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Maz e Morix - 10 – Stefania la pietosa, … fa la vulva appiccicosa


di Aleppe
26.09.2014    |    10.858    |    0 8.8
"Come minimo, la toccava in mezzo alle gambe, talvolta con un dildo..."
L’avvocato era partito per un viaggio di lavoro e Stefania ne aveva approfittato per trascorre altri giorni presso la villa di Carlotta sperando di non essere disturbata. Ma non aveva fatto i conti con i gemelli che si erano accorti di strani movimenti sotto il tavolo durante i pasti. In effetti, l’avvocato costringeva Stefania a sedere alla sua sinistra per divertisi a stuzzicarla durante il pranzo e la cena. Come minimo, la toccava in mezzo alle gambe, talvolta con un dildo. Altre volte, le prendeva la mano e costringeva lei a toccare lui, spudoratamente, sotto gli occhi della moglie che nulla riusciva a oppporre. Il culmine lo raggiunse quando, fingendo, da pessimo attore per il piacere di mettere in difficoltà l’amica di famiglia, di far cadere una forchetta, “Puoi gentilmente chinarti a prendermela” disse sorridendo con malizia a Stefania. Che dovette mangiare la foglia se è vero che, in in primo momento, esitò, per poi, avvanpando in viso, scostare la sedia e piegarsi sotto il tavolo. Dove ovviamente l’aspettava la nerchia sguainata e sfavillante dell’avvocato. Che sentita la bocca di Stefania, le afferò la testa e la costrinse a fargli un pompino aggiungendo “mi raccomando, cerca bene, deve essere qua sotto”. Stefania riemerse con le guance gonfie, che subitò rimise nella posizione normale deglutendo l’ampia quantità di liquido seminale prodotta dall’avvocato. Non solo Carlotta, ma anche Maz e Morix avevano capito perfettamente cosa fosse successo sotto quel tavolo. Motivo per il quale i gemelli cominciarono a pensare che anche a loro dovesse spettare la loro parte.
Quel giorno Morix tornò a casa visibilmente abbattuto. Stefania se ne accorse immediatamente e chiese allora: “cosa è successo??”. Morix non rispose, e tirò dritto verso la propria camera. Stefania volse allora lo sguardo verso Maz, il quale, scuotendo la testa in segno disincanto rispose “La ragazza. Lo ha lasciato. Poveraccio. Ci è rimasto molto male”.
Stefania, sentitasi in dovere di consolarlo, s’in camminò verso la stanza dei gemelli. Aperta la porta, si trovò davanti Morix con la testa tra le mani seduto su una sedia di fronte al letto. Stefani, presa un'altra sedia, si pose vicino a lui e cominciò: “Coraggio, non è certo la prima volta che un uomo viene lasciato dalla ragazza. E poi d’amore non si muore, ma si sta solo male!” e altri luoghi comuni del genere, fino al fatidico “Ma come è successo.” “Eravamo al parco, come gli altri giorni, che dietro la siepe ci scambiavamo le lingue e ci stuzzicavamo gli organi genitali.” Cominciò lui. Stefania rimase un po’ perplessa dalla franchezza con cui si era espresso, ma pensò fosse ancora vittima dello shock. “Ad un certo punto non ce l’ho fatta proprio più. Da mezz’ora mi segava il cazzo, che era diventato paonazzo, ed allora le ho chiesto di prenderlo in bocca. Lei si è rifiutata, adducendo che non le andava, allora io le ho preso la testa ed ho provato a portarla sulla mia cappella rosso fuoco …” A Stefania quel linguaggio veramente troppo esplicito cominciava a provocare un certo disagio, ma anche una certa curiosità. “lei ha provato ad opporre resistenza e continuava a rifiutarsi, senza urlare solo perché eravamo in un posto pubblico e si vergognava. Io allora ho approfittato della situazione e sono riuscito a metterglielo tra le labbra e muovendole la testa in su e in giù, dopo poco le sono venuto in bocca. A quel punto ho mollato la presa e lei si è incazzata come una bestia, mi ha inviato una serie di improperi e se ne è andata via dopo avermi lasciato.” “Certo, non sei stato molto carino” disse Stefania “forzare una donna ad un rapporto orale è farle violenza.” “Ma non volevo farle violenza, solo che tutte le volte che ci tocchiamo, io mi eccito e mi viene un cazzo enorme. A questo punto ho bisogno di sfogarmi, e non può essere che a diciotto anni mi accontenti ancora di una pugnetta. Vedi, anche adesso, nel raccontarti questo episodio il cazzo si è inturgidito.” Disse Morix e, come se nulla fosse, aprì la cerniera e sfonderò il suo membro da 24 cm e di lunghezza e 4 di diametro. Stefania, che non si aspettava questo sviluppo, rimase al momento interdetta. I suoi sensi erano attratti dal quello svettante membro giovanile, mentre la sua morale le imponeva di mantenere un contegno, se non addirittura di andarsene. Morix approfittò della di lei titubanza per afferrarle una mano, portarla sull’asta e chiederle “Vedi, senti come è duro? Lo è talmente che mi fa male! Devo venire!”, e cominciò così a muovere la mano di lei su è giù. Quando si accorse che il ritmo procedeva anche senza che lui dovesse forzarlo, mollò la sua mano, che continuava a segarlo con maestria, mentre gli occhi lo fissavano quell’asta lucida come incantati. “Adesso vedo quello che posso fare per farti passare il dolore …” provò a dire Stefania, le cui parole spezzate uscivano a difficoltà dalla laringe intasata dalla saliva. “Stefania”, le disse Morix fissandola negli occhi, “ti prego, fammi un pompino.” Aveva gli occhi umidi mentre pronunciava queste parole e Stefania non se la sentì di non soddisfare quel suo desiderio … e non le costava neppure una gran fatica. Abbassò allora la testa, diede qualche colpo di lingua alla cappella e, in pochi secondi, se lo prese in bocca. Non ci fu bisogno che lui le muovesse la testa: Stefania sapeva il fatto suo in tema di sesso orale! Poco prima di venire, Morix le sollevò la testa, la guardò intensamente negli occhi e la baciò intensamente, frugandole tra le cosce in cerca della vulva. Che, una volta trovata, cominciò a stuzzicare. Stefania si lasciò andare al piacere, reclinò i busto e la testa e cominciò ad ansimare. Per Morix questo era il segnale. La sollevò, la portò sul letto, le sfilò i fuseaux attillati e le mutandine bianche per poter agire nella più completa libertà. Stefania, al solito, avrebbe voluto reagire, fermarlo, ma i sensi prevalsero sulla consapevolezza e si lasciò masturbare senza opporre resistenza. E non la oppose neppure quando Mortiz, sfilatosi a sua volta pantaloni e mutande, le introdusse il cazzo nella fica ormai completamente fradicia. I due, splendidamente avvinti nella più classica delle posizioni del missionario, si guardavano profondamente negli occhi. Sembravano due amanti che si erano trovati dopo anni di ricerca reciproca. E un po’ doveva essere così se lei aveva trovato in lui il vigore della giovinezza, mentre lui in lei l’esperienza della maturità. Il rapporto finì quando lui, dopo averle sborrato dentro, estrasse il cazzo, lo avvicinò alle di lei labbra e le ordinò “Puliscilo.” Stefania, completamente inebetita per quello che era successo, obbedì come fosse il modo più naturale di concludere quel rapporto. Cui molti altri seguirono nei giorni successivi. Morix chiavava l’amica della matrigna in ogni posizione e, volta dopo volta, diventava sempre più esigente. Fino a quanto un giorno, dopo averla bene eccitata, si fermò per dirle “Stefania, devo chiederti un grosso favore. So che è difficile per me dirtelo, ma ti chiedo di avere la massima comprensione.” “Dimmi Morix, sono disponibile a fare qualsiasi cosa per te”, proprio la frase che lui voleva sentirsi dire. “Proprio qualsiasi?”, “Beh, se la pena non è eccessiva, anche qualcosa d’illegale” le rispose lei sorridendo. “No, non ti preoccupare, niente di illegale … forse di immorale …” “ Di cosa si tratta, sono diventata curiosa ora, non puoi più tirarti indietro!”, rispose lei emettendo un gridolino di gioia, aspettandosi di conoscere quale richiesta osé le avrebbe formulato lui. “La conosci la storia dei gemelli …” cominciò lui e proseguì visto lo sguardo interrogativo di Stefania “I gemelli vivono come in simbiosi. Quello che prova uno, lo prova anche l’altro. Essi devono condividere qualsiasi esperienza, in particolare le più emotive …” “Dove vuoi arrivare?” lo interruppe lei, che cominciava a essere diffidente “Voglio arrivare a dire che ti devo supplicare di fare l’amore, almeno per una volta, anche con Maz” “Non ho nessuna intenzione di fare sesso con quel deficiente” rispose bruscamente lei, “non sono mica una prostituta!”. “Non devi proprio fare sesso da sola con lui …” riprese Morix, “ … io ti sarò vicino. Lo faremo tutti e tre assieme, da bravi fratelli appunto.” “Non se ne parla neppure” “In questo caso, non so se potremo proseguire il nostro rapporto. Per noi gemelli, la condivisione svolge un ruolo troppo importante, anche più importante dell’amore per la propria donna … e poi non ti ho chiesto niente di speciale …”. La discussione continuò per alcuni minuti, con una serie di argomenti a favore e contro la proposta, quando Stefania, un po’ sfinita, un po’ timorosa di perdere quell’Apollo diciottenne, accettò. “Va bene”, disse, “e quando dovrebbe essere?” “Adesso”, le rispose pronto Morix, “Se vuoi lo chiamo subito. Maz, vieni avanti !”. Stefania rimase interdetta quando la porta si aprì e fece il suo ingresso Maz, che per tutto il tempo era rimasto a masturbarsi dietro la porta. Col cazzo nudo in mano si avvicinò verso Stefania, strizzò l’occhio al fratello gemello, che subito prese la testa di Stefania e la mosse verso la cappella del fratello. Stefania provò ad opporre resistenza, ma debole rispetto all’impeto dei gemelli, e quindi non le resto che ingoiare il cazzo di Maz. Nel frattempo Morix le si mise dietro, la pose alla pecorina e cominciò a chiavarla. Così a quattro zampe Stefania riceveva i due membri dei fratelli in bocca e in fica, mentre quello che le era davanti cominciò a strizzarle le tette. Trascorso qualche minuto, la fecero sdraiare sul letto, Maz le aprì le gambe e cominciò a chiavarla a cosce spalancate. Stefania si abbandonò ai sensi, reclinò il capo all’indietro, aprì la bocca per ansimare e subito le fu riempita dal cazzo di Morix. La costrinsero poi a mettersi a smorzacandela sul cazzo di Morix e a leccare le palle a Maz che le si era posto eretto davanti. Il finale non poteva essere diverso: in ginocchio, la costrinsero ad un doppio bocchino che terminò, mentre i due si masturbavano, con un abbondante venuta sul viso di lei. Al termine della prestazione era stravolta, si vergognava per quello che aveva fatto ma non del tutto, perché era abbastanza orgogliosa di aver suscitato il desiderio dei due ragazzi. E così, ripensando a quello che era successo, si diresse verso la sua stanza.
Verso le otto della mattina successiva suonò il telefono. Era Carlotta che la chiamava. Stefania rispose curiosa. “Stefania?” “Dimmi Carlotta!”, “Posso chiederti un favore? Avrei bisogno di aiuto per fare un lavoro …” “Certo Carlotta, dimmi, come posso aiutarti?” “Dovresti venire in camera mia ché ti spiego tutto, ma fai presto”. Stefania, indossata la vestaglia, corse verso la camera da letto della sua ospite, ma quando aprì la porta rimase interdetta. Sul letto giacevano nudi come vermi i due gemelli. Questi erano sdraiati con la testa sul cuscino e le mani sotto la testa e si godevano il “lavoro” della “zia”, che, indossando solo la biancheria intima, accucciata ai loro piedi spompinava ora uno, ora l’altro dei due cazzi svettanti. “Vedi”, disse Carlotta sollevando la testa dal fiero pasto, “loro hanno due cazzi, ma io ho una bocca sola ed ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a farli godere”. Stefania non si muoveva, era come pietrificata da quella vista. Carlotta allora scese dal letto, le si avvicinò, la prese per mano e la condusse verso i due che se la godevano alla grande. “Dai, non aver paura, non facciamo mica niente di male”. Era bellissimo vedere Carlotta da dietro che tirava l’amica verso il vizio. Le chiappe di Carlotta, tracotanti dalle mutande, e quelle di Stefania, appena visibili da sotto la vestaglia, erano un vero monumento al culo delle donne. Neppure stavolta Stefania riuscì ad opporre resistenza e si lasciò piegare sul cazzo del gemello più vicino. “Brava”, le disse Carlotta che, lasciatole la mano, si diresse verso l’altro libero. Per un po’, le due donne deliziarono i giovanotti con le loro bocche, ma poi decisero di sedersi sopra i loro cazzi voltando loro le spalle e di godersi un po’ la situazione tutta per loro. E mentre facevano su e giù su quelle aste, le due donne si guardarono negli occhi e provarono contemporaneamente lo stesso desiderio. Si lasciarono andare ad un lungo bacio saffico, leccandosi reciprocamente le lingue. I ragazzi, già eccitati oltre qualsiasi limite dalla vista di quei maestosi fondoschiena che ballavano sui loro membri, alla vista del nuovo sviluppo lesbico non riuscirono a resistere e vennero nella fica della rispettiva donna, terminando con un po’ di disappunto per le due “milfs” che non erano ancora riuscite a venire.
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