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L'estate più bella 1 - La cuginetta Carla


di Fryek
17.09.2015    |    26.206    |    2 9.0
"Guardai la sua testa che faceva avanti ed indietro, mentre il mio cazzo durissimo entrava ed usciva dalla sua bocca sempre più in fretta..."
Guardai la sua testa che faceva avanti ed indietro, mentre il mio cazzo durissimo entrava ed usciva dalla sua bocca sempre più in fretta. Mi godevo il pompino fantastico che Carla mi stava facendo, pensando a quanto fosse assurda ed eccitante tutta la faccenda: Carla è mia cugina di secondo grado, due anni più piccola di me e, a quanto pareva, una porca di prim’ordine. Ci siamo incontrati dopo un sacco di tempo grazie ad una lontana zia che ha lasciato ai miei genitori la sua casa al mare per l’estate, dicendo che tanto lei era più di 15 anni che non scendeva e che la compagnia non ci sarebbe mancata, visto che alcuni cugini di mia madre avevano le case a fianco alla sua. Un’occasione fantastica per fare un po’ di vacanze e riallacciare i rapporti con quel ramo della famiglia che ritenevo ormai perduto. Mi rincontrai con alcuni miei cugini e cugine che avevo ormai dato per dispersi, tra le quali vi era Carla: un bel visino, capelli a caschetto scuri, occhi nocciola e piacevolmente abbronzata. Una bella terza ed un culetto sodo erano nascosti appena dal costume da bagno bianco, quando ci risalutammo dopo tanto tempo. Probabilmente c’è sempre stato un po’ di feeling tra noi, c’intendevamo al volo, ridevamo delle stesse battute ed avevamo tanti interessi in comune, perciò legare con lei fu semplicissimo, anche più che legare con la sorella più grande, che ha la mia età, o coi miei cugini, dato che generalmente, si lega prima coi cugini dello stesso sesso. Insomma, stavamo bene insieme, ma non avevo mai pensato a Carla in quel modo, finché, un pomeriggio di mare mosso, un’onda particolarmente forte non sbalzò via la mia cuginetta. Non era la prima, eravamo in acqua proprio per farci buttare da una parte all’altra dalle onde, cosa che essendo bravi nuotatori in una spiaggia senza scogli, ci potevamo permettere. Quando Carla riemerse ridendo, rimasi sbigottito. L’onda le aveva spostato un pezzo del reggiseno mostrando un piccolo capezzolo scuro. Quando vide la mia espressione mi chiese “Giò? Tutto bene? Qualcosa non va?” mi girai dall’altra parte e, arrossendo, le indicai il reggiseno, lei per tutta risposta se lo rimise a posto ridacchiando, dopo un attimo mi fu addosso abbracciandomi e dicendomi “Dai Giò, quante storie… Dopotutto siamo cugini, no?” imbarazzato mi girai verso di lei ed annuii. Mi stava sfregando una gamba sul pacco, ma feci finta di non accorgermene, magari non lo stava facendo apposta... Quella sera, insieme ai miei cugini, andammo in una discoteca sulla spiaggia, e dopo alcuni giri di bevute e persone casuali che si univano, si finì a fare la banalità per eccellenza: il gioco della bottiglia. Ci spostammo sulla sabbia ed iniziammo a giocare. Ovviamente ero l’unico a scegliere verità. Solo ed esclusivamente verità. Non mi disturbava tanto il fatto di rischiare di baciare un ragazzo, quanto quella di baciare un mio parente, specie se fosse stata Carla. Avrebbe reso tutto più strano. Solo che queste cose non passano inosservate, infatti un mio cugino, notando che per il quinto giro di fila sceglievo solo verità, propose di toglierla, dal momento che tutti sceglievano di baciare. La proposta venne approvata da tutti tranne me, così accettai anche io, sconfitto dalla maggioranza. Dopo 4 giri tranquilli (baciai un ragazzo e 3 ragazze), arrivò il momento della verità, mi toccò baciare un mio cugino, espressi il mio imbarazzo nel baciare un mio parente, ma venni ignorato brutalmente, così finimmo per baciarci. Non era nemmeno così bravo. Io invece sembrai piacergli, dato che appena ci staccammo mi chiese “Giò… Quante ragazze hai avuto?” lo guardai perplesso e dissi “Solo due, perché?” “Che ragazze fortunate…” disse con lo sguardo perso nel vuoto. Inizialmente calò uno strano silenzio, poi iniziai a ridere, non tanto per l’affermazione quanto per la faccia con cui l’aveva detto. Gli altri si accodarono alla risata e proseguimmo tranquillamente. Finché non dovetti baciare Carla. Imbarazzatissimo chiesi di girare nuovamente o farmi fare una penitenza, ma gli altri furono categorici: si bacia chi esce. Carla, che si era già sistemata a fianco a me, mi tirò dal polso e mi disse “Dai cugi, è solo un bacetto, che vuoi che sia…?” deglutii e mi avvicinai, le nostre labbra si sfiorarono, le accarezzai il volto, poi le posai delicatamente una mano sulla nuca, la tirai più vicina e la baciai. Inizialmente si aggrappò con forza alla maglietta, detti tutto me stesso per quel bacio, mettendoci passione, facendole sentire cosa significasse baciare una persona. Preso dal momento le misi una mano sul fianco tirandola ancora più vicina, ora il seno premeva sul mio petto, potevo sentire il suo costume da bagno sotto la maglietta leggera, dischiusi leggermente le labbra quando la sentii dischiudere le sue, e stavo già facendo uscire la lingua quando mugolò di piacere, facendomi tornare alla realtà. Stavo baciando mia cugina! Certo, di secondo grado, ma pur sempre cugina! Mi staccai in fretta e dissi “Beh, così può andare, no?” Alcune ragazze ridacchiarono assentendo. Qualche minuto dopo, verso mezzanotte, entrammo a farci il bagno, e li decisi di allontanarmi un po’ per darmi una calmata e riprendere il controllo. Dall’acqua bassa dove stavano gli altri arrivavano delle voci, ma non mi preoccupai. Mi avvicinai alla scogliera e mi appesi ad una roccia sporgente con una mano, ripetendo tra me e me che era mia cugina, di smettere di fare l’idiota e le solite cose che si dicono in questi casi. Qualcuno mi abbracciò da dietro, mi girai di scatto e vidi Carla che mi guardava, col volto affondato nel fianco e solo i suoi due occhioni lucidi che facevano capolino a guardarmi. “Ciao cuginetto!” mi disse con la voce soffocata. “Carla! Che ci fai qui?” sentii che si stava muovendo, alzò la testa e mi disse “Nulla, ti ho visto allontanarti tutto solo e quando mi sono avvicinata ho sentito che stavi parlando… Che dicevi?” le sue mani cominciarono a scendere leggermente “Oh, nulla… Pensavo ad alta voce” dissi cercando inutilmente d’immergermi di più, in modo da non permetterle di far scendere le mani che ormai mi erano arrivate sui fianchi “Ah si? Mi sembrava che avessi fatto il mio nome…” le sue mani erano all’interno del costume, afferravano l’elastico. Glie le afferrai, tirandola verso l’alto, facendole uscire il busto dall’acqua e scoprendo così, che non aveva il pezzo di sopra del costume. Rimasi un attimo attonito a fissarle quelle tette fantastiche, riprendendomi solo quando lei disse “Ooops…!” in tono così noncurante che non ci avrebbe creduto nessuno. La lasciai immediatamente “Ma perché cavolo sei nuda?!” le sibilai a denti stretti, lei, sempre ridacchiando, si avvicinò a me e disse “Hanno proposto di toglierci i costumi ed ho accettato… Non hai sentito le voci?” Quindi questo era il motivo delle urla. “No che non le ho sentite! E mi sembra stupido, perciò…” Carla mi si buttò addosso e cominciò a baciarmi, si avvinghiò con le gambe attorno alla vita, strofinandosi su di me. Era completamente nuda. Non riuscii a reagire. La volevo e lei mi voleva, l’unico ostacolo che c’era era il fatto che fosse giusto o sbagliato. Me ne fregai altamente che lo fosse o meno, l'afferrai e la baciai di risposta. Sentivo le gambe che si muovevano, i piedi che s’incastravano nell’elastico e mi tiravano giù il costume, le afferrai quel culo sodo, la sistemai e la chiavai li, in acqua, alla luce della luna. Inarcò la schiena, emettendo un lungo gemito strozzato ed avvicinandomi le tette alla faccia. D’istinto glie le afferrai, succhiandole avidamente i capezzoli, la cosa dovette piacerle, dato che mi afferrò i capelli spingendomi la testa ancora più sul petto. Intanto, mentre con la bocca restavo concentrato sul capezzolo, cominciai a muovermi col bacino, e ad ogni colpo sentivo lei che ansimava sempre più forte, così cominciai ad aumentare l’intensità dei colpi. Carla lanciava dei piccoli urletti soffocati a forza, in modo da non farsi sentire, ad ogni colpo che le davo, la guardai. Aveva un espressione di dolore misto a piacere stampata sul volto, così decisi di aumentare anche la velocità, finché non la sentii dire “Aspetta, aspetta…” mi fermai “Cosa c’è…?” vidi che spalancò gli occhi, col fiatone “Stavo per venire…” disse arrossendo. La baciai sul collo, lei gemette leggermente e ripresi il ritmo lasciato poco prima, finché non mi chiese nuovamente di aspettare. Questa volta non mi fermai, ma accellerai il ritmo e, pochi minuti dopo, Carla venne, in preda a qualche spasmo di piacere. Mi fermai a guardarla: aveva il volto rilassato, le guance leggermente arrossate mostravano che era ancora eccitata ed aveva ancora il fiato corto. Mi guardò e mi baciò di nuovo, dopo un po’ si staccò, riprese a muoversi e mi sussurrò all’orecchio “Ancora” solo sentire quella voce eccitata mi convinse, mi avvicinai alla scogliera, mi aggrappai a delle rocce sporgenti e cominciai a tirarmi su con le braccia, con Carla ancora appesa che sentiva ogni singolo colpo dato dal sollevamento. Non avevo un ritmo veloce, ma mi concentravo per dare colpi forti ed intensi, eccitato dei gridolini che Carla dava ogni volta che salivo. Cominciò a muovere il bacino, aggrappandosi con le braccia attorno al mio collo e schiacciandomi la faccia sul seno, sentii il suo respiro che si accorciava, mi lasciai cadere e la afferrai per i fianchi, muovendola su e giù sempre più forte e più veloce. Seguivo il movimento che facevano le tette, su e giù, eccitandomi sempre di più, finché non mi afferrò la testa, chiedendomi di fermarmi. Rallentai e le chiesi se stesse per venire di nuovo “Si” mi rispose “Però prima voglio fare un’altra cosa…” si staccò da me, poggiò le mani alla scogliera piegandosi in avanti, ondeggiando i fianchi davanti a me: la visione spettacolare di quel culo che si muoveva ritmicamente a destra ed a sinistra fu troppo, non resistetti più. Le afferrai le natiche, allargandogliele, e spinsi il mio cazzo gonfio in quel culo fantastico. Inizialmente inarcò la schiena, gemendo di dolore, così spinsi più piano, ma senza fermarmi. Ad ogni centimetro che entrava, lei gemeva sempre di più, finché, con la voce leggermente rotta dal pianto, si girò e mi disse “Basta… Per favore…” mi sporsi in avanti e la baciai. Subito dopo, infilai di forza tutto ciò che mancava, la sentii piagnucolare, ma non si ribellò né dibatté in alcun modo. Cominciai a muovermi molto lentamente, con una mano le massaggiavo la fica ormai fradicia, con l’altra giocavo coi capezzoli, mentre la bocca era concentrata a baciarle il collo. Lei godeva, tenendo gli occhi chiusi, gemendo ed ansimando leggermente, ancora aggrappata agli scogli. Aumentai il ritmo, e la sentii godere, così continuai ad aumentare, e più aumentavo più lei godeva. Ormai eravamo entrambi vicini a venire, e decisi di resistere finché non avesse raggiunto l’orgasmo. Fortunatamente, venne poco prima di me, gridando di piacere, subito dopo, le riversai tutta la mia sborra nel culo, lo estrassi velocemente, schizzandole anche la schiena. Mi guardò, col volto arrossato ed il fiatone, mi avvicinai e le pulii la schiena, dopodiché si girò a baciarmi, le risposi al bacio abbracciandola. Quando si staccò, mi sussurrò all’orecchio “Domani sono sola a pranzo, mi fai compagnia?” le mordicchiai il collo sentendola sussultare e le risposi “Certo che si”. Tornammo in spiaggia e ci rivestimmo in fretta, facendo finta di nulla, e dopo circa un’oretta, tornammo tutti a casa.

Il giorno dopo, mi presentai a casa di Carla verso mezzogiorno e mezzo, circa dieci minuti dopo aver visto la macchina dei suoi andare via. La porta era aperta, così entrai. Sentii subito l’acqua che bolliva ed il profumo del sugo sui fornelli “Carla?” chiamai. Dalla cucina, Carla mi disse semplicemente “Siediti pure, il pranzo è quasi pronto” vidi il tavolo apparecchiato e mi sedetti. Sul piatto c’era un biglietto, lo presi e lo lessi. “Niente vestiti a tavola”. Avevo solo il costume indosso. Rimasi un attimo a fissare il biglietto, quando Carla portò la pentola a tavola, sorridendomi e tornando in cucina. La seguii con lo sguardo e scoprii che aveva il grembiule da cucina. Solo il grembiule da cucina. Accartocciai il biglietto ed eseguii quanto vi era scritto, poi mi risedetti tranquillamente. Carla tornò con del formaggio grattuggiato ed una bottiglia d’acqua ghiacciata poggiata al petto, si era tolta il grembiule. Poggiò il tutto a tavola e si sedette a fianco a me. Mangiammo e conversammo amabilmente, come se nulla fosse, ed a fine pranzo, si alzò annunciando il dolce. “Oh, bene, ho proprio voglia di un dolce” dissi ingenuamente. Lei girò la mia sedia, mi baciò e mi disse “Spiacente, il dolce è solo per la cuoca, oggi” cominciò a scendere massaggiandomi l’asta ormai dritta, dette qualche breve leccata alla punta ormai rigonfia, fece passare la lingua per tutta la lunghezza finché non circondò la cappella con le labbra ed iniziò a succhiarmelo con gusto. Le accarezzai la testa, incitandola a continuare, mentre sentivo la lingua che mi leccava ogni centimetro quando veniva avanti, facendo sparire il mio pene eccitatissimo nella bocca. Quando fui vicino a venire, le afferrai i capelli, muovendola al ritmo che volevo, lei non cercò di resistere, tolse le mani e mi fece fare, mentre le spingevo la testa sempre più in fondo, sempre più forte e tenendola sempre più a lungo. Resistetti quanto potei, ma quando proprio non riuscii più, le spinsi la testa tenendola premuta finché non le svuotai tutto il mio sperma in gola. Lei strinse un po’ gli occhi, concentrandosi per non farne uscire neanche una goccia, nonostante ciò, quando lo tolsi, vidi un rivoletto che le scendeva dall’angolo della bocca. Ad occhi chiusi ingoiò tutto e poi, sorridendo, si ripulì dal rivolo di sperma che le stava colando verso il mento “Grazie mille per il dolce cugi!”. Era già fine Luglio, ma la mia estate stava iniziando lì…
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