Prime Esperienze

La Prima Figa


di NENE_MALO
11.11.2014    |    27.546    |    0 9.0
"Nonostante fossi ancora eccitatissimo, al contatto del ghiaccio, il pene divenne più piccolo di un clitoride afflosciato..."
Era una calda serata di fine luglio ed io avevo poco meno di 15 anni. Spensierato come una pasqua girai tutta la sera per il centro della piccola cittadina in cui vivevo da sempre. Talaltro, quella volta non avevo nemmeno molta voglia di uscire; ma starmene rinchiuso in casa a masturbarmi con le foto delle mie compagne di scuola che spesso scattavo a loro insaputa, mi diede quasi un senso di monotonia sessuale. Ovviamente… qualche mezza scopatina me l’ ero già fatta, ma a quell’ età le ragazzine sono troppo appiccicose: basta che ti facciano sentire anche una sola volta l’ odore della fighetta e si lascino palpeggiare per qualche minuto, che non te le togli più di dosso; mentre le seghe fatte in casa, almeno ti lasciano il tempo di respirare.
La città di notte era davvero bella e in quel periodo dell’ anno organizzavano molte manifestazioni
all’ aperto. Potevo ascoltare della buona e della cattiva musica a mio piacimento… incontrare qualche amico o qualcuno che mi stava sulle palle e scambiare in ogni caso quattro chiacchiere; ma soprattutto potevo sbavare come un porco dietro alle ragazze un po più grandicelle di me che affollavano le strade. Sembrava quasi che gareggiassero a fine di portare la gonna più corta per far rizzare nel più breve tempo possibile i poveri uccelli dei coetanei che stressati le giravano intorno. Come arbitro neutrale, considerato ancora troppo piccolo e inesperto per certe cose, non potevo che limitarmi a radiografarle fino all’ ultimo pelo che si intravedeva dalle microscopiche mutandine di cotone. Cazzo! Si trattava proprio di una sfida all’ ultimo centimetro di stoffa! Anche spremendo la fantasia, rimaneva veramente poco da immaginare: e poi l’ immaginazione finiva sempre stritolata dalle labbra vaginali di quelle maledette troiette che quasi mai si facevano inzuppare da un ragazzo più giovane di loro. Quando poi si sedevano su una panchina e spudoratamente mi spalancavano le gambe in faccia, cominciavo a sudare freddo; la pressione saliva alle stelle, e tenere il piccolo uccello in gabbia diventava un’ impresa davvero impossibile. Così… arrapato come una lucertola mi rimettevo alla ricerca di capezzoli che quasi uscivano fuori dalle magliette appositamente slargate… culi che si plasmavano al più piccolo movimento tellurico, ed esili ventri scoperti al punto giusto da far resuscitare persino i morti più incalliti. Non appena individuavo una preda che aveva perso gli slip ancora prima di uscire di casa, mi avvicinavo e approfittando della mia ingenua apparenza, facendo finta di niente, accennavo a qualche leggera toccatina qua e la.

Estasiato dall’ inconfondibile odore di figa fresca, chiudevo gli occhi e immaginavo di fottermela li.. in piedi senza nemmeno sapere che faccia avesse. Sognavo di alzarle di un soffio la gonna, e ficcarglielo in mezzo alle cosce, nascosto dalla massa di gente concentrata ad ascoltare il concerto. In effetti… nessuno poteva dubitare di un innocente ragazzino che sperduto s’ intrufolava fra le gonne che manco si vedevano; tanto meno del mio cazzettino che pareva scoppiarmi nei pantaloni da un momento all’ altro. Non avrei nemmeno dovuto agitarmi troppo, visto che anche restando fermo con l’ uccello attanagliato fra le gambe struscianti, e pressato da una fighetta infuocata, avrei sborrato come una capra in calore, alla prima oscillazione delle chiappe rosee che inumidite dal sudore mi si schiacciavano sul ventre.
Così… quella sera, dopo essermi scopato con la fantasia maggior parte delle ragazze intente a seguire il concerto… mi accorsi che erano già le 11. Teso come una corda di violino, m’ incamminai verso casa, visto che sarei dovuto rientrare prima dell’ una.
Per rilassarmi e allentare lo stress accumulato dalle protuberanze di quelle maledette troiette, decisi di fare una capatina al bar dell’ unico hotel a 5 stelle della città, dove la più giovane delle clienti aveva almeno una settantina d’ anni. Sapevo che l’ hotel era frequentato soltanto da gente tirata a pennello. Forse ero vestito in modo troppo sportivo per un locale di quella portata, ma in fondo vestivo molto accuratamente, ed ero certo che pur essendo minorenne mi avrebbero fatto entrare senza nessun problema.
Appena varcai il maestoso atrio, subito mi diressi verso il bar. A quell’ ora i clienti erano già tutti a letto. Ormai nella sala non c’ era più nessuno: Il pianista se n’ era andato, ed il barman se ne stava tranquillo al bancone sfogliando un giornale.
Per non importunarlo troppo mi sedetti ad un tavolino poco distante. Lui subito mi portò la carta delle ordinazioni e impostato come un pinguino antartico mi disse:
«Buonasera signore! Sa già cosa bere o preferisce dare un’ occhiata alla carta dei cocktail?»
Un po intimidito dalla professionalità dell’ uomo, risposi:
«Grazie! Prendo una limonata fresca»
Lui:
«La gradisce col gin o con la vodka?»
Ed io… sempre più impacciato:
«No no… magari con un po’ acqua! Sa… non ho nemmeno 15 anni, e di conseguenza sono più che minorenne»
Come se non gliene fregasse un fico secco:
«Allora Le porto una bella limonata con un Whisky a parte. Grazie signore!»
Nel frattempo squillò il telefono! Il pinguino subito andò a rispondere, ed appena riagganciata la cornetta si apprestò a preparare un plateau: Sopra vi mise un secchiello di ghiaccio tritato, una piccola bottiglia di champagne ed una bella ciotola di fragole appena colte. Prese il plateau, lo posò sull’ orlo del mio tavolino e disse:
«Per favore me lo porterebbe alla camera 715? Intanto le preparo la limonata e finisco di leggere
l’ articolo che stavo leggendo prima che Lei arrivasse».
Preso alla sprovvista, e spiazzato come un pivello, con in mano il pesante vassoio
m’ incamminai verso l’ ascensore.
Lui subito mi richiamò:
«Mi faccia un favore! È meglio che prenda le scale, altrimenti se La vede il concierge mi rompe i coglioni».
Così… dopo 5 minuti giunsi al settimo piano e stremato bussai alla camera 715. Mi aprì
una stupenda donna sulla trentina con indosso solo un accappatoio di seta completamente slacciato. Subito mi cadde l’ occhio in mezzo alle gambe. Porca puttana! Sotto non aveva niente. Disinvolta come se fosse protetta da una tuta d’ astronauta, mi fece entrare e con la voce un po’ velata dal fumo della sigaretta che diteggiava con gran classe, disse:
«Scusa il mio abbigliamento, ma ho appena finito di fare la doccia; e poi immagino che non sia la prima volta che vedi una donna nuda. Alla tua età… chissà quante ragazzine ti correranno dietro».
Ed io, quasi intimidito dalla sua spigliatezza:
«beh… non proprio molte, ma quelle poche che corrono… per il momento, bastano e avanzano».
Lei, sorridendo:
«Che tenero! Scusa se mi permetto di darti del “tu”, ma sei così dolce; e poi potresti essere benissimo mio figlio. A occhio e croce, dovresti avere non più di 15 anni».
Approfittando della confidenza, le chiesi se avrei potuto sedermi un attimino poiché avevo fatto sette piani a piedi e mi facevano un po’ male le gambe.
Lei, con gran “savoir faire”:
«Ma certo… poverino! Togli pure i pantaloni e siediti sulla poltrona! Ho una crema che ti farà sicuramente sentire meglio».
Appena mi svestii, prese un barattolino di quelle creme che costavano più del caviale russo… si chinò sulle ginocchia e dopo avermi spalmato l’ impasto cominciò a massaggiarmi le gambe facendo di tanto in tanto un tiro di sigaretta. Appena si allungava verso il posacenere, non perdevo tempo ad infiltrarmi con gli occhi fra le gambe che si allargavano con disinvoltura toccandomi di striscio le ginocchia. Porca miseria! Non avevo mai visto una vera figa matura al punto giusto.
Pensai:
«Vacca ladra! Questa é proprio una figa con la “Effe” maiuscola; non come quelle scialbe e schizzinose delle mie compagne di scuola. Questa a letto ti fa vedere i pianeti, le stelle e le galassie. Beato chi se la scopa».
Mentre mi massaggiava le gambe, col dorso della mano sbadatamente mi tocco i testicoli. Nello stesso istante Il mio uccello cominciò a tirare come un dannato. Un po’ imbarazzato cercai di coprirmi con le mani.
Lei… con un sorriso malizioso, disse:
«Ma dai… non preoccuparti! È normale che alla tua età diventi duro! Rilassati e lascia che continui a massagiarti».
Poi abbassandomi lentamente gli slip:
«Però se t’ imbarazza farti vedere eccitato possiamo rimediare subito».
Improvvisamente prese una forbice e in un battibaleno mi tagliò gli slip a metà; subito dopo me li strappò di dosso lasciandomi nudo come un pesce fuor d’ acqua.
Dal secchiello che avevo portato, prese alcune manciate di ghiaccio tritato e mi coprì completamente l’ uccello. Nonostante fossi ancora eccitatissimo, al contatto del ghiaccio, il pene divenne più piccolo di un clitoride afflosciato. A quel punto la donna mi spolverò dal ghiaccio e senza alcun preavviso si chinò col capo e me lo prese in bocca. “Oh cazzo! E chi l’ avrebbe mai detto?” Non mi era mai capitato che qualcuna me lo prendesse in bocca prima che mi tirasse. La mia ex spesso tentava di farlo; ma solo quando era già duro. E poi… una volta addentato, non sapeva nemmeno lei cosa fare. A volte sembrava addirittura che stesse mangiando un gelato! Però quella volta non avevo a che fare con una ragazzina di primo pelo! Stavo per essere divorato da una belva selvaggia. Cavoli… che sensazione! Sentivo l’ uccello gonfiarsi nella sua bocca. Sapevo che il mio pistolino era poco più lungo di una sigaretta; però sentivo di avere sotto, un missile nucleare pronto ad esploderle sulla lingua che assatanata sviperava intorno alla mia corona. Cercai di trattenermi pensando alla professoressa di matematica che presto sarebbe andata in pensione; ma d’ improvviso cominciai a sborrarle fra i denti come non mi era mai successo. Lei, fissandomi senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo… continuò a succhiare e a dimenarmelo come una dannata; Poi estasiata disse:
«Hai mai scopato con una vera donna?».
Senza attendere risposta si alzò in piedi, prese l’ uccello fra le mani e fulmineamente se lo infilò nella figa che gocciolava a vista d’ occhio. Era completamente bagnata e mentre le succhiavo i capezzoli induriti, sentivo gli spruzzi del suo sperma annaffiare a getti la mia cappella ormai arroventata. Improvvisamente si distese a gambe aperte sulla poltrona di fronte e masturbandosi mi disse:
«Ti prego! Leccami la figa! Fammi sentire la lingua serpeggiare fino alle viscere e poi scopami finché non sborro anche dalle orecchie».
Non sapevo bene da che parte cominciare; ma senza farmelo ripetere due volte le sbattei il muso fra le cosce e sfrenatamente cominciai a leccare con tutta la foga che avevo.
D’ istinto le infilai le dita in bocca e mentre me succhiava a dovere, con l’ altra mano mi feci una sega. Dai forti gemiti capii che stava per avere uno di quegli orgasmi che capitano poche volte nella vita. Subito mi alzai… glielo infilai dentro e cominciai a sbatterla come non avevo mai fatto in vita mia. Appena le misi la lingua in bocca, di scatto voltò la testa e cominciò a gridare: «Siiii… Vieniii… riempimiiii… Godoooooo».
Non avevo idea di quanti cieli esistessero; ma se fossero stati poco meno di 8… posso affermare che quella notte toccai il settimo cielo.
Subito dopo l’ orgasmo, respirando a fatica, mi strinse fortemente fra le braccia e con tono appagato mormorò:
«Non ho mai goduto tanto in vita mia. Sei stato bravissimo!»
Ed io:
«Signora… adesso dovrei proprio andare; Sa… ho il permesso di stare fuori, al massimo, fino all’ una».
Lei, posò la bacca sulla mia, e con voce sempre più sensuale:
«Vai pure; ma promettimi che quando sarai a letto ti masturberai pensando a me. Io comincerò a farlo subito».
Così, mentre mi allontanavo, prese un vibratore di medie dimensioni e lo fece penetrare lentamente come se avesse ancora fra le gambe il mio possente uccello di fuoco.

Mezzo strapazzato scesi le scale, tirai fuori il portafogli ed andai al bar. Il barman appena vide che volevo pagare, fermamente disse:
«No… Non se ne parla nemmeno! La limonata la offro io. Lei è stato fin troppo gentile. Quella vecchiaccia della “715” non la sopporta nessuno. Prima ho dimenticato di dirle di non star li a perder tempo ad ascoltarla. Pensi che ha più di 80 anni… é piena di soldi fino al midollo, e non lascia mai un centesimo di mancia. Non è cattiva… solo che ha ‘ sto maledetto vizio: Parla… parla parla, e non ti molla finché non ti ha raccontato tutta la sua vita dalla nascita alla morte.
Ed io, con un sorriso sarcastico fra le labbra:
«80 anni? Però devo dire che se li porta molto bene. Gliene avrei dato al massimo 30 anni. Comunque non si preoccupi! Del passato e del futuro non mi ha detto proprio niente; mi ha solo fatto capire alcune cose del presente che in passato non avevo ancora ben afferrato, e le assicuro che è stato uno di quei presenti che non dimenticherò per il resto del mio futuro».
Lui diede una breve occhiata alla lista dei nuovi arrivi, e con gli occhi fuori dalle orbite:
«Porca troia! La vecchia ha cambiato stanza e si è fatta trasferire alla 618. Nella 715 adesso c’ è la signora Foster».
Rimisi il portafogli nella tasca e allungando la mano per salutarlo:
«Mi scusi! Adesso devo proprio andare».
Mentre mi allontanavo… il barman visibilmente incazzato:
«Oh… Aspetta! C’ è da pagare una limonata e un Whisky».
Da lontano gli gridai:
«Pinguino antartico! Metti tutto sulla mia camera».
Lui, sempre più incazzato:
«Ma che cazzo di camera?»
Ed io, atteggiandomi da uomo vissuto:
«Mettilo sulla 618… o la 715. Insomma, vedi tu. Fai il cazzo che vuoi, basta che non rompi i coglioni».

Mentre camminavo verso casa:
«Che testa di minchia! Prima mi offre da bere e poi quando gli faccio capire che mi sono scopato la “Foster” mi chiede di pagare la limonata e il whisky, che talaltro non ho nemmeno bevuto. Vabbé… chi se ne frega!
Però ragazzi… che scopata! Una donna come quella, non mi capiterà mai più. Cazzo, se ci sapeva fare! Appena si è accorta che gliel’ ho messo nella figa, ha goduto come una iena. Probabilmente il barman, ha goduto un po meno quando ha capito che gliel’ ho messo nel culo.

Questo racconto scritto da Aldo De Tata (scrittore/compositore) amico da oramai 20 anni merita essere ripubblicato anche se con titolo differente per non indurre ad errori di autori. Spera vi diverta come mi sono divertito io.
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