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incesto

Il gioco.


di Honeymark
15.02.2015    |    51.733    |    1 8.5
"Apri il cassetto e scelgo la candela giusta..."
Sono il bidello di un liceo femminile inglese. Sono le 4 del pomeriggio e sto leggendo il giornale in tutto relax, quando viene nel mio alloggio una studentessa.
- Che c’è? – Chiedo senza alzare gli occhi dal giornale.
- Di nuovo…
- Ancora tu? Sei proprio indisciplinata…
Era Angelica, una studentessa del quinto anno molto indisciplinata. La preside manda a me le ragazze indisciplinate in modo che io – che sono l’unico maschio del collegio – le punisca a dovere in tutta severità. Posso fare quello che voglio, fuorché chiavarle. Non è il termine usato dalla preside, ma rende l’idea.
Quindi sono il terrore delle ragazze, e questo è un forte deterrente per farle rigare diritto, per farle studiare e per impedire loro di lamentarsi di qualcosa.
- Ho preso un altro 4… - Dice Angelica.
- In cosa?
- In latino…
-Ahia. Allora dovrò punirti severamente?
Per tutta risposta mi dà il bigliettino della preside. Lo apro e lo leggo. Sì, la punizione doveva essere severa.
- Spogliati, - le dico. – Finisco di leggere e arrivo.
Quando alzo gli occhi e piego il giornale, è già nuda davanti a me e si tiene le mani sul sesso per coprirlo.
- Dai, vieni qui e mettiti in ginocchio sul paglione.
Il paglione è’ una specie di divano quadrato alto mezzo metro che consente alle ragazze di stare in ginocchio all’altezza giusta senza sbucciarsi le ginocchia. Angelica vi sale, allarga le gambe e si piega in avanti portando le mani tra le gambe fino a prendersi le caviglie. Io le voglio così quando la punizione deve essere dura.
Prendo due cinghiette di cuoio e lego i polsi alle caviglie. In questo modo è completamente a mia disposizione senza potersi muovere, anzi senza fare nulla. Come d’abitudine, guardo le intimità della corrigenda e godo dalla vista della figa giovanile e del buco del culo timoroso. Loro lo sanno e non ho mai capito se ci godono anche loro o se si vergognano da morire. O entrambe le cose. Beh, fatti loro. Io faccio il mio lavoro.
Vado ad accarezzarle i glutei per godermela un po’, quindi passo all’interno delle cosce e salgo su fino alla figa. La prendo in mano e poi tocco il buco del culo con un dito. Come al solito, quando arrivo lì le ragazze hanno un sussulto. E a me non dispiace vederle fremere sospinte dalla mia invadenza. Sarò anche un maiale, ma posso farlo.
La lascio un attimo e vado al mobile. Apri il cassetto e scelgo la candela giusta. La punizione deve essere dura, quindi è bene che il diametro sia di 4 centimetri. Mi porto al viso di Angelica che, data la posizione cui è costretta dai legacci, devo alzarlo con la mano. Le passo la candela sulle labbra e lei sa che deve leccarla. Umida le farà meno male quando entra. Però vede quanto e grossa e si mette a piagnucolare. Cazzi suoi. Vado dietro, le prendo la figa in mano, le appoggio la candela al buco del culo, spingo piano perché è effettivamente grossa, poi però quando ha allargato a dovere il buco del culo senza lacerarlo, la spingo dentro di forza.
Angelica si lamenta e prova a girarsi per implorare pietà, ma legata così non può fare nulla. La accarezzo ancora perché mi piace sentire il pezzo di cero che avanza fuori. Poi però devo cominciare a punirla. La imbavaglio per far sì che le sue urla non mi infastidiscano troppo, quindi prendo la bacchetta di saggina. E’ lunga e flessibile. Dolorosissima, ma il segno che lascia va via presto. E’ quello che vuole la preside.
Lei piagnucola, ma io vado dietro, carico le braccia e l do la prima scudisciata orizzontale.
La sua reazione è terribile. E fantastica. Non può muoversi né urlare, ma ha sobbalzato lo stesso e dalla bocca le è uscito qualcosa che sembrava un muggito. Non male. Guardai il segno della sferza: era perfettamente orizzontale. Sono diventato bravo.
Angelica trema e quando le passo le nocche delle dita sul segno della frustata, stringe il culo che sembra voglia auto sodomizzarsi da sola tirandosi dentro la candela del tutto.
Mi rimetto dietro in posizione, carico nuovamente le braccia e… Sciaaack!
- M-mmmmmmmmmmmuuuuuuuuuu…!
Seguono altre quattro vischiate, accompagnate da muggiti sovrumani, poi torno a guardare il culo che sembra volersi pompare dentro l’ultimo mozzicone di cero. Fantastico. Il potere che ti dà la frusta è autentico, reale, concreto. Il cazzo approva, in grande erezione di attesa.
Vado a palpare le tette della corrigenda - così, tanto per favorire - poi torno al culo per darle altre magnifiche staffilate. Prima di mettermi in posa, guardo i segni dei colpi inferti. Sembrano delle righe tracciate con la squadra, tanto sono diventato preciso. Carico le braccia per esercitare il mio potere-dovere, quando un grido mi lasciò di ghiaccio. Paralizzato dal terrore.

- Marco, sei qua?
Era nostra madre che aveva bussato alla porta…
Arrivo a malapena a coprire mia sorella con un lenzuolo, poi riesco a uscire senza far entrare mia madre in camera mia.
- Dimmi, - le dico agitato.
- Hai visto Estrella?
E’ il vero nome di Angelica.
- E’ andata dalla sua amica Vanda… - Mentii.
- Ha ragione, a scuola è la più brava e può anche svagarsi.
- D’accordo, glielo dirò,
- E tu cosa fai con il camice nero?
Sperai che fosse chiuso e che non si vedesse l’uccello. Mi andò bene.
- Devo andare in garage a finire un lavoro… - Risposi.
- OK, vado. Torno tra un’ora. Ciao.
- Ciao.

Torno in camera mia e tolgo il lenzuolo che copre mia sorella.
- Imbecille! – Tuono, cavandole il bavaglio. – Quante volte ti ho detto di venire da me solo quando la mamma è via?
- Lo so, - dice lei piagnucolando. – Credevo che fosse uscita… Dio che paura…
- Dillo a me. Cosa facciamo?
- Vieni, valà, che dopo mi sciogli.
- Prima ti do un’ultima scudisciata.
- Grazie.
Sciaaaaaack!
- Haaaaaaaaaaajaaa!
Getto la frusta, mi porto davanti a lei, le metto due dita nelle narici e le sollevo il viso così. Poi apro il camice nero e l’uccello balza fuori in fretta. Lo piego in avanti e glielo infilo in bocca, Lei tiene gli occhi stretti e si lascia montare in gola, come sempre. E, come sempre, vengo copiosamente.
Le do un’ultima scudisciata, lei caccia un ultimo splendido urlo, poi la libero.
Si riveste senza sfilarsi la candela. Le accarezzo il culo per sentire la candela.
- Grazie, - dice andandosene.
- Ciao, alla prossima. – Dico.
- Chiamerai la tua amica?
- Vanda? Quella che ti odia?
- Sì.
- Ci penserò.
- Bacio, ciao.


Fine
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