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La Sveltina


di ClaudioGusson
27.02.2012    |    60.040    |    0 9.3
"Stanno arrivandooo! Roberta era dannatamene eccitata..."
Alle soglie dei 50 anni, dopo lunga ed appagante esperienza in materia di sesso, sono giunto alla conclusione che le migliori scopate, in assoluto, sono quelle che capitano in modo occasionale.
Come diceva un famoso scrittore Francese “non esistono donne irraggiungibili” tutte, primo o poi, hanno un momento di fragilità emotiva. La bravura dell’uomo è di trovarsi nel posto e nel momento giusto e sapere cogliere l’occasione e trasformare un banale incontro in una straordinaria “sveltina”.
Le sveltine, per tale motivo, sono ritenute da molti il “carpe diem” del sesso.
Anche io le ho sempre considerate le migliori scopate quelle che maggiormente danno il massimo piacere concentrato in poco tempo e poco spazio, perché possono rappresentare un premio all’audacia di aver osato profanare le grazie di una donna irraggiungibile.
La loro magnificenza consiste nel fatto che capitano all’improvviso, in situazioni imprevedibili ed occasionali, con donne che rivelano solo in quei momenti una naturale indole lasciva, edte in luoghi impensabili.
E’ ormai storia consolidata ritenere le migliori sveltine quelle fatte con le proprie colleghe di lavoro e/o con la vicina di casa troia e ninfomane; in questi casi taluni prediligono l’ascensore, altri il sottoscala o gli scantinati. Insomma c’è una ampia scelta di luoghi e situazioni.
Pensate, però, per una volta, a quelle che capitano tra le mura domestiche, non annunciate, addirittura con una propria congiunta.
E’ senz’altro straordinario, come la storia che mi accingo a raccontare, senza tralasciare alcun particolare.

Vivo in una città alpina, il territorio oltre ad essere caratterizzato dalle alte vette rocciose è anche addolcito da boschi rigogliosi di selva e dallo spettacolo di laghi con acque coloratissime e splendenti.
L’estate da noi, come è risaputo, si distingue per un caldo continentale afoso e difficile da sopportare, così quando vi è la possibilità di fuggire dalla città, soprattutto la domenica, la gente si precipita in massa ad affollare i litorali dei laghi che, in quel caldo infernale, rappresentano una piacevole alternativa di ristoro.
Quella domenica mattina, solo mia figlia Roberta, 23-enne, si era alzata addirittura all’alba, perché aveva preso un impegno con le sue compagne universitarie per andare a passare la giornata ai laghi. Quindi si era messa all’opera alle prime luci del giorno per preparare il cestino del picnic e lo zainetto.
La notte appena trascorsa, come tutte le altre, è stata caldissima, e nonostante gli sforzi a cercare il sonno, trovai la pace e rilassamento solo a tarda notte.
Quella mattina fui svegliato dai rumori di stoviglie che urtavano tra loro. Immaginai che fosse Roberta, e la vedevo intenta ad armeggiare in cucina.
Guardai la moglie al mio fianco, per un attimo provai un senso di invidia nel vederla dormire serena e tranquilla, con la respirazione pesante.
Era inutile restare in quella graticola a girarsi come un pollo allo spiedo. Decisi di alzarmi e magari scambiare qualche parolina con Roberta prima che lei prendesse il volo per i laghi.
Beatrice e Marica, le figlie più giovani, dormivano profondamente nella loro cameretta, si sarebbero svegliate, come al solito, a mezzogiorno.
Andai in bagno e diedi sollievo alla vescica che borbottava impellente il suo bisogno fisiologico. Indossavo solo i boxe, ma la cosa non mi creava alcun disagio poiché era abitudine consolidata aggirarmi per la casa praticamente in mutande.
Entrai in cucina e notai subito Roberta, girata di schiena, intenta a preparare il cestino del picnic.
Senza voltarsi mi salutò con il solito appellativo:

“Ciao vecchio!
“Ciao Ro! Dormito Bene!
“Da schifo! Stamattina mi sono trovata in un lago di sudore! Sono appena uscita dalla doccia!

Infatti i capelli, lisci e lunghi fino alle spalle, risplendevano i raggi di luce e pendevano giù come spaghetti.

“Non sarebbe meglio asciugare i capelli!
“Preferisco di no! Co sto caldo! si asciugheranno subito!

Mentre si dimenava utilizzando i vari strumenti per confezionare i panini, notai che la tuta bianca che indossava era attillata e perfettamente aderente al corpo.
Mi soffermai ad osservare con attenzione il fondo schiena e notai che la stoffa di raso leggera penetrava profondamente nello scoscio, mettendo in mostra i glutei rotondi, che sporgevano in tutta la loro boriosa bellezza giovanile. Roberta è un ragazza in carne e quando indossa vestiti succinti ed attillati la sua avvenenza risalta in modo superbo.
In quel momento la tuta, praticamente la copriva come se fosse la seconda pelle, per cui le forme boriosa di maggiorata si rivelavano in ogni dettaglio.
Sarà stato colpa del caldo, oppure la reazione inconscia che capitano sempre al mattino quando ti alzi dal letto, ma in quel momento, davanti al corpo di mia figlia sentii il cazzo che cresceva nel boxe, fino a diventare un palo rigido ed oscenamente sporgente.
Così, eccitato e guidato solo dagli istinti più bassi, da vero depravato del sesso, mi accostai dietro la sua schiena posandole le mani sulle spalle, e, con la bocca quasi a lambire l’orecchio destro, le sussurrai:

“Ti vedi ancora con Marco?
“Quel deficiente! Ci siamo lasciati da circa un mese!

Mentre parlavo facevo scivolare la mani fino ai gomiti e poi le posai sui fianchi.

“E adesso con chi ti vedi?
“Per il momento non voglio nessuno!

Quindi la ragazzina stava vivendo un astinenza forzata.

“Ma come? una ragazza bella come te non ha ammiratori!

Mentre pronunciavo quelle parole infilai le mani sotto il tessuto della giacchetta e cominciai ad accarezzare la pelle nuda dei fianchi, lentamente, risalendo fino a soffermarmi sull’ombelico.
Fu in quell’istante che Roberta colse nelle mia carezze intenzioni lascive e libidinose. Il suo corpo reagii improvvisamente irrigidendosi, ed il respiro divenne subito pesante ed affannoso.

“C’è qualche ragazzo nella comitiva?
“Si!
“Allora ti sei vestita così per lui!
“Pa.. ti prego…stanno per arrivare!

La sua voce tradiva un emozione volutamene repressa. Non fece nulla per sottrarsi a quell’abbraccio.
Roberta emanava un fascino sensuale irresistibile. Quando le osservavo il culo il sangue mi ribolliva nelle vene come lava incandescente; allora presi coraggio e decisi di fare quello che in quel momento desideravo tantissimo. Mi appoggiai completamente al suo fondoschiena, facendo incuneare lo spessore del cazzo tra le sue grosse chiappe.

Quel contatto improvviso suscito in lei un lieve lamento, poi, con voce rotta dall’eccitazione disse:
“Pa… ti pregoo… stanno arrivando!
“Ssss.. rilassati….

Stabilito il primo rapporto, continuai a far scorrere le mani sul corpo: con una mi inoltrai verso il basso ventre e con l’altra verso l’alto, sul seno. I capezzoli, al tatto, divennero subito turgidi, segno che anche lei si era eccitata dalla situazione.

“Una bella ragazza come te merita tutte le attenzioni possibili!



Alle parole facevo sempre seguire le azioni delle mani. Finalmente arrivai laddove non avevo mai sperato che un giorno potessi giungere. Una mano stava forgiando a coppa le tette e l’altra affondava le dita sulla morbida peluria del monte di venere.

“Sei una birichina! Sotto la tuta non porti nulla!

Roberta non parlava più, si limitava ad ansimare e a respirare con grandi boccate d’aria.

Si era completamente affidata alle mie carezze, senza alcun cenno di reazione, mentre una mano continuava senza interruzione ad impastare quelle grosse tette, come se fossero panetti di pizza, l’altra, altrettanto solerte, si era fatta strada nello scoscio e percepiva già la sostanza appiccicosa secreta dalla vagina, che impregnava le dita.
Alla fine, l’intera mano era ficcata nello scoscio e le dita si muovevano come le zampette di un ragno, stimolando la vulva e le labbra interne della figa.

“Pa.. ti prego…. Stanno arrivandooo!

Roberta era dannatamene eccitata. Il suo corpo sollecitato dalle mia mani fremeva come un fuscello in preda ad una violenta tempesta.
Dopo alcuni minuti quello che stavo facendo non mi bastava più. Desideravo procurarmi il massimo piacere da contatto con quel corpo stupendo di giovane ragazza, nonostante mi fossi completamente incollato a lei, sia con la bocca appiccicata al collo, sia con le mani strette sulle tette e nelle cosce, ed il cazzo duro che spingeva contro il suo fondo schiena.

“Roberta… non resisto più…!
“Pà.. Cosa vuoi fare?

Accecato dal desiderio di quel corpo, non risposi alla domanda, afferrai gli orli dei pantaloncini e li calai giù fino alle ginocchia, scoprendo il suo fantastico culo.

“Pà.. coosa vuoi fare!!
“Sssss. Cristo quanto sei bonaa… lasciami fare…

Poi mi abbassai i boxe, facendo scattare il cazzo in fuori tra i suoi glutei.

“Pa… sei impazzito.. guarda che stanno arrivando… la mamma potrebbe svegliarsi..

Ero confuso dai sensi e preso completamente dal sensualità conturbante di quel giovane corpo, mentre i freni inibitori erano totalmente scomparsi.
Smarrito in quella estesi di sensi, vinto dai più bassi istinti di depravazione, afferrai il cazzo e lo ficcai in mezzo alle sue cosce, poi, serrandomi a lei, iniziai a spingere con movimenti profondi per procurarmi un piacere simile alla masturbazione. In quei momenti percepivo il caldo tepore delle labbra della sua figa, che veniva stimolata dal mio cazzo duro. Roberta capii subito le mie intenzioni e senza batter ciglio mi facilitò il compito partecipando al movimento.

“Pà … sbrigati a veniree!… comincia ad essere veramente tardi…
“Ssss… rilassati…

Sembravo un leone furioso che si agitava sulla propria prede senza lasciarle scampo.

“Ro… Non ce la faccio… non resisto oltre…
“Pà.. cosa vuoi faree!

La spinsi in avanti costringendola ad adagiarsi sul tavolo con i gomiti, poi le chiesi di divaricare le gambe…
Lei fece quello che gli chiese, ed inarcando la schiena, assunse la posizione di una perfetta pecora, con le gamba aperte fino a tendere al massimo l’elastico della tuta.
Guardai in basso e la prima cosa che vidi furono le grossa labbra coperte da una leggera peluria, che spuntavano dallo scoscio. Era un visione fantastica, il culo rotondo e perfettamente tornito e le cosce in piena forma, rendevano la scena dannatamente eccitante…

“Pà.. ti prego… fai una cosa veloce… è tardi…
“Dio santissimo che figaaa… mmm, quando sei bona mmm…

La scena era talmente provocante che non persi tempo in preliminari, afferrai il cazzo, mentre con l’altra mano divaricavo le labbra della fica. Dio quanto era bagnata, la mano si era completamente impregnata di umori.
Eccitato appoggiai la grossa cappella tre le labbra e, dopo averla strusciare su e giu, intrapresi la via di quel tabernacolo di piacere, lucido e morbido come il burro sciolto. Era talmente lubrificata che scivolai dentro velocemente.
La penetrazione suscitò subito un forte sussulto del corpo ed un singulto soffocato con le labbra tra i denti.

“Mmmm.. pà… adesso finisci in fretta….ti pregoo…
“Tesoro, sei fantastica… la tua fica e calda come una fucina…mmmm

Cominciai a muovermi dentro di lei, con ritmo costante ed affondi penetrati, che provocavano sobbalzi del corpo e contrazioni vaginali. Sentivo che stava godendo come una pazza. Però nonostante l’andatura forsennata degli affondi manteneva una lucidità incredibile…

“Dai papà sbrigati…..finisci… subitoo..mmmm.

Ogni tanto si voltava a guardarmi in faccia per cogliere la mia espressione, che era simile alla sua, contratta dal piacere. In quelle circostanze mi abbassavo per baciarla sulla bocca carnosa e sensuale.

Le spinte erano divenute talmente possenti che la costrinsi ad allungarsi sul tavolo con il busto, così il cestino del picnic, urtato dai movimenti del capo, si rovesciò sparpagliando il contenuto.

All’improvviso si sente il rumore di un motore, e poi, il suono di un clacson….

“Cazzo sono loro…ti prego… ora…!!

La supplica arrivò giusto in tempo, perché oramai ero giunto al culmine del piacere, quindi incalzai con alcuni affondi penetranti, tenendola saldamente dai fianchi. Roberta aveva un capacità unica di anticipare i miei pensieri, infatti con voce rotta dal godimento:

“Vieni dentrooo… ho appena avuto il cicloo… non ci sono problemi…!!mmmm ooooh!

Svuotai con sommo diletto nel suo ventre tutto il piacere che in quel momento si era accumulato nei coglioni. Proprio in quell’istante qualcuno stava già bussando alla porta.

Roberta si tirò su la tuta e disse.

“Pà! Sistema il cestino, poi apri la porta… io intanto corro in bagno a lavarmi!

Indossai velocemente una T-shirt e andai ad aprire la porta. Davanti a me si presentò Susanna, una amica di Roberta, che sorridente disse:

“E Roberta! Dove è?
“Quella pigrona è ancora in bagno! Dai entra che ti preparo un caffè!
“Grazie…molto gentile… !

Appena entrò in cucina vide una mela per terra, si abbassò a raccoglierla. Si girò verso di me, sorridente, e la depose nel cestino del picnic, anche lei indossava un tutina aderente….

Guzzon59 ([email protected])

il seguito del racconto lo troverete:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.com/2012/01/la-sveltina-seconda-parte.html
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