Racconti Erotici > Prime Esperienze > Quella nostra gita a Roma...1a parte
Prime Esperienze

Quella nostra gita a Roma...1a parte


di sexitraumer
10.01.2012    |    22.346    |    0 5.3
"Si sarebbe buttato con la prima di noi che gli avesse dato spago..."
Vedo che oggi tocca a me: sono una ragazza molto comune con un corpo adolescente in grado di suscitare il desiderio di un uomo; mi chiamo Greta e da un paio d’anni comincio ad essere orgogliosa delle mie formette magre e sode. Lo ammetto, sono stata una folle: di tanti che mi potevo innamorare, proprio del mio supplente di lettere dovevo prendermi qualcosa che andò ben oltre una superficiale cotta. Io da quando ho avvertito i miei primi pruritini alla patata mi è spesso capitato di toccarmi lì nella mia intimità restando inappagata perché avrei voluto che fosse un maschio a farlo. Avevo candidato il supplente di lettere, il professor Antonini G. il quale avrebbe sostituito la nostra prof di ruolo in gravidanza per almeno un anno scolastico; cazzo ! Era un bel ragazzo il professor Antonini, fisico asciutto, viso ottimista e sempre disposto al sorriso, molto simpatico, fresco di laurea, al quale non trascurai di mostrare il mio modesto ma ben visibile decolleté avvicinandomi alla cattedra più di una volta per vedere se potessi piacergli col mio corpo in fiore. Amavo starlo a sentire soprattutto per il suo delicato accento del nord Italia. Un settentrionale, - sentir lui- innamorato della Capitale, quella Roma dove facemmo la gita scolastica. Da lui non volevo voti, ma puro e semplice interesse per me; e sarei stata felice anche di prendermi cura del suo cazzo che immaginavo liscio e pulito come il suo viso e non m’importava quanto fosse lungo, bastando che fosse in mano mia. Avevo fatto i conti senza l’oste; in voli pindarici, rapidi e disinvolti sono piuttosto brava – ve ne sarete accorti anche voi- Il muro era un’altra lei, decisamente asessuata nei modi pur preoccupandosi di restare femminile nell’aspetto esteriore. Raramente metteva i pantaloni; sempre la gonna lunga e di colore grigia o nera; camicetta femminile bianca, gambe curate e non crediate che non andasse dal parrucchiere; una donna curatissima ed attraente dagli occhi gelidi; era la nostra professoressa di religione, una suora laica, volontaria di quarantuno anni e rotti, dal nome lungo ed ampolloso di Theresa Maria Alberta Tuckert Perrinoni Della Croce di Malugnano, benché di nobili origini e tedesca da parte di madre, aveva scelto dopo la separazione dal suo italianissimo signor marito e barone Perrinoni Della Croce, ex ricco imprenditore indebitato fino al collo, e gran farfallone com’ebbe a confidarci, di dedicarsi agli altri snobbando anche il blasone di casa sua; non aveva avuto figli; e non aveva mai vissuto in un castello da favola; piuttosto in una ricca villa in Toscana prima di vendere la sua parte di patrimonio, e trasferirsi in un appartamento monofamiliare in un paese non lontano dalla nostra scuola, quindi prendere i “voti laici”; insegnava da tre-quattro anni per molto meno del magrissimo stipendio che passa lo Stato, e per il resto fa ciò che può per impedire e/o prevenire in noi qualunque tipo di devianza, dato che nell’età dell’adolescenza corriamo il pericolo di voler provare questa o quella esperienza, per giusta o sbagliata che sia. Suor Theresa (- e basta - come dovevamo chiamarla noi studenti; nessuno di noi la chiamava la Perrinoni e compagnia bella) si era accorta di questa mia cotta per il giovane prof, e più di una volta mi aveva fatto un cenno tagliente con lo sguardo per indurmi a smettere di toccarmi sotto la gonna a lezione…e che avrò fatto mai Suor Theresa ?! - Perché ?- Tu con la vulva ci pisci e basta ?! A chi la racconti ! Non ti tocchi pure te, sotto le tue lenzuola, di notte, dove nessuno ha il diritto di curiosare, proprio lì tra le tue gambe ? Non vorresti una mano maschile a cercarti il sesso, a frugartela, un bel cazzo di un uomo da tenere in mano per sentirlo intostare alla presa, di persona ?! Sei sicura di essere veramente così algida come vorresti far credere ? Scommetterei tutta la paghetta di un anno che se vengo a casa tua trovo in qualche posto tutto tuo, segreto, un bel cazzone duro di lattice con cui ti consoli dopo aver mollato tuo marito che ti cornificava, magari da prima di sposarti…queste erano le mie pippe mentali in quella noiosa scuola privata dove mi avevano iscritta i miei genitori. Non ce l’avevo con Suor Theresa, ma quella era sempre presente quando cercavo di parlare un po’ da sola (ma sempre con la porta aperta per regolamento interno) col bellissimo supplente di lettere. Nella gita scolastica di quell’anno a Roma ci accompagnavano la tranquilla professoressa di scienze, la Tommasiello, una donna di media bellezza (medio-bassa; però bastava accontentarsi), allegra, solare, attempata, e ancora formalmente nubile, ormai prossima ai cinquanta (o forse ancora solo di quarantasei) che cercò di fare coppia fissa con il “mio professore” di meno di trent’anni senza – suo malgrado - essere troppo ricambiata. Conversavano amabilmente quasi sempre, in pullman come fuori, mentre la gelida Suor Theresa badava a noi, pronta anche ad ostacolare qualunque sguardo di troppo a noi femmine proveniente da chiunque. Il primo a farne le spese era stato Marco, l’autista del pullman chiamato dalla scuola, al quale, mettendosi davanti, impedì di vedere me e la mia compagna che ci toglievamo il maglioncino per il caldo quando andammo a vedere Castel Sant’Angelo ed i suoi prati-giardini. In quei trenta secondi con le nostre camicette aperte sopra - chi lo sa ?- avrebbe potuto intravedere qualche zinnetta di un quarto…povero autista ! Così bravo e prudente, ma certo non bello! Per quella gita giurai a me stessa che avrei provato ad appartarmi col professorino, e per farmi ben volere da lui gli avrei fatto una bella sega facendolo venire sulla mia coscia; se avessi superato l’imbarazzo dell’eiaculazione sul mio corpo, del suo sperma che mi avrebbe sporcato la pelle, tempo una mezz’oretta e me lo sarei fatto schiaffare dentro; tanta era la mia voglia di farlo da quando avevo compreso l’anatomia interna della mia ex patatina. Adesso ritenevo di avere una vera e propria fica, col pelo abbastanza ben curato, ma non un ragazzo maschio, sicuro di sé, da cui farmela ciulare. In quella nostra gita, che solo un pornografo navigato chiamerebbe “scopastica”, la mia voglia di uomo e di sesso era ai limiti dell’incontenibile; fin quasi a trascurare la conversazione con Paola, la mia compagna di banco, di stanza, e di pullman. Paola mi vedeva assente quasi apatica, e per niente presa dalla Città Eterna nella quale in quel momento in cui pensavo a tutto tranne a Roma ed a Paola, stavamo attraversando il lungotevere in direzione per Ponte Milvio; avevamo attraversato il Centro dopo aver visto il Foro romano ed il Colosseo; adesso, secondo quanto ci aveva detto la Tommasiello, l’insegnante di scienze, stavamo andando verso il Foro Mussolini; dopo pranzo al sacco (con caffè al chiosco ambulante) verso metà pomeriggio saremmo andati attraverso il quartiere Flaminio a Villa Borghese. Povera Paola, lei mi considerava l’amica del cuore; io invece la vedevo come poco più di un’amica un po’ più secchiona di me dalla quale informarsi sui compiti, e sulle possibili interrogazioni. Mediamente con i professori aveva un rapporto migliore del mio; e le sue previsioni su chi avrebbero chiamato quel giorno 4 volte su sei diciamo in genere si avveravano…io da parte mia troppa importanza non gliene davo, ma se le chiedevo qualcosa di matematica o latino Paola non aveva problemi a fornirmi la soluzione. Si era accorta anche lei che da quando era arrivato il professore supplente Antonini io ero cambiata. Me lo mangiavo con gli occhi, e lui per non dare adito alle ovvie voci mi trattava con garbata indifferenza. Mentre camminavamo lungo le statue di atleti dello Stadio minore, quello dei Marmi, sparsi in tre-quattro sottogruppi sorvegliati alla meglio dagli insegnanti Paola mi fece:
“Hai visto lo stadio dei marmi ? Non ti sta piacendo la gita ? Roma è una città bellissima…perché sei sempre così taciturna ?”
“Non sono taciturna, solo che non ho niente da dire. Lo stadio mi sta piacendo, stai tranquilla.”
“Ora quella di scienze ci starà provando…non lo molla un attimo. Mi fa tenerezza.”
“Provando con chi ?”
“Come con chi ? Col tuo ganzo ideale, quello che ti mangi con gli occhi a lezione d’italiano…”
“Uhm.”
“Cosa uhm ? Lo sai che da quando ti sei presa sta’ cotta non sei più tu!”
“Ma che dici ?”
“Dico che sei pallida ed apatica; ma dai veramente credi che si possa innamorare di te ?”
“…”
“Dai Greta, insomma, ne incontrerai di più belli; e poi è precario. Quanto credi che guadagni ? Non ha neppure la macchina.”
“Sai che mi frega se ha o no la macchina…uhm.”
“Guarda che chiede i passaggi ai nostri compagni col motorino; a quelli del quinto; rigorosamente maschi; una ragazza del quinto lo stava prendendo dietro con lo scooter 125 e ha rifiutato…”
“Uhm.”
“Signorina uhm, la sai una cosa ?”
“Cosa ?”
“Stanotte la rompipalle sembra che li abbia interrotti involontariamente,…che lui stava per cedere…ma poi niente. Il letto dell’hotel, quello in cui dormiva la Tommasiello è rimasto asciutto.”
“Che stai dicendo ?”
“Stanotte verso l’una, me l’ha raccontato imbarazzata Suor Theresa stamattina mentre tu dovevi ancora scendere a colazione…”
“Hai fatto colazione al tavolo con la rompipalle ?”
“Sì, e Antonini con Marco, l’autista guardone! Basta interrompere ! Insomma stai a sentire qui: li ha interrotti entrando in camera di lei per augurarle la buona notte, - pensa Greta -, quella di scienze stava in camicetta di seta bianca abbondantemente sbottonata, ma che ancora quasi per miracolo le teneva coperti i seni, erano seduti tutti e due sul lettone fianco a fianco e mentre lei si era stesa finalmente sul letto mostrandogli l’ombelico e un pochino i seni, nonché un po’ di pelo che doveva farle capolino da sopra le mutandine stranamente lente almeno un pochino, hai presente ?!…”
“Come no?! Adesso Suor Theresa ti fa anche la cronaca erotica con i particolari…”
“Beh, non proprio! Però stamattina ha fatto umilmente ammenda per averli interrotti; i particolari me li ha detti lei imbarazzata, a rate; a me ha detto che la Tommasiello le mutandine non le teneva troppo in posizione; ha usato queste parole precise; lo stava per sedurre che lui le stava toccando la coscia, ma poi è entrata Suor Theresa che vedendo la situazione è uscita subito…secondo me Antonini non la voleva evidentemente…”
“Si vede che gli piaccio io…uhm.”
“Illusa ! Lui non ci va con le studentesse…quanto alla professoressa gliel’ha piazzata davanti agli occhi con un’ombra di pelo sopra le mutandine con le giuste trasparenze, e lui niente più di un sorriso, ed una timida carezza sulla coscia esterna…secondo me è gay! E comunque non sono l’unica a pensarla così. A scuola da un paio di mesi è il segreto di Pulcinella.”
“Segreto cosa ?”
“Che sarebbe gay ! Ma dico resti sempre un po’ indietro quando parlo, che stiamo sul satellite ?”
“Non dire cazzate!”
“Oh, siamo gelose, vedo…ti perdono perché sei innamorata, Ma saresti da compatire. Fammi una foto qui, dai, tanto dopo ce ne facciamo una tutte e due !...”
Scattai la foto a Paola con la sua digitale, poi chiesto ad Albino, un nostro compagno, lo scatto mi misi in posa assieme a lei, ed intanto che sorridevamo le dicevo:
“Non è gay, non può essere! Non lo farebbero insegnare! ”
“Ah, grazie, basta così…vediamo come siamo venute ?...Vai pure Albi, ti raggiungiamo…”
“Dai, Greta, è solo un supplente!…e comunque sei poco informata sul tuo quasi ma non del tutto ganzo…è stato già indicato come gay al Preside, con una lettera anonima per diffamarlo qualche mese fa…quella di scienze - e questo quella scema della rompipalle non lo sapeva – voleva sedurlo, primo: per verificarlo di persona!... ”
“…e secondo ?...”
“E secondo per ridicolizzare quella lettera ed aiutarlo contro le malelingue della scuola; quella di scienze voleva essere sorpresa a fare sesso con lui ! Se no, perché credi che avrebbe lasciato la porta della camera dell’hotel socchiusa ?”
“Vuoi dire che ?...”
“Che la rompipalle non l’aveva capito ! Doveva piombare solo un po’ di minuti dopo! Sfasata. Quando si sperava lui avesse cominciato a limonarle le zinne o a baciarle la figa…”
“Dici che le mutandine non gliel’ha sfilate…”
“Le stava sfiorando timidamente la coscia nel momento in cui Suor Theresa entrava nella stanza della Tommasiello, che fai ? Dormi quando ti parlo ?”
“Basta ! Non voglio sapere altro, basta !”
“Ok, basta ! Ma come puoi pensare che possa volere te ?”
“No.”
“No, cosa?!”
“No, vedrai che non è così, che non è gay…”
“Contenta tu…”
Lasciai Paola, la mia compagna, per spostarmi più avanti nella passeggiata, molto vicino alla Tommasiello, ed al “mio Antonini”. Cercavo di tenermi parallela a loro due, sempre che Suor Theresa me lo consentisse; in realtà la nostra professoressa di religione cercava di proteggere sia Antonini dalle mie mire ormai divenute palesi, sia me da me stessa. All’improvviso mi venne un’idea: quella notte stessa avrei chiesto a Paola se mi lasciava sola un paio d’ore dopo la mezzanotte, poiché a quell’ora Suor Theresa avrebbe fatto il giro di ronda per assicurarsi che fossimo a dormire. Per farlo però doveva persuadere Roberta, la nostra altra compagna di stanza, ad allontanarsi con lei con una scusa. Non avevo alcunché contro Roberta, tuttavia neppure volevo metterla a parte delle mie vere intenzioni con il mio professorino. Entro certi limiti mi fidavo di Paola, ma certo non totalmente, com’è naturale…comprai un set di cartoline da scrivere alle amiche ed ai parenti; su una di esse scrissi delle laconiche parole per il professore, poche righe, perché andassero dritte al bersaglio:
“h 0,30 vengo io nella tua stanza. Lascia la porta aperta e vai ! Quando tornerai mi farò trovare io. Soli, io e Te ! TVTB. Ti penso, mi tocco, e mi bagno lì sotto quando fai lezione. Prendimi ! Prendimi ! Prendimi !”
E disegnai un cuore che sorrideva a mo’ di smile. Non misi la firma, anche perché la cartolina gliel’avrei fatta avere in mano di persona. Sopra questa (falsa) cartolina ne misi un’altra totalmente bianca, e davanti a tutte e due una “cartolina civetta” realmente destinata al bidello del nostro corridoio; quest’ultima cartolina l’avrei fatta firmare a tutti, e con tutti intendo dire proprio ognuno di noi, studenti e professori d’accompagnamento. Tutto quello che dovevo fare era tenere saldamente in mano il gruppetto di cinque o sei cartoline che faceva spessore, poi quando avessi cercato oltre a quelle della Tommasiello e di Suor Theresa, la firma di Antonini, come fossero state carte da gioco di prestigio, gli avrei scoperto la terza cartolina, quella col messaggio per lui. Con le carte piacentine ero brava con questi giochetti di prestigio. Il trucco era semplice e prevedeva che io stessa, se ce ne fossero state le condizioni, mentre lui leggeva il mio messaggio, contavo di sfiorargli il cazzo con una delle mie mani per qualche istante. Più chiaro di così…
Per dissimulare ogni sospetto offrii qualche cartolina anche a Paola che non ne aveva acquistate, forse per stretta economia, o forse perché non amava spedirle; bisogna pur sempre comprare i bolli, no ?! La scrittura richiese un quarto d’ora circa; approfittai della pausa che avevamo fatto camminando fino al Ministero degli Esteri e ammirato la statua dello scultore vattelapesca, insomma quella del mondo coi rettangoli, tutta di metallo…la cartolina civetta era pronta, il cuore aveva preso a battermi un po’ più veloce, adesso dovevo provare sul campo la mia idea. Una quindicina di noi doveva apporre il proprio autografo e lasciare abbastanza spazio per la firma dei nostri tre docenti. La stavo tirando per le lunghe; la Tommasiello ed Antonini erano seduti l’uno accanto all’altra; poiché ero decisa a toccare il cazzo ad Antonini mi serviva che quella di scienze si allontanasse almeno cinque o sei secondi: il tempo di far valutare “col dovuto tatto” al mio ganzo la mia proposta…ottenuta la firma dei miei due ultimi compagni mi portai verso la Tommasiello e le chiesi la firma. La ottenni senza problemi, poi chiesi deliberatamente alla professoressa di valutare ed esprimere un giudizio su tre cartoline che avevo messo nel gruppo; e mentre Antonini mi metteva la sua firma, e la Tommasiello guardava alle tre di cui le avevo chiesto, sfiorai il cazzo del mio professore con la mano destra; gli “presi il pacco” a mano piena (la destra) e nonostante i pantaloni, il materiale c’era,- oh se c’era ! - e sentivo con i polpastrelli che era abbondante; il tessuto era di cotone non spesso, e se avessi potuto continuare avrei sentito pulsare ed indurire quel pacco di carne giovane; invece la cosa non durò che due secondi (che per l’angoscia di essere sgamata mi parvero un’eternità) dato che la Tommasiello avrebbe rivolto lo sguardo verso di me; mi erano rimasti pochi istanti: scoprii parzialmente la cartolina col messaggio per lui. La lettura avrebbe richiesto non più di altri due secondi. Non era possibile che non riuscisse a leggerlo; ma naturalmente tra leggerlo e recepirlo c’era un mare di possibilità…non esclusa quella che mi sputtanasse sul momento…no. A quanto pare lo lesse, e non manifestò alcuna reazione, come non aveva reagito quando gli ho sfiorato il pacco che io immaginavo generoso una volta che fosse dritto per me. Anche Antonini mise la sua firma. Ritirai le cartoline da entrambi dopo aver ascoltato il parere dell’ignara Tommasiello, e tornai verso la mia amica Paola. Ora dovevo ottenere la sua collaborazione, almeno per questa sola notte. Mi allontanai un attimo con Paola che stava parlando, tenendolo a certa distanza, con Albino che per la nostra richiesta della foto si era illuso che potesse “approfondire” una certa relazione con una di noi, o con entrambe. Albino era un soggetto, ed era uno spasso giocarcelo a ping pong con Paola. Si sarebbe buttato con la prima di noi che gli avesse dato spago. Un tipo troppo fesso, troppo educatino, di quelli che ti chiede permesso pure per calpestarti l’ombra; se era uomo o ci toccava una zinna almeno, o ci metteva una mano tra le cosce; e noi pur gradendo la presa avremmo fatto finta di arrabbiarci; da Albino però niente di tutto questo. Dai coetanei prepotenti subiva sperando di conservare la loro simpatia: complessivamente un coglione, un perdente, uno che se gliela dai lo va a dire alla mamma; fra cinque o sette anni forse diventerà un responsabile studente universitario, ma adesso che legga i porni che porta in gita Fabrizio, uno dei nostri compagni che lo trattavano meglio…povero Albi gli toccherà alle seghe; né io né Paola siamo disposte a fargliene una, nemmeno per il compleanno…feci cenno a Paola che mi venisse incontro e Paola “staccandosi” dallo speranzoso Albino mi si avvicinò ridendo di complicità:
“Stasera, dopo che Suor Theresa finisce il giro, potresti coprirmi un paio d’ore ?”
“Che dovrei fare ?”
“Tenere impegnata la rompipalle dopo mezzanotte e mezza.”
“In che modo ?”
“Fatti riprendere da Suor Theresa, magari fai qualcosa con lo scemozzo, e chiedi alla rompipalle se ti suggerisce come non far soffrire Albino. Le dici che ci prova con te, ma che non sei interessata…”
“Con Albino ?”
“E con chi allora?! È l’unico che ti viene dietro da quando siamo partiti.”
“Con Albino eh ?!...Guarda che ho capito cosa ti serve! Ma sei proprio fuori ! Non è Suor Theresa quella che devi distrarre! È della Tommasiello che ti devi liberare ! Quella il cazzo del tuo professorino è decisa a farglielo cacciare ed a cavalcarselo, gay o non gay ! Magari è bisex !”
“Non ti va ?”
“Non è che non mi va ! Non voglio illudere quel coglionazzo. E poi rifletti ! Se la Tommasiello riesce a farcisi – supponiamolo pure- una scopata, non pensi che ci dormirà accanto nuda ed abbracciata a lui ? Mica puoi entrare nella loro stanza mentre riposano, e presentarti a lui nuda come una fantasmina di passaggio…”
Flash ! - Nella mia mente per un brevissimo istante vidi tutto con estrema chiarezza…il saltino cosmico durò un secondo o molto meno, per cui tradussi l’idea nella lingua del mondo reale, quello di tutti i giorni. Paola con la sua ironia mi aveva dato involontariamente un’idea mentre parlava di getto, per cui le precisai:
“Fantasmina ?...Ehi, dici, una fata ninfetta con la maglietta aderente senza le mutandine ?”
“Non pensare ad alta voce Greta! Che se ti sente Albi prima va a farsi una sega, poi lo dice alla mamma…”
“Però…Albi, la sega certo, uhm, uhm, sì, sì…devi aiutarmi! Sei amica mia!”
“Ehi, dico, che ti sta venendo in mente?”
“Se tu distraessi la Tommasiello e la rompipalle una mezz’oretta, io potrei andare a trovare Antonini in camera sua, e restarci da sola, no?! Per come mi voglio che mi veda, tutto farà meno mandarmi via,…ho già la topina che mi si scalda al pensiero…!”
“Sei matta Greta! Te lo vuoi proprio fare il tuo professorino…i porni di Fabrizio al tuo confronto sono barzellette per l’asilo…ma al mare l’estate ti metti i ghiaccioli in fica, e poi ti sfoghi a scuola ?!”
“Al mare !...tutti imbecilletti figli di papà ! Scooter, moto di media cilindrata, e pacchetto di sigarette per fare i grandi; semplicemente penosi. Se sperano che gli rendo l’estate indimenticabile stanno freschi ! Povero Albi! In vacanza sarà uno di loro sicuramente.”
“Già Albi…e magari dovrei fare qualcosina con Albi, no?! Ehi, bella! Quello mi si dichiara,…e io con le buonissime gli sto facendo capire che con me non c’è niente da fare !”
“Già con te !...Senti Paola, ma te…”
“Ma io sto tenendo in sospeso un ganzo mica male; sta facendo il concorso per la Polizia di Stato, se lo prendono, quasi quasi, gliela do…poi mamma o capisce o lo vada a prendere là!”
“Ho capito, si tratta di Dago, vero?!”
“Sì, Dagoberto…non mi dispiace mica sai…”
“E ci sei mai rimasta sola ?!”
“No, anche se è figlio di amici di famiglia di mamma, e mi viene a prendere per la Messa, mamma acconsente, ma mi si tiene stretta, ha quattro anni più di me…”
“Ma se è un bravo ragazzo…”
“Forse, ma in Polizia lo devono ancora prendere…”
“Ma ti tocchi pensando a lui ?”
“Se me la sgrilletto bene ?”
“No, ma che vai a pensare! Così, sai, volevo sapere se ce l’avevi sbrodolina…”
E feci il segno con le dita mascherandolo con l’altra mano davanti ad esse; chissà se Suor Theresa mi stava vedendo; le mie pulsioni le conosceva, mica no! Paola mi disse volentieri mentre mangiavamo il nostro panino parlando a bassa voce, pena il turbamento e l’eiaculazione precoce di Albi (che non ci toglieva gli occhi di dosso) ad una prudente decina di metri da noi.
“Quando sono sola mi stringo una zinna che mi faccio quasi male, e con l’altra mano me la massaggio forte! Ci metto poco a venire, ma ancora non so se darla, né se dargliela a Dagoberto dico, mica Albi!...Oddio sta venendo qui !”
“Beh, se lo nomini…”
Albino venne da noi, si fermò a mezzo metro e ci disse:
“Volete che vi vada a prendere una coca cola ragazze ?!”
Ci guardammo l’una con l’altra senza sapere cosa scegliere; per la verità io l’avrei gradita, ma non volevo che Albi fosse troppo servile con noi due. Mi limitai a chiedergli, se proprio voleva fare qualcosa per me, di andarmi a riempire la bottiglia d’acqua da mezzo litro alla fontana; la coca cola la rifiutai, mentre Paola (sempre tirata con le spese) decise di approfittarne:
“Una coca per me grazie.”
Paola (faccia tosta) non gli diede il denaro necessario, e purtroppo mise in imbarazzo anche me, poiché Albi ci disse festoso e servile (la cosa che odiavo di più):
“Allora un’acqua ed una coca ! Volo. Aspettatemi, non muovetevi, arrivo.”
“Albi, io volevo che la riempissi alla…macché ! È andato a razzo.”
Paola fece la “filosofa”:
“Tira più un pelo di femmina che…”
Completai io la frase:
“…cento carri di buoi ! E qui le femmine sono due! Figuriamoci.”
Mentre sorridevo ironica a Paola Albi era tornato con le bevande sperando in un nostro ringraziamento materiale. Forse gli sarebbe bastato un bacio sulla guancia, ma conoscendolo decisi di limitarmi ad un grazie con sorriso. Naturalmente prese una coca pure per lui, ed essendo noi in debito con lui, non avemmo niente in contrario che restasse a far conversazione con noi. Speravo però che non si “appiccicasse”…Paola prese la parola per pilotare una conversazione di circostanza con Albi che non sapeva di cosa parlare; era un po’ bloccato in verità; certo speravo che Paola non lo provocasse con uno dei suoi argomenti ammazzamosche: gli aerei. Non so cosa sapesse della vita, ma degli aerei sapeva tutto; li distingueva anche in lontananza senza la foschia…manco a dirlo Paola:
“Ti abbiamo visto stamattina al giornalaio…anche Suor Theresa ha voluto controllare, che ti stavi a comprà ? Era un pornazzo vero ?!”
Quella piccola stronza di Paola lo sapeva che non era un normalissimo giornale pornografico (quelli in classe ed in gita li portava Fabrizio per fare a gara a chi viene più tardi con il “gettito” con Davide, James, o Francesco nella loro stanza…), bensì qualcosa di peggio; Albi era uno “psichiatrico”: acquistava riviste di aerei militari un po’ dovunque, disegnava aerei un po’ dovunque, -anche sui libri di testo! - e Antonini a lezione accorgendosene una volta dapprima finse di spaventarsi (aveva disegnato un cacciabombardiere con il fungo atomico sullo sfondo), poi si fece una risata, e proseguì la spiegazione della lezione restituendogli il libro “imbrattato”. Che soggetto ! Ma Paola, che è una campionessa di non farsi i cazzetti suoi, lo apostrofò dolcemente:
“Allora?! Che giornale era ?! Suor Theresa se l’è spizzata bene prima di restituirtela…”
“Era una copia di Rivista Tecnologica Armamenti, quella di questo mese !”
“E che roba è ?”
“Una rivista molto competente che tratta di forze armate, problematiche militari, ingegneria dei mezzi militari…”
“Ma la legge tuo padre a casa ?”
“No, lui è un militare, ma la odia ! La devo acquistare di nascosto da lui…”
“Perché ?”
“Perché per lui la divisa è e deve essere solo lo stipendio tutti i mesi e basta. Lui le Frecce Tricolori le odia…io invece per l’aeronautica militare ci vado matto…”
“E perché non fai il concorso ? Magari si ricrede pure tuo padre…”
Fanculo a Paola; stava giocando alla psicologa privata; così non ce lo toglievamo davanti più. Albino fece una pausa poi disse:
“Mah, lui mi ha detto che se voglio entrare nell’Esercito, e fare il sottufficiale come lui mi può aiutare, ma se voglio fare l’ufficiale in aviazione devo fare da solo. Non può fare niente…”
“E tu perché non fai il concorso per pilota ?”
“Perché segano parecchio alle selezioni…ad esempio non vogliono più di quattro carie curate ai denti, se no scartano…io dal dentista ci devo andare spesso…”
“E perché ?!”
“Non saprei, ma vale solo per i piloti ! Ai navigatori non glielo chiedono!”
“E navigatore non ti piace ?!”
“Beh, no. Preferirei pilotare…però non so, dicono che alcuni problemi di matematica li devi risolvere in venti minuti…a noi la prof ci da tre ore, che la terza se la presta dalla Perrinoni…”
“E va bene, ma se non tenti, come fai a saperlo ?”
Albino non aveva carattere, si arrendeva prima ancora di tentare. Ad uno così gliela può dare solo una disperata chiattona con gli occhiali a fondo di bicchiere…Paola, da falsa ruffiana, gli disse:
“Beh, peccato ! A pilotare uno di quei caccia Torpedo che disegni te, ti ci vedevo, sai…”
“Tornado ! Non si chiamano Torpedo…Tornado, come il vento…”
Paola fece il gesto con le braccia:
“Sì, insomma quelli con le ali che si chiudono in volo, i supersonici, l’ho visti allo spot in tv…”
“Beh supersonici solo a undicimila metri, a quota cima d’alberi, transonici al massimo…”
“Come ? Non sono supersonici ?”
Albi si avventurò in una rapida spiegazione gesticolando con Paola:
“Ci sono tre segmenti: sotto i 1193 km orari subsonico, subito dopo alto-subsonico, però immediatamente dopo siamo nel transonico; aumentando arriviamo finalmente nel supersonico; in numeri di mach rispettivamente zero punto otto, zero punto novantacinque fino a uno; uno; uno virgola qualcosa è già supersonico…”
“Insomma mach due, no ?!”
Paola era una profana di fisica del volo; Albi faceva (va bene, era appassionato…) giustamente il competentone:
“No, per il mach due pari a 2400 km orari e rotti devi stare a undicimila metri dove l’aria è meno densa e la velocità del suono scende a 1015 km orari…”
“Ma stò mach che dici non è la velocità del suono ?”
“No, è un numero puro, adimensionale, dato dalla velocità del velivolo divisa per quella del suono a quella data quota…”
“Ma il Tornado con le ali che si chiudono è il più veloce del mondo ?”
“No, il più veloce del mondo a quota zero è un F-104 modificato da un corridore aereo americano Daryl Greenmayer, il Red Baron con una media di 1337,25 km orari…su circuito chiuso di mille km…”
Ma Paola, - pensai- come lo spegni il fuoco ? Aggiungendo benzina, vero ?! M’intromisi io prima che la conversazione diventasse involuta. Quando Albi prende il volo chi lo fermava ?! A me dei Phantom, dei Tornado, degli AMX non me ne può fregà de meno come dicono a Roma; anche se non vorrei che il mio paese, l’Italia, resti senza esercito…
“Albino mi sa che stavolta Suor Theresa gli telefona ai tuoi…”
“Perché Greta ?”
“Davide le ha dato la rivista tua, se la sta a leggere preoccupata…non vedi che faccia sta facendo?”
“Bah, mica è un porno…aspetta un po’ che si starà a leggere? Aspetta, aspetta…”
“Cosa ? Albi, ma come fai a capirlo da qui che legge ?”
“L’ho letta la rivista, adesso, ecco, ecco vediamo un po’…”
Albi aguzzò la vista un po’ meglio verso Suor Theresa.
Paola chiese curiosa:
“Sta leggendo della guerra in Afghanistan ? Suor Theresa è una pacifista, non perde nemmeno una marcia ad Assisi…”
“No, no, ah, posso stare tranquillo; si sta leggendo l’articolo sulla Bundeswehr del XXI secolo…i tagli della Merkel alla difesa…l’esercito tedesco che toglie dalla linea i Leopard 2…”
“Che aerei sono ?”
“Non sono aerei. Sono carri armati, carri modernissimi, meglio degli Abrams americani che col motore a turbina aeronautica che lavora a giri costanti…”
A rieccolo che parte ! Dovevo fermarlo prima che si scatenasse di nuovo.
“Mò t’intendi pure di carri armati ?”
“No, però leggo la rivista, me la leggo tutta.”
“Ma se l’hai comprata stamattina!”
“Me la sono letta al foro romano…e sul lungotevere in pullman…”
Male – pensai-, se non peggio! In fondo lo sapeva anche Suor Theresa che coi porno in volo ci va l’uccello, mica te, pilota militare mancato in anticipo ! Ma quella rivista di armi sembrava che la preoccupasse più di un porno…
“Albi ! Sarai mica un guerrafondaio ? Guarda Suor Theresa, poveretta! Si sta spaventando. In gita non ti puoi comprare un giornale porno, come tutte le persone normali ?!”
“Mah, non so, la guerra tecnologica non mi fa mica schifo.”
Paola cominciò a provocarlo gratuitamente:
“Ma ti si drizza col Tornado ? O con una bella figa, magari un tipino miss pomodoro, biondissima…”
“Ah Paola, ma glielo chiedi pure ?!”
Albi a suo agio sorseggiando la coca-cola con noi due stranamente rispose con disinvoltura:
“Mi piace anche col pelo, mica sono fissato con la vulva glabra!”
Paola lo stuzzicava:
“Bionda o mora ?”
“Non ci ho mai pensato…”
“Roscia ?”
“Ma che ne so ?! Basta che sia topa…”
“Ma lo sai che i maschietti italiani, ci ha detto il bidello per prendere per il culo Fabrizio che è pieno di porni, si voltano a guardare la biondazza, ma si eccitano con la mora quando guardano il film porno sul letto a casa loro…”
“Beh, io, insomma, che ne so ? La prossima volta che guardo un film hard vedrò un po’…”
Paola lo stava sfottendo uscendo un po’ dal seminato:
“Sì, stasera tardi, in stanza, se Fabrizio ha portato i dvd ed Andrea il portatile…non prendetevelo troppo in mano tra di voi! Mi raccomando Albi, che a infrociare ci vuole poco ! S’inizia scherzando e poi puntini puntini.”
Paola faceva la falsa materna; io con la dovuta ironia feci capire ad Albino quanto poco lo stimassi sotto il profilo sessuale.
“Senti, senti…hai visto Albino…mi piace anche col pelo, mica sono fissato con la vulva glabra…basta che sia topa…sei proprio un filosofo! Se non ci fossi dovrebbero inventarti.”
“Beh, cosa credevi che m’intendessi solo di aerei ?”
“No, no. Vedo, vedo che te ne intendi…senti vai da Suor Theresa e tranquillizzala! Dille che sei solo un contemplativo della guerra: non sei tu il fuhrer redivivo del IV Reich…”
Albi capì, e raggiunse i compagni che aspettavano il verdetto di Suor Theresa sulla rivista del nostro compagno “soggetto”. La professoressa di religione continuò a dare una scorsa alla rivista senza curarsi troppo dell’orgoglioso Albi, poi trascorsi un paio di minuti, gliela restituì senza una parola in una smorfia di garbata perplessità. Io intanto stavo rimuginando qualcosa ed ogni tanto volgevo lo sguardo verso Antonini che da parte sua ostentatamente m’ignorava. Tuttavia un minimo di speranza ed esaltazione mi pervadeva, e mi faceva sentire che la circolazione sanguigna della vulva stava aumentando al solo pensiero che non mi avesse ancora sputtanata con la Tommasiello. Molto probabilmente stasera fino a tardi nelle stanze o di Andrea (col portatile) e Federico e Davide o in quella di Fabrizio (che deteneva nonostante il VM18 certi dvd), James e Francesco si sarebbe svolta una proiezione di qualche dvd pornografico benché la maggiore età non fosse tra le caratteristiche della nostra classe in gita nella Capitale d’Italia. Se proprio Paola non mi voleva aiutare distraendo le docenti con un tafferuglio pilotato con il povero Albi, c’era un’alternativa: indirizzare con una soffiata al momento opportuno la Tommasiello e Suor Theresa verso la proiezione porno…dopo un paio di secondi scartai l’idea; le docenti donna potevano benissimo incaricare l’uomo Antonini di redarguire i maschietti devianti. Il punto fisso, scartate queste eventualità, era che per mezzanotte e mezza andavo io da lui, oppure, -perché no ?! - in campo neutro come in una toilette del corridoio…eh no! Che diamine ! Paola mi doveva aiutare con un’azione diversiva. Finimmo di mangiare ed il pullman ci portò dal Villaggio Olimpico-Ministero degli Esteri fino a Villa Borghese, nei cui prati ci stendemmo al sole di Roma a rilassarci qualche oretta dopo il pranzo al sacco. Io e Paola chiamammo Roberta, Chiara, Luisa, Marianna, e Silvana e le mettemmo a parte di un nostro inesistente piano: andare a rovinare stasera tardi ai maschietti la proiezione hard con i dvd di Fabrizio ed il portatile di Andrea. Fare un po’ di casino femminile, tale da indurre la Tommasiello e Suor Theresa a richiamarci all’ordine. Nemmeno noi ragazze eravamo senza peccato: Marianna, dopo la separazione dei genitori liberi professionisti non troppo affermati sotto il profilo economico, aveva preso a frequentare certi centri sociali di un determinato partito che però non aveva niente da invidiare quanto a licenze e peccati ai centri sociali del partito avversario: in due parole Marianna aveva una certa pratica con gli spinelli, e gli allucinogeni sotto forma di certe decalcomanie da leccare…non potevo escludere che anche lei non avesse tentato di organizzare una serata all’insegna del peccato. Io lanciai l’idea di fare casino piombando dai ragazzi verso le 23,45 e lì con la scusa di guardare il dvd hard con loro cominciare a sfotterli, attaccarli, respingerli, alzando progressivamente il livello del casino litigando fino a provocare l’intervento delle professoresse. Contavo sul fatto che dei rumori femminili avrebbero avuto una repressione femminile. A me bastavano 30-45 minuti da passare con Antonini in attesa di sedurlo. Io avevo già stabilito il mio s-vestitino in luogo del pigiama: maglietta intima aderente, e niente mutandine. Tranne Silvana, una tizia troppo educatina e dimessa, l’accordo tra di noi era fatto. Al momento opportuno sarei sgusciata verso il mio ganzo, ed il suo pacco che pregustavo facendomi gonfiare il mio non grande seno per l’autoesaltazione erotica; la verità nuda e cruda era che non vedevo l’ora di prenderlo in mano, e di saggiarne la durezza. Nella mia mente, una volta che glielo avessi “preso” avrei lasciato fare ai miei pruriti, ai miei istinti di femmina, ed ai miei soli sensi. Un pompino non lo avevo mai fatto in vita mia, e l’dea se fossi riuscita a prenderglielo in bocca e per quanto tempo m’intrigava ! Queste cose però a Paola non le avrei mai confidate. Che ci fossi riuscita, o che avessi fallito, avrebbe riguardato solo me. Avrei trovato futile avvicinare ora nella pausa-sole il mio Antonini. Ero convinta che avrei avuto più possibilità con il fatto compiuto; in fondo la sorpresa è metà battaglia, se non ricordo male le gesta di Annibale contro i romani. Trascorsi la seconda metà del pomeriggio facendo proselitismo con le mie compagne per “rovinare” la nottata porno al quel malefico e male assortito duo di Fabrizio ed Andrea che attraevano automaticamente gli altri. Il mio messaggio ad Antonini ormai lo avevo recapitato, e per non indurre preoccupazione in Suor Theresa che poteva essere stata edotta dallo stesso professorino della mia attrazione per lui, evitai d’incrociarlo durante il nostro cammino collettivo che ci fece discendere dal Pincio a Piazza del Popolo dove ci facemmo una grande foto di gruppo tutti quanti grazie a due turisti che accettarono di scattarci la foto con le nostre fotocamere. Cercai di socializzare più del solito con le mie compagne, e – manco a dirlo !- cercai di mantenere qualche metro con quel rompiscatole di Albino. Me lo ritrovavo quasi sempre dietro che cercava nuovamente di riallacciare una nuova conversazione, ma mi limitavo a rispondere per monosillabi, quando addirittura fingevo di non aver sentito; Albi doveva capirlo che con me cascava male, mica era uno stupido; ed in genere non si approfittava; la gita a Roma però non sarebbe certo stato l’indimenticabile viaggio durante il quale lui sperava di nientemeno che di mettersi con me. Le attenzioni di Albino mi costringevano o a camminare più veloce di lui (più o meno mi raggiungeva quasi sempre) o a restare taciturna. Paola si era andata ad informarsi da Francesco sul programma “maschile” della nottata. Per tutta Via del Corso avevo Albino di fianco ed evitavo di guardarlo, o alle calcagna, e naturalmente evitavo di ascoltarlo senza voltarmi quando cercava di parlarmi. Arrivati in via del Tritone trovammo il nostro pullman guidato dall’autista Marco a raccoglierci per portarci all’albergo per le 18,30. Un’ora e mezzo di tempo per metterci a posto e scendere per la cena. Non appena rientrammo in camera nostra dissi a Paola che avevo voglia di fare una doccia. Lei l’aveva già fatta stamattina per cui optò per una rinfrescata rapida che avrebbe fatto dopo di me. Rovistai nella mia valigia e ne estrassi una maglietta bianca intima aderente e le mutandine pulite (che però avrei tolto prima di andare da Antonini). Mi chiusi in bagno e urinai, quindi m’infilai nel quadrato della doccia, e aprii l’acqua regolando la manopola su caldo tiepido. Completamente nuda attesi degli istanti che l’acqua filiforme scendesse sul mio corpo adolescente. L’acqua arrivò scendendo abbonante sulla mia testa ancora freddina ma non cercai di scostarmi; ero convinta che sarebbe presto scelta quella caldo tiepida. Un rivolo di acqua lambiva i miei seni acerbi per poi scendere lungo il ventre ed il pube. Ecco finalmente quella calda tiepida lambire tutto il mio corpo. Afferrai il bagnoschiuma rinfrescante e me lo spalmai su tutto il corpo: il mio seno, la mia pancia, e non ultima la mia piccola vulva già discretamente pelosa. Con la spugnetta che mi ero portata iniziai a frizionare e carezzare il mio corpo. Entro tre-quattro minuti sarei stata ricoperta della schiuma. Mentre l’acqua scendeva lungo la faccia e la pancia lavando via la schiuma ne approfittai per passare la spugnetta sulle scapole e sulla mia schiena. Poi attratta dalla sensazione di freschezza del doccia schiuma ne aggiunsi una certa quantità sulla spugnetta che delicatamente passai su tutta la vulva avendo cura di auto carezzarmi lo spacco e lavare l’ingresso della vagina. Provavo piacere a sentirmi la clitoride solleticata dalla spugnetta schiumosa che passavo su tutta la vulva delicatamente. Passai la spugna più volte lungo lo spacco immaginando che tra qualche ora lì avrebbe saltellato la lingua del “mio professorino”. Dopo un paio di minuti di carezze alla vulva ben schiumata, mi lavai inguine, ano, ed interno cosce. Poi aggiungendo altro bagnoschiuma mi lavai bene cosce e gambe con una certa metodicità. Poi mi ricordai di risalire lungo i fianchi e lavai anche le ascelle. Ripassando mentalmente avevo passato la schiuma su tutto il mio corpo; ora restava soltanto da sciacquarmi senza sprecare altra acqua; altrimenti la mia compagna di stanza avrebbe trovato solo acqua fredda non conoscendo il tempo di ricarica dello scaldino. In tutto avrò trascorso nel quadrato doccia dieci minuti; quindi uscitane rapidamente afferrai l’asciugamano pulito, e lo passai su tutto il mio corpo bagnato e fresco. Mentre l’asciugamano avvolto intorno a me con l’annodamento al petto mi scaldava asciugandomi presi l’altro più piccolo e lo usai per asciugarmi i capelli per poi iniziare a pettinarmeli. Dopo cinque minuti con la spazzola mi tolsi l’asciugamano che mi copriva dal petto alle ginocchia e mi ritrovai completamente nuda. I peli pubici erano tutti spettinati per cui diedi una pettinata anche a questi ultimi. Mi compiacqui di un rapido sguardo dall’alto alla mia patonzetta fresca e vaporosa di pulito, quindi indossai le mutandine ed a seguire la maglietta contenta che le mie zinnette stessero su da sole. Di nuovo in camera andai verso la valigia e scelsi il vestito per la cena. Anche Paola entrò in bagno per le sue necessità, per cui mi preparai ad aspettarla per un tempo più o meno pari al mio. Approfittai del momento per chiamare casa col cellulare. Tre quarti d’ora dopo eravamo scesi dabbasso quasi tutti pronti per cenare. Tra me e Paola c’era un posto libero e Albi doveva ancora scendere; col cavolo che me lo sarei sciroppato un’altra volta! Dissi a Silvana:
“Silvana !”
“Sì ?”
“Siederesti qui tra di noi ? Se no qui ci si piazza Albi…”
“Ma veramente io…”
“Dai vieni qui, mettiti qui!”
“…”

- Continua-
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 5.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Quella nostra gita a Roma...1a parte:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni