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Il primo incontro nel nuovo ufficio


di killerme34
21.09.2014    |    7.808    |    1 9.9
"“Anna, non c’è bisogno di essere 1, 80mt per essere attraenti..."
Il nuovo ufficio era da poco stato inaugurato e tutti i dipendenti si erano trasferiti con una certa gioia: tanta luce, arredi nuovi, zona nuova con parcheggio per tutti..ma open space per tutti e niente più uffici singoli, da quattro o da sei come era prima! Una regola che valeva per tutti, dai grandi capi fino all’ultimo entrato.
Enzo, il direttore marketing dell’azienda, era piuttosto turbato: non aveva più il suo ufficio privato, protetto da una porta che si poteva chiudere all’occorrenza, ma ora aveva davanti a se le oltre cinquanta persone che lavoravano nel suo gruppo, tutte li, sotto i suoi occhi, tutte insieme. Non poteva più avere l’intimità di una chiacchierata piccante con qualche audace sottoposta, a porte chiuse nel suo ufficio, ma un aspetto positivo c’era. La postazione di Enzo era situata proprio all’inizio del corridoio e chiunque arrivava al terzo piano dell’edificio doveva passare sotto il suo sguardo.
Si rese conto che il suo gruppo era davvero numeroso: vedere tutti i sottoposti e non solo i suoi quattro riporti diretti, che soleva invitare nel suo ufficio privato, gli aveva aperto la mente e il desiderio. Era fine Agosto, i corpi erano ancora abbronzati e la scena a cui Enzo assisteva ogni mattina, a pranzo e la sera era deliziosa: corpi di ragazze dai 23 ai 30 anni sfilavano avanti alla sua scrivania come su una passerella, per prendere posto o per andare via, ammiccando e sorridendo al loro mega capo per ingraziarselo e farsi notare.
Tra le giovani stagiste c’era Anna, 23 anni, un peperino di origini napoletane da 2 mesi in azienda. Anna non era difficile da notare: 1,65mt di un corpo abbronzato, capelli neri, occhi neri grandi, labbra carnose e invitanti, gambe sempre bene in vista e una quarta di seno sempre esaltata e messa in bella mostra.
Lo sguardo di Enzo finiva sempre li, su quei due meloni neri duri che gli passavano davanti, invitanti, spesso esaltati da magliettine con scollo a V di cotone colorato talmente sottili da lasciar trasparire due capezzoli turgidi bel in vista che lo facevano eccitare alla follia.
A fine settembre, dopo quasi un mese dal trasferimento, erano le 21 ed Enzo pensava di essere rimasto solo in ufficio. Per rilassarsi un pò e continuare a lavorare alla propria presentazione mensile agli azionisti, accese le casse del suo computer e selezionò musica jazz come sottofondo musicale, ad un volume abbastanza alto da risuonare in tutta l’ala dell’open space.
“Take Five la trovo stupenda quando è eseguita dal Dave Brubeck Quartet, ma per il genere Jazz dovrebbe ascoltare un pò di artisti emergenti, ce ne sono tanti americani che potrei consigliarle, li ho sentiti esibirsi a New York quando ho studiato li” esordi Anna, piazzatasi con tanta intraprendenza di fronte alla scrivania di Enzo, indossando un abitino succinto che esaltava le sue gambe e il suo seno prorompente, offerto li, a distanza ravvicinata, agli occhi increduli di Enzo, che erano diventati d’un tratto bramosi di desiderio.
“Può essere che hai ragione, ma dovresti illuminarmi sulle tue selezioni. E non darmi del Lei, chiamami Enzo e dammi del tu”.
“Ok, io sono Anna, lavoro con Barbara sul progetto editoriale del sito web. L’unico modo per fargliele ascoltare sarebbe prestarle il mio telefono, ho tutta la musica qui. Oppure invitarla a casa mia per ascoltarle con il mio impianto hifi bevendo una Falanghina fredda delle mie parti”.
“Vieni, siediti qui, fammi scorrere i brani, vediamo se ne conosco qualcuno”.
Anna si avvicinò e si sedette alla destra di Enzo che con un occhio guardava la playlist jazz sul telefono, con l’altra penetrava con lo sguardo le curve di quel seno sodo e desideroso di essere succhiato, fino a quando non fu distratto da una mossa alquanto inequivocabile: Anna si era seduta in punta di sedia con le gambe leggermente divaricate che lasciavano vedere chiaramente uno slip di pizzo totalmente trasparente che copriva una vulva gonfia e chiara rispetto al colore della sua pelle e un pube ricoperto di una sottile linea di pelo nero.
Anna si rese conto di essere osservata proprio li e invece di arrossire e chiudere le gambe, fece un sorriso compiaciuto. “Non pensavo di fare questo effetto anche su di Lei...oh, su ti te”, guardando ora il pantalone di Enzo improvvisamente gonfio da far trasparire un’evidente erezione. “Tu hai tutte le donne che vuoi, anche i muri di questo nuovo ufficio sanno che sei un Don Giovanni dai gusti molto raffinati. O sono modelle o non le guardi proprio”.
In effetti Enzo era il prototipo del quarantenne in carriera: bello, alto 1,85mt, fisico asciutto e tonico, capelli biondi un po’ lunghi, single. La sua bellezza da sola creava interesse in molte donne, ma la sua posizione la amplificava all’ennesima potenza: in azienda era l’oggetto del desiderio di tutte le donne, dalle segretarie alle stagiste, fino alle attempate colleghe del Consiglio d’Amministrazione.
“Anna, non c’è bisogno di essere 1,80mt per essere attraenti. Se proprio devo dirlo, tu sei un concentrato di sensualità, in piccolo, ma le hai tutte”.
“Questo mi lusinga…! e cosa te lo fa pensare?”.
“Il tuo sguardo di sfida carico di sesso, accompagnato dal tuo modo di vestire che ogni giorno fa drizzare i cazzi dei ragazzi del mio team. Non credere che non sento i commenti che fanno su di te alla macchinetta del caffé”.
“Ahahah! però non sono solo loro ad avere il cazzo dritto per colpa mia…” indicando i suoi pantaloni.
“Si, è vero. Il problema è che tu ti vesti sempre in questo modo sfacciato...i ragazzi hanno ragione. Offri il seno in vista come a volere che te lo tocchino, poi bisogna vedere se è tutto effetto del push up o c’è davvero sostanza tonica sotto, anche perche non mi sembri una tipa da palestra, anzi..”.
Anna a questo punto sapeva come sfoderare tutta la sua sfacciataggine. Si abbassò delicatamente le bretelle del vestitino, poi il reggiseno e offri alla vista di un incredulo Enzo un seno bianco sodo e giovane come non vedeva tempo. “Ecco, penso che non ci sia alcun effetto push-up, è tutta roba mia, soda e tonica”. Nel dire questo, di fronte agli occhi increduli e pieni di desiderio di Enzo, Anna si mise in ginocchio avanti a lui, iniziando a strofinare il suo seno duro sul cazzo gonfio di Enzo.
Enzo rimase senza parole, con le braccia ferme sui braccioli della sua sedia in pelle nera, guardando Anna intenta a slacciargli la cinta e tirar fuori un cazzo pulsante di voglia, in piena erezione. Avvolse il cazzo nel suo seno e poi iniziò a posare le sue labbra carnose su quella punta rossa di passione, affondandolo nella sua bocca. Uno, due, tre, quattro ingoi ed Enzo era in estasi. Dopo poco meno di un minuto, Enzo gridò di piacere esplodendo nella bocca calda della sua giovane stagista un nettare ancora più caldo, lasciandole un rivolo bianco cadere dalle labbra verso il mento.
Anna aveva ingoiato tutto.
Si ripulì la bocca con uno sguardo di sfida e di soddisfazione, sempre di fronte al suo direttore marketing impietrito e con uno sguardo di appagamento, e nell’alzarsi dalla sua posizione inginocchiata fece il suo ultimo regalo e atto di sfrontatezza: si alzò, si girò di 180° e, nel piegarsi a 90°, alzo il vestitino mettendo in bella mostra un culo altrettanto sodo impreziosito da un perizoma di quelli a filo, fino a poggiare la sua fica calda protetta dal perizona bagnatissimo sul cazzo ancora duro di Enzo.
“Decidi tu quando venire a sentire musica Jazz seria a casa mia”.
E andò via ricomponendosi senza aggiungere una parola.
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