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Sulla funivia con la nuora


di ClaudioGusson
02.07.2012    |    74.415    |    0 9.0
"Per quando mi sforzassi mi era impossibile immaginare che quella non fosse Cristina..."
Scoprire la nipote troia non aveva prezzo.

Quella rivelazione imprevista mi offrì l'occasione della mia vita per arrivare a sua madre.
E' il caso di dire: tale figlia tale madre.

Ma andiamo per gradi.

Quello che accadde sull'autobus con Cristina, la scoperta del suo segreto, mi aveva messo nelle mani un potere enorme, potevo pretendere di incontrarla quando ne avevo voglia, ma soprattutto strusciarle il culo “ab libitum” poi, eccitato come un stallone, chiavarla con estremo gusto, dove capitava.
Una volta, in un giardino pubblico, tra due olmi, mi sono preso il gusto di sodomizzarla. La penetrazione peraltro non fu problematica, perché il pertugio anale della bella nipote era già ampiamente slabbrato.

Tuttavia, quando me la inculavo, non potevo fare a meno di pensare a quello di mia nuora.
Quel quadro era diventato il mio chiodo fisso.

Le domeniche in famiglia, e ogni volta che la incontravo, era una sofferenza immane guardarle il fondo schiena senza poterlo toccare e strusciarlo con il mio cazzo duro.
Anna era una donna matura, un splendida quarantenne, che si curava il fisico con sedute presso centri di bellezza e la frequenza assidua di palestre.
Cristina era un gran pezzo di fica, ma sua madre non era da meno.

Tutte le volte che mi scopavo Cristina sognavo di farlo con la madre. Le accarezzavo il culo immaginando di toccare quello di Anna.
Una volte, per sentire anche l'ebbrezza di averla, le chiesi di cambiare il taglio dei capelli e di farli stirare come quelli di sua madre. Non ci pensò due volte ad accontentarmi.
Ormai era diventata succube delle mie fantasie perverse ed era felice di realizzare tutti i miei fantasmi erotici.
Pur di soddisfare i miei desideri più libidinosi, indossava persino lingerie intima da sballo. Lo faceva perché ne ricavava un mio atteggiamento più morboso, che sfogavo chiavandola con un accanimento inaudito, stimolandole il corpo con cura e perizia in ogni parte. Era diventata il cibo prelibato della mia bramosia, che cuocevo a fuoco lento.

Dopo quella estate indimenticabile arrivò la stagione invernale.

Possedevo un vecchio casolare di montagna, non lontano da una famosa località di villeggiatura con piste di sci. Cristina ci raggiunse una settimana prima della vigilia di natale.
Nei momenti in cui mia moglie era impegnata nelle faccende domestiche, facevamo lunghissime passeggiate nei boschi innevati. Per fortuna non erano affollati come la città, quindi ogni angolo era adatto a ritagliarci dei momenti di intimità, che finivano tutti allo stesso modo, con lei piegata a pecorina ed io da tergo che le trivellavo il culo con foga, riscaldandola dalla temperatura rigida che le increspava la pelle delle natiche.

Due giorni prima della vigilia di natale mio figlio Giulio giunse con la moglie Anna.
Come sempre le mie attenzioni furono solo per lei. Mi era entrata nel sangue fin dal primo giorno che Giulio la presentò come la sua fidanzata.
Comunque la conoscevo già, perché l'avevo vista quando era una teenager, sfilare sulle passerelle durante le selezioni locali di miss Italia. Già in quel tempo mi impressionò il suo culo. Difficile da dimenticare.
Quando divenne la moglie di mio figlio, sviluppai dentro di me un forte sentimento di libidine nei suoi confronti, che cresceva negli anni in modo esponenziale.
Le vacanze estive divennero un vero inferno dantesco. Vederla in bikini, prendere il sole sulla spiaggia, uscire dal mare o fare la doccia, era come ammirare una dea. Un bellezza conturbante che mi suscitava un attrazione morbosa, che poi sfogavo con mia moglie o con una sublime pugnetta, all'interno della cabina.

L'auto si fermò nel cortile del casolare, lei scese con gesto elegante, indossava un jeans bianco attillato e un pullover della stessa tinta stretto, che esaltava le magnificenze della sue tette, dalle misure generose. I capelli lunghi e biondi le cadevano sulle spalle. Era una gioia poterla ammirare e desiderare nello stesso tempo.
Dopo averli salutati chiamai Cristina e le proposi una passeggiata nel bosco. Lei, come di consueto, solo guardandomi negli occhi capiva che ero eccitato e voglioso di sfogare un incipiente erezione.

“Nonno sei insaziabile!
“Lo sai quando sono vicino a te ho sempre voglia di divertirmi!
“Solo con me hai voglia di divertirti? Ahahah


Quel giorno non andammo molto lontani. Appena usciti dalla visuale della casa, spinsi Cristina in mezzo a due pini. Mi sbottonai i pantaloni ed estrassi un cazzo duro e palpitante.

“Caspita se sei eccitato!


La nipotina, senza che glielo avessi chiesto, si inginocchiò al mio cospetto cominciando a praticare un lavoretto di bocca e di lingua.
L'arrivo della conturbante nuora mi aveva messo il fuoco nelle vene, quindi mi colse un desiderio di sfogare all'istante quel turbinio di emozioni che mi aveva suscitato all'inguine.

“Girati ho voglia di scopare!

Cristina, sorrise con malizia, poi si appoggiò con le mani ad un albero di pino, mostrandomi il suo lato b. Quel giorno portava una minigonna in jeans, per cui fu sufficiente sollevargliela oltre i fianchi, e i liggings di lana, che glieli calai giù insieme alla mutande di cotone.
Come sempre l'apparizione del suo stupendo culo mi impressionava con le sue linee rotonde e ben tornite. Pelle liscia e tesa, priva di smagliature
Dalla mia prospettiva sembrava di vedere una stupenda pera. Era sempre spettacolare ammirarlo.
Appena incarcò la schiena, le afferrai i fianchi e la tirai verso di me.

Con una mano brandivo un cazzo duro e voglioso di penetrare in quelle tenere carni.
In piena frenesia presi a strusciare la cappella tra le fenditure della figa, spinsi e in un attimo il grosso bulbo fu inghiottito dalla fica ingorda di Cristina.

“mmmmmm è sempre un piacere sentirlo dentro di me! Mmm sei tremendo nonno!

A quelle temperature rigide le pareti interne della fica mi sembravano quelle di una fucina incandescente.
Inizia a scivolare dentro quella calda tana immaginando che fosse quella di mia nuora Anna.

Era sublime ammirare lo spessore del cazzo che penetrava in quella figa bollente. Il buco era perfettamente adeguato al diametro del nerbo. Lo spingevo veloce ed in profondità agognando quello di mia nuora.

Il sogno del resto non era lontano dalla realtà. Cristina era la copia esatta di sua madre, per cui non dovetti fare eccessivi sforzi per immaginare la cara nuora a pecorina davanti a me.
Quel pensiero erotico, come di consueto, alimentava il mio impeto, che mi spingeva a scuotere la fica di Cristina con profondi affondi e spinte poderose. Come sempre la figa impregnava la pelle del cazzo di una sostanza limacciosa e biancastra, che sui bordi della labbra della fica lasciava un sedimento spesso, che colava verso l'interno coscia.

“mmmmm nonno ooooooo godo ooooo mmmm

Le parole sottolineavano un orgasmo intenso, che la costringeva a serrare la cosce. Le pareti della vagina pulsavano allo stesso ritmo del suo cuore, che io percepivo con forti vibrazioni del corpo.

In quei momenti aumentai lo sforzo per prolungare quel senso di piacere, gradito da Cristina.

Con tanta foga in corpo, con il desiderio per mia nuora che fluiva nelle mie vene come lava incandescente, dopo alcuni colpi dati in sequenza e assestati in modo devastanti, arrivai subito all'agognato orgasmo.

“mmmmmm godo oo mmmm

Nel momento in cui stavo scaricando fluidi si sborra nella cavità vaginale di Cristina, all'apice dell'estasi dei sensi, si udì l'eco della voce di Anna.

“Papà! Cristina! dove siete?

Porca vacca. Estrassi velocemente il cazzo dalla fica, ancora scossa, impregnata di umori e di sborra.
Feci in tempo a chiudermi la zip dei pantaloni, quando sento i rumori dei passi di Anna. Era già alle mie spalle. Cristina si era defilata in tempo dietro un pino, per cercare di tirarsi su i liggings e sistemarsi la gonna.

“Papà sei qui! Dove è Cristina?
“Gli scappava la pipì! E' dietro quel pino!

Gli sfuggì un sorriso mentre fissava il pino, oltre il quale si intravedeva Cristina che agitava le spalle.

Guardai mia nuora. Era meravigliosa in quella cornice di candida neve. Gli anni erano passati ma lei era migliorata come il vino. La bellezza dell'asino aveva ceduto il passo ad una bellezza matura, raffinata.
In quel momento non avevo occhi che per lei. Il suo profumo mi giungeva in tutta la sua fragranza naturale. Sapeva di sandalo, lei era brava ad abbinare gli effluivi aromatici al suo stile di vita.

Aveva un ruolo di direttrice di un ufficio postale di un piccolo paese. Una donna abituata a comandare. La guardavi e capivi subito di che pasta era fatta.

“Allora Anna! Quando facciamo il salto di qualità per la città?
“Se nessuno mi mette i bastoni tra le ruote, ancora un anno di gavetta e poi dovrei aspirare alla direzione provinciale!
“Ma tu sei brava e anche bella! Quel posto sarà tuo! Ne sono certo!
“Grazie per la fiducia e per il complimento! - rivolta a sua figlia - Cristina che stai combinando la dietro?
“Arrivo mamma! Ho finito!

Ci raggiunse con un sorriso sgargiante stampato sulla faccia. La scopata le aveva messo il buono umore.

“Allora continuiamo la passeggiata?

Mi prese a braccetto, ed insieme, proseguimmo lungo un sentiero immerso nel bosco innevato.

Anna ci precedeva di una passo. Camminava flessuosa, oscillando il suo meraviglioso culo. Era un incanto vederlo muovere. Lo fissai per alcuni secondi, poi mi rivolsi a Cristina e con un sorriso malizioso, passandomi la lingua tra le labbra, le feci un segno, indicando il culo di sua madre.
Con il pugno chiuso imitai la scopata. Lei capì immediatamente le mie intenzioni e sorrise, c'era molta complicità tra noi. Continuai a muovere il braccio fino a quando Cristina, per farmi smettere, mi assestò una gomitata nel fianco.

“Ei vuoi due che cavolo avete da ridere?
“Niente Mamma! E' il nonno che continua a stuzzicarmi con battute cretine!
“Voi due, da qualche tempo, siete diventati culo e camicia! C'è qualcosa che mi sfugge! Non è che vi state prendendo gioco di me? Vi faccio ridere per come cammino? Me ne sono accorta! Con il filo dell'occhio ho notato papà che indicava con un gestaccio il mio posteriore!
“ahahah si mamma! Ti muovi come una gallina! Sembra che tu stia calpestando una cesta di uova hahahaha

Cristina era una ragazza intelligente. Con una battuta riuscì ad allontanare i sospetti della madre.

“A! è così! Allora vieni tu davanti! Io camminerò a braccetto con papà! E vediamo come muovi il culo!

Detto, fatto. Cristina iniziò a precederci di un passo, mentre io mi godevo il caldo contatto con Anna. Quando la strada diventava impervia azzardavo a cingerle i fianchi per sostenerla nei tratti difficoltosi. Attraverso il vestito percepivo un corpo tonico, rassodato da lunghissime sedute in palestra. Era emozionante tenerla e stringerla. Come capitava sovente. Averla vicino mi provocava sempre una possente erezione. La desideravo come l'aria che respiravo.
Ero talmente concentrato in quei pensieri morbosi che non mi ero accorto che la strada impervia era finita. Stavamo attraversando un tratto si strada sterrata perfettamente battuta, senza alcune anomalie. Ma il mio braccio continuava a cingerla dai fianchi. Lei non mi disse nulla. Così continuammo a camminare abbracciati per un bel tratto.

“Guardate un aquila! Che bello!

Anna alzò il capo verso il punto che aveva indicato Cristina. Nel torcere il busto perse l'equilibrio. Per evitare che cadesse a terra dovetti afferrarla con entrambe le mani.
Alla fini mi trovai dietro di lei, con il grosso pacco perfettamente incuneato tra le sue chiappe.
Nello stesso istante Cristina si girò verso di noi e fu sorpresa nel trovarci abbracciati in quella strana posizione.
Mi lanciò subito un occhiataccia, cercando di capire che cosa stessi combinando.
Appena mi resi conto della situazione, mi staccai immediatamente da Anna.
Anna, non reagì a quel contatto improvviso, ostentando indifferenza ha continuato a guardare incantata il volo dell'aquila.

Cristina mi fissò con una intensità tale da mettermi in imbarazzo.

Lei conosceva perfettamente le intenzioni che nutrivo per sua madre. In alcune circostanze le avevo confidato che il culo della madre era un ispirazione divina, ed era molto simile al suo, e scherzando, le dissi che non mi sarebbe dispiaciuto poterlo manipolare a mio piacimento.

Poi sorrise e mi schiacciò un occhio, di nascosto mi fece il segno della sega. Come dire che per adesso dovevo accontentarmi di quella, perché la madre era una preda difficile da conquistare. Ricambiai l'occhiata con una smorfia ironica e un gestaccio, con la mano chiusa a pugno imitai la scopata. Come dire: “al mondo tutto era possibile, qualsiasi donna, presa nel momento giusto, avrebbe ceduto all'assalto”.
Lei si sganasciò dalle risate. Come dire: vedremo presuntuoso.
Era una sfida.

Anna abbassò lo sguardo su di noi:

“Ei voi due la smettete di prendermi in giro? Stata di nuovo ridendo alle mie spalle?
“ahahah no mamma! Mi è venuta in mente la storiella che mi ha raccontato il nonno alcuni giorni fa, a proposito di un'aquila che ha cagato sulla testa di un turista ahahahahah
“accidenti ahahahahahahhaha che sfiga! Ahahah
“Sfiga? Ma se dicono che porta fortuna hahahahah
“ma non a lui hahahahahah
“ahahahha (risata corale)

Rientrammo al rifugio di buono umore. Come sempre Cristina si era rivelata un vero portento ad animare l'ambiente. Le sue battute avevano sempre un doppio senso. Palesemente riferite alla relazione che avevamo intrecciato segretamente.

Quel pomeriggio in giardino, lontani da orecchie indiscrete:

“Nonno ho voglia di sentire il tuo cazzo duro che struscia contro il mio culo!
“E poi dici a me che sono insaziabile? Birichina che non sei altro! Se vuoi potremmo andare in cantina, li potrei accontentarti subito! Non immagini quanto sia eccitato in questo momento!
“La mamma vero? Hai gradito il suo abbigliamento domestico?
“Per te sono un libro aperto! Si! Quando è scesa in salotto con quella gonna corta per poco mi veniva un infarto!
“Ti capisco! La mamma è una bella donna! Come diresti tu un gran pezzo di fica! ahahah
“E tu gli somigli tanto! Che facciamo andiamo in cantina a sfogare i nostri istinti primordiali?
“Non così! Ho voglia di sentirti in pubblico! Ho nostalgia del pullman!

Gli sorrisi, e con tono compiaciuto:

“Tesoro c'è la funivia! La mattina è sempre affollata! Che ne pensi?
“Nonno sei un genio! Domani mattina ci facciamo un giro, poi troviamo un posticino nascosto dove potremmo sfogare a modo nostro l'eccitazione accumulata su quel giro di giostra!
“ahahah sei una benedizione Cristina! La nipote che ogni nonno vorrebbe avere! E io ce l'ho! “Ahahahah che fortuna!
“ahahahah (risata corale)

“Ei voi due? Sempre a ridere! La vostra complicità mi fa quasi rabbia! Ma che avete da raccontarvi voi due?

Era la voce di Anna, che apparve come una dea sull'uscio della casa. Il sole le faceva splendere i capelli biondi, che sembravano d'oro. La gonna corta attillata esaltava le stupende rotondità dei fianchi. Le gambe, poi, erano uno spettacolo poterle ammirare nude e abbronzate.

“Ciao Mamma! Il nonno ha le battute pronte! È impossibile non ridere ahahah
“Papà perchè non mi racconti qualcosa di divertente anche a me?
“Ti avverto che sono sporche?
“non è una novità! Certamente come le barzellette dei colleghi di lavoro! Hahah
“tutto il mondo è paese! Lo sapevi che la barzelletta ha una funzione molto importante nelle relazioni tra un uomo e una donna?

Mi guardò perplessa:

“Non ci avevo pensato! E quale sarebbe questa funzione?
“Il maschio con le sue battute “sporcaccione” sonda il terreno! Cerca di capire la personalità e le tendenze della donna! Quindi le possibilità di successo! Il sorriso si sa è il veicolo più efficace per traghettare una donna sulla sponda della trasgressione sessuale!

Mi ascoltava con molto interesse.

“Azzo! Lo sai che non ci avevo mai fatto caso! E pensare che rido facilmente alle battute dei colleghi!

La fissai intensamente.

“stai attenta che potresti indurre cattivi pensieri in qualcuno! Hahahah
“accidenti adesso che ci penso! Gino, il postino, non perde occasione per fare battute a doppio senso, e io come una cretina ci rido dietro!
“direi che il caro Gino ci sta provando! Del resto anche io avrei fatto lo stesso con una bella direttrice come te! Hahah
“papà! E tu che tipo di barzellette propini alle tue prede?
“per esempio questa: “Un giorno, Gino il postino, alla guida della bicicletta si imbatte in una bella ragazza che sta facendo l'autostop. Si ferma e gli propone di darle un passaggio. La ragazza ringrazia e contente si siede sulla canna. Gino prima di uscire dall'ufficio postale si era imbattuto nelle sua bella direttrice e parlando con lei, come di consueto, si era eccitato. Mentre pedalava la ragazza, comodamente seduta sulla canna, confessa che è la prima volta che accetta un passaggio su una bicicletta da uomo. Gino sorride, e con un tono malizioso risponde: Signorina guardi che questa è una bicicletta da donna! La ragazza perplessa pensa tra se: “da donna? Ma se sono seduta sulla canna?”

“hahahahah (risata corale)
“papà sei terribile! Hahahah molto forte!
“ne conosco altre, ancora più sporche di questa!

Intervenne Cristina:
“Nonno ti prego mi fanno male le mandibole a furia di ridere! Vado un attimo in casa a bere qualcosa!

Restai da solo con Anna.

“papà guarda che non sono stupida! Ho capito a cosa alludevi con quella barzelletta!

Il respiro mi si bloccò sul gozzo. Fissai Anna.

“tu pensi che io ed il postino ce la intendiamo vero?
“ahahah (sorriso di circostanza) assolutamente no! Ho solo preso in prestito la tua situazione per inserirla in una barzelletta vecchia come il cucco! Lo sai quanti Gino ci sono in giro? Sei mai salita su un autobus affollato!

Ci pensò per un alcuni istanti poi disse:

“Si! So a cosa ti riferisci! A quei maiali che si appoggiano dietro! E quando li guardi storti si giustificano dicendo che è il cellulare! Che facce di bronzo! Ahahah
“si proprio a loro! Però succede che uno si eccita veramente e in quelle circostanze non è facile evitare il contatto! La natura ci ha fatti così!
“papà non dirmi che ti è capitato di appoggiarti a qualcuna?

La guardai intensamente negli occhi:

“Si mi è successo! Anche più di una volta!
“Azzo! e loro come hanno reagito? Scusa la mia curiosità non vorrei che mi considerassi inopportuna!

Era proprio quello che volevo. Suscitare il suo interesse per capire che tipo di donne fosse.

“no tranquilla! Qualcuna mi ha mandato a quel paese, altre invece hanno gradito l'intrusione, anzi!
“Anzi?

I suoi occhi erano lucidi. Attendeva la risposta con curiosità morbosa. Le vene del collo pulsavano al ritmo accelerato del suo cuore. La cara nuora si era eccitata. Ora il gioco lo conducevo io. La pollastra stava cadendo nella pentola. Pronta per essere cotta a puntino.

“Anna! Vorrei confidarti alcune cose! Però mi devi giurare che rimarranno tra noi!

Quella era la prima volta che osai azzardare un tentativo di complicità dopo anni.
Condividere una confidenza con lei mi sembrava un buono inizi.
Mi fissò negli occhi. Con sguardo pensieroso e con curiosità morbosa che si era impossessata della sua mente. Impaziente di conoscere i particolari scabrosi di quella storia, che forse già immaginava, rispose:

“Certo!

Le raccontai per filo e per segno l'occasione che capitò con una studentessa. Mi dilungai nei particolari. Vidi il suo sguardo illuminarsi ed emozionarsi nel momento in cui le confessai di essermi lasciato andare con lei nei bagni della stazione degli autobus.


Dopo che ebbi finito di raccontare la storia. Continuò a fissarmi con una intensità tale che mi fece venire la pelle d'oca.

“Accidenti!

Era eccitata e si percepiva dallo sguardo, dalle labbra tremolanti, e dalle mani contratte.
Alla fine di un lungo silenzio.

“Scusami, mi sono ricordata che dovevo fare un cosa urgente.

Girò i tacchi e corse in casa. Rimasi lì come un baccalà. Quando subentrò un minimo di lucidità mentale mi resi conto di aver fatto una grossa cazzata. Porca puttana aveva appena confessato a mia nuora di aver tradito mia moglie, sua suocera. Mi chiesi come l'avesse presa.
Lo seppi subito, perché da come mi trattava credo che l'abbia presa male. Anche Cristina si accorse di quel cambiamento repentino.
Mi cercò subito, e mi torturò i coglioni per alcune ore. Alla fine gli raccontai quello che era successo con sua madre.

“Azzo! Sei impazzito? È adesso?
“Non so che cosa mi sia preso! Il clima era così intimo che mi sono lasciato andare!
“nonno sei un pazzo! Pensa che ho raccontato alla mamma che queste estate ti incontravo spesse volte sugli autobus? Adesso crederà che tu sia una specie di maniaco del culo!
“Lo credo anche io! E pensare che questa mattina, nel bosco, le ho dato anche un grosso anticipo!
“già! Hahah Pensiamo a noi! Allora domani mattina si fa in funivia?
“Si! E' meglio distrarsi un pochino! Credo di essermi giocato tua madre! Ahahah
“Lo credo anche io! Ahahah ma hai me no?
“hahah Si! Sei un diavolo di nipote! Ahahahah

Anna mi evitava di proposito. A volte la sorprendevo a fissarmi. Chissà che cazzo le passava per la mente in quei momenti?

Trascorsi la notte agitato. Poi al mattino, tutti i componenti ci ritrovammo in cucina a fare colazione. Come al solito Cristina, da grande dormigliona, continuò a restare a letto, avvolta nel piumone.

“Pigrona ti vuoi alzare? Hai dimenticato che oggi dobbiamo andare sulla funivia?
“Uffa nonno! Lasciami ancora cinque minuti!
“Va bene! facciamo così: io vado alla stazione di partenza. Ti aspetto al bar ok? Ricordati tra mezzora parte il primo giro!

La stazione di partenza. La cabina poteva portare fino a quindici persone alla volta. I vacanzieri iniziarono ad arrivare presto. In pochi minuti all'ingresso si formò una lunga coda.

Dopo aver preso un caffè al bar, uscì e mi guardai attorno alla ricerca di Cristina. Vidi il lungo serpentone di gente che aspettava l'apertura degli impianti di risalita.
Ad un tratto la vidi. Era la prima della fila. Quella testona si era dimenticata che la stavo aspettando al bar.
Sorrisi. Mi era difficili avvicinarmi a lei, perché tra noi c'erano una diecina di persone, quindi l'avrei raggiunta all'interno della cabina.
Per l'occasione notai che indossava i liggings con gli stivali di pelle di camoscio. Un poncho di lana, colorato, e, al posto della gonna, i pantaloncini di jeans super attillati. Si era vestita come piaceva a me. Appena notai il suo stupendo culo mi eccitai all'idea di quello che sarebbe successo nella cabina.
Gli inservienti aprirono le barriere.
Le porte della cabina si aprirono. I turisti vennero fatti entrare uno alla volta, dopo il controllo del biglietto e degli sckipass.
Lo spazio all'interno della cabina era appena sufficiente ad accogliere quindi persone, tutti stretti come sardine. La cabina partì. Tra me e Cristina c'erano solo quattro persone. Ormai ero diventato un vero esperto nei movimenti in posti affollati. Con piccole spinte e accorgimenti vari riuscì a pormi dietro le sue spalle. L'attesa mi aveva eccitato. Così quando arrivai dietro di lei, senza alcun indugio le afferrai un fianco e tirandola verso di me le infilai lo spessore del cazzo tra i glutei.
Come di consueto, per lei era sempre un contatto emozionante. Avverti il suo corpo sussultare come se fosse stato percosso da corrente elettrica.
La Cabine non era come l'autobus. Non c'erano scossoni o improvvise frenate. Era un grande ascensore che dolcemente saliva lungo le pendici del monte.
Per cui dovetti spingere verso il suo culo con piccoli movimenti, cercando di non attirare l'attenzione degli altri.
Cristina, come sempre, era brava a tenersi incollata a me. Anche lei cercava di soddisfare quel contatto con piccole spinte e contrazioni delle natiche.
Quando arrivammo in cima:

“Vai avanti! dopo l'Hotel Montana inizia un sentiero, io ti raggiungo lì', poi scateneremo l'inferno!

Cristina scosse le spalle in modo inconsueto, ma poi mosse il capo in segno di assenso.
Uscimmo, le sue lunghe gambe iniziarono a muoversi. Non era facile starle dietro. Non mi preoccupai perché sapevo dove l'avrei trovata.

Non feci in tempo a mettermi sulla sua scia che il cellulare iniziò a vibrare.
Era Cristina. Guardai avanti non 'cera più, forse era già arrivata al luogo dell'appuntamento.

“Diavoletto! Sei già lì?
“Nonno! Sono ancora a casa!
“A casa? Ma se ti ho appena incontrata sulla cabina della funivia?
“Non ero io! Mi hai scambiata per un altra! Ahahahah glielo hai appoggiato vero?
“Si? È non ha detto nulla!
“Azzo!
“Cazzo! Però ti somigliava come una goccia d'acqua! Indossava un pocho simile al tuo!
“hahah nonno sei terribile! Quei poncho sono molto comuni. Pensa che anche la mamma ne ha uno simile al mio! Non te ne lasci scappare nessuna! Che faccio ti raggiungo?
“No lascia perdere! Ci organizzeremo per domani mattina! Adesso arrivo, dammi solo il tempo di scendere e poi ci vediamo a casa!
“Se ti va potrei venirti incontro! Così magari mmm che ne pensi?

Pensai alla ragazza sconosciuta, chissà forse mi stava aspettando nel bosco? Cazzo era una gran pezzo di fica. Dovevo comunque verificare se la proposta indecente fosse andata a buon fine.

“Cristina lascia perdere! Ci vediamo a casa!
“Come vuoi tu nonno! A dopo!

Guardai il sentiero che proseguiva oltre l'Hotel Montana.
cento metri dopo vidi la stradina che si infilava nel bosco. Chissà se la tipa ha accettato l'invito. Considerato che non ha fatto nessuna opposizione allo struscio del cazzo nei suoi glutei, dovevo supporre che le era piaciuto e adesso fosse lì ad aspettarmi.

Euforico allungai il passo e mi infilai nella stradina coperta di neve. Fatti pochi passi intravidi tra i pini un sagoma, era lei. Il suo poncho era riconoscibile a chilometri di distanza.
Mi dava le spalle. Mi avvicinai a lei, lentamente. Quando l'ebbi davanti, a circa un metro. L'Osservai attentamente. Per quando mi sforzassi mi era impossibile immaginare che quella non fosse Cristina. Era alta come lei. I capelli erano lunghi e le cadevano sulla spalle come spaghetti.

L'afferrai dalle spalle. Il suo corpo era tonico.

“Ciao dolcezza!

Nello stesso tempo, da tergo, la tirai verso di me, stringendola forte. Il mio inguine urtò perfettamente contro il suo culo. Il cazzo, appena toccò il suo lato b, si ravvivò subito, iniziando a palpitare contro le sue natiche.

Da parte sua ci fu un leggero sussulto del corpo, poi, senza respingermi, si lasciò toccare in silenzio. Le spostai i capelli di lato e la baciai sul collo. Il suo profumo era forte. Sandalo. Un aroma che conoscevo benissimo.

Mentre la stringevo, manipolando le sue meravigliose tette, il suo respiro divenne affannoso. Il petto si muoveva a scatti. Percepivo le sue membra tremare, come se un vento gelido l'avessi investita.
Il mio cazzo incalzava con accanimento nell'incavo del suo culo, mentre le mani, come impazzite, l'accarezzavano su tutto il corpo. Era completamente in mio potere.

Il suo profumo mi aveva stordito i sensi, ampliando il desiderio di possederla.

Mentre le baciavo il collo, ebbi un flash, l'aroma di quel profumo mi ricordava qualcuno. Era una follia ma l'intuito mi spinse a dire:

“Anna! Sei meravigliosa! Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento!
“Papà! Mmmmmm

Nello stesso istante si girò. Stavo quasi per svenire quando incontrai i suoi occhi azzurri. Mi fissavano con intensità. Erano lucidi e riflettevano uno stato di libidine sconvolgente.

Quando l'ebbi di fronte le afferrai i fianchi e la tirai verso di me. Appena il suo scoscio urtò contro il mio cazzo duro, fu come se il paradiso si fosse materializzato in quell'abbraccio.

Me la strinsi con tutta la forza che potevo esprimere.
Ero emozionato. Mossi il bacino contro di lei, strofinando tra le sue cosce il grosso pacco, che palpitava sofferente nelle mutande, simulando un movimento simile alla scopata.

Eravamo entrambi in preda all'eccitazione. La baciavo sul collo, l'accarezzavo con impeto, infilando le mani sotto i vestiti, che scavarono fino ad arrivare alle sue tette, che divennero preda assoluta delle mie dita. La pelle era calda e liscia.

La mia azione era pari a quella di un uragano. Lei non faceva altro che agitarsi tre le mie braccia ed ansimare dal godimento che le stavo dando.

L'epilogo lo troverete:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/

Guzzon59 ([email protected])
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