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A casa di mio suocero


di valery701
28.09.2009    |    136.570    |    4 9.0
"Mi allontanai andandomi a risedere, aspettando che uscisse..."
Salve, mi chiamo Valeria ho 29 anni e da 10 sono sposata con Sandro 15 anni più di me.
Sono una ex indossatrice, lavoravo presso un agenzia di Palermo che organizzava sfilate di moda Regionali. Spesso capitava di andare a fare le hostess per qualche stand in fiera.
In pratica ero sempre in giro per la Sicilia occidentale.
Con mio marito ci siamo conosciuti nello stesso ambiente, lui è un organizzatore di eventi quindi sempre in giro.

Da sposati siamo andati ad abitare in un piccolo appartamentino in centro, dove io lavoravo gestendo da casa gli affari di mio marito.
Dopo un due anni abbiamo dovuto lasciare l’appartamento e siccome gli affari non andavano bene, decidemmo di comune accordo di accettare la proposta di mio suocero che ci offrì ospitalità.
Abitava in periferia, in una villetta con un bel po’ di terreno che la circondava, ed era facilmente raggiungibile.
La casa era grande su due piani con delle stanze inutilizzate, visto che lui settantenne era rimasto vedovo da 5 anni.
Ci disse di venire ad abitare da lui, tanto prima o poi sarebbe stata la nostra casa, visto che Sandro era l’unico figlio, e poi ci confidò che aveva bisogno di compagnia perché soffriva di solitudine da un po’ .
Ci trasferimmo in un weekend in cui Sandro era libero, svuotammo le stanze inutilizzate dai mobili vecchi e ci sistemammo i nostri.
Mio suocero trasferì la sua stanza da letto giù, lasciandoci la sua a noi.
Ci disse che saremmo stati più intimi senza lui tra i piedi. Fu molto carino.
Si vedeva che era contento di avere compagnia, ma ci organizzammo in modo di avere più privacy possibile.
Il piano superiore era diventato quasi tutto nostro, lui faceva vita solo nel piano sotto.
L’unico inconveniente era il bagno, noi lo avevamo in camera ma c’era solo il water ed un lavabo, mentre giù c’era quello grande che aveva sia la doccia che la vasca idromassaggio.
L’ufficio lo facemmo giù vicino la porta di ingresso, dove c’era un antisala con la sua porta, in modo che se veniva qualche cliente vedeva solo quello.
In realtà non veniva mai nessuno, i miei contatti erano solo telefonici, ma non si sapeva mai.
La stanza di mio suocera era accanto allo studio, ed era comunicante con una porta che era stata chiusa a chiave in modo da essere inutilizzata come se non ci fosse.
Dal mio lato gli avevo messo davanti una pianta alta in modo da dare l’idea che non si usasse.
La convivenza scorreva tranquillamente, in armonia con mio suocero che ogni giorno diventava sempre più mio complice.
Mi trattava da regina, la mattina mi preparava la colazione, durante le ore passate nello studio mi portava il caffè con qualche biscottino o mi preparava quello che gli dicevo.
A metà mattina era solito uscire per comprare il cibo per pranzo e cena, era una cosa che gli piaceva fare da sempre, specialmente adesso che c’eravamo noi.
In realtà c’ero solo io visto che Sandro spesso mancava tutta la settimana tornando il venerdì sera.
Tre volte a settimana andavo in centro a sbrigare delle faccende inerenti al mio lavoro, e tornando per l’ora di pranzo rimanevo vestita per come ero fino a sera, (toglievo solo le scarpe), quando mi infilavo nella vasca piena di schiuma, che mi preparava mio suocero, rimanendo per molto a rilassarmi.
Un giorno, dopo alcuni mesi che già abitavamo insieme, mentre ero nello studio, avevo la sensazione di essere osservata, non lo so, avevo questa sensazione.
Mi alzai e mi avvicinai alla pianta con l’innaffiatoio, quando fui a circa un metro dalla porta, avvertii un calore umano, adesso ero sicura, mi stava spiando dal buco.
Mi allontanai poco dopo, andandomi a sedere. Nella mia mente scattarono mille pensieri.
Sa da quanto tempo mi spia, mentre faccio la doccia, in bagno nello studio o quando mi vesto.
Non so cosa mi prese, ma mi piaceva infatti mi accorsi che avevo accennato un sorriso, in verità cosa c’era di male, era un uomo anche lui, e avendo una donna giovane e bella ( lo dicono gli altri ) era normale.
Poi in fondo era molto carino con me, molto premuroso senza mai farmi fare qualche faccenda domestica, mi diceva che una ragazza come me in carriera, non si poteva distrarre per queste cose, poi tre volte a settimana veniva una donna a fare pulizie, veniva da anni e non se la sentiva di licenziarla, aveva bisogno di lavorare.
Quella mattina ero stata fuori, e rientrando ero rimasta con la gonna la camicia e le calze e a piedi scalzi.
All’ora di pranzo mi venne a bussare dicendomi che era pronto in tavola. Ci sedemmo accanto come al solito, lui a capo tavola ed io accanto. Il pranzo trascorse come sempre, chiacchierando e scherzando.
Dopo un po’ , ripensando a prima, volevo fargli un regalo, così gli dissi che avevo la sensazione di un gonfiore nella coscia, lui un po’ preoccupato in viso mi chiese se avevo sbattuto, io gli dissi di no, poi allontanandomi all’indietro con la sedia gli dissi guarda, tocca qui, lui un po’ rosso in visi allungò il dito e mi sfiorò la coscia avvolta dai collant color carne, io ridendo gli dissi come lo sentiva col dito, doveva appoggiare la mano, così gliela presi io e l’appoggiai facendola scorrere un paio di volte su e giù.
Lui giustamente mi disse che era impressione mia togliendosi la mano, ed io gli dissi che appena la tolse riebbi la sensazione.
Lui mi disse non è che poteva massaggiarmi tutto il giorno, ed io risposi prontamente almeno un pochino.
Lui rispose che si imbarazzava, io lo ripresi dicendogli che non doveva esserlo, visto che ormai avevamo raggiunto una certa confidenza e complicità.
Gli chiesi se mi avesse vista nuda che avrebbe fatto, lui rise senza dire parola; continuai dicendogli che sin da piccola a casa ero solita girare mezza nuda anche in presenza dei miei.
Infatti mi mancava questa cosa qui a casa, gli dissi che secondo me era normalissimo, infatti era l’unico disaggio che avevo in questa casa.
Lui subito incalzò dicendomi che se questo mi faceva star male, poteva farlo.
Lo ringraziai, ma gli dissi che non doveva imbarazzarsi altrimenti non ce la facevo.
Mi promise che non si sarebbe imbarazzato e che ce l’avrebbe messa tutta, infatti allungo la mano ed iniziò ad accarezzarmi la coscia.
Lo ringraziai dandogli un bacio nella guancia.
Finimmo il pranzo con lui che continuava ad accarezzarmi.
Dopo aver sistemato la cucina, mi disse che andava in bagno, io gli risposi che mi sarei distesa un po’ sul divano prima di ricominciare a lavorare.
Quando chiuse la porta, io di scatto andai a spiare dal buco della serratura, avevo notato che era eccitato per via delle carezze.
Infatti si avvicinò alla cesta dei panni sporchi e rovistandola prese un paio di mutandine mie e li avvicinò al naso odorandole, poi le aprì e li leccava, poi cercò ancora e prese dei collant, odorò anche quelle, poi si abbassò i pantaloni e le mutande, e se li mise a modo di preservativo ed iniziò a segarsi. Nel frattempo mi ero eccitata anch’io a vedere quella scena , infatti allungai la mano prendendo la sua pipa appoggiata nel mobile di fianco, mi abbassai le calze e il perizoma e mi penetrai con la pipa, continuando a spiare.
La cosa più eccitante per me, era il pensiero che quando avrebbe imboccato la pipa, sentisse tutto il mio sapore.
Esplosi in un mega orgasmo, poco prima di lui, riempiendo del mio liquido tutto il bocchino della pipa, invece lui riempì l’interno della mia calza.
Mi allontanai andandomi a risedere, aspettando che uscisse.
Quando tornò, fece finta di niente, ma si vedeva lontano un miglio che era stravolto.
Si sedette accanto a me, ed io gli dissi che la mattina , mentre era al centro, ne approfittai per comprare un abitino che mi piaceva, glielo feci vedere e lui mi disse che era bellissimo.
Gli dissi che me lo provavo, e lui mi avrebbe espresso il suo giudizio.
Mi andai a cambiare in camera mia, indossando anche le scarpe. Quando scesi lui mi disse subito che era splendido, un po’ corto ma me lo potevo permettere.
Gli chiesi se dovevo metterlo con i sandali o con il decolté, lui preferiva con i sandali.
Li andai a mettere, e lui mi disse che così era molto meglio.
Gli feci notare che secondo me, le calze dovevano essere un po’ più chiare, e lui annuì.
Feci la mossa per salire su, ma cambiai strada indirizzandomi verso il bagno dicendogli che nella cesta dovevano esserci, perché li avevo indossato il giorno prima.
Lui si alzò subito in piedi dicendomi, che ripensandoci erano molto meglio quelle che indossavo.
Mi fermai davanti la porta voltandomi, gli dissi se era sicuro, ma poi continuai dicendogli che volevo lo stesso provare, e senza aspettare risposta chiusi la porta.
Cercai le calze che li aveva messo sotto tutto, li avvicinai eccitata in viso, e senza sapere che cazzo mi stava succedendo uscii la punta della lingua e leccai un po’ di sperma di mio suocero che era ancora caldo.
Mi piacque molto, e lo rifeci fino a raccoglierla tutta, quando ebbi la bocca piena del suo sperma la ingoiai d’un colpo.
Ebbi uno scossone, forse un brivido, infatti mi senti tutta bagnata.
Indossai i collant, ed era evidente l’alone che c’era tra il pollice e l’indice del mio piede destro, si sarebbe notato da 2 KM.
Allacciai le scarpe ed uscii indifferentemente, lui era rossissimo in viso, aspettandosi una mia scenata, invece io feci finta di nulla, anzi gli chiesi come mai era cosi rosso, forse sentiva caldo.
Lui rispose un po’ impacciato che era stata un colpo di pressione, ma stava rientrando tutto.
Gli chiesi se voleva dell’acqua, mi disse di si, così gliela porsi.
Quando si calmo, gli chiesi il suo giudizio, mi disse che ora ero davvero divina.
Poi mi disse che avevo ragione sulle calze, queste erano molto meglio.
Lo ringraziai dei complimenti, dandogli un bacio sulla fronte.
Poi gli dissi che se gli piacevo tantissimo così vestita, il minimo era portarmi a cena fuori.
Lui fu felice dell’idea, chiedendomi dove volevo andare.
Gli disse che quella sera lui era il mio cavaliere, e doveva scegliere lui il posto.
Mi disse di prepararmi subito, che saremmo andati nell’ agriturismo che mi piaceva molto a me e che ci eravamo stati una domenica tutti e tre.
Gli dissi che io ero già pronta, dovevo solo ripassare il trucco. Era lui che doveva sbrigarsi.
Incredulo mi disse se ero sicura di uscire così, io risposi che mi ero vestita apposta per piacere al mio cavaliere.
Mi guardo un po’ corrucciato, non aveva capito cosa volessi dire, ma si avviò nella sua stanza per cambiarsi.
Io feci un salto nella mia stanza e ripetevo in continuazione, ma che cazzo mi scappa dalla bocca.
Quando scesi lui era già pronto, gli dissi che le calze avevo tenuto quelle del giorno prima, tanto erano pulite.
Lui mi disse che avevo fatto bene, mi stavano divinamente e poi io profumavo sempre.
Ci avvicinammo nella sua auto, mi aprì lo sportello e mi aiutò a salire.
Poi fece il giro e salì. Gli dissi che era un vero galantuomo, uno di quelli che avrebbe fatto perdere la testa a tutte le donne.
Lui rise dicendomi che esageravo, e riparti alla volta dell’agriturismo.
C’era un’oretta di strada, ma partendo alle 19.00 fummo in orario per la cena.
Quando entrammo c’era quasi la sala vuota, solo un paio di tavoli ci faceva compagnia, in effetti era martedì.
Iniziammo a cenare, avevamo scelto dello champagne per accompagnare le vivande.
Lui aveva alzato un po’ il gomito, in realtà io avevo sorseggiato l’unico bicchiere che mi aveva versato, il resto lo fece fuori lui.
Dopo il dolce pagammo, e ci accomodammo nella saletta per consumare il caffè.
Durante la cena, dopo qualche bicchiere, mi accarezzava la coscia, risalendola fino al linguine, ed un paio di volte visto che io non obbiettavo, mi sfiorò col dito il perizoma facendo un po’ di pressione nella figa.
Io mi ero bagnata molto, infatti un paio di volte di nascosto, visto che ero molto eccitata, avevo raccolto il mio nettare con un dito, e glielo passavo intorno alle labbra, che lui leccava subito dopo.
Una volta me lo afferro e se lo mise in bocca succhiandolo.
Appena bevemmo il caffè ci alzammo per andarcene, ma non si reggeva in piedi da solo, il ristoratore mi chiese se era tutto a posto se volevo che chiamasse un taxi, ma io non so che cazzo mi prese, gli chiesi se c’era una camera per passare la notte li e ripartire l’indomani.
Figuriamoci se diceva di no, mi disse che era rimasta libera l’ultima stanza in fondo al viale.
Le camere erano tutte indipendenti e si distaccavano l’una dall’altra di una decina dimetri.
Gli diedi i documenti e ci avviammo.
Appena dentro lui si mise a sedere sul letto, ed io mi sedetti nella poltrona di fronte a lui.
Mi guardò dicendomi che ero uno schianto, e che avevo un buon sapore.
Io gli dissi che era un porcellino fare questo con la nuora.
Lui mi disse che con una nuora come me non si poteva fare altrimenti.
Poi mi disse: belle queste calze ti stanno benissimo.
Io: anche con questa macchia sulle dita?
Lui: sono stato io, li ho riempite col mio seme.
Io: lo so infatti le ho messe per questo.
Lui: allora sei anche tu una porcellina, li hai puliti e poi li hai indossate.
Io: chi ti dice che li ho pulite.
Lui: che vuoi dire, non li hai pulite?
Io: li o ripulite con la mia lingua.
Lui: non ci posso credere.
Io: ed ho ingoiato tutto, hai un buon sapore.
Lui: ma allora sei davvero una porcellina, adesso devo leccarti io per essere alla pari.
Io: è tutta tua.
Si avvicino inginocchiandosi, e mise la testa in mezzo alle mie gambe, raggiungendo subito la mia figa.
La libero subito strappandomi le calze e il perizoma con i denti, ed iniziando a leccare come un ossesso.
In verità era già tutta fradicia di umori, ma lui lavorava molto bene con la lingua procurandomi ancora orgasmi.
Io gli tenevo la testa pressata contro la mia passera che eruttava in continuazione.
Ogni tanto mi afferrava con i denti le mie labbra vaginali e li succhiava avidamente senza sosta.
Ad un certo punto iniziai ad implorarlo di scoparmi, non ce la facevo più, così si distese spogliandosi ed io salì sopra lui sempre vestita e mi impalai sul suo meraviglioso cazzo.
Avevo sempre desiderato scopare con un uomo anziano, ma non potevo immaginare di farlo col padre di mio marito.
Dopo un bel po’, mi disse di distendermi io, mi fece abbassare il reggiseno ed il vestitino senza farmeli togliere in modo da liberare i seni.
Mi venne addosso e mi penetrò fino alle palle. Rimase immobile dentro di me dedicandosi ai miei seni, succhiandoli fino a farmi male e poi subito dopo leccandoli.
Divennero enormi i miei capezzoli, quasi stessero scoppiando, e molto duri, infatti si divertiva a mordicchiarli coi denti.
Poi finalmente iniziò a stantuffarmi fino a quando mi chiese se prendevo la pillola, ed io risposi che volevo essere riempita tutta. Infatti mi scaricò litri di crema.
Quando finì si distese di fianco a me, io mi avvicinai al suo cazzo e lo ripulii tutto succhiando fino a farmi male le mascelle.
Mi spogliai e mi abbracciai a lui, dicendogli che non avevo mai goduto come quella sera, lui mi rispose che era solo l’inizio.
Infatti poco dopo era già in tiro, mi apprestai a sbocchinarlo formando un 69, e lui si dedicava al mio culo ancora vergine.
Glielo dissi, e lui mi disse che era ora di violarlo. Gli dissi che non volevo, ma lui non ci sentiva.
Iniziò a introdurre un dito, mentre io mi dimenavo lui mi disse che lo avrei ringraziato di come mi sarebbe piaciuto.
Lo lasciai fare, tanto non mi sentiva, e poi mi stavo eccitando.
Aumentava ad introdurre le dita, infatti ne avevo tre che si divertivano a roteare ed a scorrere dentro il mio forellino ancora per poco vergine.
Quando secondo lui fui pronta, mi fece mettere a pancia in giù mettendomi due cuscini sotto, ed appoggiando la cappella sul mio buchetto per un istante, la introdusse con un colpo di reni tutta dentro l’intestino.
Gridai dal dolore, mordendo le lenzuola cercando di soffocare le urla. Restò fermo un bel po’ per farmi abituare.
Quando capì che mi stavo rilassando iniziò a muoversi pian piano.
Iniziava a piacermi, infatti lo incitavo farlo scorrere più velocemente.
Aumentò il ritmo facendomi esplodere in continui orgasmi, persi il conto di quanto ne ebbi.
Dopo un bel po’ mi riempì anche l’intestino, ma stavolta quando si stacco da me pretese lui che lo ripulissi.
Quando finimmo ci accasciammo nel letto.
Dopo un po’, mi alzai per andare a far pipì, ma lui mi seguì dicendomi che voleva vedermi.
Si distese a terra nel bagno e mi disse di pisciarci in bocca, voleva la mia pioggia dorata.
Era la prima volta che sentivo una cosa del genere, ma lo accontentai.
Mi piacque molto specialmente dopo aver finito mi ripulì con la lingua.
Quando mi alzai mi disse che ora toccava a me, non avevo capito, ma lui mi afferrò dal braccio e mi fece entrare nella doccia facendomi inginocchiare, ed iniziò a pisciare in tutto il mio corpo, soffermandosi nel viso e nella bocca, che pretese che lasciavo aperta.
In verità mi era piaciuto, infatti avevo bevuto anch’io, poi mi fece sollevare e ci baciammo.
Era la prima volta che lo facevamo, era davvero passionale.
Entrò anche lui, e ci facemmo la doccia assieme soffermandosi nei punti cruciali ad insaponarmi.
Ci asciugammo ed entrammo sotto le coperte abbracciandoci.
Continuammo a scopare tutta la notte per poi addormentarci all’alba.

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