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Padre, figlia... e - 1


di bird2012
17.04.2016    |    91.916    |    9 5.2
"Invece Ginevra non si conteneva: godeva liberamente a voce alta senza attenuare le sue grida di piacere! All’inizio cercai di mettere la testa sotto le..."
Padre, figlia… e

Cap. 1


Era trascorso più di un anno da quando mia moglie era deceduta a causa del male del secolo e mia figlia, d’accordo con suo marito, aveva voluto fossi andato ad abitare con loro, non volendo lasciarmi solo.
All’inizio cercai di rifiutare, avendo degli ottimi e validi motivi.

Molti anni prima io e Ginevra, mia figlia che affettuosamente spesso chiamavo Gini, avevamo avuto una relazione, iniziata quando lei era appena 18enne e terminata, di comune accordo per ovvi motivi, poco prima di sposarsi, quando lei aveva 23 anni.

E’ stato il periodo più bello della mia vita e so che anche per lei il rapporto con me fu meraviglioso.
Fu un rapporto di amore e sesso, non ci negammo nulla, fu un rapporto perverso e depravato, di una intensità emotiva indescrivibile.
Benché fosse maggiorenne non aveva avuto serie esperienze sessuali: fui io a insegnarle i segreti del sesso, come far godere un uomo, come utilizzare l’arte della seduzione per conquistare il suo maschio!
Prima di sposarmi ero stato un gran libertino e quindi sapevo bene come doveva comportarsi una donna in campo sessuale per far felice il suo partner.

Ci misi poco a farla diventare una splendida porcellina: cominciò ad amare il sesso sotto ogni forma, specialmente il più perverso e depravato!
Amava stuzzicarmi quando c’era sua madre in casa, diceva che era più eccitante: adorava tutto ciò che era trasgressivo… il gusto del proibito!
Allargava le gambe all’improvviso per farmi vedere la sua fica senza mutandine; oppure quando, durante la cena, si presentava l’occasione propizia, mi tirava fuori il cazzo sotto la tovaglia e me lo segava, oppure si infilava le dita dentro la fica e poi, anche con la madre presente, me le metteva, con una scusa, davanti al naso per farmele annusare!

Ma il massimo della perversione lo vivemmo quando si fidanzò: le dissi che forse sarebbe stato giusto cessare la nostra relazione, considerato che il rapporto con Giorgio, il suo fidanzato, era serio e avevano intenzione di sposarsi.
Invece lei mi disse apertamente, senza peli sulla lingua, che aveva imparato, anche per merito dei miei insegnamenti, ad amare il cazzo e avere la possibilità di scoparsene due era il massimo che poteva sperare: per cui si sarebbe scopata suo padre e il futuro marito!

Mi raccontava tutto quello che faceva con il suo fidanzato: era eccitantissimo sentire dalle sue labbra, mentre scopavamo, i dettagli di tutte le porcate che facevano insieme.
Come la inculava, quando le sborrava in bocca e così via!
Spesso quando tornava a casa dopo essere stata con lui, con una scusa mi chiamava nella sua stanza, si sdraiava sul letto e allargava le gambe… ovviamente senza mutandine.

Ormai sapevo quale fosse il suo desiderio: farsi leccare dal padre la fica ancora piena della sborra del suo futuro marito!
Ed io mi comportavo come il più amorevole dei padri: leccavo fino all’ultima goccia di sperma che colava dalla sua fica e poi seguitavo a leccarla fino a farla venire sopra le mie labbra… e seguitavo a bere gli umori del suo piacere.

Mi confidò che Giorgio era un gran porco, proprio l’ideale dell’uomo che avrebbe voluto sposare.
Spesso la portava in luoghi dove vi erano singoli che amavano guardare le coppie che scopavano e lei si accorse di godere come non mai nel farsi ammirare mentre succhiava il cazzo o si faceva chiavare da Giorgio… se poi vedeva che i guardoni si masturbavano mentre la guardavano allora andava proprio fuori di testa.

Sentendo tutti i suoi racconti mi resi conto che mi eccitava da pazzi sapere che mia figlia si faceva inculare dal fidanzato o che si mostrava come una troia davanti a sconosciuti.
Ma la mia eccitazione andava anche oltre: una volta le chiesi se quando andava in questi luoghi per esibirsi non le fosse mai venuta voglia di fare sesso con qualche sconosciuto!
La sua risposta mi fece impazzire dall’eccitazione.

“Certo, papà, e sono stata sincera con Giorgio: mi avrebbe eccitato moltissimo farmi chiavare da uno sconosciuto davanti a lui! Lui mi ha promesso che quando saremo sposati mi farà esaudire ogni mio desiderio sessuale, anche il più depravato… e anche lui ne ha molti da soddisfare!”

Quando furono in procinto di sposarsi prendemmo la decisione: ormai era giusto lei appartenesse esclusivamente a suo marito!
Il suo addio al nubilato lo passammo in un albergo: non ci risparmiammo… era il nostro ultimo incontro d’amore!

Dopo sposati, quando ci vedevamo durante l’anno, non perdeva occasione di stuzzicarmi.
Quando ci abbracciavamo per darci il consueto bacetto sulla guancia ne approfittava per sussurrarmi.

“Non ti viene mai voglia di me? A me viene spesso! Quasi quasi chiedo a Giorgio il permesso di farmi un giretto sul cazzo di mio padre! Dai, porco, dimmi la verità: non la faresti una rimpatriata tra le mie cosce?”

Il pensiero di potermi scopare di nuovo mia figlia mi faceva scoppiare il cazzo, ma avevamo fatto un patto… e poi temevo principalmente si rovinasse, per una scopata, il meraviglioso rapporto tra Ginevra e suo marito.

Ecco perché inizialmente rifiutai di convivere con loro: avrei visto mia figlia, ormai splendida donna e non più adolescente, nella vita di tutti i giorni.
Sapendo che era solita indossare per casa vestitini molto succinti, molto graditi a suo marito, già immaginavo di dover assistere alla stupenda ed eccitante visione delle sue cosce, eternamente scoperte, e del suo odorabile culetto.
Inoltre ero certo avrei assistito al loro amore, a qualche furtiva palpata di culo… e avrei immaginato le loro scopate notturne: sarebbe stato un inferno!

Ma Ginevra fu irremovibile: non avrebbe mai permesso che il suo adorato papà (quando disse adorato mi sentii scoppiare il cuore!) fosse rimasto solo.
Ringraziando Dio non avevano problemi economici, essendo Giorgio un affermato professionista, e avevano una casa molto grande, per cui potevo avere la mia stanza da letto e il mio studio in piena autonomia.

Ma quello che temevo si stava avverando: le nostre stanze da letto erano confinanti e pur senza volerlo sentivo gemiti, gridolini e orgasmi risuonarmi nelle orecchie!
Anche se talvolta sentivo forti grugniti da parte di Giorgio, forse dovuti all’orgasmo, lui generalmente era più silenzioso durante il suo piacere.
Invece Ginevra non si conteneva: godeva liberamente a voce alta senza attenuare le sue grida di piacere!

All’inizio cercai di mettere la testa sotto le coperte per non sentirla, poi cominciai ad abituarmi ad ascoltare i suoi godimenti.
Poi l’eccitazione cominciò a prendermi e non mi controllai più: appena sentivo i primi gridolini di piacere di Ginevra impugnavo il mio cazzo e cominciavo a menarlo con gusto, cercando di far coincidere il mio piacere con quello di mia figlia.
Conoscevo bene il suo crescendo quando godeva: mi sembrava di sentire ancora le sue unghie conficcate nella mia schiena al momento del suo orgasmo e il suo incitamento di sborrare insieme a lei… dentro la sua fica!

Ormai mi ero organizzato: mi segavo cercando di trattenere più che potevo il mio orgasmo finché non sentivo il suo urlo finale: a quel punto mi lasciavo andare in una copiosa sborrata seguita da mie sommessi gemiti di piacere rivolti a lei.

“Gini, amore mio… ho goduto insieme a te… insieme a te… come una volta!”

Ormai era diventata una dolce ed eccitante abitudine: non vedevo l’ora di andare a letto nella speranza di sentirli scopare e di sentire i gemiti di godimento di mia figlia come quando scopava con me… e sborrare insieme a lei.
Spesso, quando ero particolarmente eccitato, in silenzio senza farmi sentire, uscivo dalla mia stanza e origliavo attraverso la porta della loro stanza, per sentire più chiaramente sia i gemiti di piacere che il suo linguaggio volgare che usava mentre faceva sesso con suo marito!

Sentirla incitarlo di sfondarle il culo, di trattarla come una troia, di desiderare di essere fottuta da due cazzi mi mandava ai matti… e facevo delle sborrate colossali!

Un pomeriggio ero solo in casa: Giorgio a lavoro e Ginevra a fare shopping.
Seduto sopra il divano del salotto cominciai a pensare a lei, al suo corpo, che conoscevo benissimo, e a quello che avevamo fatto in passato: le interminabili inculate, i magnifici 69, avvinghiati nudi con le bocche incollate sopra i nostri sessi… e le sborrate in bocca, che le avevo insegnato a ingoiare con gusto.

Con questi dolci ed eccitanti ricordi il mio cazzo non volle saperne di starsene buono: cominciò ad addrizzarsi e non potei fare a meno di tirarmelo fuori e cominciare a segarlo lentamente… ad occhi chiusi, con il pensiero sempre rivolto a lei!

Ripensai, come spesso mi accadeva, all’inizio del nostro meraviglioso rapporto: il primo giorno non si scorda mai e a me piaceva ricordarlo spesso!
Ma la nostra storia era iniziata molto prima, da quando ci lanciavamo sguardi colmi di desiderio, pur senza parlare.
Io approfittavo di ogni occasione per ammirare il suo corpo e lei faceva del tutto per farsi guardare.

Aveva capito che avevo un debole per il suo lato B e assumeva spesso le posizioni più provocanti per farmelo ammirare.
Con una scusa si piegava in avanti ed io incollavo subito lo sguardo contro le sue chiappe che mi mandavano fuori di testa e che mi procuravano immediate erezioni.
Lei, dopo qualche attimo, sempre con il culo in fuori, girava la testa verso di me e mi fissava sorridente.

“Ero certa mi stessi guardando!” e rimaneva nella stessa posizione.

“Ti mette in imbarazzo che ti guardi?” le chiedevo e lei, sempre sorridendo, mi lanciava messaggi inequivocabili.

“Ma quale imbarazzo! I tuoi sguardi mi fanno sentire donna e la cosa mi lusinga da morire!”

Lei aveva una grande confidenza con me, forse anche troppa, molto più di quella che aveva con la madre.
Mi chiedeva consigli di ogni tipo ed io, da buon padre, cercavo sempre di darle le giuste indicazioni.
Ma una sera, assente la madre, mi chiese una cosa che mi fece rimanere di sasso.

“Papà, ho bisogno di un tuo consiglio: essendo uomo sono certa puoi aiutarmi. E’ una cosa abbastanza intima, ma so che con te posso parlare apertamente e senza problemi.
C’è un ragazzo che mi viene dietro, mi fa il filo, anche lui mi piace e, per farla breve, ieri sera abbiamo pomiciato.
Abbiamo iniziato con baci, abbracci, carezze, ma poi la temperatura è salita e mi ha chiesto di prenderglielo in mano.
All’inizio avrei voluto rifiutare, ma quando mi ha preso la mano e l’ha messa sopra il suo membro mi è venuto spontaneo impugnarlo e stringerlo.

Ha cominciato a coprirmi di baci e chiedermi di muovere la mano: non mi sono fatta pregare poiché, sinceramente, la cosa piaceva anche a me!
Papà, per farla breve gli ho fatto una sega!
Per me era la prima volta che masturbavo un ragazzo, ma lui mi ha detto che ero stata bravissima e che lo avevo fatto godere moltissimo! Spero non ti scandalizzi se ti dico che mi è piaciuto molto sentirmelo schizzare in mano, con tutta la mano impiastricciata di sperma!”

Mi stava scoppiando il cazzo nei pantaloni: il racconto di mia figlia mi aveva mandato il sangue in testa.
Immaginai la sua mano che menava il cazzo mentre sborrava!

“Perché mi dici queste cose così intime?” le chiesi con il cuore in gola.

“Papà, vorrei sapere se credi mi sia comportata da puttana! Masturbarlo così subito la prima sera che siamo stati insieme: forse avrei dovuto aspettare un po’?”

Cercai di assumere un contegno professionale, da padre a figlia, ma mi scoppiava la testa.

“Tesoro, qualche donna dice “la prima sera mai”, ma credo dipenda dalla natura di ognuno di noi e dal desiderio che si ha per il proprio partner: se il maschio ne vale la pena, se si è eccitate, se si ha voglia beh! Perché no?”

Mi sorrise e mi accarezzò il viso: sentii un brivido lungo la schiena!
Mi venne spontaneo chiederle una cosa.

“Tesoro, ma dopo che tu hai fatto a lui, lui ha pensato a te? Non vorrei, come spesso accade, ti abbia, come si dice, lasciata in bianco!”

Vidi i suoi occhi brillare, mi abbracciò forte come non aveva mai fatto e mi sussurrò all’orecchio.

“Si, mi ha fatto un ditalino, ma sinceramente mi aspettavo di meglio! Certamente godo molto di più quando me lo faccio da sola: sai, penso a tante cose eccitanti mentre me lo faccio che mi sbrodolo in mano come una porcellina! Ma dimmi: davvero ti interessa sapere se mi ha fatto venire?”

“Certo, tesoro: io ti voglio bene, il sesso è importante nella vita e voglio tu possa provare piacere. Mi dispiace che il tuo ragazzo non sia stato all’altezza: ma sei giovane e troverai certamente di meglio!”

Mi morse l’orecchio e mi fece rabbrividire.

“Dio santo, papà! Altro che farmelo da sola mentre fantastico di farmi scopare! Ho una gran voglia di farmelo fare da te un ditalino: sono certa mi faresti impazzire… anche solo con le dita!”

Mi diede un bacio sulle labbra e scappò via, dentro la sua stanza.
Da quella sera ogni sguardo, ogni carezza, ogni parola era un muto messaggio di reciproco desiderio.
Un pomeriggio, complice l’assenza di mia moglie lontano da casa per alcuni giorni, accadde l’ineluttabile.

Galeotta fu una gonnellina che aveva appena acquistato: una gonnellina all’ultima moda, a vita bassa, molto corta, a pieghe.
Ero in salotto seduto sul divano a leggere il giornale.
Entrò indossando la gonnellina: quando la vidi, con le cosce generosamente scoperte, sentii andarmi il sangue al cervello, ma non mi diede tempo di parlare.

“Papà guarda che bella gonnellina ho acquistato, non vedevo l’ora di fartela vedere: dimmi se ti piace!”

Così dicendo fece una piroletta su se stessa: la gonna, corta e larga, le salì sulla pancia lasciando le sue intimità, coperte da minuscole mutandine, completamente scoperte.
La guardavo con gli occhi di fuori.

“E’ una gonna bellissima… ti dona molto… mi fai vedere di nuovo come fai la piroletta?”

Volevo ammirarla ancora… e lei mi accontentò immediatamente.
Cominciò a girare velocemente intorno a se stessa per permettere alla gonna di sollevarsi e mostrarmi il culetto e le cosce!
Alla vista di quel ben di Dio il cazzo mi si addrizzò repentinamente e non riuscii a trattenermi!

“Dio mio, amore, come sei bella! Sei una meraviglia! Uhmmm!!! Se non fossi tuo padre… chissà cosa ti farei!”

Fu la battuta che spesso fanno gli uomini quando si trovano di fronte una bella donna, ma mia figlia lo raccolse come un messaggio: lo interpretò come una avance e ne approfittò!
La vidi fissarmi il pacco: non potevo nascondere la mia erezione e il mio dolce amore pensò fosse il momento propizio.

In un attimo mi montò sopra a cavallo, posando la sua fica coperta dalle mutandine sopra il mio cazzo: benché fosse dentro i pantaloni non poteva non sentire la mia eccitazione!
Mi abbracciò circondandomi il collo con le braccia e mi posò le labbra sopra l’orecchio: cominciai a fremere.

“Madonna santa quanto sei duro! Ero certa che la gonnellina avrebbe portato a questo magnifico risultato: ecco perché l’ho comperata… per fartelo addrizzare!! Mi piacerebbe proprio sapere cosa mi faresti se non fossi mio padre!” mi sussurrò.

Ricambiai il suo abbraccio e la strinse a me, ma rimasi in silenzio!
Non avevo il coraggio di confessarle i miei perversi desideri: che avrei voluto farle assaggiare il mio cazzo, in tutti i suoi buchi, nessuno escluso, come avevo sempre fatto con le donne nel corso della mia vita da libertino!
Eravamo avvinghiati uno all’altra, la mia verga sussultava contro la sua fica, ma non avevo il coraggio di osare di più!

“Non vuoi dirmelo? Forse preferisci sapere cosa ti farei io se tu non fossi mio padre?”

A queste parole il mio cazzo sobbalzò… e lei ci spinse la fica contro!
Cominciai ad ansimare mentre la stringevo a me… poi le sussurrai.

“Si… dimmelo… dimmelo!”

Il mio angelo cominciò ad agitare leggermente il bacino per strofinare la fica contro il mio uccello, mi diede un morso al lobo dell’orecchio e si lasciò completamente andare.

“Certo che te lo dico, non ho alcuna vergogna di confidarti i miei desideri, anche quelli più depravati! Comunque sappi che stare abbracciata a te con il tuo cazzo a contatto della mia fica mi sta facendo bagnare come una maiala!”

Cominciai a gemere.

“Dio santo… ti stai bagnando abbracciata a tuo padre!”

Scesi con le mani lungo la schiena, le intrufolai sotto la gonna e iniziai ad accarezzarle il culo.
Fu scossa da un fremito.

“Bravo, accarezzami il culo mentre ti dico cosa ti farei se non fossi tua figlia!
Te lo tirerei fuori, lo accarezzerei con dolcezza per fargli capire quanto lo desidero, poi ti accarezzerei anche le palle: sono certa ti piacerebbe sentire la mia mano calda che te le stringe.

Poi sommergerei il tuo delizioso uccello di tanti bacini: sulla cappella, lungo l’asta, sopra le palle! Me lo strofinerei sul viso, per sentire il suo calore, la sua durezza… e la sua voglia di me!
E poi lo imboccherei e te lo succhierei golosamente, con passione, con amore per fartelo diventare durissimo… e poi…”

Si interruppe e rimase in silenzio.
Io le avevo afferrato le natiche, le stringevo convulsamente e muovevo leggermente il suo bacino avanti e indietro per far strusciare la sua fica contro il mio cazzo.
Il suo grilletto era posizionato proprio contro l’asta, per cui quel movimento glielo stava sfregando alla grande: il mio amore stava godendo!
A quel punto fui io a morderle l’orecchio e a sussurrarle.

“E poi… dimmelo, ti prego… e poi… che faresti se non fossi mia figlia!”

Mia figlia si lasciò completamente andare, allentò ogni freno inibitore, ammesso ne avesse ancora qualcuno.
Mentre parlava cominciò a strofinare con forza la fica contro il mio cazzo!
Lo sentiva sempre più duro contro il grillo: la sentivo fremere sempre di più… stava per scoppiare.

“Dopo avertelo fatto indurire per bene ti monterei a cavallo come sto adesso… e me lo appunterei nella fica! Poi comincerei ad abbassare il bacino lentamente, molto lentamente, per far abituare la mia vagina ad accogliere il tuo cazzo: forse non ci crederai, ma sono ancora vergine!
Appena sentirei la cappella incontrare l’ostacolo che divide la fanciullezza dall’essere donna non ci penserei due volte a lasciarmi cadere di colpo sopra il tuo ventre per abbattere definitivamente ogni barriera tra me e il piacere!
Ormai ho deciso da tempo che deve essere il tuo cazzo, il cazzo di mio padre, quello che mi ha dato la vita il primo a entrarmi dentro e a farmi godere… gli altri verranno dopo di te!”

Queste parole mi infiammarono: ansimavo e grugnivo come un maiale!
Avvicinai le labbra alle sue e le sussurrai.

“Amore mio… mi vuoi dentro la tua fica… vuoi sia il mio cazzo a sverginarti!” e incollai le mie labbra contro le sue.

Appena la mia lingua calda e umida le entrò dentro la bocca cominciò a fremere di piacere: la stavo baciando con la lingua, come si bacia una donna!
Mi strinse ancora di più contro di lei e agitò convulsamente la fica contro il mio cazzo!

“Papà, voglio godere tra le sue braccia, mentre mi baci come fossi la tua donna!” e incollò nuovamente le labbra contro le mie.

Spinsi il mio uccello contro il suo ventre per farglielo sentire per bene!
Aumentò il ritmo del movimento del suo bacino, la sentii fremere e tremare!
Conoscevo bene i sintomi: stava per arrivare l’orgasmo… mia figlia stava per sborrare!
Si staccò dal bacio, mi fissò negli occhi e perse ogni ritegno: capii che voleva condividere con me il suo godimento.

“Papà, guardami… sto venendo… sto sborrando… guardami mentre sto godendooo!!! Siiiiii… papàààà… sto sborrando sopra il tuo cazzoooo… ahhhhh… ci sto sbrodolando sopraaaaa!!!”

La fissavo con gli occhi di fuori, mentre il cuore mi batteva a mille: mia figlia stava venendo tra le mie braccia!

“Amore di papà, sei meravigliosa mentre te ne vieni, sei stupenda: assumi l’espressione di una dolce puttana che sta sborrando… mi piaci da morire vederti così porca!”

Ansimava sempre di più.

“Papà, le tue parole mi mandano fuori di testa: ti piace io sia una porca e non voglio certo deluderti! Mi prenderò io cura del tuo cazzo, lo tratterò con tutti i riguardi che merita! Papà, voglio farti impazzire: voglio che tu non possa più fare a meno di me!”

I suoi umori che erano colati copiosi dalla sua fica mentre godeva mi avevano bagnato la tuta proprio all’altezza dell’uccello: era eccitantissimo sentire il bagnato del suo piacere contro la mia verga.
Seguitò a strofinare il ventre contro il mio uccello: anche se era venuta la eccitava sentire quel paletto duro contro la sua fica.
Mi abbracciò di nuovo e riprese a parlarmi.

“Io ti ho detto cosa ti farei se non fossi tua figlia, adesso tocca a te dirmi cosa mi faresti se non fossi mio padre!”

A quel punto anche io mi lasciai andare e la mia risposta fu più che esaustiva… inequivocabile!

“Alla tua fichetta ci hai già pensato tu, io potrei dedicarmi al tuo culetto: non essendo tuo padre non avrei remore ad entrare dentro il tuo buchino e sono certo ti piacerebbe molto!”

“Dio santo, mi fai rabbrividire: dare il culo a mio padre! Davvero ti piacerebbe farmi il culo? Con il cazzo nel culo sarei ancora più porca e ti piacerei ancora di più… vero?” mormorò.

“Si, tesoro! Sarebbe meraviglioso vedere comportarti come una porca, inginocchiarti a pecora davanti a me, aprirti il buchetto del culo e implorarmi di impalarti, come fossi la mia dolce zoccola, desiderosa di darmi il culo per il nostro reciproco piacere!”

La sentii gemere, come stesse parlando tra se e se!

“Madonna santa! Essere la zoccola di mio padre, la sua troia, la sua puttana! Dio che meraviglia!”

Io ansimavo sempre di più, il mio cazzo a contatto della sua fica era gonfio da morire… Uhmmm! Dio mio… stavo per sborrare!
Spinse la fica contro il mio cazzo e accelerò lo sfregamento… mi guardò!

“Dimmelo: veramente vorresti fossi la tua zoccola, la tua porca? Anche il mio culetto è vergine: me lo vuoi sfondare? Vuoi entrarmi nel culo? Dimmelooo… cazzo… dimmelo… vuoi rompermi il culo?”

Accelerò al massimo il movimento del bacino.
Riuscii a dire poche parole prima di urlare il mio piacere.

“Si… si… dolce amore mio… voglio entrarti nel culo! Voglio sentire il calore del tuo buchino… le sue dolci contrazioni mentre ti sborro dentrooooo!!!! Sììììì… angelo mioooo… ti vengo in culooooo!!!”

Spalancai gli occhi mentre la fissavo, aprii la bocca e reclinai il capo all’indietro: stavo sborrando, me ne stavo venendo dentro i pantaloni!
Mi afferrò il viso tra le sue mani e ricambiò il mio sguardo… con un leggero sorrisetto.

“Sei un porco depravato: ti sei sborrato nei pantaloni mentre sentivi la fica di tua figlia strusciare contro il tuo cazzo! Ho sentito le pulsazioni del tuo uccello mentre schizzava… e dopo ho sentito l’umido dello sperma, che aveva passato i pantaloni e mi bagnava la fica.
Uhmmm! Che gusto sentirmi bagnare la fica dalla tua sborra!”

Ricambiai lo sguardo e il sorriso.

“Veramente anche tu te ne sei venuta sentendo il mio cazzo che strusciava contro la tua fica!”

Mi sorrise apertamente.

“Allora siamo entrambi due porci depravati! Credo proprio saremo una splendida coppia di porcellini!”

Si alzò dal mio grembo: i calzoni della mia tuta erano completamente sporchi di sperma.
Cominciò a sfilarmeli.

“Dopo te li lavo, insieme ai boxer: sarà un piacere togliere la tua sborra!”

Appena tolti vide il mio uccello e le palle completamente intrisi di sperma… si leccò le labbra e mi sorrise.

“Permetti che te lo pulisca per bene con la mia lingua? Pensi che una figlia che lecca il cazzo sborrato del padre sia abbastanza porca?”

“Sarebbe una meravigliosa porca!” risposi allargando le gambe.

Si inginocchiò tra le mie gambe e leccò tutta la sborra: alla fine sia il cazzo che le palle erano lindi e pinti!
Poi si mise seduta accanto a me e mi abbracciò.

“E’ veramente gustoso imboccare il tuo cazzo sborrato!” e mi baciò.

Dopo aver limonato per un pò si staccò.

“Questa notte ti vengo a trovare: non devi deludere la mia fica e il mio culetto… aspettano con gioia di essere visitate dal tuo uccello!”

La mia risposta la gelò.

“No, non c’è bisogno tu mi venga a trovare…”

Mi interruppe.

“Allora non mi vuoi!”

Sorrisi.

“Ma cosa hai capito! No, non c’è bisogno tu mi venga a trovare perché andremo a letto insieme! Il mio uccello ha un estremo bisogno delle attenzioni di mia figlia!”

Mi saltò addosso e mi abbracciò.

“Papà, ti amo! Sapessi quanto la mia fica e il mio culetto hanno bisogno delle attenzioni di mio padre! Anzi, voglio essere più chiara, a scanso di possibili equivoci: hanno bisogno del tuo cazzo!”

Fu una notte meravigliosa: in poche ore colsi entrambe le sue verginità, la scopai e l’inculai in maniera stupenda, non contai gli orgasmi che le procurai e lei gustò il sapore della mia sborra.

Quando la mattina ci svegliammo mi abbracciò e mi baciò con passione.

“Papà, ti amo! Mi sento un’altra persona… sono una donna… la tua donna!”

Sempre seduto sul divano, mentre seguitavo ad accarezzarmi l’uccello ripensai con piacere anche al nostro ultimo incontro, prima del suo matrimonio: un lungo pomeriggio di sesso e amore in cui volle le facessi di tutto… nella fica… nel culo e poi in bocca!
Mi svuotò completamente i coglioni, non avevo più una goccia di sperma nelle palle!
Un ricordo eccitantissimo che non riuscivo, e forse non volevo, togliere dalla mente!
Il cazzo era duro al massimo, stavo godendo, aumentai il ritmo della sega per sborrare nel ricordo del mio amore… ero in estasi… quando una voce mi riportò sulla terra.

“Posso esserti utile?”

Aprii gli occhi e la vidi davanti la porta del salotto: Ginevra mi guardava sorridente, con l’espressione che ben conoscevo.


Sono molto graditi commenti, proposte e ovviamente critiche per migliorare i racconti. Attendo anche scambi di opinioni sul genere. Vi attendo alla mia e-mail [email protected]
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