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Prime Esperienze

...e fu la prima volta


di pentesilea12
11.01.2015    |    17.867    |    16 9.4
"La serata andò avanti, ballai un po’ col Rosso ed un po’ col Biondo..."
Ci sono dei momenti dove tutto scorre uguale a se stesso e momenti in cui gli eventi si sovrappongono….
Chiudo gli occhi e sento il rumore della zip dei pantaloni, vedo un cazzo turgido e violaceo e lui mi dice “succhialo”…
Momenti della vita in cui cerchi di far accadere gli eventi ma nulla succede ed altri invece dove troppe occasioni si presentano insieme ed hai l’imbarazzo della scelta.
Fu l’anno della mia maggiore età, un capodanno, ultimo anno di liceo, neopatentata, nuove amicizie dovendo andare a scuola in treno.
Mancavano pochi giorni a Natale ed il “Rosso” mi invitò ad uscire con lui, o meglio, trovò una scusa: mi chiese di aiutarlo a cercare il regalo per la sorella visto che si riduceva sempre all’ultimo momento e forse io potevo dargli un consiglio femminile…uscii, passeggiai per il centro, comprammo il regalo per la sorella, bevemmo una cioccolata calda, passeggiammo a braccetto. Carino, gentile ma…ma mancava qualcosa.
I ragazzi del treno stavano organizzando una festa per Capodanno in una villa sul lago e così mi chiesero se volevo unirmi a loro e fu chiesto anche al “Rosso”. Quel pomeriggio approfondii la conoscenza del “Biondo”. Frequentava l’università, usciva appena da una relazione di due anni con una ragazza che lo aveva mollato per un altro.
Ricevetti quasi in contemporanea due inviti per la festa in villa. Il Rosso: occhi verdi, magro, capelli rossi, gentile, carino nei modi, galante. Il Biondo: occhi azzurri, alto , muscoloso, capelli biondi, dal fare misterioso…quando niente e quando troppo. Per fortuna avevo tempo per prendere una decisione, andavamo tutti alla stessa festa e avendo ora la mia macchina non dovevo dipendere dal passaggio di nessuno, così lasciai in sospeso.
Arrivò Capodanno, la villa era qualcosa di fantastico. Villa dei primi del novecento, vista lago, parco smisurato, scaloni interni di pietra, camini grandi, sale spaziose arredi di classe…c’era tantissima gente, chi beveva, chi mangiava, chi ballava, chi faceva giochi di gruppo…trovai gli amici del treno.
Il Rosso era con la sorella ed il Biondo con un amico, il “Bruno”: occhi azzurri, capelli neri, piccolo, tonico, col fare disinibito. La serata andò avanti, ballai un po’ col Rosso ed un po’ col Biondo. La sorella del Rosso gli fece una scenata perché non conosceva nessuno e non voleva restare sola, il Bruno parlottava col Biondo ed ammiccava verso di me, il Biondo scuoteva la testa, il Bruno insisteva annuendo………
… … … …
Il biondo viene verso di me e mi porta sulla pista da ballo, mi stringe a se , la musica è lenta e lui inizia a strusciarsi contro di me, sento il suo cazzo duro che punta sulla mia pancia, ha il respiro pesante, mi stringe le chiappe ed inizia a baciarmi con foga, mi ritrovo la sua lingua in gola. Non mi era ancora capitato di scambiare un bacio così profondo ma tra me e me penso: lasciati andare, questa è la sera giusta. La musica finisce e lui mi porta in un’altra stanza; è buio, arriva la luce solo dalla porta e dalla finestra ma i nostri occhi fanno in fretta ad abituarsi. C’è una di quelle scalette a panchetto, il Biondo ci si siede sopra, mi solleva la gonna e mi fa sedere su di se. Sento il cazzo grosso e duro che spinge sulla mia figa che è bagnatissima. Sembra che i pantaloni gli debbano esplodere da un momento all’altro. La sua mano si fa strada tra i collant e scosta il bordo delle mie mutandine, mi passa il dito sulla figa ed una espressione di compiacimento si accende sul suo volto, sono fradicia. Il suo dito si insinua ed esce accarezzandomi il clitoride. Io allungo le mani sul pacco e un po’ incerta inizio ad accarezzarglielo, diventa ancora più duro. Sentiamo dei rumori così ci fermiamo e…paf…la luce si accende e due ragazzi entrano, ci guardano, chiedono scusa ed escono. Hanno lasciato la luce accesa. Il Biondo mi dice: fammi vedere il pelo, ma il non capisco cosa vuole, sono frastornata, allora lui con pazienza mi abbassa i collant e le mutandine scoprendo il mio pelo pubico. Fa per abbassare la testa quando la porta si riapre; è il Bruno che senza imbarazzo e con senso pratico ci dice: venite che stanno per brindare, manca poco alla mezzanotte.
Si brinda, scambio di auguri, bacetti vari. Il Biondo, su suggerimento del Bruno, mi propone di andare via e di proseguire la serata in un locale in Svizzera, così io, il Biondo ed il Bruno ci ritroviamo in auto diretti verso la Svizzera.
Il Bruno guida ed io ed il Biondo sediamo sul sedile posteriore, ci tocchiamo, ci baciamo, mi carezza il volto, io gli succhio un dito alla volta. Ogni tanto il Bruno ci lancia un’occhiata dallo specchietto retrovisore, ci guarda voglioso. Io in queste condizioni non me la sento di fare altro, mi mette in imbarazzo questa persona che ci guarda.
Nel frattempo siamo arrivati al locale ma ormai non si può più entrare e così ci rimettiamo in macchina e torniamo indietro. Per il Bruno ormai la serata è finita, invece io ed il Biondo proseguiamo andando alla mia macchina; lo riaccompagno a casa io. Scendo e vado ad accendere il motore. Il Biondo ed il Bruno si salutano e si scambiano occhiate di ammiccamento. Intanto la macchina si sta scaldando, il biodo sale di fianco e sento il rumore della zip dei pantaloni, armeggia con le mani e tira fuori il suo membro, grosso, turgido, con la cappella violacea, dritto che si erge nella penombra, mi dice “succhialo” con voce roca e penetrante. Io lo guardo, guardo quel coso mostruosamente grosso che esce dai pantaloni…”succhialo”…”No! non l’ho mai fatto” gli dico per giustificarmi. Allora, spengo il motore, andiamo dietro. Inizia a spogliarmi pian piano, mi toglie la giacca, mi sfila il maglione, inizia ad accarezzarmi le spalle, tira fuori le tette e mi succhia i capezzoli, mi sgancia il reggiseno…ora le mie mammelle sono di fronte a lui, e lui vorace le mordicchia e le mette quasi tutte in bocca…le mie mani tra i suoi capelli, le mie gambe si avvinghiano ai suoi fianchi, mi alza la gonna e mi leva i collant e le mutande in una volta sola, col piede gli accarezzo il cazzo che, sempre duro, esce dai pantaloni, gli slaccio il bottone e gli abbasso con i piedi i calzoni che lui si toglie, si abbassa ed affonda la testa tra le mie gambe, la mia figa è calda, bagnatissima, il clitoride sensibilissimo e quella lingua mi fa impazzire, intanto infila un dito in figa e poi due…mi fa un po’ male ma lui continua, ci sputa sopra e così dopo un po’ mi fa esplodere di piacere e beve tutti i miei umori. I vetri sono appannati e la mia passera dolente, alzo gli occhi e vedo il suo cazzone, lo stringo tra le tette, lui si muove ritmicamente, il fluido che esce lubrifica ben bene, ansima…si inginocchia su di me, se lo mena e un fiotto di sborra caldo sgorga e mi schizza sul collo e sulla faccia, cola lungo il collo e si raffredda. Mi passa un fazzolettino e mi asciugo. Inizia a rivestirsi e così faccio io. Non parliamo, non diciamo nulla, ci sistemiamo, accendo il motore e mi avvio…il silenzio inizia ad essere imbarazzante, così il Biondo per rompere la tensione mi accarezza la coscia provocandomi di nuovo brividi per la schiena. Siamo arrivati, mi saluta con distacco, so che non lo rivedrò più. Mi sento un calore tra le gambe, penso sia il mio desiderio, invece arrivata a casa mi accorgo che è sangue…e dire che non ho sentito male, ho provato piacere!

Come presagivo il Biondo non si fece più sentire ed io nonostante la tentazione non lo chiamai…chissà il Rosso…ci sarà rimasto male.
Ormai era passato un mese e non incontravo più né il Biondo né il Rosso sul treno.
Un pomeriggio scesa dal treno che diluviava mi affrettavo ad andare alla fermata dell’autobus ma…..
……
“cavoli!” mi passa davanti il bus. Non mi resta che aspettare , piove e fa freddo ma ho l’ombrello, certo che è lunga prima che arrivi il prossimo. Mentre attendo passa il Bruno che mi riconosce e si ferma. Appena apprende che devo aspettare sotto l’acqua gentilmente mi invita ad aspettare a casa sua che è proprio lì vicino. Accetto. Ha un modo di fare conturbante, autoritario e gentile. Mi fa accomodare in salotto, mi prepara un bel the caldo e mi offre dei biscottini che sembrano apposta lì…”è una tecnica per ammaliare le ragazze” dice scherzando ed intanto spegne la luce centrale ed accende una piccola lampada da tavolo che emana una luce soffusa. Mi avvicino alla finestra per guardare se spiove e lui si posiziona alle mie spalle e inizia a massaggiare il collo, le braccia, le spalle che, dice lui, sono tutte contratte. Questo gesto lo trovo molto eccitante e così mi rilasso e mi spingo indietro contro di lui, mi irrigidisco, sento un duro che mi batte sulla schiena, mi passa le mani tra i capelli, mi gira e mi bacia dolcemente succhiandomi il labbro inferiore. Mi porta sul divano e continua ad accarezzarmi con un dito il collo, il decolté e poi i seni…ha un tocco speciale, le mani continuano a lavorare e senza che neanche me ne accorga mi ritrovo le tette di fuori, lo lascio fare, mi fa inturgidire il capezzolo titillandolo col dito e poi inizia a succhiarlo. Ad un certo punto si ferma, ho gli occhi chiusi in estasi e nel silenzio della stanza sento il rumore della zip dei pantaloni, il suo membro grosso, turgido con la cappella violacea guizza fuori e dritto si erge nella penombra, mi dice “succhialo” con voce autoritaria. Io lo guardo, guardo quel coso mostruosamente grosso che esce dai pantaloni…”Succhialo” mi ordina, io balbetto, “non l’ho mai fatto”…”succhialo” e così dicendo mi prende la testa e con forza la abbassa e mi infila il cazzo in bocca…”succhialo per bene, lo so che ti piace, non hai mai visto una bestia così vero?” Ed io mugolo un si si mentre il cazzone che ho in bocca mi arriva quasi in gola, mi muove la testa su e giù, mi guida nei movimenti, diviene ancora più grosso, la saliva cola sulle sue palle, non riesco a stringere le labbra sull’asta, si è gonfiato ancora di più. Lo prendo in mano per avere un attimo di respiro, non riesco neppure a stringerlo nella mano, è più grosso del mio polso. Con mossa brusca e repentina mi alza la gonna e mi toglie con foga collant e mutande, sputa sulla figa, mi allarga bene le gambe, poggia la cappella sulla vulva e lo picchietta più volte, il clitoride si gonfia sotto i colpetti della enorme mazza, poi con mossa secca e repentina affonda dentro di me il gigantesco membro “toh, prendilo tutto”, urlo, mi ha fatto male…”no che fai non hai il preservativo, sono vergine”….”eri vergine” sottolinea perentorio…resta dentro di me e spinge la verga larga e dura in profondità, si ferma per fare in modo che la mia fighetta stretta stretta si adatti, inizia a muoversi lento, poi aumenta sempre più il ritmo…clap calp clap….entra ed esce, mi dilata la figa a dismisura, ed io sono bagnata e quel mostro di cazzo non fa nessuna fatica ad entrare ed uscire…” ti piace essere scopata, vero? Dillo che vuoi essere sbattuta!” clap clap…muove il bacino deciso…clap clap clap, poi inizia a diminuire il ritmo, si muove con movimenti lenti , si schiaccia contro di me, si frega contro il pube, mi lascia muovere liberamente, i miei fianchi ondeggiano fino a quando non esplodo in un urlo di piacere impalata al cazzone. Non aspettava altro, sfila il mostro dalla figa e me lo infila in bocca, due colpi ed inizia a riempirmi di sborra, sento i fiotti caldi che mi inondano la bocca, mi cola fuori…mi dice con tono autoritario: “ non farla gocciolare, bevila tutta!” E così faccio ubbidiente- “E brava” esclama e mi bacia affondando tutta la lingua in bocca. Mi stringe a sé, mi abbraccia teneramente “ sei stata fantastica”….
….. … …
Mi rivestii, tornai in strada a prendere l’autobus, ancora pioveva forte…non rividi più neanche il Bruno…
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