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DALIA, TROIA D'ESTATE - Cap.6: la discoteca


di DonEladio
21.03.2013    |    22.962    |    3 9.2
"L’esperienza in metro rappresentò uno straordinario mix di esibizionismo e cuckoldismo, ma (quella che ormai era diventata) la nostra perversione sembrava..."
L’esperienza in metro rappresentò uno straordinario mix di esibizionismo e cuckoldismo, ma (quella che ormai era diventata) la nostra perversione sembrava aver imboccato una discesa senza sosta, come una biglia su un piano inclinato che prende velocità man mano che scende, fino a diventare inarrestabile.
Luglio era solo a metà, e in queste due settimane avevo fatto fare a mia moglie cose che una coppia normale non farebbe mai in due vite, e quello che era cominciato come un gioco in cui io comandavo e lei accettava suo malgrado in virtù di un accordo tra di noi, divenne un gioco di entrambi e Dalia iniziò a rispondere con grande curiosità, prontezza e partecipazione ai miei inviti.
Le telefonate di Patrick continuavano incessanti, ma questa volta decidemmo di accettare il suo invito a raggiungerlo nella discoteca in cui lavorava come buttafuori: il sabato sera successivo arrivammo al locale ed è forse superfluo dire che Dalia era uno spettacolo: indossava un vestitino rosa che lasciava le sue sue spalle nude e offriva un’ampia visione della sua generosa scollatura, lungo fin sotto al ginocchio, ma con un due spacchi vertiginosi ai lati che arrivavano fin poco sotto l’inguine; l’ormai consueta assenza di intimo completava l’opera: le sua meravigliosa quarta di seno fluttuava liberamente ad ogni movimento, il suo culo risaltava magnificamente dietro al tessuto sottile ed attillato del vestitino rivelando l’assenza delle mutandine, gli ampi spacchi laterali mostravano interamente le sue gambe abbronzate ad ogni passo; ai meravigliosi piedi pittati di rosa indossava un paio di sandali bianchi aperti tacco 12 che la slanciavano ulteriormente.
Arrivammo al locale poco prima di mezzanotte e, mentre cercavamo Patrick con lo sguardo, Dalia attirò immediatamente su di sé l’attenzione degli uomini che ci circondavano: notammo senza sorpresa che erano tutti di colore. Patrick ci notò quasi subito e ci fece cenno di raggiungerlo superando la fila: mia moglie mi precedeva, e mi godetti gli sguardi famelici di tutti quando passava, ben piantati sul suo culo; Patrick ci salutò in maniera discreta e si complimentò con mia moglie per la sua straordinaria bellezza, poi ci accompagnò all’interno del locale spiegandoci che si trattava di un locale piccolo ma grazioso, frequentato abitualmente da senegalesi. In effetti non era male, il bancone del bar occupava quasi tutta un lato della stanza, in mezzo c’era una piccola pista da ballo e oltre una serie di tavolini e divanetti (tutti occupati), mentre il dj alternava musica reggae a hip-hop. Ci accomodammo su un paio di sgabelli al bancone del bar e Patrick ci fece offrire da bere prima di scusarsi perché doveva tornare all’ingresso; su quella specie di trespolo mia moglie sembrava una dea esibita su un piedistallo affinchè i comuni mortali potessero ammirarla: gli spacchi ai lati del vestito lasciavano completamente nude le sue gambe accavallate, e lei non attese nemmeno le mie indicazioni per cominciare il numero dell’accavallamento: ormai era protagonista attiva del gioco e, mentre sorseggiava il suo cocktail alla frutta, appoggiata con la schiena al bancone del bar, accavallava e scavallava le gambe rivolte verso la pista e i divanetti e si godeva maliziosamente le espressioni dei presenti, facendo dondolare i piedi in chiaro segnale di disponibilità. Le luci stroboscopiche della disco offrivano fugaci immagini delle sue grazie ad ogni accavallamento, ma non permettevano di chiarire i dubbi sulla presenza delle mutandine.
Trascorsero una decina di minuti prima che un coraggioso si facesse avanti: era un ragazzone nero come il carbone, alto e dal fisico palestrato, che si avvicinò timidamente a Dalia e la invitò a ballare; mia moglie cercò il mio sguardo di approvazione (secondo voi?), poi sorrise e accettò di buon grado; il ragazzo la prese per mano e la trascinò in pista, dove cominciarono a ballare un pezzo hip hop; Dalia si muoveva in maniera provocante, giocando maliziosamente con i lembi del suo vestito, attirando ulteriormente l’attenzione su di lei (casomai ce ne fosse bisogno: una splendida femmina bianca seminuda in un locale frequentato quasi esclusivamente da neri); il dj cambiò musica e mise un raeggeton: questo ballo si balla attaccati, così i loro corpi si avvicinarono, consentendo al ragazzone di appoggiare le sue mani e le sue gambe su mia moglie e non gli ci volle molto prima di accorgersi al tatto che sotto il vestito non c’era assolutamente nulla; la mano che teneva sulla schiena di mia moglie pian piano scese verso il culo e, una volta raggiunto, non si mosse più, in attesa di reazioni; la reazione di mia moglie fu un sorriso, e il ragazzo capì che rischiava tutt’altro che uno schiaffo: la sua mano si insinuò sotto uno degli spacchi e andò ad esplorare il suo culo non trovando alcun ostacolo: roteavano e si dimenavano al centro della pista affollata, la sua mano era costantemente sotto il vestito a palparle le chiappe nude, poi, quando Dalia chiuse gli occhi e si mordicchiò le labbra, capii che il nostro baldanzoso nuovo amico aveva raggiunto la sua figa e aveva cominciato a sditalinarla; mia moglie rispose avvicinandosi a lui e offrendogli le sue labbra semichiuse, al che il ragazzone non si fece pregare e le infilò la lingua in bocca; la situazione ormai, nonostante la folla e le luci, risultava abbastanza chiara per tutti, e le reazioni si dividevano tra la piena attenzione degli altri uomini e le espressioni di sdegno delle donne presenti, alcune delle quali trascinarono i propri compagni sbavanti fuori dalla pista; dapprima ripresero posto sui loro divanetti, poi, tra uno sguardo carico d’odio verso di lei e la presa di consapevolezza che i loro uomini non smettevano di fissarla con desiderio, li trascinarono fuori dal locale con tanto di scenata di gelosia. Un paio di uomini, stanchi di assistere passivamente alla scena, raggiunsero la coppia al centro della pista e circondarono mia moglie: in un attimo aveva addosso sei mani che la frugavano dappertutto, il vestitino era quasi completamente alzato, le avevano tirato fuori le tette e glie le strizzavano, si alternavano a godersi la sua lingua: era uno spettacolo indescrivibile, e io ero immobilizzato sul mio sgabello a godermi la scena con il cazzo che mi esplodeva nei pantaloni. La pista cominciò lentamente a svuotarsi e la scena era ormai prossima a divenire di pubblico dominio, le coppie presenti nel locale cominciarono ad andarsene e io non mi ero nemmeno accorto che Patrick mi aveva raggiunto da qualche istante e, dopo aver ammirato anche lui la scena, intervenì: “Forse adesso stiamo esagerando, i clienti stanno scappando..”, si diresse al centro della pista e, non senza fatica, strappò Dalia dalle grinfie di quei tre, la prese per mano e la portò fuori dalla pista: mia moglie sembrò rendersi conto solo a quel punto del fatto che l’avevano praticamente spogliata e cercò di ricomporsi alla bellemeglio mentre veniva trascinata via. Inizialmente pensavo che Patrick la stesse riportando da me per invitarci a darci una calmata, ma, quando superò la mia postazione mano nella mano con lei e proseguì, mi resi conto che aveva altri programmi: la portò in fondo al locale e sparirono dietro la porta basculante della toilette degli uomini.
Altro che farla smettere: il porco voleva scoparsela! I tre “ballerini” seguirono la scena con lo sguardo, poi decisero di non lasciarsi scappare l’occasione e li seguirono. Mi costrinsi a contare fino a 10 dopo averli visti sparire dietro la porta della toilette, poi mi incamminai e li raggiunsi, aprii la porta e mi trovai di fronte una scena da colpo al cuore: mia moglie era in piedi appoggiata con le mani su un orinatoio a muro, Patrick le aveva sollevato il vestito e se la stava scopando mentre gli altri tre si segavano e le palpavano le tette; quando ebbe finito si scostò e fu il turno degli altri: nella mezz’ora successiva tutti e quattro scoparono mia moglie, mentre altre persone entravano in bagno e si trovavano di fronte quella scena: alcuni restarono allibiti e uscirono scandalizzati, altri fecero i loro bisogni assistendo allo spettacolo masturbandosi, un paio decisero di approfittare direttamente del corpo della mia signora; infine Dalia si vide sfilare del tutto il vestitino e fu messa in ginocchio completamente nuda sul pavimento sudicio e fu ricoperta da almeno altre quattro scariche di sperma; quando tutti ebbero finito Patrick li fece accomodare fuori dal bagno e impedì che altri entrassero, dandole modo di ricomporsi: mia moglie aveva sperma ovunque, sulla faccia, sui capelli, che le colava dalla figa, ma il grosso era sulle meravigliose tettone, colava in rivoli che giungevano ai capezzoli e poi gocciolavano sul pavimento tra le sue cosce divaricate; ansimava ad occhi chiusi sulla scia dell’orgasmo, presi alcuni fazzoletti e le ripulii il volto alla buona per baciarla (ve l’ho detto che sono un cuckold fino a un certo punto, provo ribrezzo a leggere sul web quei racconti in cui il marito lecca lo sperma degli altri uomini); quando si riprese la aiutai a rialzarsi e le feci indossare il vestitino senza che si asciugasse il corpo: il tessuto si appiccicò immediatamente al suo corpo nudo e gocciolante, tra le cosce colava sperma che fuoriusciva dalla sua figa, ormai aveva raggiunto i piedi e mentre uscivamo dal bagno produceva un buffo suono a contatto con i sandali (un grottesco sciac-sciac). Quando Patrick aprì la porta del bagno sembrava che la toilette fosse la principale attrazione della discoteca, visto che il bancone del bar, la pista e divanetti erano semivuoti e i pochi rimasti nel locale erano tutti assiepati là fuori.
Portammo Dalia per mano fuori dal locale attraversando quel nutrito gruppo di persone che non poterono fare a meno di notare il suo stato e non si lasciarono sfuggire l’occasione di allungare le mani quando era alla loro portata; quando raggiungemmo l’uscita mia moglie aveva nuovamente le tette scoperte e mi raccontò di aver sentito non so quante mani infilarsi sotto la gonna e infilarle dita nella figa e nel culo. Patrick ci accompagnò al parcheggio, dove, prima di salutarci, si fece fare il pompino della staffa, che Dalia ingoiò avidamente.
Durante il tragitto verso casa si addormentò stremata: era meravigliosa con quel vestito incollato sul suo corpo ricoperto da tutto quello sperma. Arrivati sotto casa la presi in braccio, la portai in casa, le feci un bagno e la misi a letto. Aveva bisogno di un bel po’ di meritato di riposo, la mia amata mogliettina.
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