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Prime Esperienze

VOLEVA ESSERE UNA VERA TROIA.


di RedTales
26.03.2015    |    21.917    |    4 9.5
"Anche la corta maglietta rossa avvolge il suo petto..."
Luigi aveva da poco passato la ventina e sentiva una gran voglia di sesso. Nei suoi sogni si immaginava di essere una regina, al centro dell'attenzione, che tutti guardavano, toccavano e... si scopavano. Sognava di essere una troia, ma di quelle con la T maiuscola. Fino ad ora le sue esperienze si erano limitate a veloci rapporti con sconosciuti contattati tramite annunci. Questa volta aveva voluto andare oltre, rispondendo ad un'inserzione di un certo Giorgio che cercava una grande vacca, senza inibizioni e pronta per essere usata a suo piacere. Dopo qualche contatto telefonico avevano deciso di trovarsi, a casa di Giorgio.
Appena lo vide, rimase sorpreso dall'età del ragazzo che si trovava davanti e, per sicurezza, gli ripeté tutte le domande che aveva già posto, proprio per essere sicuro che volesse fare quanto promesso. Parlarono un po', quindi, rassicurato dalla totale disponibilità, cominciò a spogliarlo per poi palparlo. Ovviamente lo leccò pure e gli schiaffò anche un palmo di lingua in bocca. Commentò ironicamente le ridotte dimensioni del suo pene e cominciò ad usare un linguaggio particolarmente volgare ed offensivo. Era entrato nella parte...
Si fece togliere i vestiti e leccare dappertutto.
Luigi obbediva docilmente ad ogni richiesta.
“Scusa, posso andare in bagno?”
“In bagno? Adesso vuoi andare in bagno?”
“Si”
“Vieni”.
Gli indica la stanza. Luigi si ferma davanti alla tazza e comincia a pisciare con Giorgio che lo guarda, prima dalla porta, poi si avvicina e gli si mette a fianco.
“Finito?”
“Si”.
“Adesso devo pisciare anch'io”
Luigi fa per spostarsi ma Giorgio lo afferra per il collo e lo spinge dentro la doccia.
“Siediti. Apri bene la bocca”.
Capisce, vuole alzarsi, ma un forte ceffone lo fa ritornare seduto. Ha la guancia arrossata.
“Dai, no, questo no”.
“Ma che cazzo, continui con ste stronzate! Ma che cazzo di troia vuoi essere se ogni cosa è no! No a questo, no a quest'altro. Ma che minchia sei venuta a fare, stronza. Non potevi andare dal solito e dar via il culo? Contento lui, contento tu! Ma hai capito che cazzo scrivi negli annunci? Ma pensi che siamo tutti coglioni? Pensi di prendermi per il culo come vuoi?” e sferra un altro sberlone che ribalta Luigi sul piatto della doccia.
Ed è in quella posizione che si sente arrivare addosso un fiotto di liquido caldo. Giorgio gli sta pisciando addosso.
“Dai...”
“Fottiti. Se non ti va, te l'ho già detto, di la ci sono i tuoi vestiti, prendili e vattene. Se resti giochiamo a modo mio”.
Luigi è stravolto. Si aspettava il tutto molto più soft. Vorrebbe andar via ma qualcosa, dentro di lui, cerca di fermarlo. Per la prima volta quel peloso omone gli fa vivere davvero tutti i più porchi sogni che ha fatto.
Tirando su con il naso si rimette seduto e apre la bocca.
Non c'è più alcuna goccia che Giorgio può dargli ma improvvisamente gli sputa della saliva dentro.
Non se l'aspettava e cerca di alzarsi di nuovo, ma si fa forza e resta li.
“Cominci a comportarti bene” è tutto quello che l'uomo dice, poi lo afferra per i capelli e, tirandolo su, lo riporta sul letto. O meglio, lo getta.
Apre un cassetto e prende qualcosa. Luigi non vede bene perché è a pancia in giù. Lo capisce subito. E' la crema che gli viene spalmata subito sul culo. Frettolosamente, in gran quantità, poi il peso dell'uomo quasi lo schiaccia.
Gli si è sdraiato sopra. Con le mani indirizza la cappella sul buco e, questa volta, senza tanti indugi, anche per la copiosa quantità di lubrificante, questa sprofonda all'interno.
Luigi grida davvero per il dolore appena quel grosso bastone, dopo aver incontrato un po' di resistenza, si infila dentro e arriva fino in fondo.
“E ci voleva tanto?”
Luigi non risponde. Ansima e si lamenta.
Incurante di lui, incomincia a scoparselo per bene.
“Ecco, così si scopa una troia. Ti piace, porca?”
Solo gemiti. A Luigi piace, soprattutto per come viene schiacciato e per come si sta strofinando il suo pisello sopra il lenzuolo mentre viene penetrato.
Quel movimento va avanti per un bel po'. Quando finisce il cazzo esce, lasciando un buco ben aperto, che si richiude solo dopo alcuni lunghi istanti, sufficienti a Giorgio per sputargli dentro.
L'uomo si alza mentre il ragazzo rimane, sfiancato, steso sul letto.
Il culo gli brucia.
“Muoviti! Brutta porca, che cazzo fai ancora li?”
Nessuna risposta.
Giorgio lo prende per un braccio e lo tira su.
“Dai, vestiti, ti porto a conoscere degli amici”
“No, voglio andare via”
“E che cazzo, ancora con ste minchiate. Ma ora mi stai sul serio a rompere i coglioni”.
Giorgio esce dalla stanza, mentre lui rimane raggomitolato sul letto.
Ritorna poco dopo con dei vestiti.
“Ti dovrebbero andare”
Gli getta addosso delle calze, una gonna e una maglietta.
“Dai mettiteli che usciamo”.
Luigi lo guarda sconvolto.
Mi vuole vestire da donna, pensa. Ma cosa vuole ancora da me!
“Senti, rompicazzo, adesso le cose sono due. O raccatti i tuoi vestiti e te ne vai una volta per tutte o ti metti questa roba. E non farmi perdere la pazienza, cazzo, che ho già i coglioni girati. Tutta sta scena per una scopata! Ma chi cazzo credi di essere, la principessa del pisello? Mi hai capito?”
Luigi pulendosi il naso sul braccio comincia ad infilarsi le calze a rete autoreggenti nere. Sono giuste per le sue gambe.
“Dai, adesso la gonna”
Si mette anche la minigonna, sempre nera, molto corta.
“E che cazzo, devo dirti tutto?” lo sprona Giorgio.
Anche la corta maglietta rossa avvolge il suo petto.
“E che cazzo! Potevi dirmi che mancano le scarpe. Devo pensare a tutto io?”
Ritorna dopo poco con un paio di scarpette nere con tacco a spillo non troppo esagerato.
“E' un quarantuno, se è largo ci mettiamo il cotone davanti. Se è stretto ti abitui”.
Le scarpe vanno.
“Vieni a vederti, zoccola”
Lo porta davanti ad uno specchio.
Si, sembro proprio una troia, vestito così, pensa Luigi. Si accorge che la gonna, pur essendo cortissima, ha anche uno spacchetto laterale che fa vedere la coscia dove finiscono le calze e fa capire che non indossa slip.
“Andiamo. Stasera sarai il mio spettacolo personale”.
“Ma non posso uscire così, se mi vede qualcuno. In Italia non si può girare per strada travestiti”
“Ma smettila!”
E, strattonandolo, lo porta verso l'uscita, sempre forzando le sue resistenze lo fa salire in macchina e... se ne vanno.
“Dove mi porti?”
“Da un amico che ti sistema un poco”
Intanto, con la grossa mano, gli accarezza le cosce.
Poco dopo si fermano davanti ad un condominio.
“E' qui, adesso lo sento”
Con il telefonino chiama qualcuno, un dialogo breve. La persona acconsente a farli salire.
“Andiamo”
“Ma, se mi vedono così?”
“Troia, penseranno che sei una troia. Non è quello che volevi?”
“E se mi conosce qualcuno?”
“Cazzi tuoi”.
Salgono in un appartamento abbastanza grande dove un corpulento signore piuttosto anziano li aspetta sulla porta. Ha la faccia grassa e gli occhi piccoli che si fissano subito sul ragazzo.
“E' questa la troietta che mi dicevi?”
“Si, la ho vestita da troia proprio adesso”:
“E prima? E prima cosa gli hai fatto?”
“Le ho insegnato ad essere troia. Mica era tanto troia quando è venuta”.
“E il culo?” disse l'uomo afferrandogli le chiappe con una grassa mano. “E il culo?”
“Fatto. Un po' di resistenza ma poi ha ceduto”.
“Me lo fai vedere?”
“Certo, accomodati, te la presto per un po'”
“No, non voglio” prova a protestare.
Un altro sberlone gli fa girare la testa.
“Sai, deve ancora capire come si comporta una vera troia. Muoviti! Fai quello che dice Francesco”.
“Dai, da brava, fammi vedere il culetto. Mi piacciono i culetti delle bambine”.
Giorgio lo prende di nuovo per il collo, lo fa girare su se stesso di centottanta gradi e poi lo spinge giù, in modo che sia piegato perfettamente. Ora il culo è quasi tutto in mostra perché la corta gonnellina è salita per la posizione in cui è costretto.
Le mani del vecchio si allargano per prendere nel loro palmo le chiappe. Le accarezzano, le palpano, le sculacciano dolcemente, ne sentono la consistenza.
“Bello sodo. E' proprio un bel culo. E il buco?”
Un dito ci si infila dentro, facilmente da quanto è ancora lubrificato, poi ne entrano due e quindi tutte e cinque.
Luigi si lamenta. Fa ancora male.
Un sonoro sculaccione lo fa raddrizzare.
“Testa di cazzo” Urla Giorgio. “Chi ti ha detto di tirarti su?”
Luigi riprende immediatamente la posizione a novanta gradi mentre Francesco ride divertito. Lo tocca ancora un po, poi fa scivolare la mano sui testicoli e sul cazzo. Li tocca, li stringe, li gioca un po'.
“Bello. Proprio bello. Carne fresca. Ah! Se mi tirasse una botta a questo gliela darei. Scommetto che sei venuto perché te lo trucchi da vera troia. Parrucca, occhi, labbra, guance...”
“Si, la voglio portare fuori, ma così è impresentabile”.
“Va bene, falla sedere”.
Il signore se ne va e torna poco dopo con alcune parrucche e con un grande beauty case.
“Dai, si comincia. Quando avrò finito neanche ti riconoscerai”.
Dopo una mezz'oretta Luigi è veramente irriconoscibile: molto ben truccato e con una parrucca a caschetto che sembra veramente vera.
“Grazie Cesco”.
“Ciao Giorgi”
Saliti in macchina si avviano verso il centro.
“Dove mi porti?”
“In un bar giusto per una come te” gli risponde, continuando a palpargli le gambe e il pisello.
Non molto dopo entrano in un bar palesemente frequentato da gay.
Giorgio è conosciuto. Lo salutano diversi.
Raggiunto un angolo in fondo alla sala, lo fa sedere su uno sgabello messo vicino ad un alto tavolino, facendogli assumere una posizione che mette in mostra buona parte del ragazzo.
“Una nuova preda?” chiede un ragazzone avvolto in un chiodo in similpelle e con dei pantaloni simili, stile biker.
“Si, fresco. Appena inculato”.
Luigi lo guarda imbarazzato e questo incoraggia Giorgio a continuare.
“Tocca, ha ancora la crema nel culo”.
L'uomo non se lo fa dire di nuovo e infila bruscamente una mano sotto il culo per poi portarsela davanti al viso e guardarla, annusarla, assaggiarla.
“Cazzo, è vero. Te lo sei appena scopato. Certo che te li trovi proprio super. E come sta a cazzo?”
“Accomodati”.
La mano questa volta si infila davanti, nella corta gonna e afferra subito l'uccello. Una veloce palpatina alle palle e poi comincia a masturbarlo, senza alcun indugio. Li, davanti a tutti.
“Ma... Ci guardano...”
“Ma che cazzo vuoi. Lascialo fare. Qui non ci fa caso nessuno a queste cose, non lo hai ancora capito?”
Spara, così si chiama il ragazzotto, è proprio davanti a lui e, afferratolo ben saldo, sta proprio masturbandolo. In poco tempo, nonostante l'imbarazzo, la crescita è rapida.
“Tutto qui?” borbotta mentre sfila la mano. “Ma cos'è, mignon?”
“Si, mignon e, se non stai attento, ti viene in mano”
“Ma va?”
“Giuro!”
“Voglio proprio vedere”.
Solleva la gonnellina scoprendo del tutto il piccolo cazzo perfettamente in tiro, lo afferra per bene e ricomincia a menarlo.
“Sega in diretta?”
“Ehi! Lorenzo, non ti avevo visto”
Ero dall'altra parte con Mara e Bubu, poi ho visto movimento qui e sono venuto a dare un'occhiata”.
Nel frattempo Spara si era fermato per far vedere al nuovo arrivato le dimensioni di quel pisello.
“Vedi, in miniatura. E Giorgi dice anche che sborra subito”.
“Ma va?”
“Giuro. Lo ha già fatto prima con me”.
“Dai, Spara, vediamo se è vero”.
Luigi era come assente. Stavano giocando con lui come con una bambola.
La mano aveva ripreso a masturbarlo. Adesso c'erano altre persone li intorno a godersi lo spettacolo.
“Cazzo! Ma è vero!”
Uno schizzo, anche se non molto copioso raggiunse i pantaloni di similpelle.
“Sei superman. Più veloce della luce”.
“L'uomo più veloce del mondo. Lo tocchi e schizza”.
“Si” riprese con voce severa Giorgio “però adesso ha sporcato Spara. E questo non va bene. E' vero che non va bene?”
Un piccolo coro di no echeggiò tra gli spettatori.
“Adesso lo pulisci”.
Luigi stava per allungare la mano quando uno schiaffone di Giorgio lo fermò.
“E che cazzo, ma allora non capisci niente”
Ci rimase male. Un conto era essere schiaffeggiato in privato, un conto tra tutta quella gente.
“Come pensi di pulirlo, vediamo se ci arrivi!”
“Con la bocca?”
Un altro schiaffo.
“Meglio”
“Con la lingua”
“Oh. Vedi che se vuoi ci arrivi. Dai, inginocchiati”.
Ubbidì, leccò i pantaloni dalla coscia al ginocchio. Leccò tutto.
“Bravo. Già che ci sei dai anche una passatina al cazzo” lo riprese Spara aprendosi la cerniera e facendo uscire un pisellone mezzo duro niente male.
“Dai, infilatelo in bocca”
Continuò ad ubbidire e spompinò per una decina di minuti quello che era diventato quasi subito un bel bastone duro.
“Dai, tutto dentro” gridò qualcuno mentre due o tre mani cominciarono a spingerlo sulla testa per fargli ingoiare tutto il cazzo.
Lo fece.
“Va bene, basta adesso, se no vengo”.
“Non ti preoccupare, è bravo, lo beve tutto. Vieni pure”.
Ancora qualche minuto e Sparo eiaculò con gran soddisfazione.
Dopo rimise via l'uccello, salutò, diede ancora una palpatina a Luigi e se ne andò. Anche gli altri salutarono e li lasciarono li. Lo spettacolo era finito.
“Ti è piaciuto? Ti sei sentita veramente troia? Di, tante cose così neanche te le sei mai sognate”.
”Si, me le sono sognate. Più o meno così. Anche più porche. Ma le ho solo sognate. Ho fantasticato per notti e notti, mentre mi segavo, su cose così. Non dire che non me le sognavo, cazzo. Si, perché cazzo lo so dire anch'io!”
“Bravo, così mi piace, questo è fare la troia. Adesso andiamo, è tardi”.
Si avviarono verso la porta. Prima di uscire Luigi si avvicinò ad uno che lo stava osservando e, strusciandosi contro gli mise una mano sul pacco e gli stampò un bacio in bocca.
“Adesso possiamo andare”
Giorgio rimase sorpreso e non disse niente.
In macchina continuò a palparli cosce e uccello fino a casa.
“Dai, sali che ti cambi”.
“No, vado a casa così. E' così che si veste una troia, no? I vestiti te li riporto la prossima volta. Quando ci vediamo la prossima volta?
Giorgio restò ancora più meravigliato
“Domani. Domani ti va bene?”
“Si. A domani”
Si sollevò sulle punte per dargli un bacio in bocca che fu prontamente ricambiato, mentre le grosse mani si strinsero, strette strette, sulle chiappe.
Mentre si allontanava, camminando incerto sui tacchi, pensava di aver proprio vissuto uno dei suoi sogni e, adesso che aveva cominciato, era sicuro che ne avrebbe provate altre di queste “avventure” che, solo ad immaginarle, gli facevano rizzare il suo pisellino e Giorgio pareva proprio il tipo giusto per farle avverare

Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto..
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