno e che ci saremmo visti dopo in camera. Rimasi seduto a pensare per circa 10 minuti poi decisi di andarmene in camera e per far ciò sarei dovuto passare davanti alla stannza di nonno. La porta era socchiusa ed una leggera luce lasciava intravedere quanto stava succedendo dentro. Seduto sul bordo del letto, completamente nudo il nonno si lasciava spompinare lo spaventoso cazzo di cui madre natura lo aveva dotato dal cugino Angelo impegnato a farne entrare in bocca quanto più possibile. Rimasi ad osservarli e loro erano consapevoli della mia furtiva presenza. Angelo disse al nonno che il suo desiderio più grosso era quello di vedere quella enorme e grossa bestia che stava succhiando, sfondare il culetto di quella troietta del fratellino. Il nonno eccitatissimo lo pompava senza freno e fece in tempo a dire al nipote che prima o poi avrebbe sfondato il culo del nipotino. Poi sborrò una densa e bianca crema sul viso di Angelo il quale rimase li sino a quando il nonno non sputò l’ultima goccia. Poi lo ripulì con una tovaglietta, aiutò il nonno a sdraiarsi e lo baciò. Fu un bacio lungo e passionale; vidi l’incrociarsi delle lingue e prima che il cugino si girasse, abbandonai la postazione e salii le scale per raggiungere la camera. In cima alle scale sentii dei gemiti provenire dalla camera dello zio che divideva con il minore dei suoi figli. Non resistetti alla tentazione di spiare dal buco della serratura. La luce all’interno era accesa ed un spettacolo indecente ma decisamente eccitante si offriva ai miei occhi. Lo zio supino sul suo lettone, al suo fianco il piccolino gli leccava avidamente il grosso e lungo cazzo, finalmente vedevo il cazzo dello zio, un signor cazzo ereditato dal padre sia nella lunghezza che nella grossezza, con una sola differenza era più turgido di quello del nonno. Anche lo zio era completamente tappezzato da una rigogliosa piantagione di neri e ricci peli. Per un attimo provai a pensare che quel magnifico uomo fosse mio padre e quello che lo spampinava al suo fianco non fosse mio cugino ma il sottoscritto. Il mio uccello non si era mai smollato sin da quei giochi sul divano con i due cugini, ne tantomeno nel vedere la pompa che Angelo faceva al nonno. Ora però a vedere la sapienza del piccolo Luigi a spompinare suo padre ed ad immaginarmi in quel ruolo con il mio di padre, stava letteralmente facendomi scoppiare il cazzo. Chino a 90° per guardare i due amanti dal buco della serratura, tirai fuori l’uccello dalla patta ed iniziai a segarmi senza ritegno. Non mi accorsi neanche che ad un metro di distanza il cugino Angelo, concedatosi dal nonno, mi guardava leccandosi le stupende grasse labbra che il buon dio gli aveva dato. All’interno intanto Luigi, regista della situazione amorosa con il padre, gli urlò che voleva essere scopato, sfondato da quell’enorme membro. Si distese supino, suo padre gli sollevò le gambe e gli leccò il culo, le palle, tutto ciò che il figlio gli offriva. Poi introdusse prima uno e poi due dita nello sfintere del piccolo che mugolò come una cagna intimandogli di scoparlo subito, di ficcargli il cazzone nel culo. Zio Beniamino sollevò sulle sue spalle le gambe del figlioletto e tentò di infierire con quell’anormale arnese. Nonostante fosse lubrificato bene e con tutta l’esperienza pregressa, il culo di Luigi non riuscì che ad accettare solo la grossa cappella di suo padre; nonostante smaniasse per sentirsi dentro quella bestia, il dolore era troppo per il giovane fanciullo il quale con le lacrime agli occhi disse al padre che non ce l’avrebbe fatta.
Il padre lo baciò teneramente e gli disse di pazientare, che prima o poi…
Io continuavo a segarmi eccitatissimo, i miei calzoni e le mutande erano scivolate a terra lasciando scoperto il mio culo ancora sistemato a 90°. Il cuginone intanto si era avvicinato a me, aveva fuori il grande arnese già perfettamente umidificato e, senza preavviso, tento di insinuarlo tra le mie chiappe. Lo lascii fare ma strinsi il culo non facilitandogli l’accesso. Lasciati andare piccolo, mi disse l’eccitato cugino leccandomi sulla schiena. Lo avrei anche fatto, lo desideravo… ma avevo deciso che avrei dato la mia verginità solo a qualcuno di speciale. Glielo dissi e, ancora una volta Angelo accettò il fatto senza drammi. Per consolarlo lo presi per mano e lo condussi nella nostra camera. Chiusi a chiave, non volevo intrusi, volevo godermi il mio gladiatore con calma, volevo provare a fare sesso con la testa non solo con l’uccello.
Mi distesi sul suo lettone, Angelo mi aderì addosso, iniziammo un grande lavoro di bocca, baci leccate e teneri morsi furono distribuiti generosamente su tutto i nostri corpi. Le mani di ciascuno esplorarono ogni centimetro del corpo dell’altro, adoravo inserire le dita tra i suoi ricci ribelli intanto che la sua lingua assaggiava ogni angolo della mia bocca; poi ci capovolgemmo in un lungo e libidinoso 69, il cazzo del cugino era davvero fantastico, notevoli ma proporzionate dimensioni, gli umori che rilasciava erano buoni, non ne persi una goccia e così anche lui. Poi passai al suo culo, scesi lungo le palle gonfie e pelose e divaricai le sue chiappe. La mia lingua si ficcò senza titubanze dentro il suo buco. Il cuginone succhiava il mio cazzo e gemeva di piacere; poi improvvisamente mi disse: se non vuoi che io scopi te, almeno fammi tuo, cacciami dentro il tuo cazzo. Non me lo lasciai ripetere, scesi dal letto, invitai Angelo a fare lo stesso, si mise a pecorina appoggiandosi al letto ed io appoggiai la mia cappella sul suo buco già ben lubrificato. Non aspettare altro, mi incitò il cuginone, sfondami. Un deciso colpo di reni e il mio uccello scomparve completamente nel culo di Angelo. Lo scopai forsennatamente interruppi solo quando qualcuno alla porta stava cercando di entrare nella nostra camera.
- Chi sarà mai…- chiesi interrogativo al cugino.
- Non preoccuparti -mi disse- chiunque sia gli daremo il benvenuto.
Angelo, completamente nudo, si apprestò ad aprire la porta: ed ecco comparire l’ospite.
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