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La Novizia Guardona


di Membro VIP di Annunci69.it marcosala
25.06.2016    |    37.869    |    3 9.2
"Lei, vistasi smascherata si ritirò velocemente dalla nostra vista, quindi azzardò una nuova occhiata furtiva ritirandosi nuovamente preoccupata di essere..."
Premessa: Nella mia ricerca di storie intriganti ed alternative, ho trovato su un sito francese questa lettera. Non so se è vera o una riproposizione recente, resta il fatto che comunque rispetta pienamente lo spirito libertino dell’epoca. Ho cercato di tradurla meglio che potessi per potervela proporre. Grazie per l’attenzione.

Lettera della Marchesa Françoise de Coubressac al suo sposo Armand durante un soggiorno a Venezia ospite di conti di Sorenno.

Venezia, 30 gennaio 1740

Mio caro e tenero sposo,
ti scrivo per raccontarti, per tuo sommo godimento, come in una delle mie ultime notti di piacere lesbico, si è unita a me una meravigliosa novizia di circa vent’anni. È una vicina parente della Contessa e del Conte di Sorenno che ci stanno pregiando della loro ospitalità, nonostante la giovane età mi ha donato dei momenti veramente deliziosi che ora ti vado a narrare. Mentre ero impegnata in un incontro lesbico con la nostra dolce e cara nipote Josefine mi inseparabile accompagnatrice, mi sono accorta che una piccola guardona stava spiando il nostro rapporto amoroso, e che sembrava anche apprezzarlo molto. Con uno sguardo concupiscente e vizioso, una splendida ragazza con un viso di un candore malizioso, si stava “accarezzando” mentre contemplava le nostre felici esibizioni. Appoggiata allo stipite della porta, con una mano teneva alzato il suo abito da suora, e con l’altra si soddisfaceva accarezzandosi tra le gambe. Con la testa abbandona all’indietro, era bellissimo vederla ansimare di piacere durante quelle sue calde carezze, si vedeva che l’eccitavamo! La sua mano andava e veniva in modo ritmato sotto la sua veste e, dopo aver goduto, continuò accarezzando ancora il suo fiore roseo. Vedendola agitare la sua piccola mano sotto la stoffa leggera della veste, nell’atto di masturbarsi la sua fessurina, anche non volendo, non poté fare altro che eccitare ulteriormente io e Josefine. Noi , solo per il nostro piacere, abbiamo fatto finta di non vederla, spiando di tanto tanto, come questa pia e religiosa ragazza si dava piacere. Dopo qualche minuto di questo delizioso spettacolo sussurrai all’orecchio di Josefine: “Mia carissima nipote ed amante, che ne dici di invitare nel nostro letto questa innocente ragazza tanto da condividere il suo piacere con noi?” Josefine accettò con entusiasmo, cosi, facemmo cenno alla giovane novizia di unirsi subito a noi. Lei, vistasi smascherata si ritirò velocemente dalla nostra vista, quindi azzardò una nuova occhiata furtiva ritirandosi nuovamente preoccupata di essere stata sorpresa. Entrambe nude, io e Josefine, scendemmo dal letto ed avvicinandoci a lei la chiamammo gentilmente con voce suadente. La bella ragazza esitò un attimo poi, ancora con la tonaca alzata e tenuta con una mano, decise di farsi coinvolgere. La cosa ci eccito molto, mio caro sposo, le nostre carni cominciarono a vibrare al pensiero di unirci a questa giovane ragazza, novizia del clero cattolico. Pensavamo come coinvolgerla nella nostra dissolutezza, magari sverginarla, a meno che, qualche sacerdote amante delle giovanette, non le avesse già aperto la sua piccola fessura o magari il buchino del culetto. Pensavamo chissà se quelle sue labbra carnose e la sua bocca disegnata non avesse già succhiato della carne dura e calda? Entrata nella stanza un raggio di luce cadde sul suo seno nudo che, la nostra piccola guardona, mentre era intenta a contemplarci, aveva già provveduto a spogliare per poi accarezzarselo e titillarselo ardentemente. Probabilmente era già esperta di questi giochi, che siano essi i giochi di una donna in amore o di una novizia, sono gli stessi che accendono il fuoco sia nel corpo che nella testa. Glia abbiamo fatto segno di avvicinarsi ulteriormente, continuando ad accarezzarci tra di noi davanti a lei. Lei sembrava turbata, aveva le gambe scoperte fino alla coscia, si vedeva che erano sode ed arrotondate, veramente una bella novizia quella che tra poco ci stavamo regalando. Si avvicinò, portava delle calze bianche sostenute da delle giarrettiere, veramente un bello spettacolo, la pelle era chiara, di un bianco estremo, come sarebbe stato bello farci scorrere la lingua, le labbra e baciare quella pelle fine e vellutata. Io ero turbata ed eccitata. Josefine mi abbracciò ed io sentii la sua mano scorrere verso il mio pube cercando l mio bottoncino rosa con il quale anche voi amate giocare. Lo ha stretto tra due dita, lo ha accarezzato, lo ha eccitato fino a quando non si è eretto come quel piccolo membro che voi amate succhiare o mio caro Armand. La tua moglie eccitata si è lasciata masturbare dalla vogliosa Josefine sotto gli occhi sbarrati della giovane novizia. Tra un sospiro e l’altro gli ho chiesto: ”Quale è il tuo nome mia giovane ragazza? Conosci i piaceri tra donne? Li vuoi condividere con noi?” E le feci un gran sorriso per sedurla, come potete ben immaginare. Lei mi rispose: “Il mio nome è Luana, sono una novizia del convento di S. Marsila.” Io la presi per mano ed attirai la giovanetta sul nostro letto. Lei lasciò fare e si distese tra di noi. Ansiose ed impazienti di poter assaggiare il suo corpo la svestimmo velocemente. I suoi giovani seni ci apparvero belli, bianchi, vellutati e marmorei. Josefine non poté resistere e subito le sue labbra gustarono le sue areole ed i suoi piccoli capezzoli. Ci buttammo entrambe sul corpo della giovane novizia strappandogli sospiri voluttuosi e, incrociando i nostri sguardi, si capiva che ormai era complice dei nostri giochi. A turno poi ci impossessammo delle sue labbra baciandola e attorcigliando le nostre lingue alla sua, e lei non fu di meno. La giovanetta aveva esperienza, sicuramente aveva già provato giochi o carezze simili nel suo convento. Come erano dolci e morbidi, o mio caro, i baci alla giovane novizia! Eravamo eccitate, non sapevamo più dove girare la testa, o forse dovrei dire le labbra, la lingua o le dita che scivolavano tra le sue cosce aperte e totalmente offerte al nostro piacere. La sua piccola fessura era bellissima: rosea, orlata da una peluria leggera bruna morbida come fili di seta, e che buon sapore aveva il suo sesso umido e gocciolante. Noi abbiamo bevuto a questa fonte dolcissima come due assetate. Abbiamo poi leccato, succhiato e, aperte le sue labbra sottili le abbiamo slinguate una dopo l’altra, fino al più profondo della sua intimità morbida come un raso pregiato e di un bel rosa corallo. La novizia si contorceva e ci abbracciava gemendo dal piacere, ci elemosina baci e le più calde carezze. Poi io mi posizionai sopra di lei in posizione inversa alla sua offrendole il mio piccolo fiore da leccare, cosa che iniziò fare da persona esperta, segno che era già avvezza a questa pratica. Il suo modo di toccarmi l’intimità fece vibrare il mio ano, che voi conoscere come è sensibile e come si irrita per niente mio caro Armand, bene, in quel momento mi si aprì spontaneamente, pronto a farsi sodomizzare dalle sue lunghe dita precedentemente lubrificate. Lei si comportò da porcellina e mi prese con vigore e passione. Mentre io la leccavo, la mia lingua lunga e sottile s’infilò nei più profondi angoli di questa splendido fiore. Distesa al nostro fianco Josefine si masturbava da sola, gemendo ed accompagnando le sue carezze con un movimento convulso del sedere. La mia ragazza era bellissima, o mio caro Armand. Ho goduto la prima volta sotto la lingua della novizia mentre mi leccava il clitoride, io facevo la stessa cosa al suo piccolo e profumato fiore, il sapore dei suoi umori era un misto tra il salato ed il muschiato, un ottimo banchetto per me. Poi fu il turno di Josefine che prontamente ne approfittò. Posizionata al mio stesso modo, le loro parti intime erano offerte alle loro esperte dita che subito scivolarono in tutti i buchi disponibili delle mie belle e amate lesbichine. Loro si agitavano di fronte a me, era uno spettacolo vederle, godettero più volte leccandosi e penetrandosi l’una con l’altra. Sicuramente quella che all’inizio era una timida e solitaria guardona, si è rivelata una calda e disponibile bambina. Abbiamo continuato i nostri giochi fino al tardo pomeriggio. Giochi sono proseguiti con l’uso dei due falli di avorio stretti alla cintura di cuoio, portatemi in dono da te dall’ultimo tuo viaggio in oriente, oggetti che non ci abbandonano mai quando siamo sole. Questi ci hanno permesso di interpretare a turno il ruolo di “gentilhomme”. Per prima cosa abbiamo subito “iniziato” al gioco la giovane novizia. Fui io ad officiare il rito penetrandola nella sua vagina, mentre Josefine, dietro di me, mi prendeva alla pecorina. I ruoli nel corso del gioco cambiarono e gli “officianti” divennero “officiati” donandoci piacere reciproco l’una alle altre. Questi “piaceri” poco a poco ci lasciarono stanche e esauste, abbracciate ed intrecciate come un solo corpo, ma felici, pronte a ricominciare al più presto. Ci baciammo languidamente, dei baci lunghi, caldi, morbidi come seta, inebrianti e senza fine tanto eravamo emozionate e prese dal desiderio libertino. Alla fine, dopo esserci un poco riprese, ci siamo rifatte la toelette e siamo scese per cena. Prima di sederci a tavola, la contessa ci domandò con il suo bello e sensuale accento veneto: “ Credo che voi signore avete già fatto la conoscenza della mia nipote Luana. È ospite da noi per qualche giorno, quindi è inutile che ve la presenti..” La battuta sottointendeva che la contessa già sapeva quello che era successo tra la nipote e noi. Dopo la cena, la contessa ci ha coinvolte in una nuova riunione amorosa con lei ed il conte, alla quale si è ben presto aggiunta anche la nipote. Abbiamo potuto così constare come queste “riunioni libertine” sono cosa comunque in questa casa, ed anche la partecipazione della giovane nipote fosse da loro apprezzata. In seguito Luana ci ha confidato un piccolo segreto, ovvero la sua relazione lesbica con l’anziana madre superiora, relazione attraverso la quale ha potuto apprendere tutte le carezze e modi di dare piacere con i quali ci ha gratificate nei due giorni e due notti passati nella nostra camera. Ora finisco il mio scritto, vi bacio voluttuosamente mio caro Armand, a presto.
Tua Françoise.
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