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La Lega mi fa ‘na sega!


di Alceste
05.05.2016    |    11.699    |    7 4.5
"00 – incredibile – mi mandarono un SMS..."
Avevo recuperato un racconto scritto qualche anno fa, ma qualche utente piagnone s’è lamentato perché parlavo male dei terroni. Quindi adesso ne scrivo uno che ha basi reali, parlando male dei padani, così ci sarà qualche piagnone padano che mi bestemmierà dietro mentre si masturba piangendo.
Dunque, l’anno scorso, tornato in Italia, mi affidarono di fare un servizio a Pontida. Io partii con il fotografo due ore prima, invece in 50 minuti ci trovavamo lì. La Lombardia è uno sputo tra le parole “amianto” e “immigrazione”.
A Pontida ancora non era iniziato nulla, c’era gente che passeggiava, molti gruppetti, eccetera. Abbiamo lavorato per un quarto d’ora, poi ci siamo dati appuntamento per quando i capi massimi avrebbero parlato. Per qualche tempo, ognuno per la sua strada.
«Occhio a non diventare leghista!», mi dice Jacopo. Ma io una volta ho votato Lega per davvero.
Cammino e parlo con alcuni personaggi, taluni di dubbio gusto. Nel mentre aguzzo gli occhi, ci sono alcune vecchiacce laidone con la mascella quadrata e lo sguardo nazista, proprio le polentone nordiche maledette, quelle razziste e guerrafondaie che però sulla loro coscienza hanno parecchi cazzi negri scappellati. Sono le mie preferite, tanto violente e cattive esteriormente, quanto succubi e innocue intimamente.
Alle tante c’è una coppietta avvinazzata; sono mantovani; lui 70 anni circa, lei 53 (ricordo perfettamente). Nome: Ornella. Tette: terza. Capelli: bionda tinta. Occhi: bellissimi, nocciola e truccati. Segni particolari: incredibile ventre piatto. L’avete mai vista voi una di 53 anni (o anche solo superiore ai 35) col ventre piatto? Io no. Se voi l’avete vista, spero che l’abbiate scopata, se no che cazzo l’avete vista a fare? Meglio rimanere nell’ignoranza più bieca.
Io non mi ero presentato quale professionista. Ero totalmente incognito, presenza spettrale in un mondo non mio. Allora mi sono detto “Devi assolutamente giocartela”. Ho chiesto all’uomo, dopo essere entrato in confidenza, se volesse magari provare, tra padani, a farmi stare con sua moglie.
Se fossi stato dalle mie parti, o con Jacopo vicino, o in certi giorni, avrei fatto silenzio. M’è accaduto anche settimana scorsa, a Venezia, di voler buttarla lì a una coppia francese, lui vecchio pelato grasso orrendo mangiarane, io giovincello zingaresco col cazz’in tiro, ma poi mi è mancato coraggio. A Pontida invece lo ebbi.
Lui si mise a ridere, poi ne parlò con sua moglie (che non aveva sentito bene), che mi squadrò con quegli occhi da gerarca nazista abituata a ingoiare le palle degli zingari. Prese lei la parola, la sergentessa: «E perché vorresti venire con me?». Dissi la verità: perché una della sua età con il ventre piatto non l’avevo mai vista. Poi condii il tutto con qualche cazzata sul fatto che fossimo padani, che i celti facevano queste cose, e robe del genere. Marcai molto il mio accento, che imbarazzerebbe anche Renzo Bossi, al mio cospetto un agnoletto buonarrotesco.
Insomma, basta dilungarmi. Finì che ci scambiammo i numeri per contattarci di sera. “Tanto non mi chiama, sarà dietro un bidone dell’indifferenziato a farsi sborrare in figa da un magrebino, da padana qual è”. Le padane sono davvero delle cagne invereconde, ragazzi miei, meticciano più delle tedesche nell’occupazione della Renania (informatevi sui “Bastardi della Renania”).
Il pomeriggio lavorai con Jacopo. Alle 19.00 – incredibile – mi mandarono un SMS. Non potevo crederci! Ancora non avevano accettato, mi avevano solo invitato a cena. Dissi a Jacopo che avevo rivisto una mia amica di Bergamo, che m’aveva invitato a casa sua, quindi lui tornò alla base. Io rimanevo a Pontida, senza macchina, di sera, con un invito a cena da parte di una coppia di padani, composta da un vecchio e da una 53enne col ventre piatto.
A cena mi giocai il tutto per tutto. Lusingai la moglie facendo il modo di manifestare rispetto e reverenza per il marito. Decantai virtù sessuali che non pensavo di avere e soprattutto dissi che sessualmente ero molto attivo. Cosa vera. Anche adesso. Anche mentre scrivo. Sto ricordando ciò che successe dopo e che vi scriverò a breve e c’ho un cazzo marmoreo, un cazzo di Riace, un cazzo colossale, una sorta d’antenna radio che capta feromoni e pulsa come un quasar distante pochi anni luce. Alberto Angela sarà fiero delle mie metafore scientifiche.
Finì che mi portarono a casa loro, non dirò dove, e il marito mi disse: «Non più di un pompino, vala ben?». Io risposi di sì, poi guardai la moglie che ormai s’era accesa, la vecchia scorreggiona, con quegli occhi da lupa che davvero m’attizzavano molto. Si dice delle terrone, ma codesta se le mangia.
Iniziai a darle baci su quel collo profumato, poi le slacciai il reggiseno. Aveva delle tette meravigliose, e non lo dico come topos letterario o per giustificarmi d’aver scopato una vecchia. Tanto me la sarei scopato anche se fosse stata oscena, era il ventre piatto ciò che mi interessava. Ma forse l’avrei scopata anche se gorda e rotolosa, ormai ero preso da un furor eracleiano.
Ed eccolo lì quel ventre meraviglioso. Non aveva avuto figli, ovviamente. Lo baciai e leccai, mentre le entravo con una mano nelle mutandine, e lei giù a mugolare, e lui (il marito) giù a segarsi. Non lo so, in realtà, perché stava dietro, non potevo vederlo, ma presumo. Ricordo i suoi respiri pachidermici.
Lei non era proprio bagnatissima, tanto che ebbi il dubbio che stesse recitando per il marito. Avevo anche l’impressione che non fosse la prima volta. A un tratto mi mise le mani nei pantaloni. Cartonescamente me li slacciai, al volo, velocissimo, e lei tolse altrettanto veloce le mie mutande. Rimaneva la mia asta, sulla quale si sarebbe anche potuto apporre il vessillo padano, non mi sarei offeso.
Lo prese in bocca. Pompino quasi sufficiente, direi 5,5. Poco partecipato. Allora, anche per far vedere qualcosa al marito (con la visuale coperta dalla mia schiena in occasione del pompino) le proposi un sei-nove, che accettò. La sua figa aveva un sapore strano, a me mandava ai matti per via del ventre piatto, ma anche perché era proprio una troia pazzesca. Non potei esimermi dal dirle che avevo un goldone e che quando era pronta avrebbe dovuto salirmi sopra. E lei lo fece. Il marito non protestò.
Codesta nordica mi cavalcava e io sentivo il profumo dei capelli biondo tinti, e vedevo il suo sguardo da puttana e il ventre piatto, e il cazzo che andava su e giù sparendo in quell’imbuto magico e strettino. Pareva la figa di una creola con cui avevo avuto l’onore di stare qualche tempo prima quando, ancora inesperiente, non riuscii ad avere un rapporto vero (e ancora adesso mi cospargo il capo di cenere, sono sinceramente triste al ricordo, la ragazza mi diede due occasioni e non le sfruttai, ai suoi occhi sarò stato un subumano, un bianco cazzo-moscio, eppure se la trovassi adesso le restituirei con gli interessi le nerchiate che non le diedi allora! Ma è inutile sborrare sul latte versato, mi direte).
Le massaggiai le tette e lei a un certo punto ebbe un orgasmo. Dopo iniziò a rallentare, quindi mi diede l’impressione che si stesse spegnendo, che la storia finiva qui, una cavalcata di 8 minuti dopo un pompino quasi-sufficiente. No bella, non esiste. Le dissi, anzi le ordinai, che adesso doveva fare qualcosa lei per me. Annuì, docile docile, con quella mascella da sergente Himmler e gli occhietti freddi blu. Le misi le mani dietro la schiena (state attenti alla mossa, ché non la ripeto!), la portai verso di me e quando le sue tette toccarono in mio petto misi il braccio destro all’altezza dell’osso sacro, cingendola, e quello sinistro sulla sua costola destra. Quindi la capovolsi tenendo il mio cazzo dentro la sua figa. Così mi trovai io sopra, già pompando, e lei sotto, ansimando.
La scopai così per pochi minuti, perché ero tanto preso e smanioso che non seppi contenermi e arrivai presto all’orgasmo, sentendo peraltro il suo ventre micidiale contro la mia pancia. Fu lì che lei, insperatamente, quasi come “medaglia al valore”, mi diede l’unico bacio, con la lingua vischiosa e voluttuosa, probabilmente all’insaputa del marito, là dietro, seminascosto.
I due non li vidi più; ovvio, avrebbe rischiato troppo a farmi avere ancora una volta sua moglie. Viva Ornella, bella figa di 53 anni bionda tinta con ventre piatto, padana, viva tu, ancora adesso capita di dedicarti seghe. Chi sa che ci vedremo in un’altra vita, in un altro tempo…
In chiusa, vorrei dire che forse vado al raduno di Pontida anche quest’anno.
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