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L'elettricista - 1


di cd1948
11.11.2014    |    45.775    |    4 9.4
"Quando infine venni, lo feci con un urlo e mi accasciai su di lui..."
Mi chiamo Rita ed ora ho 50 anni.

All'epoca del mio racconto avevo 24 anni ed ero sposata da un paio d'anni con un vecchio amico. Ero alta circa 1, 65, magra, bionda, capelli corti, occhi verdi, due piccole tettine, di quelle che dicono siano perfette perchè stanno in una coppa di champagne, due gambe lunghe ed un bel culetto sodo. Mio marito era contabile in un'azienda pubblica. Abitavamo in un bell'appartamento, comprato con l'aiuto dei nostri genitori.

Io volevo dei figli ma, secondo mio marito, era prematuro, dovevamo sistemarci, e tutta una serie di cose così.

Nel rione abitava un pensionato di circa 60 anni, piuttosto energico e giovanile, con un bel viso, una gran massa di capelli bianchi ma anche una discreta pancia. Era molto simpatico e, per arrotondare la pensione faceva dei lavoretti di idraulico, elettricista, pittore e quant'altro. Avevo saputo che era vedovo e che aveva dei figli grandi che abitavano fuori città.

Un giorno, mentre stavo pulendo la casa, l'aspirapolvere fece una fiammata e saltò la luce di casa. Non sapendo cosa fare, chiamai mio marito, che mi diede il numero del signor Cristiano.

Lo chiamai e venne nel giro di mezz'oretta. Visto quello che era successo, ovvero, come mi disse, un cortocircuito sul cavo dell'aspirapolvere, mi consigliò di acquistarne uno nuovo ma che, nel frattempo, avrebbe riparato quello vecchio, sostituì inoltre la presa della corrente che si era bruciata.
Siccome era estate e faceva caldo, alla fine del lavoro era tutto sudato, al che gli indicai il bagno dove poteva rinfrescarsi e gli offrii una bibita fresca.

Ci sedemmo al tavolo ella cucina ed iniziammo a parlare del più e del meno.

-”Sa”, iniziò, “vi ho notato quando siete venuti ad abitare nel rione, soprattutto perché lei è una gran bella ragazza”.

-”Grazie”, risposi, arrossendo e chinando gli occhi”, non sono abituata ai complimenti”.

-”Ma dai, è impossibile, come si fa ?”, nessuno le fa dei complimenti, neppure suo marito ?” disse.

-”Sa, mio marito è molto preso dal suo lavoro e quando arriva la sera è molto stanco”.

-”E che lavoro fa, suo marito ?”

-”Il contabile in un'azienda”, risposi.

-”Ma come si fa ad essere stanchi a star seduti ad una scrivania ? Io, almeno, dopo aver finito di lavorare, andavo ad allenarmi oppure in palestra”.

-”Ah, e che sport faceva ?”

-”Quand'ero giovane, giocavo a rugby, poi palestra, canottaggio. Ancora oggi ogni tanto vado a remare”

-”E che lavoro faceva ?”

-”Programmatore di computer. Ma mi dica, bambini ?” chiese.

-”Sa, mio marito dice che prima dobbiamo sistemarci, che tutto deve essere a posto, e via così”, risposi, arrossendo, un po' imbarazzata.

-.”Ma almeno Il sesso lo fate regolarmente ?” chiese, guardandomi fisso.

-”Bé, mio marito rientra stanco, alle volte non lo facciamo” iniziai a rispondere, rossa come un peperone, gli occhi bassi. In realtà, le poche volte che lo facevamo, quando lui non si lagnava di essere stanco, veniva subito e poi si metteva a dormire, lasciandomi insoddisfatta.

-”Che vergogna” disse, “Si vede che hai bisogno di fare del sano sesso, di scopare”.

Rossa dalla vergogna e dall'imbarazzo, mi alzai e mi diressi verso il frigo per prendere altro da bere. Glielo servii e ne presi anche per me e mi risedetti in fronte a lui.

A quel punto, per cambiare argomento, gli chiesi qualche notizia su di lui. Mi raccontò che era nato all'estero ma poi, quando i suoi erano tornati in Italia, li aveva seguiti e si era stabilito in città, aveva fatto molti lavori nel campo dei computer ed ora si godeva la pensione.

Dopo un'ora circa di conversazione, dove mi accorsi che era una persona colta e con molta esperienza, si alzò per andarsene. Io lo accompagnai fino al portone, conversando amabilmente ed infine se ne andò, non senza promettermi che sarebbe ritornato.

Giorni dopo, mentre ero alla fermata dell'autobus, aspettando quello giusto che mi portasse a casa, si fermò una macchina. Era il signor Cristiano, il quale aprì la porta e mi chiamò.

-”Vuole un passaggio fino a casa ?” mi chiese.

-”Oh, sì, grazie, molto gentile” risposi e salii. Lui ripartì subito.

-”Come mai da queste parti ?” chiese.

-”Ero venuta a vedere se c'era qualche occasione ora che ci sono le svendite” risposi.

-”Eh, mi sa che le occasioni buone si esauriscono la prima settimana”

-”E' vero, ma sono riuscita a trovare un vestitino estivo a poco prezzo” dissi e lo tirai fuori dalla borsa per mostrarglielo.

-”Carino, chissà come le starà bene, mi piacerebbe vederglielo addosso”.

Andammo avanti a parlare fino a che arrivammo vicino a casa mia. Guidava veloce ma sicuro. Posteggiò con un paio di manovre la sua grande macchina in un posto dove io non so se sarei riuscito a mettere la nostra utilitaria.

A quel punto, siccome mi sentivo in obbligo con lui, lo invitai a prendere un caffè da me. Una volta seduti sul divano, mentre bevevamo il caffè, osservai :

-”Certo che lei guida bene, e poi il posteggio. Io non so se sarei stata capace”.

-”Vede, ho iniziato a guidare che avevo poco più di 10 anni, a 15 andavo in giro da solo, a 18 ho iniziato a fare qualche gara automobilistica”.

Quando parlava, ero affascinata, aveva fatto tante di quelle cose.

-”Senta, mi disse ad un certo punto, perchè non si prova il vestitino che ha comperato oggi ?” mi chiese.

-”Va bene, attenda un attimo” feci, prendendolo dalla borsa e dirigendomi in camera per cambiarmi. Il vestitino era molto leggero, corto, mi arrivava a metà coscia, era allacciato dietro al collo e mi lasciava la schiena nuda. Sul davanti aveva un profondo scollo a V che faceva vedere bene porzioni dei seni, ma io avevo tenuto il reggiseno. Appena pronta, ritornai in sala.

-”WOW, che sexy che è. Le sta veramente bene” esclamò lui.

-”Oh, grazie” feci, timidamente.

-”Ma sa, per far capire come sta veramente, dovrebbe levarsi il reggiseno”

-”Oh, ma mi vergogno” risposi, arrossendo leggermente.

-”Su, su, non vedo perchè dovrebbe vergognarsi, lei è così bella, con un corpo così ben fatto che dovrebbe mettersi un pochino più in mostra”.

-”Non sono abituata a farmi vedere” risposi.

-”Oh, non sia così timida. Dovrebbe sentirsi più sicura. Ora, vada, su, si levi il reggiseno così vediamo come dovrebbe stare in realtà”.

Ubbidii. Ritornai dopo un attimo senza reggiseno. Le mie piccole tettine modellavano appena il vestito e nello scollo, che arrivava abbastanza in basso, si vedevano solo i lati delle collinette. Ma il fatto di farmi vedere da quel signore semisconosciuto mi aveva eccitato ed i miei capezzoli erano diventati turgidi. Rientrai subito in sala.

-”Ecco, così si deve portare questo vestito”, esclamò,”le sta divinamente e così, senza il reggiseno, farebbe drizzare l'uccello ad un morto”.

Io divenni rossa come un peperone.

-”Non deve dire certe cose” dissi, sommessamente, incrociando le braccia davanti al seno.

-”Su, forza, faccia una giravolta per farsi ammirare”.

Mi feci forza, alzai le braccia e feci come mi chiedeva. Il vestito si aprì a ruota, mostrando ancora di più le mie gambe.

-”E' davvero splendida. Mi consenta di invitarla a ballare”, fece lui, alzandosi ed avvicinandosi.

-”Non credo che sia il caso” cercai di dire, incrociando le braccia davanti a me e guardando il pavimento.

-”Forza, non sia timida”, mi disse, alzandomi il viso e poggiando le sue labbra sulle mie, mentre mi passava l'altro braccio attorno alla schiena nuda e mi attraeva a sé.

-”No, per favore, mi lasci andare” iniziai a protestare, cercando si spingerlo via. Ma lui era molto forte e mi teneva ferma mentre mi baciava. Iniziò a spingere con la lingua per aprire le mie labbra.
Mentre mi teneva per la schiena, con l'altra si insinuò nello scollo e mi prese un seno. Io cercai di allontanare la sua mano.

-”La prego, mi lasci, non voglio” protestavo, sempre immobilizzata da lui. Mi baciò il collo, cosa che mi fece venire la pelle d'oca. Net frattempo, mi aveva afferrato un capezzolo e lo strizzava delicatamente. Io iniziavo a sentire calore nel basso ventre, mentre cercavo di spingerlo via, ma sempre più debolmente.

Mi baciò nuovamente sulla bocca e riprese a spingere con la lingua. Ad un certo punto, senza accorgermene, aprii le mie labbra ed accolsi la sua lingua nella mia bocca. Le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi ed io risposi ai suoi baci fino a restare senza fiato.

Nel frattempo, la mano che aveva dietro la mia schiena era arrivata al collo ed aveva sbottonato il vestito, che ora stava su solo perché eravamo incollati. La mano ridiscese sulla mia schiena, provocandomi altri brividi e mi agguantò per il culetto. Nel frattempo, smise di baciarmi e si scostò da me, la parte superiore del vestito cadde e lui si abbassò a succhiarmi i capezzoli, prima uno e poi l'altro. La sua mano iniziò ad alzarmi la gonna e, quando questa fu in alto, s'insinuò dentro la mutandina. Mi sentii toccare la passerina dalle sue dita, mi massaggiò e poi inserì il medio fino in fondo. Sentii il rumore di bagnato quando lo fece.

Mi spinse fino al divano. Io continuavo a cercare di spingerlo via, ma lui mi fece sedere, mi alzò la gonna fino in vita, mi aprì le cosce e si tuffò velocemente a leccarmi la passerina. Oramai non capivo più nulla, continuavo a ripetere “no, no, no” come un disco rotto ma stavo iniziando a godere. Mi sentivo quasi svenire dal piacere e finalmente eruppi in un urlo.

-”Ohhhhhh, sìììììììììììììììììììììì, vengoooooooooooooooooooooo”.

Lui, nel frattempo, si era liberato il suo membro dai pantaloni, al che sentendomi venire, e capendo che oramai non potevo più resistergli, si alzò, si mise con il membro eretto puntato all'apertura della mia passerina e, con una spinta decisa, lo inserì fino in fondo, andando a toccarmi anche l'utero. Fu una sensazione meravigliosa ed iniziai a mugolare dal piacere. Lui iniziò ad andare avanti ed indietro lenta ma decisamente.

Io oramai non capivo più nulla e godevo in continuazione. Andò avanti così per un periodo lunghissimo, io persi il conto degli orgasmi, ma lui non era ancora soddisfatto, mi fece voltare, inginocchiata sul divano, la testa appoggiata allo schienale, la gonna arrotolata in cintura, si mise dietro a me e mi penetrò da dietro. Mi dava dei colpi terribili, mi toccava in fondo, e godevo come una matta. Non quanto tempo stemmo così, poi, ad un certo punto, lo sentii irrigidirsi, diede alcuni colpi violenti e mi sentii riempire del suo succo caldo.

Lentamente, il suo cazzo si sgonfiò, al che lo estrasse. Io rimasi lì, ferma, distrutta, il suo sperma che mi usciva dalla patatina. Alla fine, mi voltai e mi sedetti, ma lui se n'era già andato.

Iniziai a piangere, mi davo della stupida puttana, avevo tradito mio marito, poi, davo al signor Cristiano del profittatore, del violentatore, i miei pensieri erano un turbine. In quello suonò il cellulare che avevo posato sul tavolo. Risposi. Era mio marito. Non sapevo cosa dire o cosa fare, scambiammo alcune parole banali e finì lì.

Quella sera, mentre mi preparavo per andare a letto, con mio marito che era lì, sul letto, giochicchiando con il suo tablet, parlando di banalità, mi venne da confrontarlo con Cristiano, le sue storie di viaggi, le sue esperienze. Erano due mondi diversi, opposti direi. Alla fine, quando spensi la luce, mi ritrovai a pensare alla giornata ed a non essere tanto negativa come al mattino.

Alcuni giorni dopo, mentre stavo facendo i lavori di casa, con addosso solo una corta vestaglietta ed un grembiule, udii suonare alla porta. Quando aprii, mi ritrovai Cristiano davanti.

Lo invitai ad entrare e gli offrii una bibita. Appena ci sedemmo sul divano, io iniziai a dire :

-”Signor Cristiano, l'altro giorno abbiamo sbagliato, io sono una donna sposata, non posso fare certe cose”.

-”Sì, è vero, hai ragione, e mi voglio scusare con te. Ma eri così bella così sexy, i tuoi capezzolini che spingevano sulla stoffa del vestito e non potuto resistere”.

“Se mi parla così, signor Cristiano, io non so, sono un po' confusa”, iniziai a dire, arrossendo ed abbassando gli occhi.

-”Non ti devi vergognare, piccola, sei bella sei, sexy. E poi siamo adulti, non ci dobbiamo vergognare quando parliamo”, mi disse, prendendomi una mano fra le sue e portandosela in grembo.

-”Sa, noi in famiglia eravamo molto riservati, io non sono abituata a certe cose, certi argomenti venivano considerati dei tabù a casa nostra”.

-”E come hai fatto quando ti sei sposata ?” chiese, posandomi una mano sul ginocchio.

-”Sono arrivata vergine, non sapevo nulla, la prima volta che facemmo l'amore con mio marito, mi fece un male terribile, tanto che per un certo tempo mi rifiutai di rifarlo. E poi, come le ho già detto, prima dell'altro giorno io non avevo mai avuto un vero orgasmo. Lei mi ha lasciata sconvolta ed ora non so più cosa fare”.

Al che lui si voltò verso di me e mi diede un bacio delicato sulle labbra. Io mi ritrassi.

-”No, la prego, non rincominciamo, per favore”, dissi, ritraendomi.

-”Sei così bella, con quel fare dolce, anche ora che mi dici di no, che avrei voglia di baciarti tutta”.

Mi lasciò andare la mano e mi passò il braccio attorno alle spalle, attirandomi dolcemente a sé. Io tenevo le braccia incrociate davanti al mio seno, la testa china.

-”Lasciati andare, dolce Rita, lasciati un po' andare, non essere sempre così rigida” disse, avvicinandomi a lui e posando le sue labbra sulle mie. Mi diede un bacio appassionato, poi tirò fuori la lingua. Io non seppi resistergli ed aprii la mia bocca per accoglierlo.

Iniziò a baciarmi appassionatamente ed io, nonostante i miei propositi, iniziai a restituirgli i baci. La mano che mi teneva sul ginocchio iniziò a risalire lungo le mie gambe. Io cercai di tenerle chiuse, di respingere la sua mano che si avvicinava pericolosamente al mio inguine con le mie ma, semplicemente, non potevo, era più forte di me.
Ad un certo punto, senza nemmeno accorgermi di quello che facevo, spalancai le gambe e gli buttai le braccia al collo mentre lui continuava a baciarmi. Al che la sua mano, che prima risaliva piano, mi arrivò dritta sulla patatina, mi scostò le mutandine ed iniziò a massaggiarmi le labbra, il clitoride. Io avevo un caldo terribile, mi sentivo bollire, avevo la passerina allagata, e lui mi toccava, mi penetrava con un dito, mi strizzava delicatamente il grilletto, insomma, mi stava facendo impazzire, fino a farmi venire una prima volta.

A quel punto mi slanciai a cavalcioni sopra di lui, baciandolo, abbracciandolo, non sapevo più cosa facevo. Lui mi prese fra le braccia ed iniziò a spogliarmi, prima il grembiule, poi mi aprì la vestaglietta e me la sfilò, poi mi slacciò il reggiseno e lo gettò a terra, infine, mi fece stare in piedi davanti a lei e mi abbassò le mutandine. Io rimasi così, ritta e nuda davanti a lui.

-”Ora spogliami” mi sussurò.

Io mi piegai in avanti verso di lui e gli sfilai la maglietta, poi mi inginocchiai, gli levai le scarpe, le calze, gli sbottonai e gli sfilai i calzoni, gli sfilai i boxer ed in suo cazzo, finalmente libero, si erse davanti a me. Allungai timidamente una mano per toccarlo.

-”Posso ?” chiesi.

-”Certo, piccolina” mi disse, “perchè non lo baci ?”.

Al che lo presi fra le mie mani e me lo portai alla bocca. Lo baciai, poi lui mi prese la testa e me la fece abbassare un poco, puntandomi l'uccellone sulle labbra. Io le aprii e lo presi.

-”Ora, stando attenta a non farmi male con i denti, fai su e giù con la bocca”, mi disse, “queto si chiama pompino”.

Io non ne avevo mai fatto uno, addirittura non sapevo cosa fosse. Andai avanti per un po', ma poi iniziarono a farmi male i muscoli attorno alla bocca, per cui mi staccai e glielo dissi.

Mi lasciò andare, mi prese la mani, mi fece alzare e mi fece mettere a cavalcioni sopra di lui. Mi punto il suo grosso affare all'entrata della mia passerina e, piano, mi fece abbassare fino a che fu tutto dentro.

-”Oddio, mi sento pienissima” feci, “mi sento come se mi dovesse spuntare dalla gola”.

Sorrise e poi, pian piano, iniziò a guidarmi per andare su e giù. Era una cosa bellissima, mi sentivo piena, il suo membro mi toccava tutta dentro, strusciava contro le pareti della mia vagina, era una sensazione divina, tanto che, dopo poco che mi muovevo sentii un orgasmo montare. Lui continuò a dare colpi venendomi incontro quando mi abbassavo, tanto che alla fine venni con un urlo, ma non mi lasciò fermare, mi fece continuare ed andammo avanti ancora ed ancora fino a che venni altre volte.

Allora mi fece cambiare posizione, mi mise distesa, le gambe sulle sue spalle, lui sopra di me e me lo infilò nuovamente dentro, pompando a più non posso. Cambiammo posizione varie volte, in piedi, distesi, sul divano sul pavimento, da dietro, di fianco, fino a che venne, riempiendomi del suo sperma e si accasciò su di me.

Quando il suo membro si sgonfiò, uscì, andò a ripulirsi, si vestì e se ne andò. Io rimasi esausta, distesa sul divano, nuda, piena del suo sperma e felice, felice come non ero mai stata prima, con un bellissimo senso di appagamento, mi sentivo una donna completa.

Quella sera, mentre mio marito mi raccontava la sua giornata, non potei esimermi dal confrontare nuovamente i due. Non mi capacitavo come avevo fatto a sposare quello che ora era mio marito, ma non sapevo cosa fare. Non sapevo neppure con chi parlare. Con i miei genitori, poi, castigati e bacchettoni com'erano e come mi avevano allevata, sarebbe stato impossibile, avrebbero iniziato a dare in escandescenze.

Cristiano ritornò una settimana dopo, un pomeriggio. Quando lo vidi, gli buttai le braccia al collo ed iniziai a baciarlo.

-”Che slancio, che passione”, mi fece, alzandomi e facendo una giravolta con me in braccio. Io ridevo come una matta. Ero felice.

Quando mi rimise giù, lo presi per mano e lo portai in camera da letto, dove ci spogliammo a vicenda, rimanendo nudi in un attimo. Poi ci tuffammo ridendo sul lettone.

Iniziammo a baciarci, ad accarezzarci, a toccarci, sembrava avessimo almeno quattro mani a testa, le sue mani erano dappertutto, sul mio viso, sul mio seno, sulla mia passerina, mi carezzava le gambe, il pancino, la schiena, dappertutto ed io facevo altrettanto con lui.

Poi si stese fra le mie gambe, tenendomele aperte ed iniziò a leccarmi l'interno delle cosce, la patatina, mi infilava la lingua dentro, mi mordicchiava il clitoride, si aiutava anche con le mani. Andò avanti così fino a farmi avere un orgasmo stupendo.

Allora lo feci stendere e mi fiondai su di lui, lo baciai, gli succhiai i capezzoli gli leccai le palle, gli presi l'uccello in bocca, ero scatenata, volevo farlo godere, dargli tutta me stessa.

Ad un certo punto, mi prese e mi rovesciò, saltandomi addosso, mi aprì ben bene le gambe, tenendole aperte con le sue braccia e mi penetrò, deciso, in un colpo solo, arrivando fino in fondo. Urlai dal piacere.

Iniziò ad andare dentro e fuori, con degli affondi lunghi e lenti. Qual suo movimento lento mi faceva impazzire, avrei voluto che accelerasse, lo volevo tutto e subito, ma lui, niente, sempre lento e profondo. Alla fine, questo mi produsse un orgasmo ancora più forte dei precedenti, urlai a squarciagola, ma lui continuò, sempre con quel suo ritmo che mi faceva impazzire.

Poi mi fece cingere i suoi fianchi con le gambe e, sempre con il suo bel cazzo ben infilato dentro la mia passerina, mi ribaltò, finendo sotto e con me sopra. Iniziai a cavalcarlo selvaggiamente, godendo come una matta, fino a che, pian piano, mi frenò ed iniziò nuovamente a darmi il suo ritmo, trattenendomi. Io sentivo l'orgasmo arrivare, il piacere aumentava, ma il ritmo lento lo allontanava. Quando infine venni, lo feci con un urlo e mi accasciai su di lui. Non avevo mai goduto in quella maniera. Era sublime, sconvolgente, una cosa impensabile.

Ad un certo punto, udii come un fruscio. Sempre accasciata su di lui, voltai la testa e vidi mio marito, sulla soglia della camera, i pantaloni a terra, che si menava a più non posso. Feci per scappare ma Cristiano mi trattenne.

-”E' lì sulla porta da almeno 20 minuti” mi sussurrò sottovoce all'orecchio, “vuoi vedere che a lui per eccitarlo non serve una donna nuda ma vedere che si sbattono sua moglie in sua presenza ?”.

-”Oddio, ma è un pervertito” sussurrai a mia volta.

-”E' quello che si chiama un cuckold” mi disse, “una perversione sessuale che fa eccitare snon dalla partecipazione all'atto ma al vederlo”.

Alla fine, venne anche lui, con grandi schizzi di sperma, sporcando tutto il pavimento.

A quel punto, noi ci alzammo facendo finta di nulla ed andammo a lavarci.

Quando uscimmo, lo trovammo in sala. Cristiano se ne andò ed io rimasi lì, avvolta nel mio accappatoio a guardare mio marito, pensando al fatto che invece di fare l'amore con me si faceva una sega mentre un altro mi scopava selvaggiamente.
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