tradimenti

Alex


di Alex_Prime
12.09.2016    |    8.439    |    10 9.0
"“ Più o meno”, mi ha risposto con un accenno d’approvazione..."
“Qual'è il tuo piatto preferito?’’ mi ha chiesto mentre sbucciava i pomodori, per prepararmi uno dei suoi piatti speciali.
Non ho avuto dubbi, anzi mi è venuta l'acquolina in bocca come se sentissi già l'odore di carne alla griglia e, immediatamente, ho risposto:‘’Filet mignon’’ (tra l'altro è la sua specialità)
“Lo mangeresti tutti i giorni?’’
“Certo che no’’, ho risposto mettendo, su sua richiesta, uno spicchio d'aglio dentro una ciotola.
“Perché no?’’, ha continuato con gli occhi fissi sui pomodori ma con un tono di voce vagamente malizioso.
“Perché, penso che mangiandolo ogni giorno, non sarebbe più cosi speciale, mi stuferei. Ogni cosa va fatta con moderazione, non credi?’’
''Siamo in empatia. Penso la stessa cosa anche io” e un attimo dopo ha aggiunto:’’Posso farti una domanda quasi simile ma per certi aspetti molto diversa?”
“ Certamente! Quale?’’
“ Non trovi che la monogamia sia un po' come il mangiare? Se mangi la stessa cosa ogni giorno, ti stufa. Variare è necessario in tutte le cose della vita. Sei d’accordo con me, o sbaglio?’’
Non ho risposto alla domanda, mi sono presa qualche attimo per pesare bene le parole ‘’Io pensavo che si parlasse di Filet mignon.” mi limitai a dire.
“Però, capisci quello che voglio dire, no? Se scopi sempre con uno stesso partner è un poco come mangiare sempre lo stesso piatto. Per quanto possa piacere ad un certo punto stufa. Diventa una specie di abitudine, senza alcuna imprevedibilità, con un sapore di base sempre uguale anche se si provano piccole varianti che per la cucina possono essere i tipi di cottura, per il sesso possono essere le posizioni. Ma...sempre la stessa carne è. Non credi?’’
“In poche parole mi vuoi dire che consideri la monogamia una monotonia?’’, ho chiesto.
“ Più o meno”, mi ha risposto con un accenno d’approvazione.
Ho chiesto: “Cosa stai cercando di dirmi? Che tradisci o vorresti tradire Elena per caso?’’ ho insinuato, chiedendomi se il mio migliore amico stava facendo un discorso ipotetico o volesse confidarmi qualcosa.
“Forse’’ mi ha risposto sottovoce, senza guardarmi negli occhi e senza specificare se quel forse era riferito a un tradimento già avvenuto o ad un desiderio covato. Dopo in attimo di pausa ha aggiunto: “Diciamo che mi piacerebbe curiosare ed assaggiare anche altri bocconi disponibili sul menù” e poi, come per togliersi da un vago imbarazzo mi ha chiesto ancora “Passami il limone per favore.’’
Tacemmo qualche secondo, poi lui ha sollecitato una mia risposta con un “Allora?” al quale ho risposto:”Wow, Alex, non so cosa dire. Paragoni noi donne alle portate di un menù? La vita non è un pranzo con varie portate. Elena non è una minestra d’apertura. Sei sposato con lei. Hai fatto la tua scelta.’’
Non mi è piaciuto il tono della mia voce, però ero stato colta impreparata e non sapevo come rispondergli. Voleva una risposta logica? Una risposta di supporto? Un consiglio morale, un incoraggiamento? Altro?’
Lui ha sorriso, divertito quasi, commentando: “Allora Elena sarebbe come un primo in una serata al ristorante? Anzi, come un piatto unico?’’ . Voleva sdrammatizzare .
‘’Elena è come un Filet mignon, Alex,- gli dissi- E' deliziosa, è un’opera d’arte. Per questo l'hai sposata e non ne trovi piatti migliori di lei, credimi.’’
‘’Lo so, hai ragione’’ ha detto con tono poco convinto facendo scendere la salsa thailandese sopra il pollo. Ad operazione conclusa è tornato alla carica con:‘’Però cosa potrebbe succedere se per una volta mangiassi qualcosa di diverso? A volte si mangia anche al ristorante, non succede nulla, poi si torna a casa come al solito. Perché non dovrebbe essere naturale anche soddisfare anche fini appetiti sessuali fuori dal talamo coniugale, per una volta? Cosa ci sarebbe di male se per una notte gustassi il sapore di un'altra carne nel mio palato?’’
Ho sentito all’improvviso un stimolo nella pancia. Alex è l’unica persona che conosco capace di far diventare sensuale e provocatoria anche la più banale battuta; per la prima volta negli undici anni della nostra fraterna amicizia, mi sono chiesta se covasse in lui un desiderio nascosto di me.
Quando non so dare risposte formulo io domande. Per questo gli ho detto: “Credi che staresti meglio togliendoti questo sfizio? Se ti capitasse l'occasione tradiresti Elena? Sii sincero!”
Per la prima volta da quando ci eravamo incontrati quella sera mi ha guardato fisso negli occhi e con voce ferma ha detto:’’Sì, penso che mi piacerebbe provare qualcosa di nuovo. Piedi di gallina forse al posto di Filet mignon ma ho voglia, ho bisogno, di assaggiare altro!’’
Ha abbozzato un piccolo sorriso, dandomi un colpo, con lo strofinaccio da cucina che aveva appena preso in mano, sul culo, rettificando: “Forse meglio la coscia di pollastrella che una zampa di gallina” e ancora, ridendo divertito: “O forse il petto, meglio della coscia”.
Sempre ridendo, si è avvicinato a cercando di toccarmi le tette. Ho riso anche io ma non capivo più se il nostro era solo uno scherzare tra vecchi amici o l'inizio di un gioco erotico. Avevo il riso sulle labbra, le farfalle nello stomaco, piacevoli brividi in alcune parti del mio corpo, quelle più intime. Voleva sedurmi? Alex, il mio amico, cuoco di professione, che si era proposto di cucinare per me quella sera, forse non era li tanto per cuocere il cibo sui fornelli, ma per far rosolare me sul fuoco del piacere dei sensi, forse ero io il pezzo di carne cruda che lui voleva e poteva aromatizzare e cuocere dentro il forno della passione! Mi resi conto che io desideravo che fosse davvero questa la sua intenzione. L’idea mi ha stuzzicata non poco. Ho avuto la netta sensazione di aver covato da molto tempo se non da sempre, nel mio inconscio, sotto l'amicizia, un intimo desiderio di qualcosa di più intenso, di più perverso, di meno romantico, tra me e lui.
“Cosa dici di un po' di vino’?” Chiesi tanto per superare in qualche modo quel particolare momento.
Lui è stato rapido a versarne dalla bottiglia già sul tavolo in due bicchieri, porgendomene uno.
Ho fatto un grande sorso, promettendomi di non cedere. Una cosa era certa lo desideravo, in quel momento volevo Alex nella stessa maniera che lui voleva me.
Di colpo mi sono resa conto di quanto non fosse solo simpatico, colto ed intelligente ma anche fisicamente attraente, sexy. Prima di adesso non c'è mai stato niente tra di noi se non una vera amicizia che dura da tantissimi anni. Un rapporto schietto il nostro: ci siamo confidati sempre tutto anche i nostri pensieri più nascosti.
Quella in cui ci stavamo trovando era una situazione radicalmente diversa.
Stavo in un angolo della cucina, con le spalle appoggiate al muro, gli occhi fissi su Alex, nelle mani il bicchiere, nella testa strani desideri: quella di spogliarmi, di lasciarmi spogliare, di spogliarlo; con il desiderio di stupire il mio amico, di farmi vedere da lui in maniera totalmente diversa da come ero sempre stata.
Ho portato per l'ennesima volta il bicchiere alla bocca ma ormai era già vuoto
‘’ Ne vuoi ancora?’’ ha chiesto facendo segno verso la bottiglia. In quel momento ho deciso di guidare io, di non lasciare inappagato il mio e suo desiderio, di non aspettare gli interventi né del caso, né di Alex,
‘’Alex,’’ gli ho chiesto ‘’come mi vedi?’’
Ha finto di ridere ma l'ho visto turbato quando ha cercato di scherzare dicendo “Con gli occhi”
Sono stata incalzante: “Voglio dire, mi vedi come un’amica o…potrei essere io il piatto nuovo del tuo menù?’’
La sua espressione è rapidamente cambiata. La sua voce si è fatta decisamente sensuale nel dire: “Tutt'e due?’’..
‘’Allora, stasera, se tu vuoi provare qualcosa che non sia Filet mignon, potrei essere io la tua pietanza insolita? Preferiresti che io fossi coscia, petto o zampa di pollo?”.
‘’Puoi essere quello che vuoi, se ti lasci davvero assaggiare”
La sua voce è stata ancora più calda e sensuale, il suo sguardo intenso sembrava già vedermi sotto i vestiti. Di nuovo ho sentito le farfalle volarmi nello stomaco.
Ho messo il bicchiere di vino sul tavolo, la mia mano tremando ha preso la sua mano, l’ho guardato negli occhi e gli ho sussurrato “Assaggiami’’. L'ho baciato, ho sentito la sua lingua entrare nella mia bocca, ho sentito il mio corpo pervaso da un crescente calore, la mia fica bagnarsi velocemente. D'istinto l’ho preso per la mano e l’ho tirato verso la camera da letto. La voglia di lui era al massimo. L'ho spinto sul letto, ci siamo spogliati.
Prima di vederlo nudo non mi ero posta il problema del come fosse il suo attributo. Quando mi è apparso invece ne sono rimasta deliziata: era bello di forma, sostanzioso per dimensioni, compatto per durezza.
Non ho resistito, gli ho subito toccato il cazzo, lo sentivo enorme e duro anche al tatto. Mi sono ripiegata su me stessa per andare con la mia lingua a leccare le sue palle prima e la poderosa asta poi. La lingua andava su e giù, dal glande intorno al quale mi è piaciuto attardarmi, allo scroto. Poi, con impeto improvviso l’ho fatto sparire tutto nella mia bocca, tutto, fino in fondo. Mi sentivo piena, la mia fica era bagnatissima e molto desiderosa di lui.
Ho cambiato posizione, mettendomi a cavalluccio sul suo corpo disteso. ho appoggiato il suo cazzo sulla mia figa bagnata. Mentre lo facevo entrare piano dentro di me urlavo, gemevo per il piacere immenso che provavo. Ho incominciato a cavalcare il suo cazzo, alternando veloci a quelli blandi. Lui teneva le sue mani sulle mie tette, io mi muovevo oltre che su e giù anche con piccoli movimenti rotatori per sentirmi riempire e dilatarmi da quel favoloso cazzo che a volte anche lui spingeva ancora più a fondo con movimenti dal basso del suo bacino, sincronizzati con i miei.
Mi stringeva forte i seni nelle sue mani e questo mi faceva impazzire di piacere. Non mi bastava più sentirmelo solo in figa, lo volevo da tutte le parti. Per questo mi sono distaccata per tornare a succhiarlo ancora per un poco ed assaporare i miei umori di donna dal suo cazzo umido anche delle sua mascolinità. Mentre mi gustavo questa saporosa leccata mi sono ricordata di una sua confidenza del passato: quello del suo desiderare un rapporto anale e del rifiuto assoluto della moglie ad assecondare questo suo desiderio.
Ecco, questa poteva fare la differenza! Appagare e giustificare il suo tradimento occasionale!
Bagnatogli abbondantemente il cazzo di saliva mi sono rimessa a cavalluccio su di lui. Ho appoggiato la cappella rosea di quel suo cazzo tra le labbra della mia figa, ma senza abbassarmi molto per farlo entrare dii nuovo tutto in me, ma solo quel tanto per inumidirlo anche dei miei umori oltre che della saliva, poi mi sono spostata e ho indirizzato con la mia mano la cappella bagnata sul buco del mio culetto.
Ho visto i suoi bellissimi occhi azzurri spalancarsi di gioia e di stupore. Mi sono abbassata lentamente per farlo entrare in me. Non è stato facile come quando mi era entrato in figa. Ho provato anche alcune sensazioni brevissime non piacevoli, che mi hanno fatto emettere gridolini in parte anche di dolore. Il suo respiro trattenuto, la tensione del suo corpo mi hanno incoraggiata. Ho superato le titubanze ed i fastidi e l'ho accolto, lentamente ma tutto, in me. Mi sono mossa, l'ho lasciato muovere. Ho lasciato che mi andasse su e giù come uno stantuffo anche quando lo fece a velocità folle. Sul suo volto una espressione da deliziato paradisiaco. Sul mio una espressione felice ma tesa: sentivo dolore per colpa della sua misura ma nello stesso tempo sentivo un piacere immenso che superava il dolore. Il mio orgasmo era vicino cosi come il suo.
Poi l'esplosione: il mio corpo si è letteralmente riempito di piaceri con una inondazione di miei umori nella mia figa e del suo sperma nel mio culo. Che orgasmo. Che piacere vedere le sue mascelle contrarsi di piacere, la sua fronte umida di sudore. Abbiamo avuto un favoloso orgasmo contemporaneo.
Mi sono sentita al settimo cielo. Per un attimo ho sperato, anzi temuto, di aver perso un amico e di essermi fatto un amante focoso.
Come se mi avesse letto nel pensiero mi ha subito smentito dicendomi: “Il mio piatto preferito resta il Filet mignon, ne sono invaghito ed innamorato”
Avrei potuto sentirmi umiliata, come se avesse bocciato la mia prestazione, ma non me ne ha lasciato il tempo per rendermene conto; subito ha precisato: “Però non mi pentirò mai di aver assaporato un piatto raffinato e gustoso come te. Sei una pietanza che non avrei potuto perdermi, da gustare ed apprezzare almeno una volta nella vita.
Nel mio intimo ho pensato che neanche io non mi pentirò mai di questa esperienza. Gli ho sorriso perché ha detto “almeno” una volta nella vita; quell' “almeno” significa che potrà succede ancora. Io mi terrò pronta sperando che Alex, il mio migliore amico, in futuro vorrà di nuovo assaggiare una “pollastrella” al posto dell'ottimo ma sempre uguale Filet mignon.
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