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Prime Esperienze

HO DATO IL CULO AD UNO SCONOSCIUTO...


di RedTales
25.02.2015    |    47.090    |    0 9.6
"Guardandomi dal basso mi chiese se volevo..."
Questa storia l'ho scritta a quattro mani con un ragazzo che ho recentemente conosciuto. E' una bellissimo racconto che mi ha fatto in confidenza e che ha accettato, su mia insistenza, di aiutarmi a trascrivere. La storia è narrata come se a scrivere fosse lui perché mi è sembrato più facile stenderla così, mentre lo ascoltavo ripetermela piano piano per darmi il tempo di digitarla sulla tastiera. Devo precisare che il tutto è avvenuto ben più di una decina di anni fa. Ecco cosa mi ha raccontato.
Una vita tranquilla, quasi anonima ma che sto vivendo come più mi piace. E a me piace il mio sesso. Ci ho messo un bel po' per esserne sicuro ma da questa estate ne sono certo. La svolta è avvenuta alcuni mesi fa, quando ci sono risuscito. Sono riuscito ad avere la mia prima esperienza scegliendo di viverla. Cosciente di cosa stavo facendo, sicuro della mia scelta. Forse non è stata la migliore che potevo trovare, ma è un inizio. Un inizio che mi ha confermato quanto tutto ciò sia, per me, gratificante.
Basti pensare che il solo fatto di ricordare quella giornata e di descriverla in queste righe è motivo di eccitazione. Proprio in questo momento mi si è indurito, completamente contorto all'interno degli stretti jeans che indosso.
Era da quasi tre anni che sognavo, fantasticando, di provare un'emozione forte come quella che ho vissuto quest'estate ma che non riuscivo mai a finalizzare. Forse per paura, forse per insicurezza o per una qualche forma di perenne indecisione.
Ero perfettamente conscio che una cosa è il sogno e un'altra la realtà. Nei miei sogni tutto è idilliaco, perfetto, maestoso e ogni situazione si svolge e termina nel più bel modo immaginabile. Ma è un sogno. Una favola che vivo spesso ad occhi chiusi mentre, sdraiato nel mio letto, mi masturbo. Incontro sempre splendidi ragazzi con fantastici corpi che sanno capirmi e amarmi con una passione indescrivibile ma, lo so bene, sono solo situazioni oniriche o, tuttalpiù, immaginate ad occhi aperti.
“E se poi trovo uno che mi fa cose che non voglio?”
Questa è stata la più forte barriera che tarpava le ali alla messa in pratica dei miei sogni. Che mi spingeva a... non provare. A lasciar perdere. E così è stato fino a quel pomeriggio.
Non so esattamente perché, ma qualcosa è scattato nella mia mente. Mi sono lasciato andare e... ora sono qui a ricordare un inizio, perché so che è proprio l'inizio di un cammino che, spero, sarà gioioso e ricco di piacere. Un piacere che non avevo mai provato, neanche quando prolungavo la masturbazione per decine di minuti, prima di concedermi di inondare gli Scottex.
E' stata la prima volta. La prima volta che lo ho voluto fare. Non la prima volta. Mi era già successo circa tre anni fa. Ma allora avevo vissuto l'esperienza passivamente. Mi ero lasciato fare, non avevo voluto fare!
Prima di proseguire vorrei dire che ho passato da poco i ventun anni e che da poco più di uno vivo qui, a Udine, in un piccolo appartamentino e frequento il secondo anno di Università. Sono un ragazzo normale. Ne troppo alto ne troppo basso. Piuttosto magro, faccio un po' di palestra e tengo particolarmente al mio aspetto fisico. Sono biondo e ho i capelli corti.
Ma questo, forse, non interessa nessuno. Magari interessa di più sapere cosa intendo per aver vissuto un'esperienza in modo passivo.
Intendo questo: era l'estate di tre anni fa ed io, da appassionato escursionista, ero andato a fare una passeggiata in montagna con degli amici. Io ero il più piccolo perché avevo da poco compiuto diciotto anni. Gli altri avevano uno o due anni di più. Eravamo in cinque. Avevamo deciso di fare una due giorni con pernottamento in un bivacco.
Lungo la strada, durante una sosta, incontrammo altri tre escursionisti che stavano effettuando il nostro stesso percorso. Erano un po' più grandi di noi. Sulla trentina. Iniziammo a procedere assieme fino ad un certo punto, quando mi accorsi di aver perso il sacco a pelo. Doveva essersi sfilato dallo zaino poco prima e, essendo io l'ultimo della fila, non ce ne eravamo accorti. Avvisai gli altri che tornavo un po' indietro per recuperarlo. Giorgio, uno dei tre che si erano uniti a noi, si offrì di venire con me. Gli altri avrebbero proseguito. Ci saremmo incontrati ad un punto prestabilito sul sentiero. Questo perché i telefonini, in quella zona, non avevano proprio campo.
Trovai il sacco a pelo poco più a valle e quindi cercammo di raggiungere gli altri. Per recuperare più in fretta, su consiglio dell'altro ragazzo, che conosceva bene la zona, facemmo una piccola deviazione che, pur con un percorso più difficoltoso, ci fece risparmiare un bel po' di strada. Nel giro di un'oretta raggiungemmo il posto convenuto per il ritrovo, ma degli altri non c'era traccia.
Ci mettemmo a ridere pensando di averli, addirittura sorpassati. Seduti cominciammo a raccontarci un po' di noi: della montagna che piaceva ad entrambi, di cosa facevamo nella vita, di dove abitavamo e di altro. Ipotizzammo anche che gli altri si fossero fermati ad aspettarci più giù. Dopo un'oretta cominciammo a preoccuparci. Forse poteva essere successo qualche cosa. Non potevano metterci tanto. Provammo con i telefonini ma non erano... vivi. Decidemmo di tornare indietro. Dopo una ventina di minuti squillò il mio telefono. Eravamo finiti in una zona coperta. Erano i miei amici. Loro si erano fermati lungo il sentiero ad aspettarci e, non vedendoci arrivare erano tornati indietro, pensando pure loro ad un nostro imprevisto. Chiarimmo che il malinteso era stato causato dalla nostra deviazione che gli aveva scavalcati. Però, a quel punto, la situazione era davvero ingarbugliata. Noi eravamo a meno di due orette dal bivacco, loro a più di quattro. Il punto però era l'ora. Era pomeriggio avanzato. Di certo non avrebbero fatto in tempo a raggiungere il bivacco con una luce decente. Ne, tanto meno, noi a rientrare in paese in sicurezza.
Noi decidemmo di proseguire per la meta prefissata, loro di rientrare in paese per la notte. Ci saremmo ritrovati domani.
Continuammo a parlare della disavventura, per fortuna finita bene, per quasi tutta la strada.
Arrivati al bivacco, lo trovammo vuoto. Non c'erano altri escursionisti e nessun alto arrivò. Accendemmo il fuoco con la legna che era li e preparammo quanto avevamo per la cena. Continuammo a raccontarci reciprocamente le nostre esperienze. Lui si chiamava Giorgio e si dimostrava molto interessato nell'ascoltare ciò che dicevo. Scesa la notte ci sedemmo all'aperto per osservare lo spettacolo del cielo. Era stupendo. Dopo un po' che eravamo fuori il freddo cominciava a farsi sentire, così, rientrati, ci sedemmo vicino al fuoco che avevamo acceso prima. Nella piccola baita di legno il tepore era fin troppo forte. Giorgio disse che era meglio lasciar spegnere il fuoco se non volevamo... morire di caldo. Poco dopo sistemò il suo sacco a pelo e, cominciando dagli scarponi, lentamente, si spogliò davanti a me. Avrei voluto guardare da un'altra parte, ma non riuscii a distogliere lo sguardo. Continuai a fissarlo fin quando rimase solo in mutande e si sedette sopra il sacco a pelo. La luce della lampada era poca ma mi bastava per osservare il suo fisico atletico. Nessuno dei due disse una parola per un po'. Non ero preparato per una situazione del genere.
Dopo qualche interminabile minuto lui mi disse che forse era ora di mettersi a dormire. Annuii. Srotolai il mio sacco un po' più in la ma Giorgio mi fece notare che, durante la notte, la temperatura sarebbe scesa, a fuoco spento e che mi conveniva mettermi vicino a lui, nella zona più calda. Spostai il mio sacco vicino al suo tavolaccio. Mi tolsi gli scarponi, pensando di infilarmi così dentro il mio sacco a pelo ma lui mi precedette chiedendomi se non mi spogliavo. Non seppi dire di no, così mi sfilai i calzettoni, poi i pantaloni, la camicia. Restai in mutande e t-shirt. Mi sedetti pure io sul sacco e, girandomi verso di lui e incrociando il suo sguardo mi sentii spinto a sfilarmi anche la maglietta. Non faceva freddo, anzi, mi sembrava di aver fin troppo caldo. Il silenzio tornò a farsi pesante. Lo ruppe di nuovo lui chiedendomi se era la prima volta che dormivo con uno sconosciuto. Cercai di fare il grande dicendo che non era la prima volta, anche se ci aveva azzeccato. Poi mi disse che avevo un bel fisico, asciutto, tonico. Aggiunse che il sudore che mi scendeva sulla schiena mi faceva assomigliare ad uno di quei lottatori delle antiche olimpiadi greche.
Quasi contemporaneamente mi appoggiò una mano sulla coscia e, lentamente, la fece salire sulla pancia, quindi sul fianco e poi sulla schiena. Voleva saggiare la mia reazione. Reazione che non ci fu. Non dissi niente, Non mi spostai. Lo lasciai fare.
Incoraggiato dalla mia inerzia si sedette dietro di me e mi abbracciò. La sua pelle calda era stretta contro la mia. Percepivo il suo petto contro la mia schiena Sentii la sua bocca sul collo e poi la lingua che scorreva da una spalla all'altra mentre le mani stringevano le mie che si erano appoggiate sulle gambe. Mi baciò ancora sul collo per poi spostarsi sulla guancia. Le mani intanto mi accarezzavano la pancia e il petto, soffermandosi sui capezzoli.
Io ero impietrito, lo sguardo era fisso sulla parete davanti a me. Provavo mille sensazioni e pensavo all'impazzata a infinite possibili cose da dire o da fare. Ma me ne restavo fermo, immobile, mentre lui continuava ad esplorare il mio corpo.
Qualche cosa dentro di me godeva da questa situazione, un'altra parte avrebbe voluto che non stesse succedendo. Mi sentivo alla sua merce. Pronto a lasciargli fare tutto ciò che desiderava.
Ancora qualche istante e mi trovai sdraiato al suo fianco. Adesso mi stava baciando sulla bocca. La sua lingua, invadente, era dentro di me e, dopo un po' di totale passività, cominciai a ricambiare, incrociandola con la mia. Questo lo rassicurò perché, inarcandosi un po', si sfilò gli slip portando la mia mano sul suo sesso. Restai fermo un istante prima di stringere quel bastone caldo. Lui continuava a baciarmi e io stringevo la mia mano sul suo pene. La stringevo e basta. Scivolò in giù, continuando a baciarmi il petto e la pancia finché mi fu impossibile continuare a stringerlo.
Raggiunti i miei pantaloncini, li abbassò, facendo schizzare fuori il mio cazzo durissimo. Restò parecchi minuti in quella zona, toccandolo, accarezzandolo, sfiorandolo. Incominciò quindi, piano piano, a leccarlo e ad infilarselo in bocca, un po' alla volta, fino a farlo sparire tutto nelle sue fauci.
E qui, con un rantolo, cercai di dirgli che stavo per venire, ma, credo, lo avesse già capito, perché cominciò a succhiarlo con un ritmo velocissimo proprio mentre iniziavo a schizzare la mia crema che finì tutta nella sua gola. Mi contorcevo dal piacere. In tutte le seghe che mi ero fatto non avevo mai raggiunto un'eccitazione tale. Era un vero e proprio orgasmo. E lui... continuava. Continuava incurante delle mie grida soffocate che lo pregavano di smettere. Andò avanti ancora per un bel po', ritirandosi, appagato e soddisfatto e lasciandomi letteralmente senza fiato e con il cazzo ancora più duro.
Si alzò e prese qualche cosa dallo zaino, poi si rimise vicino a me e cominciò nuovamente ad accarezzarmi. Adesso ero sdraiato su un fianco e lui ripartì proprio dal pene per risalire al petto e alle spalle. Mi spinse un po' per farmi mettere a pancia in giù e cominciò a massaggiarmi la schiena. Riprese a leccarmi il collo e, seduto al mio fianco, fece scivolare la lingua fino al culo. Mi allargò le natiche e ci infilò dentro le mani e poi la lingua. Lo sentii allargarmi le chiappe e leccarmi il buco. Era veramente eccitante. Direi che ero proprio stordito. Sentii anche le sue dita che si intrufolavano nel buchino, con naturalezza. Evidentemente lo aveva ben lubrificato e adesso lo allargava ben bene, probabilmente usando due o tre dita. Quando ritenne che era giunto il momento giusto mi divaricò ben bene le gambe e mi si mise sopra. Era pesante e mi schiacciava con il suo peso. Mi baciava il collo e, poco dopo, percepii benissimo che cercava di infilarmi. Aspettai immobile quel momento mentre le sue mani avvinghiarono le mie. Fu allora che lo sentii entrare. Mi stava penetrando. Piano, lentamente. Rimasi ancora più immobile ad aspettare qualcosa che avevo sentito raccontare ma... non successe niente. Non mi fece male, anzi. Provavo una strana sensazione. Poco dopo mi fece sollevare sulle ginocchia tirandomi verso l'alto, senza uscirmi da dentro. Mi ritrovai gattoni con lui che mi scopava, oserei dire delicatamente, ma assai ritmicamente. Era inginocchiato dietro di me e il suo cazzo si trovava esattamente all'altezza del mio culo. Per qualche istante i miei pensieri impazzirono dentro la testa. Pensai che mi stava inculando. Pensai a tutte le volte che avevo detto la frase “inculata” riferendomi a qualche cosa di negativo. Ma non lo era. Forse non era piacevole, ma, sicuramente, non era doloroso o brutto.
Ad un certo punto uscì improvvisamente e mi portò, tirandomi per le mani, sul tavolaccio al centro della baita. Mi ribaltò con la schiena sulla tavola, che era proprio fredda e, messosi le mie gambe sollevate ai lati della testa mi penetrò nuovamente. Stavolta mi fece un po' male e mi lamentai ad alta voce. Ma il dolore durò solo un istante, poi ritrovai quella strana sensazione di “massaggio interno” che anche oggi, nella nuova esperienza che ho provato, a distanza di tre anni da allora, ho ricordato come fosse successo solo qualche giorno fa. Cominciò a muoversi con un ritmo decisamente sostenuto e afferrò pure il mio pene con una mano iniziando a masturbarmi alla stessa sua velocità. Mi ricordo che con le mani mi tenevo aggrappato al tavolo per non scivolare indietro. Io venni di nuovo, schizzandomi fino in faccia con la mia stessa crema. Lui no. Continuava con forza a infilare e a sfilare il suo bastone nel mio culo. Adesso lo sentivo più ruvido. Era una sensazione di attrito, non più piacevolissima. Un po' bruciava. Provai a dirglielo. Si fermò, uscì, e mi riempì il culo di lubrificante. Ricominciò a scoparmi. Avrei voluto fermarlo ma non sentivo di nuovo più il bruciore, anzi cominciava a piacermi quello sfregamento nella parte più interna del culo, direi quasi all'altezza dell'attaccatura del mio pisello, ma all'interno. Giorgio era una maschera di sudore, che colava un po' dappertutto. Era rosso in viso e non smetteva di fissarmi. Io continuavo a girare gli occhi, incrociando solo di tanto in tanto il suo sguardo. Di colpo si spinse ancora più dentro di quanto aveva fatto fin'ora e mi eiaculò tutto il suo sperma proprio nel profondo. Continuò ancora un po', poi si sfilò e, sfatto andò a sedersi sul sacco a pelo. Io mi misi seduto sul tavolo e ci restai qualche minuto. Lui mi guardava. Mi fece cenno con la mano di andare da lui. Come mi alzai mi sentii colare lungo le gambe. Mi asciugai con la mano. Lui mi porse dei fazzolettini. Mi asciugai di tutto quel liquido e mi sedetti. Lui si alzò e mi mise il cazzo davanti alla bocca dicendomi che dovevo assaggiare il gusto del sesso. Restai immobile ma lui si appoggiò sulle mie labbra. Diedi una piccola leccata ma lui insistette che dovevo mettermelo in bocca. E così feci. Appena lo appoggiai tra le labbra lui spinse per farlo entrare di più e spinse ancora. Adesso era per metà in bocca. Si mosse un po avanti e un poco indietro per poi sfilarsi e lasciarsi nuovamente ricadere seduto al mio fianco. In bocca avevo un sapore strano. Acido, un po' acre. Mi ricordava un po' il sapore dei pompelmi e del sudore. Strano. Avevo anche qualche pelo corto e riccio che cercai di togliermi un po' con le dita e un po' sputando. Non lo avevo mai sentito quel gusto. E non lo risentii più fino ad oggi pomeriggio.
“Adesso dobbiamo dormire” mi disse infilandosi dentro il sacco a pelo. Non aggiunse altro. Io lo imitai.
In testa mi luccicavano mille sensazioni, troppe. Mi addormentai subito.
Mi risvegliai da un sogno che sparì istantaneamente in una piccola stanza tutta di legno, ben illuminata e con il cazzo durissimo ben stretto nella bocca di Giorgio. Come mi sentì muovere si staccò e mi salutò con un argentino “buongiorno”, per rituffarsi sul mio attrezzo. Allora era successo davvero, non era stato un sogno erotico. E... stava succedendo ancora. Non so da quanto mi stava succhiando ma quel piccolo vulcano era stato provocato già oltre il limite ed esplose nuovamente. Anche questa volta tutta l'eruzione finì in quella avida bocca che mi succhiò fino all'ultima goccia. Indugiando parecchio prima di lasciarmi andare.
“E' bello cominciare una giornata così” mi disse alzandosi e lasciandosi guardare, fermo sopra di me, in tutta la sua nudità. In piena luce appariva ancora più peloso e più massiccio. Aveva due cosce grosse ed un po' di pancia. Anche le braccia erano grosse e muscolose. In quel preciso istante fui preso dall'impellente bisogno di pisciare. La vescica mi stava scoppiando.
“Devo pisciare” gli gridai andando verso la porta.
“Aspetta”. Mi prese per la mano e mi portò fuori. C'era un sole accecante e un freddo pungente. Si inginocchiò davanti a me e, aprendo la bocca mi gridò “dai, falla”. Per un istante la pipì non riuscì ad uscire ma poi esplose come da un idrante, bagnandolo in faccia, in bocca, sulla testa, sul petto. Dappertutto. Ne feci tantissima e lui apprezzo molto quella doccia dorata. Quando smisi si infilò ancora quel piccolo “passerotto” in bocca, succhiandolo delicatamente. Poi si alzò e giratosi cominciò a pisciare pure lui. Il suo pene era almeno lungo il doppio del mio...
Rientrai e cominciai a rivestirmi. Lui fece altrettanto. Mangiammo qualche cosa e riordinammo il bivacco. Mi disse che, prima di metterci in cammino, dovevamo cercare un po' di legna per rimpiazzare quella usata. Così facemmo ma... con scarsi risultati.
Ripresa la camminata nessuno dei due accennò a quanto successo. Camminavamo e basta. A me dava un po' fastidio il culo. Era come un leggero bruciore... interno. Avrei avuto voglia di grattarmelo... dall'interno! Camminammo in silenzio per quasi tre ore, quando squillò di nuovo il mio telefonino. Erano gli altri. Eravamo molto vicini. Una scarsa mezz'ora dopo ci incontrammo e fummo di nuovo tutti insieme. Nel primo pomeriggio giungemmo in paese dopo aver completato quell'anello. Ci salutammo e ognuno dei due gruppi andò per la sua strada. Incrociai più volte lo sguardo di Giorgio. Avrei voluto dirgli tante cose ma non lo feci. Ci salutammo tutti. Non ho più rivisto Giorgio.
Ho ripensato molte volte a quanto successo, sognando di riprovare un'avventura simile. Ma successe solo nei miei sogni. Almeno fino all'estate scorsa. Quando ho fatto nuovamente ciò che sento, nel profondo, appartenermi fortemente.
Ero proprio deciso a sentire ancora quelle sensazioni che sembravano lontanissime anche se le rivivevo ogni notte nei miei sogni.
Era da tempo che pianificavo come sarebbe successo. Mi ero documentato bene su Internet negli ultimi mesi e avevo trovato un posto dove si incontravano parecchi gay. Ci ero già stato due volte con la macchina di mia madre. Avevo osservato tutto e avevo capito cosa si poteva fare.
E quel giorno ho messo in pratica la possibilità di fare sesso, nuovamente, con un uomo. E ci sono riuscito.
E' andata quasi come avevo previsto, anche se con qualche piccola variante.
Mi sono preparato bene. Una bella doccia, un clistere, una barba ben fatta. Anche l'abbigliamento lo ho cercato... pratico e... esplicito. Una maglietta corta in vita senza maniche e molto sbracciata e un paio di pantaloncini sportivi con la vita bassa, di gamba larga, appena sopra il ginocchio e con gli spacchetti laterali. Non mi misi gli slip così, infilando la mano si arrivava direttamente... li.
Il posto scelto è una spiaggia libera sulla costiera triestina, vicino a Sistiana. La chiamano la Costa dei Barbari. Sono arrivato verso le quindici di un caldo pomeriggio di giugno. Ho parcheggiato la macchina e mi sono inoltrato nei sentierini che portano verso il mare. Ne ho imboccato quasi subito uno che si interrompeva dopo poco. Li c'era un uomo anziano completamente nudo che si toccava. Appena mi ha visto si è cominciato a passare la lingua tra le labbra invitandomi in modo inequivocabile. Mi fermai e lo guardai da un po' di metri. Non era la persona che pensavo di incontrare. Volevo un uomo maturo, più grande di me ma non troppo grande. Io pensavo a un quarantenne o poco di più. Uno più grande, però. Restai un po' fermo fissandolo mentre continuava a toccarsi. Non mi accorsi che un altro uomo mi aveva raggiunto e... superato. Questo sarà stato sulla cinquantina. Raggiunse il primo e si fermò anche lui a guardarlo, poi cominciò a toccarlo e quindi si abbassò davanti a lui e glielo prese in bocca.
Pensai che ero inopportuno e ripresi a camminare. Ora ero proprio certo che li avrei trovato quello che volevo. Era evidente che era facile. “Un bel ragazzo come me qui può scegliere davvero quello che vuole” mi dissi. Percorsi una cinquantina di metri in discesa e intravvidi un altro uomo tra i cespugli. Non lo vedevo bene e cercai una stradina per avvicinarlo. Lui doveva avermi visto di sicuro perché quasi subito mi venne incontro. Anche questo era nudo e si toccava. Mi fermai di nuovo mentre lui mi si avvicinò. Anche questo si umettava le labbra mentre mi guardava. Avrà avuto una buona cinquantina di anni. Aveva un fisico massiccio ma proporzionato e quasi senza pancia. Osservai che era completamente depilato, dappertutto. Aveva anche un gran bel cazzo. Forse poteva andare bene. Mi lasciava perplesso solo la totale mancanza di peli. Continuava a toccarsi dritto davanti a me. Io non avevo occhi che per il suo sesso. Mi piaceva. Allungò una mano sopra i miei pantaloncini e mi accarezzò un pochino. Subito dopo infilò la mano dentro e mi afferrò fino ai testicoli, delicatamente. Mi piaceva. Si, poteva esser quello che volevo. Lo toccai anch'io e lui mi abbassò i pantaloncini continuando a sfiorarmi con tutte e due le mani. Il suo uccello era molto grosso e molto corto. Sembrava un barilotto con la pelle che lo ricopriva completamente e non era molto duro. Il mio era ormai un duro missile puntato verso il cielo.
Mi disse in dialetto triestino che era meglio andare un po' più giù perché era più tranquillo. Lo seguii per poche decine di metri in un angolino dove la vegetazione era più folta. Per terra c'erano degli asciugamani. Evidentemente era il suo posticino. Mi tolsi i pantaloncini e, mentre stavo per togliermi la maglietta lui cominciò a leccarmi tutto partendo dal collo. Petto, capezzoli, pancia, fianchi, culo, poi si mise il mio cazzo in bocca e cominciò a masturbarmi tenendomi per le chiappe.
“Mi scopi?” mi disse poco dopo. Restai male, non me lo aspettavo. Era l'esatto opposto quello che cercavo. Non attese risposta, si piegò in avanti appoggiandosi a gambe larghe ad un tronco e mi passò un preservativo. Può sembrare stupido ma proprio non pensavo che succedesse così in fretta. Vedendomi indugiare si girò e, abbassandosi, mi infilò lui il preservativo prima di riprendere la posizione lasciandomi davanti un bel culo sporgente.
Non lo avevo mai fatto. Appoggiai il cazzo sul suo buco e comincia a spingere. Non entrava. Lui con la mano mi indirizzo nel posto giusto e spingendo un po' indietro mi aiutò a penetrarlo. Cominciai a scoparlo come Giorgio aveva fatto con me tre anni prima. Questa volta, forse per merito delle tante seghe fatte davanti al computer guardando bei ragazzi incularsi, riuscii a durare parecchio prima di venire.
Appena fatto mi sfilai e lui, sfilatomi il preservativo se lo infilò in bocca succhiandolo.
Dopo lo gettò per terra e mi disse che andava a fare un “tocio”. Sparì subito dalla mia vista.
No, non era quello che volevo. Pensavo che qualcuno che mi sarebbe piaciuto mi avrebbe, dolcemente, posseduto. Non che io lo avrei infilato nel culo di un altro. Ero li da meno di mezz'ora e tutto quello che avevo sognato era svanito. Mi rimisi i pantaloncini e pensai di andarmene per niente contento di come erano andate le cose. Ritornai sul sentierino più segnato e comincia a risalire. Incrociai quasi subito un altro uomo che stava scendendo. Guardandolo pensai che quello sarebbe potuto essere “il mio uomo”... se solo lo avessi incontrato prima. Poco dopo mi passò un altro bel tipo davanti e decisi di riprovare. Mi girai pensando che giù ne avrei sicuramente trovato uno capace di farmi quello che volevo. In fondo io avevo vent'anni e non ero niente male. “Sei un bel bocconcino” mi ripetei aggiungendo dentro la mia testa “chissà quanti di questi non aspettano che un mio cenno per scoparmi”.
Si, doveva essere proprio così.
Scesi con qualche difficoltà verso il mare perché le infradito mi facevano scivolare un po'.
Quando imboccai la scalinata vidi un altro signore anzianotto che si toccava poco più in la ma non mi fermai.
Arrivato a ridosso del mare trovai parecchi maschietti “come mamma gli aveva fatti” ad abbronzarsi al sole. Camminavo lentamente, cercando di guardarli per vedere se, per caso, ne vedessi uno che poteva assomigliare al mio tipo ideale. Mi accorgevo che tanti mi osservavano. Raggiunsi un molo dove altri uomini prendevano l'abbronzatura integrale. Questi si che potevano essere gli uomini che cercavo. Erano sulla quarantina, giustamente pelosi e forse disposti a “farsi un ragazzetto come me”. Di sicuro ero il più piccolo tra tutti quelli che avevo incrociato. Mi fermai a metà di quel pontile e, seduto, mi spogliai. Speravo in un approccio di uno di loro ma dopo una buona mezz'ora nessuno mi si avvicinò. Il sole cominciava a scottarmi e, infilati i pantaloncini, mi rimisi a camminare. Anche qui c'erano uomini sui sassi, alcuni sdraiati, altri seduti. Li guardavo, proseguendo lentamente. Appoggiato ad un arbusto del sentiero incrociai un ragazzone altissimo. Ci fissammo fino a che non lo superai. Poco dopo mi girai e lui mi fissava ancora. Mi fermai, indugiando. Lui mi fece un cenno con la testa indicando un altro sentierino che saliva nella boscaglia e ci si avviò. Aspettai un po' e poi lo seguii. Forse era un po' troppo alto ma poteva essere giusto. Era li, una decina di metri più su che si toccava. Era abbronzato, ben dotato, con un bel fisico e dei corti capelli scuri. Non aveva barba o baffi. Avrà avuto una trentina d'anni o poco più. Mi fermai a pochi metri da lui e cominciai a toccarmi dentro i pantaloncini. Si avvicinò e sorrise. Abbassai lo sguardo sul suo pene, lui mi accarezzò il culo. Allungai la mano sul suo sesso. Era proprio duro. Era più alto di me di tutta la testa. Si abbassò a gambe larghe davanti a me e, tirati giù i pantaloni, cominciò a succhiarmelo. Con le mani mi rovistava nel culo, infilandoci dentro un dito. Si, era proprio quello che volevo. Io gli accarezzavo i capelli e le spalle e lo osservavo mentre se lo infilava tutto dentro la bocca e facendo sbattere le labbra sui peli del pube. Mi piaceva tanto. Era bellissimo. Altri due uomini più vecchi si erano avvicinati e si stavano masturbando guardandoci. Lui non se ne era accorto e io mi sentivo in grande imbarazzo. Avrei voluto sprofondare. Finalmente lui si staccò e io gli indicai i due. La cosa non lo disturbò e riprese a succhiarmi e a palparmi e penetrarmi il culo con le dita. Sentivo che cercava di allargarmi il buco. Mi piaceva. Di tanto in tanto si metteva le dita in bocca per lubrificarle, poi ritornava a infilarmele. A momenti mi stringeva forte le chiappe o le percuoteva con dei sonori sculaccioni.
Guardandomi dal basso mi chiese se volevo. Feci di si con la testa. Restai fermo mentre lui si alzava e si metteva dietro di me. Poi abbassò le gambe e mi infilò tra le cosce il suo cazzo, facendolo scorrere contro le mie palle, poi fece la stessa cosa nel solco del culo. Ad un certo punto mi spinse in avanti e mi puntò il bastone. “Il preservativo. Mettiti ilo preservativo” gli dissi. Senza perdere tempo prese un marsupio che aveva lasciato li vicino e, davanti a me, si incappucciò. Tornò dietro a me. Io indicai di nuovo i due che guardavano e lui fece un gesto con la mano come per dire di lasciarli perdere. Feci qualche passo avanti per appoggiarmi a delle rocce, allargai le gambe e spinsi in dietro il culo. Lui sfregò il cazzo sul culo, mi sputò alcune volte sul buco e poi cominciò a scoparmi. Faceva male. Ma non dissi niente. Era grosso. Non mi ricordavo che l'altra volta fosse stato così. Quasi subito, però, ripresi a provare quella sensazione di solletico interno e, anche questa volta, la cosa era piacevolissima. Lui continuava a pompare. I due osservatori erano venuti vicinissimi. Uno si stava masturbando proprio al mio fianco e si era messo a pochi centimetri dalla mia faccia. Ad un certo punto appoggiò il cazzo sulla mia bocca ma io girai la testa dall'altra parte. Qui c'era l'altro che si masturbava come il primo. Avrei voluto andarmene ma... Ma mi piaceva. Mi piaceva come mi stava scopando e, forse, mi piaceva anche sentirmi osservato. Non lo avevo mai sognato questo. Si, era decisamente eccitante. Lui ci dava proprio dentro. Mi faceva andare avanti e indietro con forza. Mi dovevo puntellare con le braccia per non andare a sbattere sulla pietra. Adesso mi aveva afferrato il pene e me lo masturbava. Mi accorsi che non era lui ma l'uomo alla mia sinistra che aveva spostato la mano dal suo al mio uccello. Adesso si che ero imbarazzatissimo. Ero rosso fuoco in viso e mi sentivo bruciare la faccia. Quello dietro non accennava a rallentare. Anche quello che mi toccava mi stringeva troppo e mi scappellava fino al limite. Era doloroso. Non mi piaceva. Anche il culo cominciava a non farmi più sentire quella bella sensazione ma mi bruciava. L'omone ansimava e respirava forte. Accelerò ancora il ritmo e poi mi venne dentro. Uscì subito e continuò a toccarsi dopo essersi tolto il preservativo. Fece schizzare ancora un po' di crema per terra. Mi raddrizzai subito e allontanai con le mani l'altro dal mio cazzo. Era molto rosso. L'uomo provò a farmi abbassare la testa con una mano invitandomi nuovamente a succhiarglielo. Feci resistenza e lui si tirò indietro riprendendo a masturbarsi da solo. Quello alla mia destra mi chiese se volevo che me lo mettesse anche lui. Dissi che mi faceva male e che mi bastava. Tutti e tre mi salutarono e, sorridendo, si allontanarono. Quello alto se ne andò, gli altri si fermarono più in la ad una certa distanza tra loro. Io restai, come imbambolato, fermo per qualche minuto. Mi toccai il culo con un dito e mi sembrò come sempre, non più largo. Il pene, invece, era molto rosso e mi faceva male. Presi i pantaloncini che erano li in terra e me li misi. Mi avviai verso il sentiero e, passando davanti ai due, questi mi fecero un cenno di saluto che ricambiai.
Ormai era saggio andare via. Infilai anche la maglietta e salii fino al parcheggio. C'erano ancora diversi uomini che stavano scendendo, altri che risalivano, molti stesi al sole e altri che cercavano di farsi notare tra i cespugli. Raggiunsi la macchina e tornai nel mio appartamentino di studente.
Mi gettai sul letto e ripensai alla giornata. A tutto quello che era successo. Si, non era andata male. Non era successo quello che avevo immaginato ma il bilancio finale era positivo.
Un'esperienza da riprovare. E, in ogni caso sono fermamente convinto che tutto ciò è quello che mi piace, anche se c'è ancora da... lavorarci sopra per... ottimizzare il tutto..
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