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Prime Esperienze

L'istruttore di pattinaggio


di Writer
20.12.2013    |    19.865    |    2 9.2
"Finita la lezione mi disse di aver dimenticato i soldi nell'appartamento e che si sentiva in imbarazzo per non poter pagare la lezione, mentre ci spostammo..."
Sono passati più di 20 anni ma il ricordo è ancora vivo nella mia mente.
All'epoca ero un ragazzo poco più che ventenne, non molto alto e magro, 1,72 per 67 kg, castano con gli occhi castani tendenti al verde, educato e abbastanza timido, un ragazzo tranquillo.
Per una serie di circostanze fortuite quell'anno, con un gruppo di ragazzi della mia età, costruimmo uno skatepark sulla terrazza di un noto parco acquatico a Cesenatico e questo ci permise di ottenere una tessera omaggio per tutta la stagione.
Nei fine settimana e per tutte le mie ferie passavo la mattinata in piscina e sugli scivoli, mentre il pomeriggio mettevo i pattini e impartivo lezioni di pattinaggio sulla terrazza, i miei allievi erano prevalentemente bambini dai 6 ai 10-12 anni che le mamme mi lasciavano per godersi un ora di libertà sotto al sole a bordo piscina.
Alla sera il parco era preso d'assalto dai ragazzi delle colonie estive e dai loro accompagnatori, in oltre c'erano anche i primi turisti polacchi, un gruppetto di ragazze dai 16 ai 20 anni passava spesso la serata sui pattini.
Noi " veterani dei pattini " eravamo ammirati dalle ragazze e a volte si riusciva a rimorchiare qualcuna per portarla in un angolo poco illuminato per limonare o al massimo palpare un paio di tettine in pieno sviluppo.
Fra i miei allievi del pomeriggio c'erano due bambini di 6-7 anni vivacissimi che facevano lezione quasi tutti i giorni, le mamme erano due amiche quarantenni che a luglio e ad agosto dividevano un appartamentino in affitto da sole in attesa dei mariti che le raggiungevano il venerdì sera per poi ripartire la domenica pomeriggio.
Una sera vidi arrivare alla pista di pattinaggio una delle due signore senza figlio al seguito, era vestita con dei pantaloncini da ciclista senza mutandine perché non si vedeva il segno dell'elastico ma in compenso si notava la forma del suo culo alto e sodo, sopra una t-shirt colorata dove un seno alto, generoso ma non troppo abbondante si muoveva ad ogni passo, mi avvicinai a lei e le chiesi dov'era il piccolo, rispose che era a casa con la sua amica ed era lì perché anche lei voleva imparare a pattinare.
Durante l'ora di lezione spesso si aggrappava a me per non cadere, finiva sempre per strisciare le sue tette sul mio torace e a volte la sua mano finiva con una certa disinvoltura all'altezza dei miei pantaloncini.
Finita la lezione mi disse di aver dimenticato i soldi nell'appartamento e che si sentiva in imbarazzo per non poter pagare la lezione, mentre ci spostammo verso il bar, le risposi che non doveva preoccuparsi e che avrebbe potuto saldare anche nei giorni seguenti, terminata la nostra bibita ci incamminammo verso uno di quegli angoli poco illuminati sperando in un palpeggiamento di quelle tette che mi avevano ipnotizzato per tutta la lezione ma raggiunta la scala antincendio fu lei a saltarmi addosso mettendomi la sua lingua in bocca ed instaurando un duello di lingue. Io risposi infilando la mano sotto la sua maglietta fino a raggiungere i suoi capezzoli irti e duri come chiodi, giocai con quelle tette molto più grandi e mobili rispetto a quelle che avevo fino a quel momento palpato.
Improvvisamente sentii la sua mano entrare nei miei pantaloncini fino a trovare la mia erezione, mi accarezzò dalla base fino alla cappella per poi scendere di nuovo verso le palle che soppesò e strinse leggermente facendomi provare un brivido, si staccò dalla mia bocca per mettersi in ginocchio davanti a me, con entrambe le mani prese l'elastico e fece scendere pantaloni e costume contemporaneamente fino a metà coscia, quanto serviva per far uscire il mio cazzo.
Rimase per un attimo ad ammirare poi iniziò a sfiorare con la lingua la mia asta per tutta la lunghezza, fermandosi sulla corona per poi ridiscendere giù fino alle palle che mise in bocca prima una poi l'altra, quel trattamento non era minimamente paragonabile a quello ricevuto qualche anno prima da una mia compagna di classe, mi mandò in estasi e da esperta qual'era rallento e mi strinse alla base della cappella per evitare che venissi subito, poi riprese a depositare piccoli bacetti per tutta la lunghezza fino ad arrivare in cima e con una lenta ma costante discesa avvolse il mio uccello fino alla base con le sua labbra mentre la lingua sembrava impazzita, forse per inesperienza o forse per la carica erotica ma non riuscii a trattenermi e scaricai tutto il mio carico di sperma nella sua bocca che bevve con naturalezza fino all'ultima goccia.
Si alzò percorrendo con la sua lingua il mio addome alzando la maglietta fino ad arrivare ad un mio capezzolo che prese fra i denti e strinse fino a farmi uscire un gemito di dolore, prese la mia testa fra le mani e mi spinse giù verso la sua grotta del piacere, abbassai i suoi pantaloncini e mi trovai davanti la sua figa depilata, con solo un triangolino di peli appena sopra il monte di venere.
Stavo per inserire un dito ma mi ordinò di usare solo la lingua, leccai i suoi umori che colavano copiosi, trovai il clitoride ed iniziai a giocarci con la punta del naso mentre con la lingua lambivo le grandi labbra gonfie, lei guidava la mia testa nei punti che più la eccitavano fino a quando raggiunse l'orgasmo annegandomi e soffocando un lungo gemito mordendosi il pugno, si ricompose in fretta e scappò fra la gente, io tardai qualche minuto ad alzarmi, con le gambe molli raggiunsi la pista di pattinaggio ma lei era già sparita.
Alcuni giorni dopo vidi la sua amica e mi disse che era tornata in città con il marito il giorno dopo, di lei non seppi più nulla ma rimase nella mia memoria come la donna che mi aveva fatto provare il miglior pompino della mia vita.
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