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incesto

Un errore imperdonabile.


di ClaudioGusson
15.08.2013    |    51.157    |    1 8.5
"Avevo soddisfatto un desiderio che mi tormentava da mesi, mi sentivo fortunato..."
Un ragazzo rientra tardi e, addormentata sul divano, trova l'amica della sorella, di cui è perdutamente innamorato. E' ubriaca. E' completamente incosciente. Allora approfitta dell'occasione ma la mattina seguente scopre una amara sorpresa...........

Silvio scrive…
….. se un indovino, un anno fa, avesse detto che un giorno avrei fatto sesso con mia sorella lo avrei preso per un folle.
Perché, mia sorella, nei miei pensieri, rappresentava l’affetto e l’amore privo di qualsiasi coinvolgimento morboso.
L’adoravo e in lei non vedevo la donna che si celava dietro una stretta congiunta dai tratti asessuati.
Da adolescenti avevamo persino dormito nello stesso letto, trovandoci, al mattino, abbracciati e confusi uno nell'altro. In quelle circostanze, comunque, mai mi trovai eccitato a causa della sua presenza.

La scopata, eppure, è accaduta lo stesso. Colpa di un caso fortuito, un incidente e un equivoco, che hanno fatto in modo che si creassero le condizioni ingannevoli che ci hanno indotto all'incesto, a soddisfare senza alcun riguardo per la morale, un desiderio estremo di sesso.

Com’è successo? Ecco i fatti.

Mi chiamo Silvio e da circa tre anni seguo i corsi d’ingegneria presso il politecnico dell’università di Torino. Passo molto tempo lontano di casa e torno solo dopo aver sostenuto le sessioni d’esame.

Elena, studentessa liceale, sin da bambina, ha frequentato un corso di danza classica, per questo motivo è stata inserita nel corpo di ballo della scuola. Ogni anno, nelle assemblee spettacolo, si esibisce sul palcoscenico insieme alle altre ragazze.
Lei e Anna, l’amica del cuore, formano una coppia inseparabile e anche lei è brava nella danza. Il proverbio dice che chi si somiglia si piglia. In effetti, Elena e Anna, per certi aspetti, sono molto simili nel fisico. La differenza che le distingueva nettamente era il colore dei capelli e degli occhi. Anna è bionda e occhi azzurri, mentre mia sorella Elena è mora e occhi verdi. Tuttavia sono entrambe aggraziate nella forma del corpo e nei movimenti.

Il giorno che conobbi Anna fui colpito dai suoi occhi azzurri e dal viso angelico. Sguardo dolce, labbra incarnate e viso incantevole. A tutto questo aggiungeva un corpo forgiato divinamente dalla danza e ben modellato.
Mi presi una cotta madornale. Lo dissi ad Elena, perché speravo che giocasse il ruolo della ruffiana, ma lei disarmò all'istante quel fervore dell’anima, rivelandomi che la cara amica era felicemente fidanzata.
Ci rimasi male. Tra me dissi che il tempo era galantuomo e, forse, in un futuro non molto lontano avrei avuto la mia occasione per conquistarla.

La natura è ingrata, perché quando ci s’innamora perdutamente di una persona che non ti corrisponde, non offre alcun rimedio alle sofferenze immane, che si rinnovavano, con maggiore intensità, tutte le volte che incontri l'oggetto della passione.
La sua bellezza mi aveva soggiogato al punto che avrei fatto di tutto per averla. Persino rapirla e nasconderla agli occhi del mondo. Mi era entrata nel sangue e nessuna ragazza mi sembrava alla sua altezza.

Un amore non corrisposto è la casa più dolorosa che possa esistere al mondo. Anna l’amavo come l’aria che respiravo e non solo platonicamente, ma soprattutto fisicamente. Appena la vedevo, il modo di parlare ed agire emanava una sensualità che colpiva i sensi e infondeva un desiderio incontenibile.

Torniamo ai fatti era l'estate 2012.

Avevo terminato di sostenere alcuni esami scritti e non avendo più nulla che mi tenesse a Torino, pensai di fare una rimpatriata.
Sapevo che mamma e papà quel fine settimana non erano a casa. Si erano regalati qualche giorno di pausa in una località di cure termali. Volevo fare una sorpresa alla cara sorellina.

Arrivai davanti a casa e trovai tutte le luci accese. Da dentro arrivava una musica assordante. C’erano molti ragazzi e ragazze che uscivano ed entravano, ridendo e schiamazzando.
Pensai: “La piccola peste stava approfittando dell’assenza dei vecchi e darsi alla pazza gioia con una festa! Che cosa fare?

Decisi di farmi un giro, perché non volevo mettere Elena in una situazione d’imbarazzo. Così andai al cinema. Dopo lo spettacolo, valutai che dovessi lasciargli altro tempo, così rientrai dopo essermi rifocillato con una gustosa pizza alla marinara.
A mezzanotte passata e luci erano tutte spente e non si sentiva più il baccano di prima.

Stavolta però dovevo fare in modo di non spaventare la sorellina ed entrare senza fare rumore. Probabilmente dormiva in camera sua.
La porta era chiusa e per fortuna non aveva lasciato le chiavi nella serratura.

L'ingresso si trovava in un caos totale. Elena si era divertita alla grande. Il disordine era ovunque.
Quando entrai in salotto per poco non caddi a terra dalla sorpresa.
Una piacevole sorpresa.

Distesa sul divano, c’era la mia bella addormenta. Anna. Era in mutande e reggiseno, a causa della calura estiva, e stava dormendo beata.

Stava adagiata su un fianco e mi dava la schiena. I lunghi capelli biondi cadevano di lato, come una cascata dorata.



Ero emozionato. Davanti a me c’era l’oggetto del mio desiderio. La donna che solo a pensarla faceva battere il mio cuore a mille all’ora. Era lì, inerme ma capace di farmi tremare come una foglia.

La guardai attentamente. Le spalle, i fianchi e poi il suo meraviglioso culo. Cristo era una favola. Le gambe lunghe e affusolate. Era una tentazione troppo forte perché potessi resistere.

M’inginocchiai davanti a lei, come un devoto fedele davanti alla statua della sua santa. Avevo timore di toccarla. Sembravo un santone con le mani protese in aria, che si agitavano su quel corpo inerte, per carpire le sue onde magnetiche.

Poi l’occhio mi cadde su un oggetto che stava tranquillamente adagiato ai suoi piedi. Era una bottiglia di whisky, vuota.
Pensai:”Cazzo questa è piena come una zampogna!

Allora posai le mani sui fianchi, ma non ottenni alcuna reazione. Poi infilai alcune dita sotto gli orli delle mutandine di cotone rosa, accarezzando i glutei morbidi e rotondi. Ottenni solo un lieve sussulto ma Anna restava assopita profondamente in uno stato d’assoluta inerzia.

Allora mi venne un’idea folle. Forse avrei potuto approfittare di quella situazione. Mi pentì subito per quella idea insana sentendomi un misero meschino.
La tentazione, in ogni caso, era molto forte, lei era la donna che amavo e che il destino mi stava offrendo su un piatto d’argento.

Pensai: Mia sorella Elena era di sopra che dormiva. Se si fosse svegliata? Che figura! Forse no! Probabilmente anche lei era ubriaca!

Alla fine, il desiderio prevalse sulla ragione e così, decisi di approfittare di quell'occasione unica.
Per prima cosa spensi le luci del corridoio e del salotto. Il buio avrebbe celato il misfatto. Ero troppo eccitato perché potessi lasciare scappare quell'ottima opportunità.
Andai in camera mia e mi spogliai velocemente. Scesi in salotto completamente nudo. La poca luce che filtrava dalle finestre mi permetteva di orientarmi verso il divano.

Mi ritrovai nuovamente inginocchiato davanti alla mia dea. Con cautela la girai. Non potevo vederla in volto, ma, non m’importava, conoscevo bene quei lineamenti da fata che mi avevano fatto perdere la testa. Per prima cosa posai le labbra sulle sue.
Con sorpresa, lei aprì la bocca e accolse la mia lingua. Era puro istinto? La baciai con grande slancio e nello stesso istante accarezzavo il suo ventre e le meravigliose cosce.
La pelle era liscia e fresca.

Quei pochi contanti m’ispirarono un’energia incredibile. Ero super eccitato. Continuando a baciarla spostai l’attenzione alle tette. Spostai il reggiseno liberando il seno dalla stoffa. Nel buio potevo vedere le linee scure dei capezzoli. Erano una vera e propria attrazione, irresistibile, che mi obbligò a succhiarli con grande forza.

“mmmmmmmmmmmmmmmmm
“amore mmmmm

Era il mio amore che sospirava. Baciai il ventre piatto, l'ombelico e quando arrivai al monte di venere, spostai le mutandine, insinuandomi con una mano nella biforcazione vaginale. Il punto d’incontro delle sue bellissime cosce.

Il vello era morbido al tatto. Le fenditure della fica erano bagnate. Le dita affondarono nella figa molle e umida. Il caldo delle pareti avvolse le dita. Con un dito ad uncino la stimolai a fondo. Il suo corpo sussultò, quando entrai dentro di lei con due dita.

Stavo impazzendo dal desiderio. Afferrai gli orli delle mutande e le tirai giù, fino a sfilarle completamente. Spostai una gamba di lato e facendola andare fuori del divano, per divaricarla dall’altra. Poi in ginocchio tra le sue cosce aperte, mi piegai con un forte desiderio di leccare e succhiare la nicchia che custodiva la fonte di piacere estremo.

Era profumata. Gli effluii degli umori aggredirono le narici stimolando la mia fantasia. Non stavo più nella pelle. Le impressioni che ricevevo e stimolavano il mio cervello erano in continuo accrescimento. Soddisfai subito la voglia di leccare e lo feci come un affamato, immergendo le labbra nella vulva unta e umida.

Tra me dissi: ” il tempo è stato veramente galantuomo! Ringrazio il fato per avermi dato questa meravigliosa occasione!

Dopo aver soddisfatto l’insaziabile lussuria per quella figa grondante di umori, mi stesi sopra di lei, con il cazzo duro e voglioso di entrare nelle sue intimità. Puntai la cappella contro le fenditure e razzolando su e giù fino a che non trovai l’ingresso di quel forno caldo come l’inferno. Fu una gioia immensa sentire il tepore avvolgersi attorno alla cappella.

Stimolato da quel contatto caldo, m’inoltrai dentro di lei. Quel momento fu rilevato da un suo lungo sussulto di piacere. Poi, appoggiandomi sul suo grembo piatto, gli sollevai le gambe, aprendole e sostenendole sugli avambracci. Poi scatenai l’inferno.



Muovevo veloce il bacino fino ad impattare contro il suo. Il cazzo scivolava in quella caverna incandescente, senza alcuna tregua. Lei continuava a gemere. Sentivo il suo corpo tremare e scuotersi ad ogni affondo.

“Tesoro mmmm ti amo mmmmm

Mi era impossibile non esprimergli i miei sentimenti. Anna era mia. La sentivo gemere. Lo stato di incoscienza, tuttavia, non impediva al suo corpo di provare il piacere che gli stavo suscitando.

Ad un tratto le su mani mi afferrano le spalle. Un riflesso condizionato, che accolsi con grande gioia perché la sentivo viva.
Così, anche lei iniziò a partecipare a quel coito imprevisto dall'ordine della cose. Probabilmente era in piena fase onirica. Non si rendeva conto di quello che stava succedendo.
Per me, in ogni modo, era quanto di bello potesse accadere. Mi scocciava scopare un corpo inerte a senso unico. Ora invece quel rapporto era diventato più frizzante e forse condiviso.

Anna aveva spalancato le gambe per permettermi di insinuarmi con più efficacia tra le sue cosce. Quando spingevo il cazzo dentro di lei la sentivo fremere tutta, La sua figa sembrava una calda morsa e credo che si stesse scuotendo dagli orgasmi.

Mmmmmmmmmmmmmmmm

La chiavavo e la baciavo. I seni erano diventati un dolce e caldo cuscino. Era una situazione incandescente che mi stava facendo sballare la testa. Aumentai il ritmo degli affondi perché sentivo i conati di sborra che stavano cominciando a stimolare le radici del cazzo e dei coglioni.

Alla fine di quella maratona di sesso, dopo una sequenza devastante di affondi, che provocarono un tumulto nel corpo di Anna, lo tirai fuori e scaricai sul suo ventre la tensione del desiderio che avevo accumulato in quei mesi.

“Anna aaaaaaa mmmmm ti amo ooooo sei mia aaaaaaa
“mmmmmmmmmmmmmm

Al termine di quel terremoto di emozioni mi placai sopra di lei, inerte, con la bocca sulla sua. Sarei voluto restare tutta la notte in quella posizione.

Dopo aver pulito lo sperma dal suo ventre. Gli rimisi le mutande e gli sistemai il reggiseno. Non c’era stato bisogno di girarla perché lo fece da sola. Accesi le luci del corridoio per raggiungere la mia camera. Diedi un'altra occhiata alla mia dea soffermandomi sul culo.
Cribbio era di una sensualità che mi colpì nuovamente i sensi. Anna era come la calamità. Tentai di allontanarmi da lei, ma il suo culo mi attirava. Alla fine cedetti e ritornai indietro. Lasciai la luce accesa per avere una visuale chiara. Mi inginocchiai nuovamente davanti a quella santa. Spostai di lato le mutande e la nicchia vaginale mi aggredì con il suo conturbante richiamo della natura, infiammando nuovamente i sensi.

Pensai: Visto che ho fatto trenta, facciamo anche trentuno!

L’unico timore che mi tormentava era il rischio che Elena si svegliasse e ci sorprendesse. Ma l’emozione era incontenibile e incontrollabile, ed euforico come un satiro in erezione, mi gettai come un feroce predatore sopra di lei e da dietro la penetrai nuovamente.
Era uno spettacolo fantastico vedere il mio cazzo affondare tra i suoi rotondi e morbidi glutei. Avvertivo il caldo intenso della sua fica che infagottava il nerbo, accogliendolo in tutta la sua lunghezza.
L’afferrai dai fianchi la tirai su, mettendola a pecorina, e poi come un folle, mi scatenai dentro quel santuario del piacere. Ero troppo eccitato e dopo una sequenza di colpi devastanti sborrai di nuovo. Stavolta il liquido seminale lo sparsi sulla zona lombare.

Dopo averla pulita, scappai via. Ero troppo emozionato. Avevo soddisfatto un desiderio che mi tormentava da mesi, mi sentivo fortunato. Perché, lei non era la mia donna e, sicuramente, non avrei più avuto un’occasione del genere.
Considerai il destino folle e generoso per avermi dato quella ghiotta possibilità, che ho sfruttato alla massima potenza.
Mi addormentai con il sorriso in bocca e la felicità nel cuore.

La stanza fu schiarita dalle prime luci dell’alba e, non avendo chiuso le persiane, i raggi del sole colpirono gli occhi. Dopo un lungo sbadiglio, cercai l’orologio, erano già le dieci del mattino.

Indossai un paio di pantaloncini e scesi giù. Guardai in salotto e notai che Anna non era più sul divano. Sentivo dei rumori provenire dalla cucina.

... quello che scoprirà lo sconvolgerà....

per i curiosi l'epilogo è qui:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/08/un-errore-imperdonabile.html

Così va la vita

Guzzon59
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