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Sull'autobus con la nipote,


di ClaudioGusson
19.06.2012    |    74.830    |    6 8.8
"Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega..."
E' la storia di un vecchio porco che gli piaceva strusciarsi contro il posteriore delle passeggere di autobus, poi un giorno il destino le mette davanti quello di sua nipote, e lui non lo riconosce, del resto anche la ragazza non era li per caso.

Salve. Sono un vecchio canuto, un anonimo, come se ne incontrano tanti in città, che si sposta solo sui mezzi pubblici per necessità, non avendo la patente di guida.
Preferisco viaggiare in piedi piuttosto che seduto, e spesso cedo volentieri il posto, anche ai giovani.
La primavera è la stagione che più prediligo per viaggiare.
In quel periodo mi compiaccio ad ammirare le giovane donne, che ci allietano la vista con abitini leggeri, che mettono in evidenza ogni particolare anatomico del loro corpo, senza nulla celare alla fantasia.
Le vedi vestite in tutti i colori e foggia: jeans attillati come calze maglie; pantaloncini corti ficcati nei glutei e minigonne vertiginose, che non coprono assolutamente nulla.

Oggi la donna è più disinvolta, direi quasi sfacciata rispetto ai miei tempi.
Ostenta liberamente la sensualità del proprio corpo, esaltando ogni aspetto della propria bellezza con accorgimenti vari.
In piedi o sedute è sempre un bel vedere. A volte le noti sui seggiolini dell'autobus, quasi distratte con le cosce scoperte o accavallate divinamente. A volte le vedi con le gambe oscenamente spalancate, mostrando il loro celestiale scoscio, con vista di mutandine, che si perdono in modo sublime nelle abbondanti e carnose natiche.

Nonostante le occhiate insistenti, che personalmente non lesino di lanciare tra le loro cosce, esse non si preoccupano di nascondersi, nessuna bada ad un vecchio porco, anzi continuano ad ostentare le loro intimità, indifferenti, senza coprirsi, e credo a volte anche divertendosi a provocare il poveraccio di turno.

Che pena guardare e non toccare. Con il cazzo duro e pulsante al ritmo degli scossoni dell'autobus.

Ma nella vita si sa c'è anche un po di giustizia. La fortuna aiuta gli audaci.

M è capitato anche di eccitarmi nei percorsi di linea su autobus super affollati, e allora erano guai. Perché il grosso pacco diventava un problema. Anche se la turgidezza era celata sotto i pantaloni, si avvertiva subito appena urtavo contro il culo o i fianchi dell'ignara passeggera che mi precedeva.

In quelle occasioni spesso venivo fatto oggetto di sguardi di disprezzo, e spinte celate dietro gesti involontari, perché quell'ingombre non era gradito.
Però è capitato che alcune hanno continuato a tenersi stretto tra le natiche la mole del cazzo, continuando tranquillamente a viaggiare, ignorandomi.
In quelle occasioni, anzi, le sentivo spingere con il culo, senza staccarsi di un millimetro.
Erano casi rari, ma quando capitavano era un piacere tenere il cazzo schiacciato contro il loro culo.

In quei momenti, vista la disponibilità della tipa al contatto, era difficile tenere a bada le mani, ma la reazione della folla era imprevedibile, così il buonsenso consigliava di evitare qualsiasi azzardo, per non correre il rischio che qualcuno lo interpretasse male.
Pertanto mi accontentavo di tenere l'erezione pressata contro il posteriore della fortunata di turno, godendomi quel dolce struscio contro i glutei, fino al capolinea.

Viaggiare nelle ore di punta era la garanzia che potesse capitare un ottimo approccio.
La vittima sacrificale la sceglievo tra quelle che esibivano il più bel posteriore. Possibilmente vestita in modo succinto.

Appena ne individuavo una mi avvicinavo da tergo. Con cautela, ed agendo come un cinico predone, mi impossessavo di quel spazio privato nel quale campeggiava il loro stupendo lato b.
L'approccio avveniva per gradi. Il primo contatto capitava accidentalmente alla prima frenata. Allorquando cozzavo con il cazzo contro l'incavo posteroiore tra le cosce e i glutei.
Dopo il primo appoggio, raffinando la mira, quando capitava la seconda frenata, ficcavo la turgidezza del cazzo dritto in mezzo ai glutei.
La seconda volta era quella che determinava la tendenza della donna, poiché ci rimanevo incollato il più possibile.
Quando notavo che la tipa non reagiva a quell'invasione imprevista, alla terza frenata mi incollavo definitivamente a lei, cercando anche di spingere più in profondità.

Mi è capitato anche di subire l'iniziativa di alcune donne, che si appoggiavano ad ogni occasione fino a quando non si adagiavano completamente contro il mio grembo.

Una volta è avvenuto addirittura che una giovane studentessa, dopo essersi appoggiata in modo sfacciato, iniziò a muovere il culo fino a quando non incastro il cazzo tra i suoi glutei. In quei momenti cercava persino di stringere le natiche, serrandoci dentro il cazzo.
Fu una vera sorpresa trovarmi davanti una giovane a cui piaceva il contatto con il cazzo di uno sconosciuto.
Quella volta, quando arrivammo al capolinea, appena sceso, mi fece un cenno di seguirla.
La pedinai fino ai bagni della stazione degli autobus. Appena dentro, mi prese da una mano e mi tirò in uno cesso, dopo aver chiuso la porta mi supplico di infilarle il cazzo nel culo.
Era super eccitata e tremava come un fuscello. Appena glielo infilai nel culo prese a muoversi verso di me in modo convulso, come se fosse stata morsa dalla tarantola. Non ebbi alcuna difficoltà ad infilarlo dentro perché il buco era ampiamente spianato.
La giovane studentessa si rivelò una grandissima troia.
Me la inculai con gusto per una buona mezzora, fino a riempirle il buco del culo di sborra.

Dopo quel caso non ebbi più fortuna, però ero diventato un vero esperto nel godermi i glutei delle ignare passeggere degli autobus.
Sapevo riconoscere al volo la donna disponibile a tutto, che non gliene importava un fico secco se qualcuno glielo appoggiava sul culo.

Non era facile trovarla e a volte passavano molti mesi prima di poterne incontrare una e provare il piacere di un dolce contatto.

Non ero un fanatico o maniaco del culo, ma certamente quando capitava non mi tiravo indietro.

Si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
E' risaputo che persone che hanno la stessa tendenza primo o poi si incontrano.
Ed è quello che è capitato a me.

Una calda mattina, dei primi giorni del mese di giugno, mi trovai a viaggiare su un autobus affollatissimo. Quel giorno c'erano più ragazzi che donne. Alzai il capo e, poco distante da me, intravidi un cappellino azzurro calzato da una ragazza dai capelli biondi e ricci, che le arrivano sulle spalle. Se ne stava appoggiata ad un seggiolino tenendosi aggrappata allo corrimano. Nel frangente notai il suo stupendo culo. Lo teneva rivolto contro le persone e non si curava di spostarsi ogni qualvolta qualcuno le passava da dietro.
Un perverso sa riconoscere un altro perverso. Appena notai quel modo di comportarsi dissi a me stesso che quella era la giornata giusta per godermi un dolce contatto.
Eccitato all'idea, escogitai la tecnica di avvicinamento, facendomi strada tra la folla riuscì ad arrivare alle sue spalle.
Appena abbassai lo sguardo fui aggredito da un culo rotondo e ben diviso da pantaloncini corti attillatissimi. Una panorama stupendo che suscitò subito l'erezione del cazzo, ed in pochi secondi divenne duro , palpitante e pronto ad invadere quella nicchia di piacere.

Aspettai trepidante la prima frenata, che avvenne quasi subito.
Mi appoggiai a lei, con tutto il mio peso, premendo con forza la turgidezza del cazzo tra quei glutei sodi e rotondi. Lei non si voltò e non disse nulla.
Nella seconda frenata fu lei a venirmi addosso, anticipando la mia azione.
Rimase incollata al mio grembo per alcuni istanti. Quel gesto lasciò capire le sue intenzioni lascive e la disponibilità a lasciarsi toccare il culo.
Nella terza frenata il movimento avvenne in perfetta sinergia. Ci incontrammo a metà strada. Il mio cazzo si incastrò tra i suoi glutei. Lei non reagì, rimase tranquillamente appoggiata a me, cercando anzi di trovare una posizione più comoda e di maggiore effetto.

Ad un tratto sentì qualcuno che mi toccava il cazzo e lo stringe. Abbassai lo sguardo e strabiliato vidi la sua mano che serrava la stoffa dei pantaloni, in corrispondenza del pacco, stimolando il contenuto.
Rimasi sconcertato, perché fu la prima volta che mi capitava di incontrare una donna che avesse azzardato una azione del genere.

Sbottonai subito la giacca per per nascondere quel gesto inaudito.
La ragazza, con disinvoltura, continuava nella sua azione audacia e spregiudicata, poi, infila la mano nei pantaloni, scavando dentro fino a raggiungere il cazzo, che cinse con forza.
Ero molto imbarazzato perché il tutto stava succedendo in pubblico, in mezzo a quella folle di passeggeri ignari, che distratti da chissà quali pensieri non avevano notato nulla.

La giovane ragazza iniziò a masturbarmi. I movimenti furono difficoltosi ma lei dimostrando un talento acquisito senza altro da lunga esperienza sul campo, si limitava a muovere solo il polso della mano, riuscendo così a dare un ritmo regolare alla sega.
Era perfettamente coordinata al movimento dell'autobus, si teneva ferma, e nello stesso tempo rimanendo attaccata a me, come se la stessi abbracciando, continuava a masturbarmi.

Il mio corpo era letteralmente scosso da quella meravigliosa sega. Quel diavolo mi stava facendo scoppiare le coronarie.
La situazione era talmente eccitante che qualsiasi tentativo di resistere era vano, stavo per sborrare nelle mutande.
La sua mano si era accanita senza alcuna tregua, erano gli ultimi maneggi, poi cominciai ad avvertire i primi impulsi di sborra.
Quando arrivò lo stimolo estremo, le gambe stavano quasi per cedere e la testa mi girava come una trottola, stavo per perdere i sensi. Dovetti attaccarmi con entrambe le mani alla barra, altrimenti sarei caduto a terra come un sacco di patate.

Appena finito, la giovane passeggera, senza voltarsi si portò avanti per scendere alla prima fermata.

La guardai mentre si allontanava. Poi decisi che dovevo conoscerla ad ogni costo, così mi incollai a lei.
Appena sceso dall'autobus cercai di bloccarla. Era svelta di gambe e prese a camminare veloce, così dovetti seguirla adeguandomi al suo passo. Era una spettacolo vederla camminare da tergo, con le sue lunghe gambe e il culo divinamente separato dai pantaloncini corti. Un pezzo di figa di notevole pregio. Dovevo conoscerla ad ogni costo.

Il problema però si presentò arduo, perché il suo passo era veloce e per stargli dietro dovetti correre.
Dopo un poco mi fermai a prendere una boccata d'aria, e nello stesso tempo le urlai:

“Accidenti a te! Ti vuoi fermare?

Nello stesso istante, la ragazza si bloccò come se fosse stata colpita da una saetta.

“Adesso ragioniamo! Caspita mi hai fatto venire il fiatone!

Lei continuava a restare girata, dandomi le spalle. Mi avvicinai e, dopo averle posato una mano sulla spalle.

“Sull'autobus sei stata straordinaria! Hai talento nel manipolare il cazzo! ragazza mia! E non mi dispiacerebbe se continuassimo il discorso in separata sede! Possiamo anche metterci d'accordo sul quinquibus se per te è un problema! Ci siamo capiti?

La ragazza scrollò le spalle stava per riprendere la corsa. Allora l'afferrai da un braccio e la costrinsi a girarsi.
Rimasi di ghiaccio per la sorpresa.

“Cristina? Cazzo eri tu?

Mi ritrovai davanti il viso pallido di mia nipote Cristina. Era imbarazzata e appena mi vide divenne rossa dalla vergogna.

In quel momento l'imbarazzo era reciproco. Con quel diavolo di cappellino in testa non l'avevo riconosciuta. Inoltre ero stato talmente incantato ad ammirare il suo stupendo culo che non avevo badato agli altri particolari.
Anche per lei fu un colpo duro scoprire la mia identità. Nell'autobus mi dava le spalle e quindi non poteva accorgersi che lo sporcaccione di turno che la stava tampinando il culo da tergo, era suo nonno paterno. La scoperta l'aveva lasciata senza fiato.

Pensai alla coincidenza assurda. Quante probabilità c'erano che primo o poi mi potessi imbattere nel culo di mia nipote? Pensai nessuna, considerato che lei abitava all'altro capo della città.

Purtroppo è capitato veramente! E adesso?.

Ma la cosa che più mi stava turbando in quell'istante, oltre all'imbarazzo i essermi imbattuto accidentalmente nel culo di mia nipote, fu la sua iniziativa trasgressiva, andando persino oltre il normale contatto e arrivando addirittura a dare un piacere fisico reale ad uno sconosciuto.
Stentavo a riconoscere mia nipote. La dolce, tenera e affettuosa nipotina.

Intuivo in lei una certa mentalità libertina. Molto simile alla mia mentalità.

Non c'era alcun dubbio: mia nipote aveva le mie stesse attitudine perverse. Era il caso di dire tale Nonno tale Nipote.

“Cristina! Io non ho parole per scusarmi! Accidenti a te! Ma che ci facevi su questa linea? A fare quelle cose? Rispondimi?

Non rispondeva. Mi fissava basita come se fosse rimasta bloccata da una paralisi.

Tuttavia quella novità imprevista mi stava scombussolato i sensi. Indubbiamente era una situazione eccitante.
Cristina è un gran pezzo di fica. Somigliava tantissimo a sua madre.
La mia cara nuora, che tante volte avevo spiato di nascosto con estrema libidine, immaginando le sue meravigliose grazie alle mercé delle mie mani.
Non nascondo di essermi masturbato pensando al suo culo, alle sue tette e alle sue stupende cosce. Desiderando di scoparmela con gusto.

Cristina le somigliava come una goccia d'acqua.
Ora, in quelle circostanze inaudite, la sua sensualità mi attraeva, suscitandomi un senso di libidine incredibile

Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare l'impossibile: scoparla.

Quello che era successo sull'autobus non doveva restare un caso isolato.

Le afferrai un braccio.

“Cristina seguimi!
“Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non dirlo a mamma e papà!
“Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo un posto tranquillo dove poter discutere!

Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt'altro che finalizzate a darle una lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.

Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli uomini. Non c'era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come un cagnolino addomesticato.

Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di cartongesso.

“Nonno! Perdonami!
“Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo qua! Ora finiamo quello che hai iniziato!
“Nonno non posso, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non so se sarei capace di....

Senza darle il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in quell'istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in piena, incontrollabile.

Senza alcun indugio mi appoggiai con il cazzo duro come la pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l'incavo della figa, stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere contro di lei. Simulando una vera scopata.

“Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire una nipote troia non c'è prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!

Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di stupore.

Guzzon59 ([email protected])

L'epilogo del racconto lo troverete sul mio blog:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/
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