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L'accappatoio (Capitolo uno)


di Griphus
09.07.2015    |    37.443    |    7 9.2
"E' un dato di fatto, sai? - C'è un tono scherzoso e frivolo nella voce del ragazzo, sta giocando, ma gioca declamando il vero, ha dato voce ad un..."
PREMESSA

Caro lettore, questo racconto non intende proporsi come pagina di un diario, né come fredda cronaca, può esserci vita vissuta come no, sensazioni reali, fantasie, suggestioni e pathos erotico.
Un racconto è un racconto, reale tanto quanto la sua capacità di avvincere e sedurre, non chiedetevi cosa sia realmente accaduto e cosa sia nato nella mente di chi scrive, leggete, godetevelo, se vi sarà piaciuto, ci sarà un seguito.
Consiglio agli appassionati di narrativa di genere, in particolar modo chi preferisse storie di mamme infoiate che a cinquant'anni, di punto in bianco, svegliano il proprio virgulto con una brioche calda e una tetta turgida, di ignorare questo mio racconto: dubito lo trovereste di un qualche interesse.
A tutti gli altri, buona lettura!

Capitolo 1

Alberto aveva un gran caldo, l'estate più torrida mai vista in 32 anni, afa e umidità insopportabili, ma ehy, a chi la raccontiamo? Il vero problema è quel cazzo di telefono che non squilla, whatsapp non promette e non mantiene,lei non c'è, ha deciso così, fa un caldo che scioglie i pensieri, ma Alberto è sconvolto dalla freddezza.
Una donna fantastica, Elisa, uno schianto, coetanea, incontrata online, conosciuta online, amata online, realtà virtuale, il più fottuto degli ossimori, eppure rimarreste sorpresi dalla carica emotiva che un rapporto del genere riesca a trasmettere.
Online siamo leggeri come acqua, assumiamo la forma di ogni contenitore, siamo chiunque, tutto è possibile, per Alberto, quella donna era Beatrice e Messalina, una mente agile, un corpo baciato dalla sorte, oltre che da tanti, troppi uomini.
Alberto non si dava pace, chi altro avrebbe carezzato quella pelle liscia, scura come solo una donna del sud, piccola e minuta ma con quei seni modellati da madre natura, non c'è palestra che doni tanta morbidezza e consistenza, tanta grazia femminile, e quel culo sodo e impertinente, non una smagliatura, non un'imperfezione, Alberto aveva una venerazione per la passera di Elisa, sempre umida e profumata, un bottoncino sorprendentemente grosso e succoso, adorava essere leccata, la puttanella, non ne faceva mistero, ogni occasione era buona, Alberto ne rimaneva deliziato.
Alberto, così alto e slanciato, il fisico allenato, non palestrato, gonfio solo dove serve, quando serve, per le ragioni più nobili, capelli castano scuro, occhi verdi, come sua madre, Viviana, una donna d'una bellezza raffaelita, un metro e settanta di femmina, sessantenne, gliene dareste trenta di meno, capelli lunghi, ricci, rosso ramato, una vaga somiglianza con una diva del piccolo schermo, la mamma dei Cesaroni, chissà, ma quel corpo, ancora tonico, il punto vita perfetto, nonostante le gravidanze, due seni affatto cadenti, anzi, ricordano ancora la forma di una pera matura, di stagione, allungata verso due capezzoli larghi e scuri, una delizia.
Viviana era stata la prima donna nuda che Alberto avesse mai visto, prima ancora che la scuola, gli amici e la vita facessero a tempo a spiegargli tutte le differenze anatomiche fra un maschio e una femmina.
Erano al mare, tutta la famiglia, Alberto seduto sul dondolo col babbo, avrà forse sette anni, un tardo pomeriggio, la famiglia è appena tornata dalla spiaggia, calore temperato da un piacevole libeccio, la frescura del giardino d'una villetta presa in affitto per tutto luglio, allegria, belle sensazioni.
Viviana, la mamma, ha già fatto la doccia, si avvicina al dondolo guardando il marito dritto negli occhi, un lampo, una scintilla, un sorriso un pò più malizioso, è un attimo, Viviana scioglie la cintura della bianca veste da bagno, la apre, si offre alla vista del marito, ma anche di Alberto seduto con lui, completamente nuda, è solo un gioco, una piccola malizia fra coniugi innamorati e accaldati:
- Che te ne sembra, amore? - chiede Viviana, con studiata voce civettuola.
- Sei la donna nuda più bella che abbia mai visto - replica il marito, stordito da tanto ardimento.
Ma Alberto è più stordito del padre, quelle tette, la mamma le chiama sise, ma sono tette, e che tette, ma l'occhio scende immediatamente verso le parti basse, il luogo dei segreti e dei misteri, il luogo del non detto, Alberto scopre lo scrigno più prezioso, non sa ancora bene come chiamarla, fica, passera, la pisellina, forse.
Altro che pisellina, Viviana si offre alla vista con un meraviglioso ciuffo scuro, folto, sono gli anni '80, la moda della depilazione intima non ha ancora preso piede, purtroppo, per fortuna, è un ficone da donna, da femmina, da mamma.
Alberto è sconvolto, rapito, sorpreso, eccitato, una scossa elettrica, la mamma nuda, bellissima, le cosce d'alabastro, una pelle appena ambrata dal primo sole, magnifica, magnifica, magnifica.
Un imprinting stampato a fuoco nella mente e nei sensi del ragazzo, il primo turbamento sessuale, sua mamma, Viviana, magnifica.
Nel corso degli anni, Alberto sarebbe tornato con la mente a quell'episodio, così tante volte da non riuscire a contarle, un'adolescenza di approcci timidi con le amichette, soffici e acerbe, tante solitarie masturbazioni, su e giù pensando a lei, ripensando a quel giardino, il mare, la mamma in accappatoio, l'accappatoio si apre, delizia.
Magnifica.
Il rapporto fra Viviana e Alberto è stretto, strettissimo, un cordone reciso anatomicamente, ma un legame intenso e maturo, amicizia e complicità, Viviana non era mai stata una mamma severa, repressiva e ingessata.
Era rimasta una ragazza, ogni tanto suonava la chitarra e cantava canzoni dei Beatles al suo piccolo amore.
MAgnifica.
Alberto era volato via dal nido al termine delle superiori, un ragazzo che diventa uomo, i primi veri amore, il primo vero sesso, la bocca di una solare ninfetta nei cessi della facoltà di lettere, cambiare posizione durante un amplesso, scopare con fantasia, con gioia, Gioia anche in maiuscolo, tornare a casa ubriachi e dar vita a una ammucchiata, imbranati, giovani, belli, magnifici.
Ma Viviana è sempre lì, negli anni, fissa nei suoi pensieri, regina della libido inquieta di un ragazzo diventato uomo, adulto, lavoratore, il corpo maturo di una mamma, mai appesantito, ancora fasciato da pantaloni aderenti e camicette vezzose, non invecchia, quei capelli ricci ramati, l'astuzia di una tintura, ma sono sempre loro, Alberto non avrebbe rivisto, fino ad allora, la bella fica pelosa della mamma, ma avrebbe imparato a concentrarsi sul culo, di squisita fattura, opulento ma non grasso, florido, lo immaginava pastoso al tocco, riempiva quei jeans stretti con grazia botticelliana, che culo, la mamma, magnifico, magnifica.
32 anni, Alberto, una parte di lui è ancora in quel giardino, stavolta è un adulto, nudo, la mano che scivola su un grosso pisello da uomo, largo, svettante, la mano che va su e giù, la mamma ha l'accappatoio aperto, stavolta solo per lui, un sogno magnifico, lei è magnifica.
Non aveva mai conosciuto il vero amore, Alberto, non prima di Elisa, mai avuto traccia di farfalle nello stomaco, dolorose ansie, cuori spezzati, nel tempo aveva conosciuto l'affetto, affetto sincero,attrazione istintiva, passione, ma amore quello no, non prima di Elisa, bassina e impertinente, Alberto aveva scoperto amore e gelosia, ansia e notti insonni: la voleva, la desiderava, l'aveva avuta, nuda nel suo letto, avevano goduto insieme, ma non era abbastanza, lui voleva di più, la voleva solo per sé, completamente, la sua ragazza, la sua fidanzata.
Elisa non voleva saperne, il ragazzo gli piaceva, stava bene con lui, il suo humour sferzante, gli occhi verdi di un attore, la verga sempre turgida, lei la trovava squisita, amava succhiarla, ma ancor di più amava essere leccata, a lungo, prima di prenderlo nella fichetta stretta e farsi fottere di gran lena.
Un litigio, uno dei tanti, un giorno senza sentirsi, una follia per Alberto, insopportabile, insostenibile.
Squilla il cellulare, ma non è Elisa, è Viviana, la mamma.
- Ciao amore, tutto bene? - esordiva Viviana, la sua voce allegra, modulata.
- Ciao mamma, hai una domanda di riserva? -
- Arie di tempesta, eh? Hai la voce scura, cucciolo, che succede? -
- Niente, non mi va di parlarne -
- Quindi ne parleremo fino a domani, come al solito! Giusto...? -
La mamma riusciva strappargli un sorriso, anche nelle giornate più deprimenti, lei aveva tutte le chiavi, apriva ogni porta.
- Ahahah te lo puoi scordare. Fa caldo, mi girano, mi gira tutto, niente di più -
- Certo certo, e lei come si chiama? -
- Mavaffancina, mà -
- Ci ho preso, cucciolo? -
- Touchè, madame -
- Cosa ti inquieta? -
- Nulla, mamma, sono stato investito da uno stereotipo: lui ama lei, lei ama la libertà -
- Mmmm equazione complicata, cucciolo -
- Non risolvibile, pare -
- Ma come è andata? -
- Chiacchieravamo amabilmente, fino al punto in cui lei ha fatto cenno ai suoi vari corteggiatori he la inseguono via social, perchè lei è la più figa, perchè il suo ex la punzecchia, torneranno insieme, dice lui, magari ci esco a cena, aggiunge lei -
- Bella stronza, cucciolo. Ma non mi sembri proprio il tipo d'uomo che sopporta e incassa. Che ne è stato del tuo pessimo carattere, del tuo gusto per il vaffanculo? -
- Lo chiamano amore, mamma; è come fumare erba, ma non serve l'accendino -
- Gran brutta definizione, cucciolo, l'amore non dovrebbe essere sofferenza e autoflagellazione. Se lei non ti corrisponde come vorresti, mollala, no? -
Alberto valutò per un attimo la prospettiva, mollarla, si certo, come se non ci avesse mai pensato, come se non ci avesse mai provato, come se non ci avesse mai provato anche Elisa, ma qualcosa li riportava sempre l'uno tra le braccia dell'altro, un legame saldo nella sua labilità, l'ennesimo ossimoro, un rapporto che sembra impossibile, eppure continuano a finire nello stesso letto, stretti, unito, magnifici.
- Sai una cosa, mà? La colpa è tutta tua, solo tua -
Una voce calma, pacata, un vago sorriso, Alberto si sente ispirato.
- Mia, cucciolo? E ti pareva. Dimmi un pò, in che modo ci sarei riuscita, stavolta? -
- Perchè è tutta la vita che sono innamorato di te, innamorato perso, il nostro amore impossibile mi spinge verso altro rapporti impossibili. E' un dato di fatto, sai? -
C'è un tono scherzoso e frivolo nella voce del ragazzo, sta giocando, ma gioca declamando il vero, ha dato voce ad un equivoco nato tanti anni prima, in un giardino al mare, un accappatoio, la mamma nuda, magnifica.
- Mmm siamo in vena di smancerie, eh? Guarda che potrei essere tua madre...! -
Viviana ride, sta al gioco, per il momento vede solo quello, percepisce solo quello.
- Se non fossi mia madre, ti farei una corte spietata, sappilo -
- Seh, abbiamo lo stesso pessimo carattere, cucciolo, ci scanneremmo! -
- Lei si chiama Elisa, ho passato una notte in bianco, sono stanco, ho il morale a terra, non so che fare -
- Te l'ho spiegato, cosa fare, Albe, dai retta alla tua amata mamma, una volta tanto -
- Oggi vorrei proprio averti qui con me, sai mà? Oggi mi manchi davvero tanto -
Alberto viveva ad un'ora di macchina dalla casa materna, si vedevano a cadenze irregolari, non troppo spesso.
- Amore, ma sei davvero così abbacchiato? -
- Non ti chiederò mai più niente in vita mia, mà, ma se puoi, raggiungimi, ora... -
- Mettermi in viaggio con questo caldo, cucciolo? Tu mi vuoi male, altro che amore! -
- Potrai rinfrescarti e fare una bella doccia quando arrivi. Hai presente il tuo accappatoio, quello bianco? Non chiedermi perchè, ma è finito in casa mia... -

(Continua...)



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