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Ho tradito il mio ragazzo con un avversario (parte III)


di Milla90
24.08.2015    |    93.206    |    25 9.4
"Era un messaggio di Federica: - Com’è andata? Sei riuscita a scaricarlo? -..."
Ciao sono Carlotta, sono una delle più grandi amiche di Federica. Probabilmente la sua migliore amica visto che la conosco da una vita. Scriverò questo racconto, perché la storia di Federica e il suo amante segreto è continuata purtroppo attraverso di me. Non è facile per me espormi così, ma per un’amica lo faccio. Sono alta 1.80, più alta di Federica quindi; ho il seno più piccolo, una seconda scarsa; pelle bianca come il latte, lineamenti nobili e morbidi. Capelli lunghi e mossi, tendenti al biondo chiaro. Gambe lunghe e tornite, culetto sodo. Io e Federica, entrambe snob, al liceo eravamo una bella coppia, tutti i ragazzi ci morivano dietro, e noi facevamo di tutto pur di farli rodere un po’. Poi ci siamo entrambe fidanzate e ognuna ha preso la sua strada, ma nonostante questo siamo rimaste buone amiche e ci vediamo spesso. Fu durante una cena che Federica mi raccontò le sue vicissitudini durante una partita di calcio, con uno sconosciuto di nome Marco. Mi raccontò di essersi presa una cotta per questo ragazzo e mi confidò di essersi innamorata delle sue doti. Me lo descrisse minuziosamente, come descrisse i suoi molteplici orgasmi.
- Nessuno mi ha mai scopata così – continuava a ripetere – e non posso più farne a meno –.
Non passò molto però che mi chiese di parlare con lui in sua vece.
- Voglio che questa storia finisca qui. Abbiamo scopato due volte, ma gli ho lasciato il mio numero. Ora mi cerca e mi chiede spesso di vederci. Non voglio rovinare la mia storia con Luca capisci? Mi sento già abbastanza in colpa – mi disse.
- E io cosa dovrei dirgli? – le chiesi un po’ stupita dalla sua richiesta.
- Lascialo per me, parlaci tu. Io se ci parlo, finisce che cedo di nuovo… Non mi fido più di me stessa quando c’è lui – mi spiegò la situazione e come si sentisse quando c’era lui. Non avevo mai visto Federica così presa in vita sua.
Io inizialmente rifiutai di intromettermi, poi dopo varie insistenze da parte sua, cedetti. La mia amica organizzò un incontro con lui in un bar non distante da casa mia, solo che anziché andare lei, mi presentai io.
Poco dopo essermi seduta ad un tavolo ordinai un tè freddo al limone. Dopo una buona mezz’ora di ritardo, arrivò un ragazzo alto, smagrito, un viso anonimo, capelli da tamarro e vestito da poveraccio. Pensai che dovesse essere lui, così con un po’ di vergogna lo chiamai. Lui si voltò e stupito mi chiese – chi sei? –
- Sono un’amica di Federica, mi chiamo Carlotta – ero imbarazzatissima, ma mi feci forza per il bene della mia amica e del suo ragazzo Luca, - siediti. Ti devo parlare –
Lui, più stupito di me, si sedette al tavolo. Non aprì bocca, così lo feci io cominciando a spiegargli il perché di questo incontro. – Sono molto amica di Federica, e sono anche molto amica del suo ragazzo, perciò a nome suo e mio ti chiedo se potessi smetterla di sentirla e di cercarla. So che siete molto affiatati, e so che a te piace, ma ti prego di lasciare perdere. Dimostra di volerle bene lasciandola alla sua vita. Avere due ragazzi non le fa bene, è sempre nervosa e preoccupata ultimamente -.
Dopo qualche secondo di esitazione rispose – Guarda che io e lei scopiamo e basta. L’affetto qui non c’entra niente. Non sarò di certo io a proteggerla da sé stessa… E’ evidente che non possa più fare a meno di quello che le regalo.-
Oltre ad essere un discorso estremamente egoista era anche parecchio cafone. Federica aveva davvero deciso di portarsi a letto un ragazzo del genere? Non potevo crederci.
- Quindi per te è solo un involucro? – gli chiesi un po’ incattivita.
- Non è un involucro. E’ più un gioco. Un passatempo… -
- Dio che cafone che sei! – dissi sopra pensiero.
- Come scusa? – chiese lui, stranito da tanta sincerità.
- Perdonami, sono una persona sincera e odio che una mia amica si stia facendo mettere sotto da un buzzurro come te – mentre parlavo, guardai l’ora. Erano già passati una sessantina di minuti e io dovevo prepararmi per una cena con il mio ragazzo, così dissi – mi prometti che la lascerai in pace? -.
- Assolutamente no. Mi piace come si muove a letto, non ti prometto nulla – rispose lui beffardo.
Cazzo, pensai, non posso lasciare Federica nelle mani di un completo imbecille. Devo assolutamente convincerlo. Optai, così, per una soluzione disperata: sfruttare al massimo il tempo che avevo, cercando magari di compiacerlo.
- Senti, io devo salire a casa che tra un’oretta viene a prendermi il mio ragazzo per andare a cena fuori. Devo almeno cambiarmi e truccarmi. Puoi venire su da me visto che non ci sono i miei, intanto continuiamo a parlarne – che stupida fui. Pensavo di poterlo gestire, invece…
Marco, senza pensarci su troppo, accettò l’invito e dopo aver pagato ognuno il proprio conto, uscimmo dal locale e salimmo a casa mia. Meno male che i miei non erano in città. Chissà cosa avrebbero pensato se avessero visto che razza di delinquente gli portavo in casa. Non chiese permesso ed entrò.
- Allora, io devo cambiarmi – gli ribadii mentre lo conducevo in salotto, vicino alle stanze da letto – non toccare nulla. Siediti qui. Se devi bere serviti da solo in cucina, se devi andare in bagno fai come se fossi a casa tua. Io sarò nella stanza a fianco a cambiarmi.-
Detto ciò raggiunsi camera mia e chiusi la porta alle spalle. Mi spogliai. Scelsi un vestito nero per la serata, un vestito aderente, monospalla, che arrivava poco sotto le natiche, un tanga nero e una fascia nera per il seno. Il nero faceva un ottimo contrasto con la mia pelle bianca.
Indossai il tutto e andai in bagno per truccarmi. Dovevo fare in fretta, così mi rimaneva un po’ di tempo per cercare di convincere quel piccolo deficiente, ma appena entrata in bagno mi prese un colpo.
Trovai Marco che si stava aprendo la patta. Grazie a Dio indossava ancora i boxer e appena mi sentì entrare si voltò stupito di quella interruzione.
- Che fai qui? – gli chiesi attonita.
- Mi hai detto di fare come se fossi a casa mia. Devo pisciare – mi rispose lui burbero come al solito, mentre mi studiava nel mio nuovo vestito, da capo a piedi.
- Scusami, non sapevo fossi in bagno! Io mi devo truccare però – dissi entrando. Perché mi stavo scusando? Quella era casa mia!
Mi avvicinai allo specchio sopra al lavandino e gli diedi le spalle. Sentii lui che trafficava con la cintura e la zip, poi sentii lo scroscio della sua pipì. Oddio, che schifo, pensai.
- Sei molto carina con quel vestito – mi disse nel frattempo.
- Grazie – risposi distrattamente mentre cominciavo a mettermi il mascara.
- Hai anche un gran bel culo! – aggiunse, mentre dallo specchio vidi che torceva il collo per guardarmi il fondo schiena. Dovette distrarsi, perché non feci tempo a rispondere che esclamò – Merda! Mi sono macchiato… - e si girò verso di me, mostrandomi la macchia di piscio sui pantaloni. Il problema era che dai boxer gli usciva ancora l’uccello. Così io atterrita dalla prospettiva che si fosse macchiato e che avesse sporcato in giro, mi girai di colpo fissandolo. Quello che mi si presentò era senza dubbio il più grosso uccello che avessi mai visto in vita mia. Federica aveva ragione, era delle dimensioni di una lattina. Gli pendeva dalle gambe come se fosse pesato un paio di chili e la prima cosa che mi venne in mente fu il paragone con quello del mio ragazzo, Lorenzo. Lui nemmeno in erezione era così imponente. Il mascara mi sfuggì di mano e cadde per terra. La visione di quel massiccio pezzo di carne mi rivoltò l’intestino. Con le mani cercai appoggio al lavandino dietro di me. Ci fu un attimo d’imbarazzo nel quale lui sicuramente notò che il mio sguardo era fisso sul suo pene, così disse – Ora hai capito perché Federica ci tiene a venire a letto con me? .–
Io ero troppo imbarazzata per rispondere, anche se dentro di me conoscevo la risposta, ma cambiando discorso dissi – come hai fatto a sporcarti? –
- Mi sono distratto per guardarti il culo! –
- Sei proprio un idiota! – gli dissi, mentre con sollievo vidi che si stava rimettendo i boxer. –Ci siamo visti perché io potessi chiederti di non scoparti più la mia migliore amica e ora tu mi dici che mi fissi il fondoschiena? –
Notai che fece una certa fatica a rimettere l’attrezzo nei boxer, poiché sembrò indurirsi e l’asta gli balzava fuori dall’elastico, ma alla fine ci riuscì. La situazione non cambiò molto, visto che i boxer lo contenevano a malapena.
- Carlotta, riflettici, come potrebbe un ragazzo non fissarti il culo? Ti sei vista? – mi rispose mentre chiudeva i pantaloni ed usciva dal bagno. Io ripresi a truccarmi. Stava forse cercando di sedurmi? Come poteva essere così sfacciato, dopo che gli avevo appena chiesto di non andare a letto con Federica? Si era macchiato di proposito solo perché io gli vedessi l’uccello? Federica avrebbe dovuto sapere del comportamento sconveniente di quel cretino, così magari lo avrebbe definitivamente eliminato dalla sua vita. Certo, questo implicava dirle che anch’io glielo avevo visto e che ne ero rimasta alquanto affascinata.
Ritornai alla realtà accorgendomi di non riuscire a chiudere completamente la zip del vestito che avevo sulla schiena, odiando la situazione, uscii dal bagno e andai da Marco in salotto.
- Avresti voglia di tirarmi su la cerniera per favore? – gli chiesi, dandogli le spalle e indicandogli la zip.
Lui si avvicinò e con un abile gesto cominciò a tirarla su.
- Hai anche un buon profumo. Missà che tra le due ho scelto la ragazza sbagliata! – gli scappò una risata.
Io stufa di quel comportamento da perfetto imbecille, mi girai e lo affrontai – Sentimi bene. Quanti anni hai ragazzino? -.
Marco, forse intimorito dal mio cambio di umore rispose subito – vent’uno -.
- Bene. Io e Federica ne abbiamo ventisei. Ora, non mi pare il caso che tu faccia lo scemo in una situazione del genere. Sono stata gentile ad invitarti in casa mia, ora ripaga la mia fiducia ascoltandomi una volta per tutte. Non so cosa gli sia passato a Federica per lasciare che tu giocassi con i suoi sentimenti, ma solo perché sei dotato come un cavallo, non significa che tu possa fare quello che ti pare con le altre persone. Lasciala alla sua vita. Smetti di cercarla. Te la sei portata a letto un paio di volte, sii contento dei tuoi risultati, ma smettila! E smetti anche di farmi i complimenti, che non è proprio la situazione adatta mi pare! – sfogai tutta la rabbia repressa che avevo verso quel ragazzino insensibile che pensava di vivere in un film.
- Fosse per me sarebbe finito tutto la prima volta. Poi è lei che è venuta a cercarmi -.
Questo non lo sapevo, così gli chiesi se stesse dicendo la verità.
- Te lo giuro, me la sono ritrovata alla finale che mi aspettava. Mi disse che voleva parlarmi, ma cinque minuti dopo aveva la bocca sul mio cazzo! – rise.
- Che cazzo ridi…? – gli chiesi spazientita – non è un gioco! Lei è allucinata da quel mezzo metro di carne che hai nei pantaloni, e non… - mi interruppe lui: - Mezzo metro? Non esageriamo! Lo hai visto con i tuoi occhi, andiamo… Glielo dirai a Federica? –
Quella domanda mi lasciò interdetta. Perché gli interessava saperlo?
- Certo che si! Merita di sapere con che razza di pervertito si è messa –
- Si, lo merita. Ma gli dirai anche che sei stata un minuto intero a fissarlo? – ecco dove voleva arrivare. Bastardo, mi aveva fregata.
- Sono rimasta stupita. Non pensavo ti saresti mai girato… - fu la prima scusa che mi venne in mente.
- E cosa le dirai? –
- Che sei un pervertito ti ho de… -
- No! Che cosa le dirai riguardo i miei attributi. Che cosa ne pensi? –mi chiese fissandomi negli occhi.
Tutto d’un tratto mi sentii in imbarazzo.
- Le dirò che… - che cosa avrei dovuto dirle?
- Dove studi? – mi incalzò lui, sicuro di star prendendo terreno.
- In camera mia, perché? – gli chiesi, lui non mi rispose e afferratami per una mano, si fece condurre nella mia stanza. Li c’era la mia scrivania, le mie cose, il mio letto queen size ancora sfatto e un casino di scarpe per terra.
- Eccola! – disse, lasciando la presa sulla mia mano e dirigendosi alla scrivania.
Quello che seguì fu troppo veloce e inaspettato perché io lo fermassi.
Prese la riga di metallo dal tavolo e me la porse in mano, poi si slaccio i pantaloni e si abbassò i boxer, facendo uscire il suo cazzo ormai duro.
Doveva fargli un gran male nei pantaloni. A ripensarci, non so nemmeno come potesse tenerlo nelle mutande tanto era grosso.
Mi prese la mano che impugnava la riga e la accostò al suo cazzo.
- Leggi! –
Io rimasi stupita da tutto quello che era accaduto. Dalla sua velocità, dalla sua personalità, e dalle sue stupende doti.
La sua erezione era da manuale. Perfetta. Il cazzo puntava verso l’alto, la sua cappella di notevoli dimensioni era seguita da un’asta che sembrava di granito, sovrumana, con un reticolato di vene che gli conferiva un’aura di potenza, le sue palle dure delle dimensioni delle albicocche si muovevano lentamente. Era un braccio, un muscolo, era un cazzo perfetto. Non potevo biasimare Federica per essersi lasciata andare. Lorenzo, il mio fidanzato, non era nemmeno lontanamente paragonabile a quel ragazzino di vent’un anni.
- Leggi ti ho detto! – disse lui, stringendomi il polso con maggior forza. Io cominciai a scorrere con lo sguardo i centimetri, e notai che il suo cazzo stava crescendo, era a 22 cm, ma dopo che la pelle gli scivolò indietro in automatico, raggiunse l’apice dell’erezione. 25 cm.
- Venticinque… - dissi io, attonita, fissando il numero sulla riga. Non avevo mai visto nulla del genere.
- Quindi cosa dirai ora a Federica? – lasciò la presa su di me.
- Che cosa vuoi che le dica scusa? Che te l’ho misurato? – gli chiesi combattendo contro di me per distogliere lo sguardo dal suo attrezzo.
- E’ un’idea… Oppure potresti dirle che la capisci. –
- Cosa stai dicendo? Devi dimenticarti Fede, dopo che saprà quello che hai combinato qui non vorrà più saperne di te! – gli dissi, ma ne ero convinta solo in parte.
Marco si mosse, e il suo cazzo toccò il dorso della mia mano che teneva ancora la riga. Era talmente caldo da risultare scottante. Mollai la presa sulla riga e gli tirai un mal rovescio sull’asta, per far si che non si avvicinasse.
Esclamò dal dolore – Sei impazzita? Cazzo di troia che non sei altro! –
Io mi pentii subito di quello che avevo fatto, non volevo farlo arrabbiare, così chiesi subito scusa.
- Ci sono ragazze che fan la fila per venire a letto con me, tra cui la tua amichetta Federica. Io mi mostro nudo a te e tu mi ringrazi così? – sembrava furioso, ma il suo cazzo non accennò ad ammosciarsi.
- Scusami… - ripetei.
- Dimmi almeno cosa ne pensi… E’ forse il primo che vedi che non riesci a levargli gli occhi da dosso? -
- No! Certo che no… E’ che… - balbettai timida.
- Che…? Cosa? – incalzò lui.
- E’ grosso, va bene? Sei contento ora? – gli dissi la verità, visto che era ciò che si voleva sentire dire.
- Soltanto grosso? Puoi fare di meglio… - Marco insistette.
- Federica aveva ragione… - gli risposi questa volta.
- Ragione su cosa? –
- Sei un coglione, ma lì sotto sei perfetto – dicendoglielo mi levai un grosso peso dallo stomaco. Non mi era mai piaciuto mentire, sono una persona sincera.
- Bene, allora posso tornare a scoparmi Federica –
- No invece –
- Senti, facciamo così… Posso smettere di andarci a letto se anche tu ti mostri nuda – Marco cambiò strategia.
- Scordatelo – sentenziai.
- In intimo? – mi chiese lui speranzoso.
Io ci pensai su un momento, poi mi decisi – Se lo faccio poi te ne vai? –
- D’accordo! –
- E smetterai di scoparti la mia amica? – lo avevo in pugno.
- D’accordo! – ripetè appoggiandosi alla mia scrivania in attesa. Si levò completamente i jeans e i boxer. Cosa pensava che sarebbe cambiato?
Io un po’ vergognandomi, mi feci coraggio per il bene di Federica e mi sfilai il vestito, dall’alto verso il basso, facendolo scendere ai piedi. Rimasi in tanga e fascia nera, davanti ad un completo sconosciuto. Il suo cazzo parve tremare, e lui cominciò a massaggiarselo.
- Girati! –
Io obbedii e una volta girata, decisi di farmi una coda di cavallo, dandogli le spalle. Stavo facendo la provocante? Perché? Perché avevo deciso di farmi vedere in intimo? La situazione mi stava eccitando?
- Hai un culo pazzesco – disse lui – in intimo sei meglio della tua amica. Davvero –
In qualche modo quel complimento mi fece piacere e lo accettai senza protestare.
- Hai visto abbastanza? – chiesi.
- Aspetta qualche minuto. Non si vede tutti i giorni un culo simile –
- E dovrebbe vederlo soltanto il mio ragazzo infatti… - gli risposi finendo di legarmi i capelli.
- Per oggi farai uno strappo alla regola. Tu mi hai visto nudo, ed io ti vedo in intimo. Mi pare uno scambio equo – fece una pausa poi riprese – le tue chiappe ed il mio cazzo farebbero un’ottima accoppiata, lo sai? –
- Perché devi sempre essere così volgare? – anche se, in effetti, ci avevo pensato anche io. Non potevo biasimare Federica per farsi scopare da Marco. Il suo modo di fare, il suo fisico, il suo pacco, avevano qualcosa di calamitico.
Ad un tratto sentii le sue mani sul mio culo. Era in ginocchio che mi toccava le natiche. Lo lasciai fare, l’unica cosa che dissi fu – Ti piace così tanto? –
- E’ perfetto – rispose, riferendosi al complimento che gli avevo fatto io poco prima riguardante il suo uccello.
Continuò ad accarezzarmelo, palparlo, stringerlo per un po’. E io non so per quale motivo lo lasciai fare.
Sollevò i lati del mio tanga verso l’alto, in modo da poter vedere meglio le forme delle mie chiappe, poi ne morse una. A me scappò una risata – fermo! Non si fa… -
- Aspetta, voglio vederlo meglio. Hai due chiappe fantastiche. Fai palestra? – mi chiese, mentre afferrati i lati del tanga, cominciava a sfilarlo.
- No… facevo atletica fino ad un paio di anni fa – gli spiegai, e lo lasciai fare. Perché lo feci? La situazione mi stava eccitando? Lo avevo incontrato per convincerlo a smettere di scoparsi la mia migliore amica, e ora mi stava levando le mutande.
Sentii il filo tra le cosce opporre resistenza ed essere l’ultimo pezzo di stoffa a coprire la mia nudità. Poi pian piano si abbassò anche quello e scese alle caviglie.
Credo che rimase stupito a vedere l’inizio delle mie labbra totalmente glabro. Mi depilavo costantemente lì sotto, ed ero liscia come un neonato – Sei una meraviglia! – esclamò mentre lo sentii affondare il viso tra le natiche e annusarmi.
Sentii la sua lingua strusciarsi contro le mie labbra. Inarcai la schiena e alzai il culo per facilitargli l’operazione, da dietro non doveva essere facile. Non so perché lo feci, ma una scossa mi prese e cominciai a perdere umori come se avessero aperto un rubinetto.
Marco afferrò le mie natiche e le divaricò, la sua lingua cominciò a salire e arrivò al mio ano. Prese a leccarlo con la voglia di un cane che lecca un osso. Non riuscii a fermarlo, cercando di trattenerlo dai capelli con una mano. Sentii la sua lingua penetrarmi il culo. Doveva essere lunga, perché mi sembrava stesse entrando un dito. Quel ragazzo aveva davvero tutto parecchio lungo.
- Smettila – gli dissi debolmente – nessuno mi ha mai leccata li – ed era vero, nessuno dei miei ex, né il mio ragazzo avevano mai provato a farlo. La cosa fu strana all’inizio, ma poi cominciò a piacermi. Mi veniva quasi da ridere, era una sensazione strana, nuova.
- Perché sei stata con dei coglioni! Ecco perché – disse, mentre cercava di spingere la faccia ancora di più tra le mie natiche. La forza era talmente tanta, che non riuscii a stare ferma e feci qualche passo in avanti, lui mi seguii non staccandosi, mentre io andavo ad appoggiarmi con il petto all’armadio davanti a me.
Quello che mi scorreva lungo le cosce era la sua saliva o i miei umori? Decisi che fossero entrambe le cose. Quel ragazzo aveva uno strano effetto su di me. Era davvero solo tutto rapportabile alle sue dimensioni?
Ero in estasi. Poi tutto finì. Lui si alzò, mi prese per i fianchi e mi fece girare. Sentii il suo cazzo bollente tra i nostri corpi. Lui mi sollevò come se pesassi meno di un kilo e mi portò sulla scrivania. Mi appoggiò li sopra facendomi sedere, poi afferrò le mie gambe e le divaricò.
- Che fai? – chiesi impaurita.
- Come che faccio? Lo vuoi o no? – chiese mentre posizionava il proprio uccello sul mio clitoride. Fece scorrere l’asta su e giù grattando il mio fiorellino con le sue vene che pompavano sangue. Si sputò su una mano e la passò tra le mie labbra vaginali. Che volgare che era. Nonostante ciò però glielo lasciai fare e fissai il suo grosso cazzo che si preparava a bussare alla mia porta.
- E’ la volta buona che capisci cosa passa per la testa della tua amica – mi disse, prima di cominciare ad affondare dentro di me.
Io non risposi, ma mi appoggiai sui gomiti per non scivolare. Sapevo di essere dannatamente stretta e, infatti, fece fatica a fare entrare la cappella.
- Dio santo! Il tuo ragazzo deve avercelo davvero piccolo – disse spingendo, mentre cominciava a farsi spazio dentro di me – Sei strettissima! -
- Stai zitto. Cazzone! – gli risposi io in preda al dolore. Ma l’eccitazione era troppa per fermarsi ormai.
Lo sentii varcare la soglia. Dio che grosso che era. Mi vengono i brividi ancora adesso a ripensarci.
Lui spinse reggendomi le gambe e tenendole divaricate. Come se ce ne fosse stato bisogno, lo desideravo tanto quanto lui.
Sprofondò dentro di me ancora e ancora, finchè non ce la feci più ed esclamai – Sei troppo dentro, non ce la faccio! – sentivo che stavo per venire, ma che mi faceva anche estremamente male.
- Ma siamo solo a metà – disse lui – se mi avessi detto che eri così stretta prima avrei usato la tua bocca –
- Coglione! – gli risposi io di tutto rimando. Stavo facendo sesso con una persona che odiavo. Non riuscivo proprio a sopportarlo. Rozzo imbecille che non era altro.
Dovetti offenderlo credo, o lo fece solo per farmi stare zitta, perché d’un tratto con un colpo di reni lo sentii entrare tutto in un soffio. Stette un secondo dentro di me, con le sue palle dure contro le mie cosce. Io ripresi fiato, avevo il fiatone e il cuore mi esplodeva in petto. Lo fissai negli occhi, e lui sembrò sfilarlo tutto soltanto per poi reinserirlo di colpo. Quella fu la morte dei sensi, perché inaspettatamente venni. L’orgasmo mi sembrava vicino, ma non così vicino, e mi prese alla sprovvista. Le mie gambe tremarono e si strinsero attorno a lui con tutta la forza che avevo in corpo. Le mie mani sbatterono sulla scrivania e non riuscendo più a tenermi sui gomiti mi abbandonai sulla schiena.
- Dio mio! – esclamai riprendendo fiato. Questo sembrò dargli ulteriore forza e cominciò a scoparmi forte e veloce, tanto che nel giro di un minuto o due mi portò al secondo orgasmo. Solo che questa volta cominciò a sfregarmi il clitoride con una mano. Mi fece impazzire, non riuscii a trattenermi, mi sentii morire. Non riuscivo nemmeno più a respirare finché non bloccò il cazzo completamente dentro di me e mi fece raggiungere l’orgasmo con le dita sul clitoride. Esplosi nel momento in cui sfilò la sua asta da dentro di me e mi lasciò scoppiare. Scoppiai in tutti i sensi. Che vergogna. Cominciai a spruzzare umori come una fontana e sentii un senso di liberazione mai provato prima. Era una sensazione fantastica, un sollievo infinito. Mi vergognai molto perché gli schizzi gli finirono addosso, ma non sapevo di avere questa capacità. Ero esterrefatta anche io, ma allo stesso tempo non riuscii a fermarmi. L’avrei fatto se avessi potuto, ma non ero in grado di fermare quel lungo godimento. Lo lavai totalmente. Lo colpii al ventre, sulle gambe e sul cazzo.
Quando il mio orgasmo finì, rimasi immobile, riversa sulla scrivania a riprendere fiato e cercare di capire cosa fosse successo. Avevo difficoltà addirittura a formulare un pensiero. Vidi il suo cazzo che colava dei miei umori e che gocciolava, così gli chiesi scusa con voce affannata.
- Ora ti toccherà pulirmi! – mi disse, mentre afferrandomi per i capelli mi mise in ginocchio. Mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua mazza di piombo. Sentivo un odore acre e pungente. Era lui o erano i liquidi che gli avevo spruzzato addosso? Fatto sta che il suo uccello reso lucido dai miei umori e così grosso e pulsante aveva un aspetto particolarmente irresistibile e sexy. Lo presi fra le mani e mi sentii male. Potevo afferrarlo con entrambe le mani che nemmeno lo ricoprivo tutto. Con il mio ragazzo ed i miei ex ne bastava una.
- E’ davvero grosso… - confermai.
- Ti piace prenderlo con due mani? Con il tuo ragazzo non puoi farlo vero? – lo sentii ridere mentre guardava le mie mani attorno alla sua asta.
- No… Non è nemmeno la metà di te… - glielo confessai.
- Stai davvero con una mezza sega! Ora succhialo, da brava – mi ordinò lui, strattonandomi un po’ dai capelli. L’insulto al mio fidanzato non mi diede nemmeno fastidio. Aveva ragione lui, cosa potevo dire?
Mi venne in mente che Fede non mi aveva mai detto di aver praticato del sesso orale con lui, così glielo chiesi – Federica te lo ha mai preso in bocca? –
- No, ora sbrigati o me ne vado! – disse lui per tutta risposta.
Io mi chiesi se dovessi continuare o mandarlo via. Restare con lui sarebbe stato come tradire nuovamente il mio ragazzo e la fiducia della mia migliore amica. Poi lui avvicinò il suo cazzo alla mia faccia, e mi fece strusciare l’asta sulle guance, sulle labbra e sul naso. Gli umori mi inumidivano il viso, ma non ci prestai attenzione, volevo baciarlo. Era troppo eccitante per potergli resistere. Così aprii la bocca e cominciai a leccargli l’asta dalle palle alla punta. Lo feci più volte, tenendo la lingua ben larga di modo da poter ricoprire una superficie maggiore. Ripetei il gesto più volte, anche sul lato destro e sul lato sinistro, infine me lo infilai in bocca e cominciai a succhiarglielo forte. Non avevo altro obbiettivo che dargli piacere. Sembrava così naturale farlo, che non mi feci troppi problemi quando cercai di mettermelo in gola più che potevo. Arrivai a metà, poi cominciai a tossire. Lui afferratami la testa, comincio a cercare di infilarlo maggiormente, io lo lasciai fare. Non lo permettevo nemmeno al mio ragazzo, ma con Marco sarebbe stato inutile opporre resistenza, e volevo davvero percepire le sue dimensioni inumane. Quando capì che mi stava strozzando e soffocando, allentò la presa, ma cominciò a scoparmi la bocca come se fosse la mia vagina.
Mi teneva la testa ai lati e scopava la mia bocca. Fu incredibile, quella cosa mi eccitò da morire. Nessuno ci aveva mai provato e di sicuro se mai ci avessero provato io li avrei fermati. Con lui fu diverso. Anziché fermarlo, lo incoraggiai piantandogli le unghie nel sedere. Mi aggrappai a lui e cercai di non vomitare ogni volta che affondava nella mia gola. Cominciai a lacrimare e quando levò il cazzo da dentro la mia bocca, colava saliva e aveva acquisito un aspetto ancora più invitante. La mia faccia invece era rigata dalle lacrime e dal mascara che si stava colando. Mi fece alzare, e con uno spintone mi buttò sul letto.
- Quando hai deciso di scoparmi? – gli chiesi eccitata da quella che poteva essere la sua risposta.
- Quando mi sono seduto con te al bar! – disse lui, aggiungendo – voltati e mettiti a quattro zampe, voglio scoparti a pecorina. –
Io risi e mi voltai, non vedevo l’ora che tornasse dentro di me.
Questa volta entrò più facilmente di prima, e mi tenne dai fianchi per aiutarsi nella penetrazione. Cominciò a scoparmi con colpi secchi e cadenzati. Era un buon ritmo, ci sapeva davvero fare.
Qualcuno suonò il citofono. Doveva essere Lorenzo. Mi ero completamente scordata dell’appuntamento con il mio ragazzo. Anzi, a dire la verità mi ero dimenticata di avere un fidanzato.
Marco non accennò a fermarsi, anzi cominciò a scoparmi più forte.
- Fermati, devo andare! – lo implorai, cercando di liberarmi dalla sua presa.
- Non vorrai mica lasciarmi a metà dell’opera… - rise, mentre rideva e mi scopava con colpi sempre più decisi.
- Devo andare. Mi aspetta giù – avevo grosse difficoltà a parlare mentre mi scopava così forte.
Il citofonò suono di nuovo.
- Fermati! – lo pregai nuovamente.
- Stai zitta! Te ne potrai andare solo dopo che sarò venuto – accompagnò il tutto da una tanto sonora, quanto forte sculacciata.
Io gridai dal dolore.
- Gli dirai che d’improvviso non ti sei sentita bene e che sei caduta in un sonno profondo – un altro schiaffo sul culo.
- Mi stai facendo male! – risposi io.
Fu al terzo squillo insistente del citofono, che Marco mi afferrò dalla coda e prese a scoparmi con una violenza inaudita. Lo sentivo penetrarmi come se fosse una trivella. Mi sbatteva con velocità e una forza che pensavo non gli appartenessero. Il tutto accompagnato da un sonoro schiaffo sul culo una volta ogni tanto. Ormai dovevo avercelo completamente rosso.
Il dolore però, anziché distrarmi dal godimento, mi portò al terzo violento orgasmo. Il mio ragazzo era sotto che suonava il campanello, mentre io ero in camera mia a farmi scopare a pecorina come la peggio troia, dall’amante della mia migliore amica.
Quel che era peggio è che mi piaceva davvero molto. Dio che casino!
Sarà da malate, ma venni. Dio solo sa quanto venni. Colai tutto sulle mie lenzuola.
- Sei fantastico – gli dissi, tra un gemito e l’altro.
- Così quando parlerai con Federica, potrai dirle che la capisci davvero – mi rispose, accompagnando il tutto da una sonora risata malefica.
Il problema vero fu che non smise un secondo di sbattermi. Aveva una resistenza infinita quel ragazzo.
Lorenzo smise di citofonare e credo che cominciò a chiamarmi sul cellulare che sentii squillare dalla scrivania, dove prima lo avevo appoggiato.
- Vuoi rispondere? – mi chiese Marco.
- Mi inventerò una scusa – ormai ero connivente. Quel ragazzo mi aveva appena fatta sua.
Per tutta risposta mi presi un altro schiaffo sul culo.
- Smettila! – lo rimproverai.
- Zitta che ti piace –
- Federica aveva ragione… - dissi ansimando, ormai totalmente dimentica del mio ragazzo che continuava a chiamarmi al cellulare.
- Su che cosa? – disse lui, strattonandomi ancora più forte i capelli.
- Scopi da dio… - e cinque colpi dopo venni di nuovo. Non riuscivo più a controllarmi, stavo perdendo addirittura il conto dei miei orgasmi. Presi a tremare, disfatta da quello spaventoso godimento, e affondai la faccia nel cuscino, soffocando un grido di piacere.
Dopo un’altra sculacciata, l’ennesima, mi fece girare, mettendomi con la schiena appoggiata al materasso guardandolo in faccia. Lo rinfilò dentro di me, io alzai il bacino per permettergli una migliore penetrazione e lui mi afferrò dalle cosce alzandomi ulteriormente verso l’alto. Così avevo solo i talloni, le scapole e la testa appoggiate al materasso. Mi diede altri colpi più forti e più profondi poi esclamò – sto per venire –
- Vieni dentro di me – lo supplicai. Ancora adesso mi chiedo che cosa mi sia passato per la testa, ma prendevo la pillola e quindi potevo permettermelo, in più stavo per venire di nuovo e lo volevo a tutti i costi.
Esplose dentro di me, mai provato nulla di simile. Sembrava un vulcano in eruzione, i suoi getti erano talmente potenti che mi provocarono una serie di orgasmi in sequenza che mi fecero quasi perdere i sensi. Quando lo sfilò per svuotarsi ancora con le mani schizzò altre tre volte.
- Sei un animale – gli dissi ormai senza fiato, e completamente sudata.
- Si, anche la tua amica me lo ha detto – si mise a ridere.
Guardandomi in giro quasi spaesata vidi che la stanza era in uno stato pietoso. I vestiti di entrambi per terra. Più macchie costellavano le lenzuola sul mio letto e anche sul pavimento e sulla scrivania altri residui dei miei liquidi corporei facevano capolino un po’ ovunque. Quel ragazzo mi aveva scopato come un animale e ciò che era peggio, era che non ne sembrava averne abbastanza. Mi prese per mano e mi portò in bagno.
- Cos’hai in mente? – gli chiesi mentre mi lasciavo guidare da lui fin nel mio bagno.
- Facciamoci una doccia, siamo entrambi marci di sudore – mi spiegò. Io allora un po’ in imbarazzo, perché l’eccitazione stava svanendo mi levai il reggiseno a fascia che ancora avevo addosso e aprii con una mano l’acqua nella doccia. Nell’attesa che raggiungesse una temperatura ideale, notai che il suo cazzo era tanto duro quanto lo era prima così esclamai – Oddio! Ma come fai? – a quella vista, l’eccitazione, tornò a salire.
- E’ colpa tua –
- Ma piantala idiota! Federica mi aveva raccontato delle tue capacità – gli risposi, con la faccia di chi lo aveva fregato.
- Avete parlato molto di me a quanto pare – mentre parlava si avvicinò e prese in bocca uno dei miei capezzoli e cominciò a succhiarlo forte, senza vergogna. Le sue dita corsero lungo le mie cosce e trovarono il mio clitoride. Cominciò a masturbarmi mentre i miei capezzoli diventavano degli spilli. Li sentii indurirsi all’inverosimile.
Si staccò da me e mi fece entrare in doccia, mollando una sculacciata.
- Ho capito che ti piace il mio culo, ma non è il caso di farmi male in continuazione –
- Ma se mentre lo facevo sei venuta due volte nell’arco di pochi minuti. Voltati – mi ordinò.
Aveva ragione, mentre eravamo sul letto e mi schiaffeggiava, tutto subito mi ero sentita usata e sfruttata, poi però, quel comportamento mi aveva fatto eccitare ed ero venuta due volte. Ad ogni modo mi voltai e mi preparai ad accoglierlo nuovamente.
L’acqua scorreva lungo i nostri corpi nudi, era calda, calda quanto la sua mazza che si faceva strada dentro di me. Era fantastico riaverlo dentro. Mi attaccò alla parete e cominciò a scoparmi con potenti colpo dal basso verso l’alto, mentre con le mani accarezzava a stringeva il mio corpo. Mi faceva eccitare questo suo modo di essere ruvido, violento ma anche passionale. Mi sentivo piena di lui, mi sentivo dominata. Forse era così che una donna doveva sentirsi? Era per questo che mi piaceva da impazzire scopare con lui?
Prese a succhiarmi i lobi delle orecchie, io non ce la feci più e girai il viso per baciarlo. Allora lui mi fece girare completamente e mi infilò la lingua in bocca, il suo cazzo ritornò dentro di me e mi prese in braccio dentro la doccia. Dio mio fu fantastico! Credo che spinse anima e corpo dentro di me, lo sentivo dentro più di prima e questo mi fece raggiungere l’orgasmo altre due volte. Alla seconda venne di nuovo anche lui. Ovviamente dentro di me.
Mentre ci asciugavamo mi scopò per l’ennesima volta, e prima che uscisse di casa lo feci venire sulla mia schiena, mentre lo guardavo dallo specchio.
Una volta ritornata in camera per mettere un po’ d’ordine, vidi il cellulare illuminarsi. Era un messaggio di Federica: - Com’è andata? Sei riuscita a scaricarlo? -
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