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Susanna a Miriam rapimento lesbo e manette


di aryalez
02.05.2015    |    21.783    |    0 8.9
"Scattai di colpo - MMMPFFF Ma le continuò a muoverlo in avanti e indietro, ero legata e a 90° anche se mi muovevo lei continuava e più cercavo di..."
nascita di una amicizia

La mia coinquilina era una donna single di quarantadue, quarantadue anni splendidamente portati: un po' appesantita di fianchi e con delle leggere rughe attorno agli occhi, ma a parte questo, era incredibilmente in forma. Il suo nome era Susanna, era alta circa 170 cm, i capelli tinti di un biondo non troppo acceso, un elegante mix tra il castano chiaro e il biondo scuro; aveva grandi occhi castani, molto espressivi: non uno sguardo malizioso, ma tuttalpiù vivace e furbo. Era abbastanza snella e soda di gambe, anche il suo fondoschiena, seppur abbastanza abbondante, stava su fiero e alto e aveva una bella forma. Portava una terza di reggiseno e, come ho avuto modo di notare, aveva una leggera pancetta che la rendeva ancora più sexy e femminile.


Chi sono

Io mi chiamo Miriam, sono una ragazza Sarda che si è trasferita a Milano per frequentare l'università, per la precisione la facoltà di economia. Sono alta 164 cm, porto una quarta di reggiseno e sono abbastanza pienotta, ho quel tipo di fisico che o lo ami o lo odi, nel senso che ho un viso molto dolce (dicono) e le mie forme abbondanti hanno strappato più di un apprezzamento. Inoltre risulto sì pieonotta, ma non do l'idea di grassa o fuori forma, questo perché ho tutto il peso in più sui punti giusti (più o meno).
A Milano non posso dire di essermi trovata bene, sono una tipica ragazza paesana e un po' timida, e trovandomi in mezzo ad una città tanto grande e caotica, non sono riuscita ad ambientarmi.
Le amicizie che ho stretto coi miei colleghi di facoltà si sono presto rivelate superficiali e banali, dopo mesi lontana da casa, non ho mai trovato una persona con la quale aprirmi veramente o con la quale confidarmi nei momenti di depressione.
Trovare una casa per sistemarmi è stata veramente dura, ma con il senno di poi, mi posso definire fortunata: avevo trovato un elegante bilocale nella zona Porta Nuova, lo dividevo con Susanna. Susanna lavorava in uno studio di grafica, guadagnava abbastanza bene, ma purtroppo gli affitti a Milano sono molto alti, per cui aveva deciso di subaffittare in nero una stanza, per una cifra devo dire, molto ragionevole.
All'inizio, un po' per via della situazione della casa non molto legale e un po' per via della differenza di età (ho 23 anni), rimanevo sulle mie, non dandole molta confidenza e trascorrendo il minor tempo possibile nelle zone in comune.
Poi una sera, mentre ero particolarmente depressa e stavo quasi per mettermi a piangere in camera mia, Susanna aveva bussato alla porta ed era entrata, aveva capito subito come mi sentivo, per cui mi aveva spinta a sfogarmi dandomi la sua spalla per piangere, poi dopo essermi scaricata avevamo noleggiato un film divertentissimo con Ben Stiller, ed in seguito mi aveva costretto ad uscire.
La mattina dopo eravamo intontite dal post-sbornia, ma felici di esserci scoperte amiche.
Le settimane successive sono volate via in modo molto tranquillo, finalmente a casa stavo bene ed avere una persona che mi voleva bene mi aveva spinto a vivere meglio anche la mia vita sociale.

I Primi segnali:

Susanna girava continuamente per casa con mise improponibili. Forse la nostra amicizia ancora fresca e spontanea l'aveva spinta a lasciarsi andare. Quando l'avevo conosciuta era sempre impeccabile ed elegantissima (da vera milanese in carriera), ma in seguito aveva cambiato completamente registro: in un primo momento felpe sformate e calzoni di vecchie tute da ginnastica, in seguito (complice il riscaldamento sempre al massimo) t-shirt a volte extra-large a volte striminzite, sempre senza reggiseno e calzoncini corti.
All'inizio cercavo di non farci caso, la mia timidezza mi spingeva a tenere sempre il reggiseno anche quando ero in casa sola con lei, ma una mattina, quando alzandomi per fare colazione l'avevo trovata con una t-shirt bianca e solo il perizoma, non ero riuscita a resistere ed avevo tenuto per tutto il tempo lo sguardo distante da lei, Susanna in risposta era completamente a suo agio, teneva i capelli sciolti e beveva il suo frullato, anche così conciata era bellissima.
Nei giorni seguenti aveva perciò iniziato a regalarmi delle magliette, dicendomi che dentro casa dovevamo stare comode e non essere ingessate.
In un primo momento mi sentivo a disagio, ma in seguito iniziai anche io a non portare il reggiseno e ad indossare le sue t-shirt.
Dopo essermi fatta la doccia, andare in giro per casa solo in tuta e maglietta era comodissimo, e lei mi faceva sentire sempre libera e a mio agio.
Una sera mentre guardavamo un film particolarmente soporifero, mi ero addormentata sul divano ed avevo poggiato la mia testa sulla spalla di Susanna, lei invece di scostarsi aveva preso a massaggiarmi la testa, poi mi aveva poggiato la testa sul suo grembo e aveva continuato a coccolarmi, io ero nel dormiveglia, ma era tutto così dolce e rilassante che l'avevo lasciata fare.
Dopo qualche minuto di coccole con una mano mi aveva sfiorato il seno sinistro; era stato un attimo, ma il mio corpo era stato inondato a una sensazione di piacere mista ad incredulità, tra la sua mano ed il mio capezzolo c'era solo il cotone della maglietta, e lei aveva toccato proprio nel punto giusto. Mi ero alzata in modo un po' brusco e lei mi aveva guardato dritta negli occhi, poi chinandosi mi aveva dato un bacio umido nelle labbra
Lì non avevo capito più nulla, non dissi niente e scappai in camera, lei non mi cercò... avevo le mutandine umide, ma non volevo ammettere che fosse per via di quel bacio, tuttavia non chiusi occhio e Susanna non bussò alla mia porta.
La mattina seguente Susanna si comportò come se niente fosse, ma io non riuscii a nascondere l'imbarazzo dei miei occhi, tuttavia lei fu gentile e simpatica come al solito, prima di uscire per andare al lavoro mi disse solo:

-Non ti preoccupare di niente, ci vediamo questa sera! Super serata : pizza, dvd e baccardi!-

In risposta riuscii a sillabare un -si-, ancora non sapevo quello che mi sarebbe capitato.

La sera:

La giornata trascorse in modo tranquillo e con nulla di rilevante da ricordare. Tornai a casa, salutai a voce alta Susanna e sentii la sua risposta filtrata dalla porta della sua camera.
Mi feci una doccia calda e rilassante, poi indossai un comodo perizoma blu scuro e una maglietta nera in cotone, ma quella sera decisi di lasciarmi sotto il reggiseno. Asciugai i capelli, mi misi i calzoni della tuta ed andai in cucina.
Come promesso le pizze erano in tavola, Susanna aveva una maglietta aderente bianca, che lasciava poca immaginazione riguardo alle sue forme, come anche i suoi jeans strettissimi di colore blu chiaro. Portava i suoi lunghi capelli biondi sciolti e si muoveva a scatti, come se fosse impaziente di fare qualche cosa.
La cena trascorse per la maggiore in silenzio, con l'eccezione di un paio di frasi di circostanza, dopo l'ultimo morso Susanna mi disse di seguirla in camera, a quando pare voleva un parere riguardo una gonna.
All'ingresso in camera sua mi sentivo a disagio, ma devo ammettere che ero anche abbastanza stuzzicata dalla situazione.
Non avevo mai avuto esperienze saffiche, ma coi ragazzi sono sempre stata compiaciuta nel portarli allo stremo prima di concedermi a loro, un po' per via della mia timidezza ed un po' per fargli "sudare" una relazione con me: quest'arma mi aveva sempre protetto da storie "mordi e fuggi"; e al momento non vedevo grosse differenze con Susanna.
Ma non sapevo ancora quello che lei aveva in mente.

Il rapimento:

Al momento dell'ingresso in camera sua non avevo notato grosse differenze: il computer mac acceso con il salvaschermo, il mobilio ordinato e sobrio, il suo armadio a quattro ante con l'enorme specchio ed il lettone a due piazze e mezzo; ma nessuna gonna sopra di esso.

Susanna era appena dietro di me, aveva ritardato una decina di secondi in salone, forse per prendere una cosa, e una volta entrata in camera mi aveva detto:

- Miriam, stai un secondo ferma, hai una cosa dietro il braccio-

Io avevo risposto girando la faccia d'istinto per guardare, ma lei mi aveva messo una mano sulla spalla dicendomi di stare immobile, l'avrebbe tolta lei.
La sua mano era scivolata lungo la spalla e poi lungo il braccio, o rimanevo immobile ed aspettavo.

- Cosa ho???
- Niente, prima l'avevo visto, tu stai immobile non è niente.

In un secondo con l'aiuto dell'altra mano (che teneva un oggetto tra le dita) mi aveva unito i polsi e io mi ero sentita avvolgere la pelle da qualcosa, prima che potessi rendermene conto avevo sentito uno scatto; mi aveva ammanettato.

- Susy che diavolo fai?

Non capivo se era uno scherzo o cosa; l'avevo presa sul comico, ma trovandomela di fronte la sua faccia non mostrava niente di spiritoso. In risposta mi aveva spinta verso il letto, facendomi perdere l'equilibrio e costringendomi a rimanere seduta su di esso.

- Susanna che cazzo hai intenzione di fare??? Basta non è divertente, se non mi liberi urlo lo giuro!!!

Lei mi dava le spalle, stava cercando una cosa nel cassetto; ora era davanti a me, aveva una specie di striscia di pelle in mano.

- Che cazzo è quella roba? Sù .. non scherzo basta ora MMPFFFaaaaaa-

Mentre cercavo di completare la frase Susanna mi aveva passato quella striscia attorno alla testa e me l'aveva ficcata in bocca allacciandola dietro la nuca. Tra i denti mi sentivo una strana consistenza, come di gomma, potevo ancora un po' parlare, anche se non riuscivo a dire frasi con molto senso. Ero terrorizzata, ma lei era gelida, aveva attaccato al mio bavaglio una specie di pompetta e stava immettendo aria, sentivo come una palla che mi cresceva tra i denti, provavo a morderla, ma non c'era niente da fare, Era un bavaglio con una pallina gonfiabile: ero completamente muta e alla sua mercé; mentre gonfiava la guardavo con gli occhi spalancati, mugugnavo e imploravo con lo sguardo per farla smettere, ma lei continuava.
Quando ebbe finito avevo la bocca piena, potevo respirare solo col naso ed ero in panico, una lacrima mi rigava il volto mentre la osservavo.

- Ho capito come sei Miriam; tu sei come me, ma ancora non lo sai. Fai tanto la riservata e tanto la perfettina, ti fingi scandalizzata se tento di baciarti, ma poi non vuoi ammettere di esserti bagnata; oggi ti farò capire io chi sei veramente.

Mi dimenavo ma le manette erano strette, per fortuna erano di quelle con i peluche, per cui non mi segavano la pelle. Quanto prese le forbici per un secondo non venni meno, ma voleva solo tagliarmi il reggiseno per sfilarmelo. Quella pazza voleva violentarmi; e io non potevo fare niente, ero sua prigioniera.
Provai a scalciare con le gambe per non farla avvicinare.

- Miriam, a legarti anche le gambe ci metto un minuto; vuoi sul serio che lo faccia? Su, sta buona, sei mia ormai, agitarti allungherà solo le cose, non voglio farti del male, ma sappilo: ti ho rapita e farò di te quello che vorrò, se ti comporterai bene sarà molto piacevole, e sappilo, io so dare molto piacere, ma in caso contrario..

Il suo sguardo e la sua voce mi avevano gelato, non l'avevo mai vista ne sentita così, incuteva timore. Decisi di stare buona, non volevo giocarmi anche l'unica cosa che mi rimaneva libera, per un po' dovevo stare al suo gioco.
Mi aveva spinta al centro del suo letto, nella stanza c'era molto caldo, mai io ero scossa da brividi gelidi. Aveva scostato con una mano i capelli e aveva chinato il suo viso sopra uno dei miei seni, aveva iniziato a baciarlo e a mordicchiarlo attraverso la maglietta, mentre con l'altra mano mi accarezzava le natiche e la vagina coperta appena dal perizoma. Ero immobile, la situazione era insostenibile, mi aveva alzato la maglietta e mi stava leccando tutto il corpo, infilava buona parte delle mie mammelle nella sua bocca e le succhiava avidamente, mentre io continuavo a piangere e a torcere i polsi, ero stesa a pancia in su e mi facevamo malissimo. Dopo interi minuti in cui la sua lingua aveva inumidito tutta la mia pelle iniziai a rilassarmi, mi ordinò di voltarmi e mi mise a pancia in giù, in quella posizione stavo più comoda, ma non potevo vedere quello che mi faceva: quando iniziò a "giocare" con il perizoma, infilandomelo dentro la vagina e leccandolo, irrigidii più le gambe e mugugnai più forte, ma i miei lamenti parevano eccitarla di più, me lo sfilò e inizio a leccarmela da dietro, ero ancora rigida, ma la sua lingua era morbida ed esperta, iniziò a succhiarmela o ad usare la sua lingua come un pene, infilandomela tutta dentro. Con l'altra mano, passandomela sotto, iniziò a masturbarmi, mentre contemporaneamente continuava a leccare. Al movimento esperto della sua mano, non ricordo neanche io dopo quanto successe, iniziai a muovere il bacino su e giù, mi stava facendo godere ed io ero tutta bagnata.
Susanna se ne accorse, iniziò a masturbarmi il clitoride e mi fece venire tra i mille ansimi acuititi dal bavaglio.

- MMM MMMMM MMMM

Ma per Susanna quello era solo l'inizio, lo aveva fatto per farmi cedere, per essere completamente in suo potere, se infatti prima aveva rapito solo il mio corpo, ora anche la mente era quasi in suo potere.

Era sdraiata al mio fianco e mi guardava, io ero bagnata ed immobilizzata; mi sentivo indifesa come non mai.

- Visto che ci so fare Miriam? se ti è piaciuto fai solo un cenno con la testa

Lo feci.

- Vuoi ancora che ti sleghi?

Faci sempre un sì con la testa, cosa si aspettava quella pazza?

- Ok

Era bastata quella laconica mezza parola per mettermi in agitazione.

Mi costrinse a mettermi sul bordo del letto, il letto di Susanna non era molto altro, per cui mi fece poggiare il ventre sul materasso e le ginocchia in terra, ero a 90 °.
Mi intimò di stare immobile, lo feci.
La sentii cercare degli oggetti nel cassetto, poi tutto ad un tratto prese le mie natiche tra le mani e le divaricò iniziando a leccarle, passava la lingua sia sull'ano che sulla vagina, dopo pochi minuti godevo di piacere e le spingevo il mio sedere sempre più sulla faccia.
Ad un certo punto le mani si staccarono dalle natiche e la sentii fare una qualche operazione, poi mi sentii cospargere i bordi del mio ano con una sostanza unta e fredda; era vaselina.
Entrai nel panico ed iniziai a dimenarmi.

- Miriam per l'ultima volta!: Se ti muovi ancora ti infilo lì tre dita e te le lascio tanto a lungo da non poter camminare domani.

Mentre pronunciava la sua minaccia mi diede un sonoro schiaffo sulla natica destra:

- MMFFFFF

Poi un altro su quella sinistra:

- MMMMMMM

Mi iniziarono a lacrimare gli occhi, ma le poche gocce si trasformarono in lacrimosi quando vidi quello che mi voleva infilarmi: un pene di gomma viscida, non era enorme, ma abbastanza grande da fare male. Lo aveva poggiato sul letto di fronte a me per costringermi a guardarlo, mentre lei continuava ad ungermi di lubrificante.
Dopo un po' lo prese. Sulle prime me lo passava attorno e non lo entrava del tutto, appena si spingeva un po' troppo oltre io gemevo e piangevo terrorizzata, ero vergine dal culo ed avevo paura, ma ad un tratto me lo ficcò con forza dentro.

Scattai di colpo

- MMMPFFF

Ma le continuò a muoverlo in avanti e indietro, ero legata e a 90° anche se mi muovevo lei continuava e più cercavo di contrastarlo più faceva male, l'unica soluzione era prenderlo senza fiatare; lo faci finché non riuscii a rilassarlo.
Era fastidioso, ma Susanna mi diceva volgarità all'orecchio e io non potevo fare a meno di eccitarmi:

- Puttanella. Guarda come cammina bene dentro di te; sicura che sei vergine da quel buco?
Sei mia Miriam, questa sera posso farti tutto, sei la mia schiava; guarda che culone che hai!


Ad un tratto finì di sodomizzarmi, ma me lo lasciò infilato dentro per tre quarti della sua lunghezza.
Lasciandomi quella cosa dentro mi aveva fatto alzare tenendomi in ginocchio sul bordo del letto, lei si era tolta i jeans ma non le mutandine ed era rimasta così di fronte a me, io sulle ginocchia con un pene finto dentro il sedere stavo male, avevo gli occhi lucidi, ma a lei non importava.
Si sedette sul letto di fronte a me e spalancò le gambe, e face per togliermi il bavaglio, ma prima mi afferrò per le spalle e mi costrinse a guardarla negli occhi:

- Miriam, se urli, quello che hai infilato nel sedere te lo ficco in bocca senza lavarlo

Mi accarezzò la guancia e io feci di sì con la testa, lei mi sfilò quel coso orribile; non sapevo da quanto ce lo avessi, ma mi era sembrata un'eternità. Avevo tutta la mascella dolorante ma in confronto al mio sedere era niente. Provai a sgranchirmi la bocca, ma non mi lasciò il tempo, mi chinò la testa tra le sue cosce e mi intimò di leccargliela:

- Se mi farai godere ti leverò quel coso dal culo

Aveva un forte odore di sesso, leccarmi e sodomizzarmi l'aveva eccitata non poco. L'odore della sua figa mi eccitava, non l'avevo mai fatto, ma iniziai a leccargliela e a succhiarla, lo feci per minuti interi, mentre lei mi teneva la mutandine scostate con una mano e la mia la testa piegata con l'altra, gemeva come una cagna in calore, la sua vagina era dolce e bagnata.
Quasi non mi faceva riprendere fiato, ma alla fine concentrandomi sul suo clitoride ero riuscito a farla venire.
Lei aveva la maglietta tutta sudate e anche io avevo degli ampi aloni sotto le ascelle, dato che ero costretta con le mani dietro la schiena.

- Brava piccola mia, sei stata molto brava; ora come promesso ti libero da quel coso

Si era alzata e mi aveva fatto ripiegare a 90°, poi pian piano aveva sfilato via il cazzo finto.
Quando era uscito mi ero sentita bruciare, ma non avevo fatto in tempo a lamentarmi, Susanna mi aveva infilato in bocca le sue mutandine fradice di succhi vaginali, per poi tapparmi le labbra con la sua maglietta annodata zuppa di sudore.
Dal cassetto aveva preso uno strano coso nero, non avevo messo bene a fuoco, ma era un fallo scuro a due teste, enorme.
Susanna mi aveva spiegato come mi dovevo mettere -a forbice- e dopo un primo momento di goffaggine (dovuta alle manette) riuscimmo ad andare avanti e indietro, prima lo unse per bene di vasellina, (nonostante fossimo entrambe fradice), tuttavia quando lo sentii entrare non potevo crederci, era troppo grosso, ma vedere Susanna nuda, bella e selvaggia mi aveva eccitato ulteriormente, inoltre avevo il sapore dei suoi umori in bocca, così me lo lasciai infilare e feci forza con il bacino per fare avanti e indietro.
Avvinghiate sul fallo finto per quindici minuti godemmo come matte prima di venire tra le sue urla e i miei mugugni.

Susanna si distese al mio fianco e mi guardò negli occhi, bastò il suo sguardo per farmi sciogliere e farmi sentire minuscola, mi aveva rapito e poi liberato.
Mai e poi mai avrei potuto riprovare simili sensazioni di piacere e orgasmi tanto forti (e perversi).
Lei l'aveva capito. Quando mi liberò le cose non cambiarono di molto, sarei stata sempre sua.
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