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In tandem con il suocero.


di ClaudioGusson
06.09.2013    |    66.860    |    5 9.2
"Così, spinto da una brama incontentabile, l’aveva invitata ad allenarsi anche nei giorni feriali..."
“Una nuora dovrebbe sapere che i gusti del marito, in fatto di donne, sono simili a quelli del suocero.”

Laura scrive a Guzzon59:

…Ho conosciuto mio marito durante una gara ciclistica, quando avevo diciassette anni.
Quel giorno stavo partecipando al giro regionale, nella categoria donne.
Nel momento in cui tagliavo il traguardo, urtavo violentemente contro la sua bici. Il colpo fu brutale ma anche il colpo di fulmine fu intenso.
Il dolore fisico e la rabbia, passarono in fretta, quando ci ritrovammo a terra, l’uno di fronte all’altro, a guardarci profondamente negli occhi.

“Mi chiamo Luca!
“Piacere! Laura!

Il personale del 118, presente sul posto, dopo averci soccorso, in considerazione che avevamo riportato lievi lesioni, ci consigliò di restare seduti nell’ambulanza.
Rimasti soli, continuammo a guardarci, come ipnotizzati. Poi, quasi per magia, d’istinto, ci siamo buttati l’uno sull’altro, e in un impeto di adrenalina, simile a quella di uno sprint all’arrivo, ci siamo baciati con grande passione.
Gli infermieri, imbarazzati, chiusero subito le porte del veicolo lasciandoci consumare la nostra follia.

Dopo quasi quattro anni di fidanzamento e altri quattro di convivenza, abbiamo suggellato l’unione con il matrimonio. Nel frattempo era nato Alessandro.

Luca continuò a gareggiare in competizioni nazionali, anche come professionista.
Per quanto mi riguardava, dopo la nascita di Alessandro, lasciai l’attività agonistica, scegliendo quella più tranquilla della casalinga.

Andammo a vivere nella casa di mio suocero, che possedeva un’azienda agricola a conduzione familiare, nella quale lavoravo con mio marito.

Nel frattempo Alessandro era cresciuto con la passione del padre. Così, all’età di quattordici anni, cominciò a partecipare alle gare regionali e nazionali per juniores.
La bici era una passione di famiglia, perché anche il suocero era stato un campione nazionale e aveva partecipato persino al Tour de France.

La famiglia, quindi, unita dalla comune passione per la bici, ogni domenica, seguiva Alessandro negli allenamenti e, tutti insieme a pedalare, percorrendo chilometri e chilometri di strada.

Mio suocero, era un sessantacinquenne in forma, che ostentava ancora un fisico robusto e vigoroso, nonostante fosse grosso e tozzo. Si era arrogato il ruolo di manager familiare, quindi era lui a stabilire gli itinerari da percorrere ogni fine settimana.

Instancabile e pieno d’iniziative, pur di coinvolgere l’intera famiglia, compresa la suocera, comprò un tandem.
La suocera, con il passare del tempo, ritenendo eccessivamente impegnativo e affaticante partecipare agli allenamenti, cominciò a disertare le gite, limitandosi ad attenderci all’arrivo, che era sempre un ristorante o una trattoria.
Per quanto mi riguardava, a trenta otto anni non essendo più l’atleta di una volta, cominciai ad avvertire una certa stanchezza a percorrere tutti quei chilometri.
Il suocero, allora ebbe un’idea brillante, poiché la moglie non ne voleva sapere della bici, mi chiese di continuare a partecipare utilizzando il tandem insieme a lui.
Accettai con grande piacere e così, la domenica potevo pedalare comodamente senza fare eccessivi sforzi.

Il mio posto era quello davanti.

Confesso che iniziai ad apprezzare quel modo nuovo di andare in bici.
In effetti, non era faticoso perché pedalavi senza sforzi e avvertivi che la bici si muoveva anche quando segnavi il passo, essendo quello di dietro che spingeva.

In salita, tuttavia, dovevi partecipare allo sforzo comune altrimenti, era impossibile fare la scalata. In quelle circostanze, io e il suocero, ci sforzavamo in sinergia, alzati, dando all’azione la massima spinta possibile.


Ora andiamo a raccontare i fatti che mi portarono a passare il traguardo del girone dei lussuriosi.

Una domenica mio suocero:

“Laura! Prendiamocela comoda! Luca ed Alessandro, sono tosti da seguire! Lasciamoli andare e noi, tranquillamente, li possiamo raggiungere senza fretta!
“Hai ragione papà! E’ inutile stargli alle costole a tutti i costi! Si! prendiamocela comoda!

Così, la domenica, Alessandro e Luca, correvano veloci come schegge, mentre con il suocero, con calma, percorrevamo i chilometri che ci separavano, senza tanta fretta.

Col passare del tempo mi accorsi che il suocero, spesso, chiedeva di fermarsi perché accusava impellenti bisogni fisiologici.

Quel modo di fare non mi indusse a nessuna considerazione, vista l’età ritenni che la cosa potesse essere del tutto naturale.

Mi sbagliavo di grosso e quando scoprì la verità rimasi sconvolta.

Una domenica capitò che il bisogno fisiologico assalisse anche il mio basso ventre.
Così quando ci siamo fermati, ognuno per proprio conto s’infilò nella fitta vegetazione, in direzioni opposte.

Quando mi inoltrai persi il senso dell’orientamento.
Infatti, non mi ero allontanata troppo ed avevo percorso un tratto a cerchio.

Per questo motivo, accidentalmente, mi trovai il suocere davanti. Per evitare situazioni imbarazzanti indietreggiai di qualche passo. In quel momento, qualcosa attrasse la mia attenzione e mentre stavo allontanandomi da quel luogo, notai una cosa inconsueta: Il suocero era impegnato in un’azione indecente.

Aveva la tuta abbassata dalla cintola in giù, con una mano stringeva il telefonino, guardandolo fisso, e con l’altra impugnava il suo grosso cazzo duro, agitandolo freneticamente su e giù, con spostamenti spasmodici, veloci e costanti.

Il suo corpo tozzo, contratto, vibrava tutto.

Quella scena mi lasciò di stucco. Vedere il suocere masturbarsi in quel modo sconcio mi dette un senso di turbamento.
Pensai che fosse assurdo che un uomo anziano, che apparentemente non dimostrava alcuna volubilità, si abbandonasse a quella pratica di solista, al di fuori della sfera matrimoniale, come gli adolescenti.

La cosa curiosa era il modo come sfogava la morbosità dei suoi impulsi sessuali.
Lo faceva guardando il cellulare. Sicuramente aveva caricato qualche foto porno e le stava contemplando, mentre la sua mano sfogava la sua lussuria.

Mi chiesi coma mai un uomo adulto, sposato, che aveva tempo a disposizione a casa sua, nell'intimità della sua abitazione, con sua moglie, sfogasse le sue pulsioni sessuali in quella maniera puerile ed in aperta campagna.
Non lo giudicai male, perché ognuno era libero di comportarsi come meglio voleva, l’importante che non facesse violenza a persone.
Tuttavia mi faceva ribrezzo, perché pensai che quello atteggiamento perverso fosse una degenerazione comportamentale, legato ad abitudini malsane, che un uomo adulto avrebbe dovuto abbandonare dopo l’età adolescenziale.
Una cosa mi consolò: finalmente sapevo il motivo che si celava dietro quelle frequenti soste forzate.

Silente e disgustata mi allontanai subito dal posto.
Dopo aver soddisfatto i miei bisogni fisiologici, raggiunsi il tandem, dove trovai il suocero tranquillamente ad attendermi, sereno come se non avesse fatto nulla di male.

Nei giorni successivi ci furono molte soste, addirittura anche tre volte ad allenamento.
Decisi di tenere il segreto per me, perché non mi sembrava opportuno sputtanare una persona adulta, che aveva una buona stima in famiglia.

Mi era difficile, tuttavia, non pensarci ogni volta che ci fermavamo, perché la scena a cui avevo assistito era sempre viva nella mia memoria.
Ad essere sinceri la scoperta di quella pratica del sesso fai da te, mi aveva impressionato perché notai che lo impegnava tre volte ad allenamento, e mi veniva naturale paragonare l’entusiasmo del suocero a quello di mio marito Luca, che non era mai stato un grande amatore.
Con Luca, a volte passavano molti mesi tra una scopata e l’altra.
Così, nel periodo di astinenza, spesso, pensavo alla cara suocera e alla fortuna ad avere un marito così virile, che, peraltro, sprecava anche parte del suo ardore con se stesso.

Il suocero, qualche tempo dopo, mi disse che avrebbe voluto fare più allenamenti, magari anche nei giorni feriali e mi chiese se fossi stata disponibile.

Caspita pensai: “più allenamenti voleva significare più seghe!

Accidenti quanta energia sprecata in inutili soliloqui! La proposta non mi aveva entusiasmato più di tanto, ma in considerazione che lui ci teneva molto, gli diedi il mio consenso.
Così anche nei giorni feriali, qualche pomeriggio, dopo il lavoro, ci mettevamo in tuta e inforcato il tandem partivamo per l’aperta campagna.

Considerazioni di Guzzon59:
Occorre precisare che Laura era una donna molto attraente (bona). La tuta attillata metteva in risalto una forma perfetta del suo corpo atletico. L’attività sportiva la teneva in forma per cui, a trenta otto anni aveva ancora un fisico tonico e slanciato. Quando pedalava, il sellino si conficcava tra i glutei e, nei momenti in cui si alzava per sforzarsi in salita, si piegava in avanti, come un fantino in corsa, mostrando un lato B sudato e con la stoffa aderente alla nicchia vaginale: l’ effetto era da infarto. La tuta era talmente stretta che la figa corpulenta si poteva immaginare nei dettagli, senza tanti sforzi.

Quei particolari anatomici conturbanti non erano sfuggiti al caro suocero, che, durante le pedalate s’incollava con gli occhi su quel culo da favola. Col tempo, per soddisfare quella brama, sceglieva itinerari con tante salite. In quei momenti la sua fantasia galoppava a cento all’ora ed il suo cazzo duro pulsava a ritmi pazzeschi.
Il suocero, durante gli allenamenti, si era portato dietro il cellulare e, nei momenti in cui Laura s’impegnava nelle salite, alzandosi per sforzarsi a pedalare, lui approfittava di quegli istanti, inquadrava l’oggetto del suo desiderio e lo immortalava nelle pose più piccanti.

Il vecchio porco, quando il suo cazzo raggiungeva la massima rigidità e gli provocava sofferenze immane, rendendo difficoltoso qualsiasi sforzo, chiedeva alla nuora di fermarsi accusando un bisogno fisiologico. Poi spariva repentinamente nella folta vegetazione. Appena raggiunto una distanza rassicurante, si abbassava la tuta, liberando il suo cazzo dalla sofferenza angusta in cui era costretto a giacere, in ebollizione. Attivava la galleria fotografica del cellulare e mentre passava in rassegna le foto del lato B della nuora, si sparava un segone galattico.

Per il suocero, il bisogno di ammirare il culo di Laura, era diventato una vera e propria ossessione, una forma di dipendenza compulsiva, come da una droga. Valutò che un allenamento alla settimana fosse troppo poco. Così, spinto da una brama incontentabile, l’aveva invitata ad allenarsi anche nei giorni feriali.

Laura riprende a raccontare….

Quando iniziammo ad allenarci nei giorni settimanali, anche in quelle occasioni capitava di fermarsi frequentemente. Considerai che il suocero fosse un tipo coriaceo e sempre in tiro, perché le soste aumentavano in modo esponenziale.
Cominciai a pensare che mio suocero fosse un maniaco sessuale. Che la sega per lui fosse un’ossessione compulsiva, irresistibile. Nello stesso istante pensavo anche alla sua eccezionale virilità. Luca mi appariva apatico rispetto all'enorme energia inesauribile del padre.

La sera a letto, quando Luca non mi cacava nemmeno di striscio, mi veniva naturale pensare a mio suocero e alla sua attività frenetica. Quei pensieri cominciarono a fare radici profonde nel mio intimo e a stimolare i sensi, eccitandomi a tal punto da molestare Luca, per coinvolgerlo in quella passione, e suo malgrado, anche se non ne aveva voglia, lo costringevo ad accontentarmi.

“Ma che ti prende! Per caso ti droghi? Da un po’ di tempo mi sembri più agitata del solito! sempre in calore!
“A te dispiace?
“Certamente no! Sei una donna eccitante! Ma, mettiti nei miei panni! Non so per quanto tempo potrò reggere questo ritmo! Cazzo vuoi scopare tutti i giorni!

Pensai a suo padre. A lui sarebbe piaciuto scopare. La sua forza mi appariva notevole, un vero titano del sesso, perché si masturbava anche tre volte al giorno ed era più vecchio di lui di quasi trenta anni. Inoltre avevo notato che il cazzo del suocero era più massiccio di quello di Luca e forse anche più duro.

Mi sentivo confusa a pensare quelle cose! Ma che cazzo stavo facendo? Mi resi conto che stava offendendo la personalità di Luca, a riflettere su quelle cose assurde. Mi sentì irrispettosa verso di lui, paragonandolo a suo padre.
Pensai: “Devo essere impazzita! Stavo meditando sul cazzo di mio suocero! Addirittura lo stavo confrontando con quello di mio marito! Devo calmarmi! Altrimenti rischio di diventare isterica ad infastidire Luca con atteggiamenti da troia! Dirò a mio suocero che non ho più voglia di allenarmi! Così almeno non dovrò più pensare alle sue perfomance da record e a quelle abitudini da maniaco pervertito!

Una mattina, durante una pausa di lavoro, decisi di affrontare mio suocero per riferirgli che non sarei più andata con lui ad allenarmi.
Chiesi a mia suocera dove fosse andato:

“Dove è papà?
“Mi pare che sia entrato in casa per fare uno spuntino! Sai com’è! Lui, a quest’ora, sente il bisogno di nutrirsi con una ricca colazione!

Pensai: “per forza! Con tutte quelle energie che consuma!

“Mi è venuta fame anche a me! Gli faccio compagnia!
“Io, intanto, finisco qui!

Entrai in casa. Appena dentro notai il cellulare del suocero appoggiato sul mobiletto posto all’ingresso. La vista di quell’oggetto scatenò la mia curiosità, perché era anche parte delle mie fantasie. Mi guardai in giro con circospezione e dopo un attimo di esitazione, cedendo al desiderio di sapere che cosa contenesse, l’afferrai per visionare le foto che stimolavano la pugnette del vecchio porco. Fu un gesto spontaneo che mi faceva emozionare.

Ho acceso il display e attivato l’applicativo per passare in rassegna le immagini. Non c’era nulla di eccezionale. Le solite foto di famiglia. I paesaggi delle località dove andavamo ad allenarci.
All'improvviso alcune foto mi lasciarono di sasso, esterrefatta. Non riuscivo a credere a quello che stavo scrutando.
Erano i primi piani del mio posteriore. Il mio culo era stato immortalato. Bene visibile e in tutte le pose in cui lo avevo mostrato a mio suocero, mentre pedalavo. Lui lo aveva fotografato nelle pose più oscene. Mi tremavano le gambe. Perché quelle immagini volevano significare una sola cosa, che mio suocero si masturbava guadandole, quindi, era io l’oggetto del suo desiderio.

Posai subito il cellulare, come se scottasse, e scappai fuori di casa. Il cuore mi batteva forte. La mente era un turbinio di pensieri, che vorticavano come un potente uragano. Ero emozionata e scioccata. La scoperta che mio suocero desiderava scoparmi, mi faceva sentire in imbarazzo.
Ripensai subito a quel giorno in cui lo aveva sorpreso con il cazzo in mano. Cribbio, quel cazzo duro palpitava per il mio culo, porca miseria! Solo a pensarci mi traballava la spina dorsale, come se sentissi un senso di vertigini. Incredibile! Mio suocero si masturbava desiderando di chiavare con me.

Mi resi conto che non era rabbia ma emozioni forti che aggredirono il ventre ed lo scoscio. Il grembo fremeva e percepivo la figa pulsare come un martello pneumatico. La sentivo umida e colante di fluidi umorali tra le cosce. Quel pensiero mi aveva fatto godere come se avessi scopato.

Mi recai in casa mia, e corsi subito in bagno per sciacquarmi la figa. Guardai il mio volto riflesso allo specchio. Ero sconvolta. I miei sensi alterati tradivano le mie intenzioni, perché fremevano dal desiderio e mi facevano tramare il corpo. Ero eccitata. Se ci fosse stato Luca lo avrei violentato, perché avevo un gran voglia di essere penetrata da un cazzo duro.
Quella scoperta aveva accentuato le pulsazioni della vulva vaginale, ove si era concentrato il sangue, ed agitava la mia fantasia. Con la mano mi toccai il collo, facendola scivolare sul petto e sul seno. I capezzoli, somatizzando i miei pensieri, si erano irrigiditi ed erano diventati sensibili al tocco delle dita.
Ero eccitata, non c’era alcun dubbio. L’idea che fosse io l’oggetto che guidava i movimenti della sua mano mi faceva sballare la mente. Che cosa doveva fare? Mi sentivo smarrita.

Ripresi il lavoro, con molta sofferenza perché mi sforzavo di evitare di scambiare parole con il suocero. La sua presenza mi turbava. L’emozione mi aveva sbiancato il viso, ero pallida come la neve.

Lui preoccupato:

“Ti senti male?
“No sto bene!
“Se non te la senti oggi potremmo saltare l’allenamento!

Avrei voluto rispondergli di si. Ma dentro di me una forza sconosciuta mi fece rispondere:

“No! Non è il caso di interrompere i nostri allenamenti! Ormai ci sono abituata! E poi mi sento già meglio!
“come vuoi!

Non riuscivo a sostenere il suo sguardo perché l’occhio era attratto dal suo inguine. Sotto quel pacco c’era un cazzo grosso e duro che pulsava per me. Mi sembrava quasi di vederlo reagire allo stimolo della sua fantasia.
Pensai che fosse un incesto virtuale, che aveva inquinato la mente del suocero ed ora stava intaccando la mia.

Mi era difficile prendere le distanza da quella idea malsana, nonostante fossi consapevole che tra me e lui non poteva mai succedere nulla. Eppure il corpo ribolliva all’idea di quel rapporto peccaminoso, proibito e vietato dalla morale comune. Un dilemma che mi tormentava come un insopportabile rumore molesto.

Dopo quella scoperta cominciai a valutare che mio marito non sarebbe mai stato in grado di soddisfare il tipo desiderio che si era impossessato della mia mente. Non era colpa sua. Ma della mia mente malata, che non faceva altro che anelare il cazzo del suocero, il suo ardore e quello che significava per me. Solo a pensarci la figa pungolava e friggeva dalla voglia di possederlo.
Quindi era una questione di desiderio inaudito.
Il fantasma di una condizione mentale straordinaria che poteva realizzarsi solo se mi fossi data a mio suocero. Era un tormento terribile che cozzava contro la mia morale e mi struggeva la mente.

Quel pomeriggio, dopo essermi cambiata, mi avvicinai alla finestra e guardai nel cortile. Lui era lì, già pronto a partire e mi stava aspettando impugnando il manubrio posteriore del tandem. Mi tremavano le gambe, come se dovessi incontrarmi con il mio amante segreto.

Erano passati solo poche ore da quando avevo scoperto una verità inaudita, ma sentirlo respirare dietro di me mi sconvolgeva i pensieri. Quando, pedalavo, avvertivo i suoi occhi fissi sul mio culo. Non era quel gesto che mi eccitava, ma la sua mente impregnata di lussuria per me. Era la sua concupiscenza verso di me, che infondeva un senso di vertigini che stimolavano la spina dorsale e la figa. Sensazioni che mi eccitava immensamente. Era impaziente e non vedevo l’ora che mi chiedesse di fermare il tandem.

Il suocero come di consueto, fatti pochi chilometri chiese di fermare il tandem. Era la prima volta che gioivo. Sapendo cosa andava a fare, dentro di me avvertì un moto che scosse il ventre, i nervi, e mi faceva tremare le gambe dalle emozioni. Lo fissai intensamente mentre si allontanava fino a sparire nella vegetazione.

Mi guardai tre le gambe, sotto la stoffa percepivo una figa in calore e bagnata.
La mente eccitata l’aveva messa in scacco matto. Un desiderio di sesso si era impossessato della mia anima, incendiandola.
Non facevo altro che pensare a lui, alla sua mano mentre iniziava a masturbarsi mentre guardava le foto del mio culo, desiderando di chiavare con me. Era una sensazione di vertigini. Quel giorno gli avevo fatto un regalo. Non mi ero messo la solita tuta ma un pantaloncino corto, che durante la pedalata si era ficcato tra le natiche mostrando più di quanto doveva celare. Avevo voglio di provocarlo, di sfidarlo. Mi ero alzata più volte, anche su tratti in pianura, mettendomi nelle pose più oscene, quelle preferite da lui e che aveva senz’altro immortalato nel suo cellulare.

Quei sentimenti mi fecero capire che avevo delle affinità che mi legavano alla sua perversione.
Il comportamento trasgressivo aveva messo in luce un aspetto della mia personalità che era simile alla sua. Quel giorno ci avevo preso piacere a provocarlo con atteggiamenti maliziosi e da troia, assumendo un’aria lasciva che mi avvicinava sempre di più a lui. Quel giorno, infatti, la sosta avvenne prima del solito.

Dopo qualche minuto di attesa, buttai il tandem di lato e decisi di seguire i suoi passi. Lo raggiunsi subito. Come avevo immaginato lo trovai con la tuta abbassata, il cellulare in mano e nell’atto di masturbarsi con grande frenesia. Porca miseria! era quello che volevo vedere. Mi avvicinai a lui:

“Invece di guardare le foto! Guarda l’originale!

Mi abbassai i pantaloncini e gli mostrai il culo.

Il suocero, appena mi vide, bloccò la sua azione. Mi fulminò con uno sguardo scioccato ed imbarazzato.

Iniziai uno spogliarello davanti al suo volto bloccato con una espressione turbata e di stupore.

Dopo essermi disfatto delle mutande, mi accostai a lui, accarezzandogli il volto.

Continua qui... arricchito con immagini ...

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/08/in-tandem-con-il-suocero.html?zx=b297e0681c5e7247

così va la vita.

Guzzon59
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