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INCONTRI PERICOLOSI


di MisterPrivilege
09.09.2015    |    10.411    |    3 6.5
"Ma vanamente; ogni parolaccia scagliata dalla ragazza non faceva che provocare le fragorose risa degli uomini..."
Jasmina stava per salire sul treno suburbano dopo aver trascorso mezz’ora sul treno regionale che, dalle 20 di sera, è sempre più rado e mal popolato.
Era agitata, impaziente, nervosa. Non era abituata alle scarpe con i tacchi che in treno avevano preso il posto delle ballerine e, tra una stazione e l’altra, si era passata un bel po’ di trucco sul viso, accessori banditi nella casa paterna. Per l’agitazione, ogni tanto tirava fuori dall’unica borsettina un po’ elegantina che possedeva, ricoperta di finti swarovsky, l’inalatore per la sua lieve forma d’asma.
Stava per incontrare finalmente quell’uomo più maturo di lei, tanto interessante quanto intrigante, con il quale da oltre un mese si stava piacevolmente intrattenendo su una messaggeria sul web dedicata principalmente ai teenagers.

Luca era sodisfatto di sé, si stava allacciando la grossa cerniera del suo giubbotto di pelle nera e cercava impaziente le chiavi della sua auto: era già abbastanza in ritardo per andare a conoscere dal vivo questa graziosa studentella universitaria originaria del Marocco ma nata in Italia. Ancora una volta era riuscito a tendere l’esca nella rete pescando proprio Jasmina, comprendendo che l’ingenuità della ragazza avrebbe fatto al caso suo.

Scesa dal treno suburbano e uscita sulla strada, Jasmina riconobbe subito Luca che era accostato con l’auto con le quattro frecce lampeggianti a bordo strada. Era molto più alto di quanto avesse immaginato vedendolo in webcam e sembrava anche molto più bello, soprattutto sotto le luci soffuse e le candele del ristorante fuori dove Luca portò a ragazza per una cenetta romantica.
La serata si accendeva piano piano con incroci di sguardi, sorrisini neanche troppo timidi di lei: si dilettavano nel gioco della seduzione reciproca, con le dita di lui che sfioravano in più occasioni la mano di lei posata sulla base del calice di vino rosso.
Jasmina a fine cena avrebbe tanto voluto che la serata proseguisse, tanto Luca si era ripromesso poi di riaccompagnarla a casa, sebbene distante una quarantina di chilometri circa, anche perché a quell’ora tarda il servizio di trasporto ferroviario non sarebbe più stato disponibile.

Finita la cena, uscirono dal locale con lui che cingeva lei, quasi a proteggerla e accompagnarla sotto la sua protezione. Lei era curiosa di sapere come sarebbe proseguita la serata ma si lasciò comunque guidare da quell’uomo molto sicuro di sé.
Saliti in auto, Luca impose, più che essere una proposta, che sarebbe stato meglio appartarsi in macchina in una zona più tranquilla per parlare ancora un po’ e, magari, baciarsi.
Accese la radio su una stazione che trasmetteva musica lounge e si mise a percorrere ad alta velocità la statale, abbandonando sempre più le luci dell’ultima zona edificata. Intorno solo tanto buio, si vedeva unicamente la linea bianca cangiante di mezzeria della strada illuminata dai fari a led dell’auto.
Presa una strada laterale, Jasmina si interrogò su dove la stesse portando, ricevendo in risposta solo un sorriso di Luca che, un minuto dopo, la rassicurò di non preoccuparsi e che sarebbe stata in buone mani. Jasmina si accorse che era già quasi mezzanotte e che, a occhio e croce, erano in auto da più di un’ora.
Luca girò quindi a sinistra su una strada sterrata, stretta e lunga, ove in lontananza si poteva scorgere una zona piena di arbusti distante qualche centinaio di metri.
Fermò l’auto appena dentro il boschetto, prese la mano di lei senza proferir parola e se la portò sulle sue zone intime premendo la mano di lei sopra il rigonfiamento dei suoi pantaloni. Jasmina non gradì affatto questo approccio, staccò subito la mano e iniziò a chiedere spiegazioni un po’ contrariata, cercando il suo inalatore nella borsetta che però cadde sul tappetino del posto guida.
Luca raccolse l’inalatore, spruzzò due volte nella bocca di lei per poi infilarle la sua lingua nella bocca, iniziando a palparle il florido seno sino a scoprirne uno e riponendo l’inalatore nella tasca del suo giubbotto di pelle nera.
Jasmina era agitata ma anche molto eccitata, nonostante i modi poco eleganti di lui nell’approccio sessuale, si lasciò limonare e palpare passivamente per diversi minuti, non accorgendosi che, nel mentre, Luca a motore spento aveva toccato per tre volte la leva degli abbaglianti illuminando l’oscurità frontistante.

Era solo un segnale.

Dal bosco uscirono quattro uomini, uno molto grasso, uno anzianotto e due di mezza età che procedevano verso l’auto ferma di Luca. Lei non si accorse di nulla, intenta e immersa nei preliminari con Luca che aveva nel frattempo fatto uscire il suo membro dai pantaloni prontamente fatto impugnare a Jasmine che iniziava una lenta e discontinua masturbazione.
Non si accorse di nulla nemmeno quando i quattro uomini giunsero silenziosi a un metro dal finestrino di lei, avendo già estroflesso al vento i loro peni, alcuni già rigidi altri meno, mentre si godevano lo spettacolo di Jasmine che, con un seno nudo, era intenta a smanacciare l’uccello di Luca.
Luca, dalla sua postazione di guida, abbassò il finestrino lato passeggero di quel tanto da consentire agli ignoti spettatori di poter partecipare al gioco: due di loro inserirono repentinamente il loro membro dentro l’abitacolo, strofinando il glande sui capelli della nuca della ragazz,a mentre gli altri due infilavano le rozze mani per palpare il corpo sodo di Jasmina fino a raggiungere la sua intimità.
Lei trasalì spaventatissima non appena sentì il contatto con elementi esterni: restò impietrita per qualche attimo non appena si accorse della presenza di altri uomini e per di più con i peni al vento. Spalancò la bocca e i suoi già grandi occhi castano scuri erano pieni di terrore, cercando di risistemare velocemente il seno dentro al suo reggiseno bianco con le spalline trasparenti.
Ma non ne ebbe il tempo.

Luca la prese con forza per i capelli tirandole la testa all’indietro. Tutti e cinque gli uomini si misero a ridere fragorosamente mentre Luca presentava con scherno la ragazza agli astanti che parevano gradire il nuovo giocattolo serale. Sembrava di essere ad un’asta di cavalli quando Luca, scoprendo all’interessato pubblico le grazie della vittima designata, iniziò con fare professionale a declamare le doti di Jasmine: le sue origini etniche, la sua età, la sua istruzione universitaria, le sue acerbe forme e i gusti sessuali della ragazza come appresi durante le lunghe conversazioni in internet.
Lei fissava Luca e gli ignoti personaggi attonita e spaesata, non capiva dove fosse e cosa stesse accadendo. Ignorava infatti che Luca fosse solito frequentare quel manipolo di depravati con l’accordo che, a turno, ciascuno di essi si preoccupasse di portare una volta alla settimana carne fresca da concedere e condividere con agli altri in quel luogo isolato.
Questo era il turno di Luca e la vittima sacrificale che portava in dote era proprio quella Jasmine che aveva adescato nella chat di giovincelli.

Jasmina, in una reazione rabbiosa e in preda a una forte crisi d’asma, iniziò a insultare Luca e a ordinargli di portarla subito via di lì ma Luca, tra le sguaiate risa degli altri convitati, la zittì dicendo che se non avesse giocato a dovere con i suoi amici non avrebbe più avuto indietro il suo inalatore e sarebbe stata lasciata lì, in quel posto dimenticato da dio, lontano più di un’ora a piedi dal primo centro abitato.
Sempre tenendo una mano stretta a pugno sui capelli della ragazza, Luca mise con forza il pollice e indice dell’altra mano sulle guance di Jasmina, premendo forte così da costringere la ragazza ad aprire la bocca, invitando i compagni di merende a usufruire del cavo orale della vittima. Si alternarono tutti e quattro nella sua bocca. Uno di questi, il più grasso, scelse di pucciarvi dentro non il suo membro, in quanto ancora moscio, ma i suoi testicoli, provocando tra le risa degli altri quasi il soffocamento di Jasmina. Luca intervenne subito a spruzzare due colpi di inalatore nella bocca di Jasmina.
Dopo qualche istante, gli uomini aprirono la portiera e con fare brusco trascinarono Jasmina fuori dall’abitacolo.
La palpeggiarono così a lungo che lei pensava fosse già mattina. In realtà la ragazza a causa dello shock aveva perso ogni riferimento spazio-temporale: le sembrava di essere la protagonista di un brutto sogno, di un vero e proprio incubo che però era del tutto reale. Si risvegliò dal torpore solo quando l’uomo più grasso iniziò a stringerle con le dita il clitoride, così forte che provocò in lei una scarica di adrenalina. Jasmine stava realizzando la situazione e incominciò a proferire improperi contro quegli uomini assatanati. Ma vanamente; ogni parolaccia scagliata dalla ragazza non faceva che provocare le fragorose risa degli uomini.
Le ordinarono di iniziare a darsi da fare con la bocca e Jasmine si finse collaborativa, sperando che cessasse al più presto l’incubo. Quindi la distesero sul cofano della macchina ancora caldo e, bloccandola, iniziarono a esplorarla ancora intimamente con modi rudi. Uno di questi, il più anziano di tutti, trovando che lo sfintere della ragazza era molto stretto e forse ancora inviolato, ruppe un ramo da un arbusto e lo conficcò senza troppo riguardo nell’ano di Jasmina per agevolare la dilatazione. La ragazza si trovò quindi riversa a pancia in giù sulla lamiera calda del cofano con uno dei quattro uomini dentro la sua vagina, un altro che la tirava per i capelli per farsi succhiare il membro, uno che le leccava il tacco e le dita nude dei piedi e l’ultimo che esigeva di essere masturbato con una mano, apostrofandola con epiteti da meretrice. Il tutto, con ancora conficcato il ramo nelle terga mentre Luca si gustava soddisfatto la scena fumandosi una sigaretta a breve distanza. Aveva fatto proprio un bel regalo ai suoi amici che, di solito, si limitavano a portare sulla scena alcune prostitute di diversa nazionalità stazionate lungo la statale.

Jasmina iniziò finalmente a piangere, non riusciva più a controllare cosa avveniva di lei e in lei, salvo avvertire l’insorgenza di un altro forte attacco d’asma. Luca, con molto ritardo, si avvicinò svogliatamente a spruzzare lo spray salvifico nel suo cavo orale. Gliene spruzzò di più del dovuto perché voleva infilarlo anche lui in bocca alla ragazza e voleva sentire la sensazione di un rapporto orale più bagnato a causa della persistenza del prodotto, non sapendo tuttavia che non si trattava di uno spray liquido ma vaporoso.
Tolto il ramo ormai penzolante dalle natiche di Jasmina, i quattro compari iniziarono ad alternarsi dentro il suo sfintere, con l’eccezione dell’uomo più grasso che, non essendo ancora riuscito a far drizzare il suo membro, provò a infilarci dentro un testicolo. Fallito anche questo grottesco tentativo, infilò quindi nell’ano della ragazza due delle sue dita grassocce, sputando sul viso di Jasmina, quasi fosse una vendetta per la sua mancanza di virilità.

Il gioco durò più di un’ora, con Jasmina allo stremo. Aveva subito di tutto: sberle sui seni, violente strizzate di capezzoli e anche del clitoride - che in lei era molto sviluppato-, schiaffi e sputi sul viso, spagnole coattive tra i suoi acerbi seni, due falli di carne inseriti contemporaneamente in bocca, penetrazioni anali e vaginali, tutti i suoi orifizi usati in contemporanea.
Alla fine del gioco, lo sperma generosamente profuso in più riprese da tutti i presenti si era liquefatto, colando anche dal suo viso e dai capelli.
Come era prassi della combriccola, ciascuno dei quattro uomini, in segno di spregio per lei e di ringraziamento per l’offerente, infilò una moneta da un euro nella vagina della ragazza, quasi fosse un salvadanaio. Tutti tranne l’uomo grasso che invece preferì infilare la sua moneta nell’ano di Jasmina e, non riuscendoci, dopo il terzo tentativo gliela infilò con forza in bocca alquanto innervosito.

Salutati frettolosamente i compagni, Luca, senza pronunciar parola, riaccompagnò Jasmina, ancora sporca e scompigliata, non a casa, come invece le era stato promesso, ma alla fermata del treno suburbano dove l’aveva prelevata qualche ora prima. Le uniche parole che proferì erano un severo invito a non raccontare nulla a nessuno di quanto era accaduto, tantomeno in famiglia, già sapendo che il padre di lei, anche per i suoi convincimenti religiosi molto intransigenti, avrebbe fatto fare una brutta fine alla ragazza qualora fosse venuto a conoscenza della scappatella della figlia.

Come ricordo della serata a Luca restò un credito da spendere con i suoi sodali e l’inalatore di Jasmina nella tasca del suo giubbotto di pelle nera, che gli fu ritrovato nella stessa tasca una settimana dopo dai soccorritori del 118 intenti a estrarre il corpo di Luca dall’abitacolo della sua auto, ormai senza vita, in conseguenza di un incidente stradale notturno avvenuto per cause rimaste ignote sulla statale che conduceva al boschetto degli orchi.
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