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LE DECINE DI UOMINI SI ACCALCARONO ATTORNO AL "BIANCO"...


di RedTales
14.06.2015    |    20.170    |    4 9.3
"Aveva poco più di vent'anni quanto, attirato dall'India, si era recato con u n amico, in una sperduta località dove l'amore per il suo compagno e il..."
Marino è un fantastico quarantenne, convinto della sua vita e felice di viverla, non dimenticando, però neanche un minuto di quanto ha trascorso.
Recentemente mi ha raccontato la sua “avventura”.
Aveva poco più di vent'anni quanto, attirato dall'India, si era recato con u n amico, in una sperduta località dove l'amore per il suo compagno e il desiderio di libertà sembravano trovarsi in piena sintonia con l'ambiente in cui si trovava.
Era in una bella stanza d'albergo, felice per il sesso che il compagno gli sapeva dare e per “l'erba” che insieme si fumavano. In quel momento era rimasto solo, in camera, mentre il suo amante era andato a procurarsi qualcosa che li avrebbe resi felici per altri giorni quando, alla porta, bussò, con insistenza, qualcuno. Appena aperto si trovo, gettato per terra dalle Forze di polizia che cercavano qualcosa e qualcuno di cui non aveva mai sentito parlare. Si esprimevano in uno scadente inglese e, non trovando quanto voluto, lo portarono via con l'accusa di resistenza. Era evidente che era la persona sbagliata, ma non poté far nulla e fu trascinato via.
Si ritrovò così in una stazione di polizia, gettato in una stanza quasi buia stracolma di presone che parlavano in un modo incomprensibile. Appena la porta si chiuse dietro di lui, diventò il centro dell'interesse di quei poveretti. In quell'ambiente stretto e maleodorante c'erano decisamente più individui di quanti ce ne potessero stare. Due uomini lo afferrarono quasi subito per le braccia e lo trascinarono, incuranti delle sue proteste, in una zona di quella stanza dove erano ammassati ancor più disgraziati di quanti ne avesse visti appena era entrato. Si fermarono davanti ad un capannello di uomini e urlando li fecero spostare. “Davanti a me c'era una specie di tavolone con sopra un ragazzo nudo messo alla pecorina con dietro di lui uno che se lo stava scopando, davanti a tutti.” La voce decisa di qualcuno fece si che l'uomo uscisse dal culo e si spostasse da li. Solo a quel punto poté notare che quelle chiappe appartenevano ad un giovane. Ma non fu in grado di rielaborare quanto stava vedendo che fu spogliato. L'uomo che aveva parlato gli si mise davanti e cominciò a toccarlo, incuriosito dal fatto che fosse completamente depilato. Dicendo qualcosa e indicandolo con gesta delle mani fece ridere tutti. “Ero sempre più spaventato e preoccupato. Avevo visto cosa stavano facendo al ragazzo e avevo paura, o meglio, ero certo che sarebbe toccato a me. Riuscivo a pensare a quei cazzi sporchi che mi avrebbero scopato, senza alcuna protezione”. Ma riuscì ad avere questi pensieri per poco perché quasi subito, a forza, fu sbattuto sul tavolaccio e, in pochi istanti, qualcuno iniziò a penetrarlo, incurante delle sue proteste e delle sue urla. “Mi entrò dentro di colpo e mi fece male e, mentre due mi tenevano bloccato giù per le braccia, iniziò a fare con me quello che voleva. Tutto intorno erano urla, grida e risate. L'odore era fetido e al tempo stesso strano: distinguevo benissimo lo sperma che era sovrapposto da molti altri odori, molti dei quali non li avevo mai percepiti. Riuscivo a vedere davanti a me dei cazzi che luride mani stavano preparando per...”. Le decine di uomini si accalcarono attorno al “bianco”, desiderosi di scoparselo. In poco tempo i suoi sentimenti passarono dalla paura, allo sgomento, alla rassegnazione, al piacere, all'oblio. “Si, sembrerà assurdo ma già al primo cambio la mia testa era quasi svuotata di tutto. Era come se non fossi li. Come se quello che mi stavano facendo non fosse reale. Sentivo solo le risposte del mio corpo a quelle stimolazioni e... erano piacevoli. Iniziai a godere quasi subito e, ad ogni nuova entrata quel profondo godimento cresceva. Dentro ero tutta una vibrazione. Non riuscivo quasi a respirare. Prendevo l'aria a piccole e frequenti boccate, alternando urletti a profondi sospiri. Mi sentivo scoppiare di piacere, completamente.” Marino non seppe o non volle dirmi per quanto tempo restò li, a disposizione del branco, ma sicuramente per alcune ore il suo culo fu riempito, incessantemente, da tanti cazzi, fino a che non venne a soccorrerlo l'incoscienza. “Dopo diversi... tanti cazzi, non c'era più niente intorno a me, solo piacere... troppo. Voci, rumori, i cazzi stessi che continuavano a scoparmi diventavano sempre più lontani, la stanza sempre più buia, finché si spense tutto.”
I suoi ricordi, molto chiari sull'inizio, sfumano, fino a sparire. L'ultimo momento di lucidità mi disse che lo ebbe quando gli fu gettato vicino il ragazzo. “La sua testa era a pochi centimetri dalla mia, era stato messo opposto a me e i nostri visi erano a pochi centimetri uno dall'altro. Era spettinato, sudatissimo, sporco. Il bianco degli occhi e dei denti contrastava con la pelle scuretta. Mi guardava. Dietro di lui si mise uno dei tanti e presto la sua testa cominciò ad andare avanti e indietro, seguendo il ritmo dei colpi di chi lo stava possedendo. Al primo seguì il secondo, poi il terzo. Le loro facce, che potevo vedere benissimo, erano prima contratte e poi soddisfatte. Pensai per un po' a lui ma non immaginai neanche per un istante che la stessa cosa stava succedendo a me perché ero completamente staccato dal mio corpo. Ci fissammo nuovamente e capii che stava godendo come godevo io. Ecco, quelli furono gli ultimi pensieri razionali che feci. Poi tutto divenne vuoto fino a quando mi svegliarono due poliziotti. Mentre mi portavano via cercai in quel carnaio il ragazzo, ma non lo vidi. Lo immaginai addormentato per terra in qualche angolo nell'attesa che a qualcuno venisse di nuovo voglia di farselo”.
Prima di uscire un poliziotto, osservando che era completamente nudo gli gridò qualcosa e poi minacciò di colpirlo con il bastone perché non rispondeva. Urlò quindi al primo uomo vicino e questi, protestando si tolse il largo camicione che indossava e glielo porse. Il poliziotto gli indicò di indossarlo e lui lo fece senza curarsi dello schifo che si stava mettendo addosso. Senza tanti complimenti lo portarono direttamente in un furgone che, dopo un viaggio non troppo lungo, lo fece scendere in una prigione. A nulla valsero le sue proteste. Nessuno lo ascoltava.
“Di sicuro non è un'avventura che raccomanderei a nessuno, ma quello che ho provato quando mi hanno scopato in continuazione è stato qualcosa di paradisiaco. Lascia perdere la violenza che mi hanno fatto, però il piacere che mi hanno procurato è stato sublime. Ogni altro rapporto che ho provato neanche minimamente si è avvicinato a quella volta... Il piacere allo stato puro!”
Accertato chi fosse e lettogli qualcosa che, ovviamente non capiva, lo portarono in una zona docce dove dovette spogliarsi e lavarsi. Ma lo fece volentieri. Mentre si scioglievano le croste di sperma iniziò a sentire un forte bruciore nel retto e ripensò a cosa avrebbe potuto prendersi dopo aver subito un trattamento così, privo della benché minima regola igienica e con così tante persone. Iniziò seriamente a preoccuparsi della cosa.
Quando fu pulito gli diedero una specie di telo per coprirsi e, scalzo, lo condussero attraverso lunghi corridoi. Mentre camminava il dolore al culo diventava sempre più forte. Si fermarono davanti ad una pesante porta che aprirono e lo spinsero in una stanza. Probabilmente era una cella speciale per un “boss” o una specie di Garçonnière per qualche alto funzionario della prigione. Era abbastanza grande. All'interno vi era un letto ad una piazza ma particolarmente grande e, dalla parte opposta quattro letti a castello. C'era anche una poltrona e, in un angolo riparato, pur se aperto, un water, un lavandino e un piatto doccia. C'erano altri tre ragazzi coperti solo da un risicato telo annodato su un fianco. Anche loro erano particolarmente giovani. Gli dissero delle cose ma non riuscì a capire. Provò a rispondere in inglese ma adesso erano loro a non capire. Gli indicarono uno dei letti a castello. Era il suo. Stanco, sperduto e dolorante, ci si buttò sopra.
“Non so quanto rimasi li ma, ad un certo momento, la porta si aprì ed entrò un uomo che i tre ragazzi salutarono ossequiosamente. Uno di loro venne a strattonarmi. Dovevo alzarmi. Come mi tirai in pedi mi cadde il telo. Feci per piegarmi per raccoglierlo ma l'uomo gridò qualcosa e un ragazzo mi fece il gesto di non prenderlo. Evidentemente quello era il “capo”. Mi guardò e mi passò la mano sul corpo. Sembrava entusiasta che fossi completamente depilato perché strappò il telo ad uno di loro e indicò il mie pube liscio e il suo leggermente peloso”. Senza distogliere lo sguardo da Marino si lasciò cadere sulla poltrona e disse qualcosa. I ragazzi lo spinsero verso di lui che iniziò ad accarezzarlo, sempre compiaciuto di quel corpo. La mano passò dappertutto, soffermandosi di tanto in tanto per stringere un gluteo, un braccio o la coscia. Quando gli infilò un dito nel sedere il grido lo lasciò perplesso, così come i continui lamenti provocati dalla successiva esplorazione. Lo fece girare e volle osservare attentamente l'ano. Quello che vide lo indusse a chiamare una guardia e a farlo accompagnare in infermeria. Li gli furono riscontrate abrasioni e lacerazioni, niente di grave, ma decisamente dolorose e fu medicato. Per il medico, che parlava un po' d'inglese, era una situazione quasi normale e già vista molte volte... In ogni caso fu trattenuto li ed ebbe così quasi una giornata di tranquillità e, sopraffatto da tutto quello che aveva vissuto, sprofondò in un lungo sonno. Improvvisamente fu bruscamente svegliato e, sempre mezzo nudo, fu portato in un'altra stanza. Con grande sorpresa c'era il suo amico e altre due persone che scoprì poco dopo essere un addetto dell'Ambasciata e un avvocato. La situazione fu chiarita e poté andarsene con loro. Lo accompagnarono in una clinica privata dove fu visitato, curato e sottoposto a attenti esami clinici per valutare se avesse contratto qualcosa. Fortunatamente tutto risultò negativo. Ci mise parecchio a ritrovare il buchetto... funzionale e anche successive indagini svolte in Italia confermarono che tutto era andato bene, se così si può dire. Di certo è che quando racconta questa disavventura, a distanza di tanti anni, sottolinea sempre che non ha mai più goduto così tanto neanche quando ha provato ad essere al centro dell'attenzione di diversi maschi. “Sarà stata la violenza, l'essere usato, l'incessante alternarsi di cazzi nel culo, la paura o chissà cosa, ma quella volta ho provato qualcosa a cui non mi sono mai più avvicinato. E ci ho provato più volte, anche con tanti maschi tutti per me, ma niente. Piacevole, soddisfacente ma mai così totale come quella volta...” Poi, vedendomi perplesso, aggiunse che con me si divertiva e gli piaceva, altrimenti non sarebbe tornato a trovarmi, ogni tanto, ma... “come quella volta credo sarà impossibile”. E, detto questo, si piegò e, dopo essersi infilato in bocca il mio cazzo iniziò a succhiarlo per prepararlo...
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