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Il mio lavoro


di bullboyking20
02.09.2015    |    21.296    |    3 8.7
"Lorenza spinse la schiena di Laura con forza, in modo che ano e retto si trovassero predisposti ad accettare l’intruso..."
Avevo ballato più volte con Laura, moglie di un mio caro amico, una donna sui 40 anni ma sempre bellissima. Un viso fantastico e un culo superbo, un’eleganza aristocratica. L’ho sempre desiderata, ma l’ho sempre e solo corteggiata per galanteria. Sapevo che non ci sarebbe mai stata, ma corteggiarla non dispiaceva né a me né a lei, anche se a volte rispondeva come se fosse l’unica donna bella al mondo.
Trovava scontato che tutti la corteggiassero e forse aveva perso il bello della vita, dato che fare la corte e riceverla era sempre un modo per mettersi alla prova, per scoprire nuove orizzonti, per capire - appunto - che non sei l’unica donna al mondo.
Io sono medico, lei funzionaria di uno studio notarile. Non sapevo di cosa di occupasse esattamente, ma neanche lei conosceva il mio lavoro, la mia specializzazione. Non si sarebbe mai fatta visitare da me. Siamo amici e per lei era meglio tenermi lontano da problemi di salute che potevano metterla in imbarazzo. Nel vissuto popolare, la bellezza deve essere sana per definizione.
Ed è così che è scoppiato il caso che sto per raccontare.

Alle 18 di qualche giorno dopo l’infermiera che lavora per me entrò in ufficio per annunciarmi l’ultima paziente della giornata. Non risposi, perché sapevo che l’avrebbe fatta entrare comunque.
Ma quando chiuse la porta e alzai gli occhi, rimasi di sasso.
- Laura? Che ci gai qui?
- Marco! Oddiomio! No, cosa ci fai tu qui? Io sono venuto dal dott. Rossi e non voglio che venga sostituito, tantomeno da te.
- Stai calma, - le risposi. – Io sono il dottor Matteo Rossi, “quel” dottor Rossi.
- Tu…? Ma non mi hai mai detto niente! Mi stai mettendo in serio imbarazzo!
- E perché mai? Dimmi qual è il problema e vedrai che risolviamo tutto.
- Io ho bisogno di una visita specialistica, ma se sapevo che lo specialista fossi tu, neanche mi sarei presentata.
- Va bene – dissi alzandomi. – Non ci sono problemi.
Capisco che la mia specializzazione sia imbarazzante, ma è il motivo per cui non l’ho mai detto ad amici e conoscenti.
- Sì, credo che sia meglio che io me ne vada. – Disse alzandosi.
- Non preoccuparti, - le dissi amichevole. - Ci sono tanti bravi colleghi in queste cose.
- Mi avevano detto che tu… che il dott. Rossi è il migliore, ma non sapevo che fossi tu… Scusami.
- Dai, - le dissi. – Ti accompagno alla porta. Non ci siamo mai incontrati, OK?
- Mi consigli qualcuno?
- No.
Mi guardò.
- Lo sai perché sono qui? – Mi disse imbarazzata.
- No, ma lo immagino, data la mia specializzazione. Vuoi parlarmene? Magari ti posso esswere utile lo stesso.
Si sedette di nuovo e finse di cercare qualcosa nella borsetta per vincere l’imbarazzo.
- Ho perdite di sangue…
- Dal retto?
- Sì…
- Colore rosso vivo? Rosso Marlboro?
- Sì.
- Beh, almeno non è niente di pericoloso. Le feci sono normali o nere?
Pausa.
- Normali.
- Bene. Credo che siano solo emorroidi da sistemare
Mi guarda avvilita.
- Non vuoi visitarmi?
- Beh, fin qua non è una visita, ma uno scambio di parole tra amici.
- In cosa consiste la visita?
- E’ molto imbarazzante, - le risposi. – Per questo i pazienti preferiscono medici che non conoscono.
- In cosa consiste? – Ripeté.
- Sarò brutale, non voglio convincerti. Devo guardarti l’ano, infilarti un dito nel culo, poi ti inserisco un rettoscopio sottile e infine uno grosso. Rendo l’idea?
Rimase in silenzio per un po’.
- Perché devi… mettere un dito...?
- E’ la prassi. Prima di introdurre qualsiasi cosa dobbiamo accertarci che non ci siano pericoli nell’inserire qualcosa nel retto. Noin lo faccio solo io, lo facciamo tutti noi proctologi.
Rimase in silenzio con la testa bassa.
- Sei davvero bravo come dicono? – Mi chiese sollevando la testa.
- Vuoi dire se non faccio male? No, con me non si sente nulla.
- Mi vergogno da morire.
- E’ più che comprensibile. La visita non è nulla di speciale, ma può apparire decisamente umiliante. Mi spiace.
- Ma tu fai sempre questo? - Sorrise. - Metti qualcosa nel culo alla gente?
- Non solo.
- Perché, cos’altro fai?
- Opero.
- A quanti hai fatto la visita?
- Un migliaio… Capisci perché non voglio che si sappia cosa faccio esattamente?
- Ma come ti è venuta l’idea di prendere questa specializzazione?
- Quando ti laurei accetti la prima proposta che ti fanno per andare avanti e…
- Cos’altro fai oltre a… operare?
- Il mercoledì e il venerdì faccio la colonscopia, il lunedì generalmente opero.
- Dici che dovrò essere operata anch’io?
- Non ne ho la minima idea. – sorrisi. – Prima devo visitarti. Ma questo lo devi decidere tu.
Si alzò come per andare via. Poi si girò da me.
- Va bene, - disse poi. – Cosa devo fare?
- Sicura di quello che fai?
- Sì, ho fatto la preparazione obbligatoria prima della visita e non intendo rifarla.
Prima della visita si deve fare una dieta a base di acqua e magari anche una pera.
- Bene. Vai dietro il separè e ti spogli dalla vita in giù.
- Tolgo tutto?
- No, solo dalla vita in giù.

- Sono pronta, - disse dopo una comprensibile attesa.
- Allora vieni qui sul lettino.
Uscì titubante dal separè, comprendoni il sesso con le mani. Feci il possibile per metterla a suoi agio.
- Sali sul lettino mentre mi giro dall’altra così non ti guardo.
Una donna nuda che sale sul lettino è una delle operazioni più semplici e più erotiche di questo mondo.
Restai girato finché non mi parve di sentire che era ferma, quindi mi voltai. Era bellissima come me la ero immaginata. Una donna nuda sdraiata pancia sotto è un capolavoro della natura perché il culo tende ad allargarsi, scoprendo leggermente la fessura, l’ano e il sesso. Il suo culo era ovale, perfettamente ovale. Il suo colore leggermente ambrato, forse si faceva lampade. Non aveva una sola piegolina fuori posto, a 40 anni ne dimostrava 30… Mi avvicinai a lei e premetti il pedale del lettino per sollevarlo all’altezza giusta. Poi mi portai ai piedi e le allargai le gambe con delicatezza. Fece una iniziale resistenza, ma poi la vinse e mi lasciò fare. Mi portai al culo, che ora teneva stretto stretto
- Rilassati, - le dissi accarezzandole il sedere affettuosamente. – Devi lasciarmi guardare.
Tenni la mano sulle natiche finché non sentii che pian piano si lasciava andare. Ma nessuna riesce a tenere i glutei stretti troppo a lungo. Poggiai le mani alla base delle natiche, in modo che i pollici stessero sulle piegoline. Feci una leggera pressione per allargarle e mi avvicinai per guardarla bene. Allagandole, provai un certo calore all’inguine. Non mi capita quasi mai, ma Laura era una donna che avevo sempre desiderato. Lei lo sapeva e la situazione scaldò anche lei. Una gocciolina di rugiada si presentò sulle grandi labbra.
- L’ano si presenta normale, piccolo, con le piegoline intorno e senza piccole malformazioni dovute all’età. Esteticamente è a posto. Ora andiamo avanti.
Presi due salviette e tornai da lei. Con quella bagnata le passati per bene il sesso, gli inguini e la fessura del sedere. Gettai via la salvietta usata e presi l’altra per asciugarla. Passai delicatamente ma con la giusta pressione le intimità. Lei si era rilassata abbastanza. Portai il dito all’ano e le auscultai la pressione. Poi spostai il dito un po’ a tutta la fessura, fino al sesso, che ovviamente non toccai.
- Al tatto sei un po’ più dura del normale, - le dissi. – Sia all’ano che le parti vicine.
Diedi qualche colpetto con le nocche delle dita, come per sentire il rumore.
- Sì - confermai. – Ma adesso sentiamo meglio.
Si stava comportando bene e avevo visto che le grandi labbra si erano sporte come se avessero voluto del sesso. Era eccitata, ma anche a me se mi avesse toccato il buco del culo mi si sarebbe rizzato. Era normale.
Presi un paio di guanti di lattice e li calzai, facendo in modo che lei sentisse che li stavo infilando. Così capiva cosa le avrei fatto, ma apprezzava anche l’igiene. Solo tra amanti non si usa il guanto…
Mi unsi il dito medio con un lubrificante ammorbidente e mi portai a lei.
- Scusami, - le dissi.
Dicevo così a tutti e a tutte, perché era un modo per spiegare che dovevo farlo “mio malgrado”.
Infilai il dito medio facendomi strada con la dovuta attenzione. Subito sentii una piccola massa attorno al mio dito, ma l’ultima falange restava libera. Mossi il dito in più direzioni, perché dovevo capire come introdurre il rettoscopio. I suoi splendidi glutei ebbero qualche inevitabile guizzo, ma tutto sommato si comportava bene. Quando sfilai il dito e tolsi il guanto le dissi che avevo trovato qualcosa.
- Le emorroidi interne sono piuttosto infiammate. Ma adesso so come introdurre il rettoscopio senza farti male. Resta ferma così.
Ma lei non aveva alcuna intenzione di muoversi. Era come paralizzata, anche se la vulva presentava vari sintomi di piacere occulto.
Passai nuovamente sesso e fessura prima con la salvietta umida e poi quella asciutta, facendo attenzione ad avvolgere bene il sesso, così che le secrezioni vaginali sparissero.
Poi presi un rettoscopio sottile e lungo.
- Ora ti inserisco l’attrezzo sottile, - le spiegai. – non sentirai nulla e comunque andrò piano finché non ha superato il primo tratto.
Lo appoggiai all’ano e lo spinsi dentro piano, cercando di capire quale fosse la strada migliore. Dopo un po’ vidi che scivolava dentro senza difficoltà. Portai l’occhio all’oculare e accesi la luce interna. Quello era un momento di particolare intimità, perché per portarmi lì a guardare sfioravo le natiche con le guance. Una cliente, abbastanza amica da potermelo dire, un giorno mi aveva detto che era stata la più bella sensazione della sua vita. Da allora ho sempre cercato di palesare la mia vicinanza delle guance al culo della paziente, perché era un modo per farle rilassare. Questo, intendiamoci, vale anche per i maschietti. Il calore del contatto facilita la penetrazione anale perché si allentano i freni inibitori. Funziona meglio del valium.
- Ora ti gonfio un po’ – le dissi. – Ma non sentirai nulla.
Presi la pompetta e la premetti alcune volte. In quella maniera potevo vedere meglio le pareti e soprattutto le emorroidi.
- Ora ti sgonfio, - dissi dopo aver guardato con attenzione.
Presi la rotellina e liberai l’aria che uscì con un soffietto.
Andai a prendere una salvietta umida e una asciutta. Appoggiai quella detergente sotto il rettoscopio e lo sfilai piano. Lei strinse le natiche automaticamente. Misi il catetere nella bacinella e strofinai la vulva che era fradicia e salii fino all’ano. Una volta pulito bene il tutto, presi la salvietta asciutta e ripetei l’operazione, dalla vulva all’ano. Lasciai lì la salvietta e le avvicinai le gambe per coprirle le pudenda.
- Rimane un’ultima visita da fare, deve aiutarmi Lorenza.
- La tua infermiera? - Chiede, parlando per la prima volta da quando si era sottoposta alla visita. – Non puoi fare tutto da solo…?
- No, in questo caso mi serve.
Non disse altro, mentre chiamavo Lorenza. La quale entrò, sapendo cosa doveva fare.
- Buongiorno signora, - disse affabile appena entrata. – Vedrà che non sentirà nulla. Il dottore è uno dei più bravi in queste cose.
Laura non disse niente. Ovviamente non aveva paura del dolore.
Laura premette un pedale e il lettino si abbassò elettricamente fino a portarsi a mezzo metro da terra.
- Venga su col bacino – Disse poi, sfilandole la salvietta che le copriva la fessura.
Laura non aveva capito bene, per cui Lorenza dovette aiutarla. La fece mettere in ginocchio, la fece chinare in avanti fino a toccare il lettino con la testa e infine le allargò le gambe. Io mi ero seduto dietro, in modo che avessi gli occhi leggermente più alti della parte che dovevo visitare.
Lorenza prese un’altra salvietta umida e la strofinò nella fessura, soffermandosi sul sesso, quindi la passò con un’altra asciutta. Ora era pronta.
- Rilassati, Laura. – Le dissi. Era tesa come la corda di un violino. La vergogna l’aveva immobilizzata.
- Non deve vergognarsi, signora. – Aggiunse Lorenza. – Sono cose che facciamo tutti i giorni.
Le misi le mani alla base delle natiche in modo che i pollici facessero pressione per farle sporgere di più la fessura. Le guardai ano e sesso e dovetti convenire che non capitavano spesso visioni così belle e coinvolgenti. Presi il rettoscopio grosso e mi portai al suo buco del culo, mentre l’infermiera la teneva ferma con le mani sulle natiche attendendo mie disposizioni.
Appoggiai la punta dell’attrezzo all’ano e attesi che si abituasse. Quando lo visi rilassare, spinsi dentro un poco l’attrezzo. Ano e retto erano già lubrificati e ammorbiditi dalla crema che le avevo messo prima, per cui le emorroidi non le avrebbero fatto male.
- Pronta Lorenza?
- Pronta, dottore.
- Vai allora.
Lorenza spinse la schiena di Laura con forza, in modo che ano e retto si trovassero predisposti ad accettare l’intruso. Io, appena vidi allargarsi il tutto, spinsi dentro con forza l’attrezzo, che scivolò presto fino in fondo.
- Fatto, grazie Lorenza.
- Posso andare?-
- Sì sì, mi arrangio io.
- Se vuole rimango…
- No no, grazie.
Squillò il telefono e Lorenza andò a rispondere.
- Dottore, è per lei. E’ urgente.
Venne da me e mi sostituì in modo che Laura non fosse lasciata sola. Risposi velocemente alla chiamata, guardando quella incredibile scena della mia amica sodomizzata e la mia infermiera che le faceva da guardiana. Poi tornai dalla paziente, mentre Lorenza se ne andava.
- Scusa - dissi, - Ma se mi chiamano è perché si è verificata un’emergenza. Io il lunedì opero i pazienti che hanno bisogno di un intervento.
Parlando le avevo accarezzato le natiche per farla rilassare, poi mi portai a guardare nel rettoscopio. Armeggiai un po’ con la pompetta, un po’ con il manico e con il divaricatore. Infine la sgonfiai e pian piano sfilai l’attrezzo. Dalla vulva colava un filo di umore vaginale. Meno male. La passai nuovamente prima con la salvietta umida e poi con quella asciutta.
- Fatto. – Dissi, lasciandole la salvietta a coprire le pudenda. – Sdraiati in avanti che faccio un’ultima cosa.
Obbedì, mentre tornai ad alzare il lettino. Giunto all’altezza voluta, le allargai le gambe e le tolsi la salvietta. Presi una piccola siringa con beccuccio anale, di quelli con più buchi laterali. Lo scoprii e mi portai all’ano Inserii la cannula nel retto e iniettai la cremina anti emorroidi. La sfilai e passai nuovamente con la salvietta.
- Puoi rivestirti che dopo di dico il tutto. – Le sissi.
Si alzò incerta, mostrandomi tutto il meglio di sé, poi andò dietro al separé a rivestirsi.
Poi venne a sedersi dove le avevo fatto posto.
- Come va? – Le chiesi.
- Ma tu, fai questo tutti i giorni? – Mi domandò allibita.
- Il lunedì opero. Il martedì e il giovedì faccio rettoscopie, il mercoledì e il venerdì colonscopie.
- Cioè tu metti qualcosa nel culo alla gente tutti i giorni?
- Sì, è per questo che non gradisco far conoscere la mia specializzazione.
- E la tua infermiera, cosa dice? Sembrava quasi complice…
- Visito anche lei una volta all’anno.
Rimase senza parole.
- E a te chi ti vista? – Domandò poi ironica.
- La mia infermiera. Ormai sa come si fa.
Rimase i n silenzio, come se si stesse immaginando la scena.
- Hai le emorroidi interne infiammate, - cominciai. - Sono abbastanza ingrossate. Dall’esterno non si vede nulla, quindi esteticamente hai un ano perfetto…
- Ma cosa dici…!
- Scusa, è una cosa che mi chiedono tutte le pazienti e pensavo che ti facesse piacere saperlo.
Non rispose.
- Le emorroidi interne possono essere state infiammate da due cose. Del cibo irritante o l’uso inappropriato del retto come una vagina. Non dire nulla, ti prego. Ti sto solo informando.
- Nel caso del cibo - aggiunsi, - dovresti limitare l’uso del caffè, di alcol e di cibi piccanti. Nel caso di abuso sessuale…
- Ti prego, risparmiamelo.
- Niente, usa solo una cremina anti emorroidi prima e dopo l’uso.
Scosse la testa, tenendosi le tempie con le mani.
- La cremina chi ti ho iniettato va benissimo. Dovrai continuare a mettertela tutti i giorni, dopo ogni evacuazione.
- Vuoi mettermela tu? – Chiese con una nota sarcastica.
- Mi piacerebbe, - sorrisi, - ma non è necessario. Se vuoi, vieni ogni dieci giorni che ti inietto io la cremina, ma tutti i giorni devi farlo tu. Tra un mese e ti do un’occhiata. Secondo me starai di nuovo come prima.
- Altro?
- Sì, ti consiglio, già che ci sei, di farti una colonscopia.
- Mi hai detto che non ci sono problemi.
- Fin dove ho visto io è tutto a posto. Più in su, se ti fai vedere ogni due o tre anni, se si trova qualcosa di indesiderato, lo si più togliere durante la visita.
- Come funziona?
- Ti metti nuda sul lettino di là, sul fianco sinistro, poi raccogli le gambe e io ti inserisco la sonda. Poi va avanti l’infermiera, mentre io guardo la telecamera.
- E’ lunga la sonda?
- Un metro e 40, ma la inserisco per un metro e 20 con te.
- Nuda? Su un fianco?
- Sì.
- Dimmi una cosa. Ti ecciti mentre fai queste cose?
- Ti risponderò solo un giorno che staremo ballando insieme. Qui è fuori discussione.

Ci trovammo a ballare una ventina di giorni dopo.
- Come va? – Le chiesi.
- Domanda professionale?
- Non necessariamente.
- Quand’è che puoi ricevermi? Così me lo dici tu come sto.
- Se vieni a orari di chiusura, ho sempre posto per te. Ma ti consiglio di venire alla scadenza del mese.
- Ora però devi dirmi una cosa. Ti eccita il lavoro che fai?
- No.
- Non ti ho eccitato neanche io?
Non risposi.
- Cosa mi farai alla fine?
- Ti do un’occhiata e vedo come stai.
- Col rettoscopio grosso?
- Sì.

Venne dopo un mese dalla visita.
- Tutto bene? Le chiesi.
- Si, credo di essere tornata a posto.
- Spogliati allora, che facciamo l’ultima visita.
Andò dietro il separè, si spogliò e uscì nuda dalla vita in giù, ma con le autoreggenti. Rimasi senza fiato.
- Mi sono svegliata. – Mi ha detto. – Con le autoreggenti impiego molto meno a spogliarmi e a rivestirmi. Com’è che devo mettermi?
- Laura…
- Sì?
- Sei una bomba.
- Come fai a dirlo? Sono più vestita dell’ultima volta…
- Già…
Si portò maliziosamente sul lettino, si sdraiò e poi si tirò su per mettere il culo in mostra. Gambe larghe e testa in giù. La classica posizione a V rovesciata che, con le autoreggenti scure, mi fa impazzire.
- Chiama Lorenza, - disse.
- Senti. – dissi balbettando. – Credo che tu sia ormai abbastanza brava da poter fare a meno della mia assistente che ti preme la schiena.
- Dici?
- Sì, certamente.
- Sei sicuro? Non preferisci che ci sia anche lei?
- No, vedrai che andrà tutto benissimo.
- Bene allora, fai tu, da solo.
In quella posizione era bellissima e le calze erano un invito a fare di tutto. Anche la visita, sia ben chiaro, ma non solo quella. Rimasi a guardarla un minuto.
- Sei bellissima. – Dissi.
- Lo dici prima ancora di avermi visitato?
- Ehm, voglio dire che l’ano è perfetto.
- Lo so, me l’hai detto già la prima volta. Vuoi procedere per favore?
Presi la salvietta bagnata e le strofinai sesso e fessura, poi presi quella asciutta e la asciugai.
- Passala ancora, - disse. – Mi sento ancora un po’ bagnata.
Le presi la figa in mano con la salvietta, poi salii al buco del culo. Mi faceva un piacere immenso. Quelle calze mi avevano messo a terra.
- Ora credo di essere asciugata, - disse con una certa sufficienza.
- Già…
Presi il rettoscopio grosso, lo lubrificai per bene e lo appoggiai all’ano.
- Pronta?
Non rispose.
Spinsi dentro piano la punta, quindi procedetti piano fino a vedere l’ano allargato del tutto.
- Spingi la schiena in avanti. – Le dissi.
Lo fece. Infilai il rettoscopio grosso e per me fu come sodomizzarla con il cazzo. Provai una sensazione di calore al pene che si concretizzò con un’erezione classica. Non ero più il medico che visitava, ma il maiale che giocava con il suo culo. Lei lo sapeva e stava al gioco.
- Ti gonfio un attimo, - le dissi.
La gonfiai. Guardai dentro e la sgonfiai subito.
- Sei perfetta, - le dissi.
- Questo perché sai lavorare bene, - disse compiacente.
Parlammo un po’ di tutto, finché non mi interruppe.
- Scusa, - disse. – Se hai finito, potresti sfilare quel coso dal…?
- Eh? Come ? Scusa! Faccio subito.
- Piano, - disse. – con calma.
Feci piano con calma. Poi passai la fessura con la salvietta umida e poi con quella asciutta. La figa perdeva ancora e la passai una seconda volta…
- Puoi rivestirti, - dissi. – Purtroppo.
Quest’ultima battuta mi era sfuggita e me ne pentii, però lei non commentò. Forse non aveva sentito…
Certo non ero riuscito togliere gli occhi da lei mentre scendeva sconciamente dal lettino nuda e con le calze autoreggenti. Mi ero eccitato come un ragazzino.
- Allora, dottore, come sto? – Disse non appena rivestita e seduta davanti a me.
- Sei guarita perfettamente, - risposi. – Però io continuerei l’applicazione della crema ancora per un po’ e ogni volta che volessi avere un… rapporto anale.
- Bene allora, - disse alzandosi. – Ti ringrazio di tutto.
Mi diede la mano e se ne andò.
Restai malissimo, come se mi fossi aspettato qualcosa che, vista la deontologia della mia professione, avrei comunque dovuto rifiutare. Credo che avesse voluto provocarmi. Certamente ci era riuscita, ma a quale pro?

Una settimana dopo si presentò da me un cliente che mi sorprese. Era suo marito.
- Renzo! Ciao! Come stai?
- Ciao. Non bene se sono venuto da te.
- Dimmi tutto.
Aveva anche lui gli stessi problemi di sua moglie. Emorroidi interne da curare e non da operare.
Lo curai con la dovuta attenzione e dopo un mese anche lui era tornato come prima.
- Io e Laura volevamo invitarti a cena a casa nostra, - disse una volta guarito.
- Ne sono onorato.
- Ti va bene sabato, o hai una morosa?
- Ho una morosa.
- Facciamo venerdì allora?
- Va bene venerdì.
Credevo che avrebbe esteso l’invito alla mia compagna, ma evidentemente volevano me da solo.
Sperai che non ci fossero complicazioni di cui mi sfuggiva la poarata, ma poi mi telefonò Laura che mi tranquillizzò.
- Va tutto bene, - mi disse, - ma preparati per una sorpresa.
Mi presentai quel venerdì sera con dei fiori per Laura e dei cioccolatini per Renzo.
Mi accolsero come amici di lunga data, bevemmo qualcosa e consumammo una cena piacevole.
Al momento del caffè e del cognac, lei introdusse il discorso.
- Abbiamo una proposta da farti.
Non risposi.
- Ci pare di aver capito che a te piaccia Laura - cominciò Renzo, - soprattutto quando porta le autoreggenti…
Diomio, pensai. Era una trappola…
Laura si alzò e venne da me.
- Dici che le sto indossando?
Infilai automaticamente la mano sotto la gonna e quando mi accorsi che il nailon finiva e cominciava la pelle, provai un senso di piacevole calore all’inguine. Ma continuai a non parlare.
- La proposta è presto fatta. – Disse lui. - Vuoi venire a letto con noi?
Automaticamente portai la mia mano più in su, accorgendomi che Laura proprio non indossava le mutandine.
- S…sì… Sussurrai.
- Bene allora. Seguici in camera da letto.
Li seguii e, una volta entrati, si spogliarono in fretta.
Sorpresa.
Indossavano entrambi le autoreggenti.
Poi si avvicinarono a me e mi spogliarono. Li lasciai fare. Mi abbracciarono e avvertii subito il sesso invitante di lei e quello inquietante di lui. Dovetti decidere subito cosa fare.
- Vieni, - disse Laura prendendomi per mano. Straiati e mettiti comodo.
Mi sdraiai, lei venne a baciarmi e lui a prendermi il cazzo in bocca.
- Con noi dovrai lavorare il doppio che in ufficio, ma dal vivo. E devi credimi se ti dico che non ti pentirai.
Lei si sdraiò in mezzo a noi due, culo in su e testa in giù. Lui portò il mio cazzo all’altezza del suo culo, me lo lavorò con la bocca e lo appoggiò all’ano della moglie.
- L’ho già lubrificato con la tua cremina, - disse. – Pronto?
- Pronto! – dissi.
Lui spinse la schiena di lei e io la inculai di brutto.
Dopo una decina di botte venni.
Mi riposai un po’, finché non me lo fecero resuscitare con la lingua. A quel punto fu di nuovo lui a guidarmi.
- Pronto? – Mi chiese.
- Pronto! – risposi.
Le fece pressione sulla schiena e io, finalmente, potei incularla di nuovo.
Venni dopo averla “visitata” attentamente.
Iniziò così una fantastica relazione a tre, che dura tutt'ora.


Fine.
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