Racconti Erotici > tradimenti > La fimminedra. (Parte prima)
tradimenti

La fimminedra. (Parte prima)


di Stalio
18.07.2014    |    20.583    |    2 8.8
"Le donne erano controllatissime, praticamente non avevano una vita sociale..."
Mario sta trascorrendo una breve vacanza nella sua splendida Puglia, una decina di giorni.
Quasi in ritiro volontario, vuole riposarsi, senza il lavoro, la moglie ed il resto tra i piedi.
È al mare da solo, nella spiaggia della sua giovinezza. Perché lui sono ormai più di 30 anni che si è trasferito in Emilia per lavoro, e ci è rimasto.
La famiglia, gli amici, gli interessi, è tutto lì, ma il cuore no. Il cuore è tutto per il suo paese natio.
Gli piace stare sulla spiaggia, da solo, con i suoi pensieri. Ha preso un quotidiano sportivo che leggerà più tardi, ma adesso si sta godendo il sole, anzi più che altro l'ombra del suo ombrellone.

C'è una coppia di fianco da lui, ad un paio di metri. Subito non ci fa molto caso, non è il tipo che si guarda intorno cercando facce conosciute, non gli interessa, sta sul suo.......e di solito sta bene così.
Ma sente una voce conosciuta, che dal suono non capisce a chi possa appartenere, non collega, non ricorda.
Si gira in direzione della voce, proprio mentre la donna si sta alzando per andare in acqua. Non può non notare il suo fisico, più che il suo viso, che comunque, poi vedrà, non è male. Minuta, ma ben fatta. Complimenti alla mamma.
Lui invece lo riconosce subito, è Vincenzo, una delle sue 'fimminiedre' di quando erano ragazzi.

E qui ci sta uno spaccato di come era in paese, nel suo paese, 30-40 anni fa.

Le donne erano controllatissime, praticamente non avevano una vita sociale. Uscivano sempre accompagnate e non si poteva avvicinarle. Salvo quando si faceva sul serio.
Insomma non c'era modo di crearti una relazione, di portartene qualcuna a letto, o fare altro.

Detto questo si capisce come poteva essere la vita dei ragazzini quando gli ormoni, dopo lo sviluppo, cominciavano a pompare. Seghe all'infinito. Non c'era altro.

Ma alcuni, di solito quelli più svegli, si organizzavano in modo diverso.
Ossia, intortavano i ragazzini più giovani e si facevano fare le seghe. Il più delle volte il rapporto si limitava solo a quello, niente di più.
Anche se c'era stato qualche caso di penetrazione anale, ma era veramente raro.
E tra i ragazzi si sapeva tutto, chi stava con chi, e cosa facevano.
I ragazzini che subivano 'le attenzioni' erano abitualmente 2-3 anni più piccoli degli altri. Non c'era mai, o quasi mai, violenza.
La pratica rientrava abbastanza nella normalità. E poi i piccolini, una volta cresciuti, cercavano a loro volta ragazzini più giovani da circuire. Era una ruota che girava.

Anche con Mario, quando aveva l'età di quindici anni, c'era stato un lardone, 4 anni più grande, uno che faceva schifo solo a guardarlo, con una pancia enorme, che ci aveva provato.
L'aveva portato in una casa, che era solitamente uno stabile in costruzione o parzialmente diroccato, con la scusa di fargli vedere dei giornali porno, e una volta lì, dopo qualche minuto, aveva tirato fuori l'uccello e aveva costretto Mario a toccarglielo. Un uccello veramente enorme.
Tutt'ora, per Mario, quell'uccello rimane il più grosso che abbia mai visto.
Ma forse, e lo riconosce anche lui, negli anni, la sua immaginazione, quell'uccello l'ha ingrandito a dismisura.
Comunque sia in quell'occasione Mario riuscì a scappare e a salvarsi, aiutato anche dalla stazza massiccia dell'altro, con i suoi movimenti lenti.
Ma non era finita. Nelle case ci si andava anche per giocare, e dopo qualche giorno il grassone becco Mario da solo in una di queste case. Non c'era modo di scappare, erano al primo piano e l'unica finestra era a 4-5 metri da terra. Lui si mise davanti alla porta della stanza, tirò fuori l'uccello enorme e durissimo: "Adesso ti rompo il culo." Se non avesse detto quello, forse, Mario per evitare le botte, gli avrebbe fatto una sega. Ma il terrore di essere inculato gli diede il coraggio di saltare giù dalla finestra e scappare.
Il salto gli procurò una slogatura alla caviglia, e dovette anche mancare una settimana da scuola. Ma il culo era ancora salvo.
Il grassone non si era ancora arreso, quando per strada incontrò nuovamente Mario, gli si avvicinò e disse: "Tu sei mio e appena riesco ti faccio il culo."
Mario, con tutto la forza che aveva: "Ed io ti do una coltellata. Stai attento che ho sempre un coltello con me."
Da quel momento il grassone non disturbò più Mario, e rivolse le sue attenzioni ad un'altro ragazzino, che, pare, collaborò di più.

E Mario diventato più grande, anche lui si adeguò all'andazzo e accalappiò dei ragazzini per sfogare le sue voglie. Vincenzo fu il primo. Con la solita scusa di fargli vedere dei giornali porno, l'aveva portato in una casa e qui dopo aver sfogliato un paio di riviste molto eloquenti, con la scusa che si era eccitato, aveva tirato fuori l'uccello e aveva cominciato a masturbarsi. Il ragazzino rimase a bocca aperta, affascinato, e non riusciva a staccare gli occhi dal grosso e lungo membro di Mario. Allora lui, prendendogli le mani gliele poggiò sopra in modo da farglielo tenere stretto e gli fece vedere come fare per segarlo. Il tutto durò pochi minuti, Mario venne quasi subito. Dopo i due si misero d'accordo per rivedersi l'indomani.
Il giorno dopo, Mario, che mentre aspettava Vincenzo aveva visto sui giornali porno delle donne che facevano pompini, decise di provare a farseli fare anche lui dal ragazzino. E quando arrivo Vincenzo, dopo avergli messo in mano l'uccello e lui aveva cominciato la sega, l'aveva fatto mettere in ginocchio e glielo aveva sbattuto in faccia, ordinandogli in modo deciso di dargli un bacio. Vincenzo subito fece resistenza, ma poi visto che Mario spingeva la cappella sulle sue labbra, e che con due dita gli teneva chiuso il naso, fu costretto ad aprire la bocca per respirare e Mario ne approfitto per ficcargli la cappella dentro.
A questo punto Vincenzo non sapeva cosa fare, e neanche Mario per la verità.
Stavano fermi, immobili, con l'uccello di uno nella bocca dell'altro.
Poi, forse per istinto, o per casualità, il ragazzo comincio a muovere la lingua intorno alla cappella, e Mario, provando brividi di piacere, lo incoraggiò a continuare. L'orgasmo arrivo dopo qualche minuto, 3-4 schizzi direttamente in bocca a Vincenzo, che non gradì molto e sputò subito tutto per terra.
Mario, passato l'orgasmo, accarezzo il viso di Vincenzo, dicendogli che era stato bravo.
E il ragazzino fu felice per il complimento di Mario e di averlo accontentato. Era anche felice di avere un amico più grande che lo considerava.
Cosicché, quel pomeriggio stesso, quando Mario lo volle rifare, lui non fece storie e andò direttamente con la bocca. Questa volta Mario gli consigliò di mandare giù lo sperma, di inghiottirlo, tanto era insapore e faceva bene, perché erano tutte vitamine e minerali. Mario non sapeva se questo fosse vero o meno, ma Vincenzo ci credette e da allora cominciò a mandare sempre tutto giù, con grande piacere di Mario. Dopo le prime volte, Vincenzo, notò che se succhiava l'uccello, Mario provava molto piacere, e cominciò a farlo spesso. A breve diventò molto bravo a fare pompini, e gli piaceva. Nei due anni successivi, tanto durò la frequentazione con Mario, mandò giù litri e litri di sperma.

Mario, però, in quel periodo non si accontentava di farsi spompinare dal solo Vincenzo, ma circuì anche Roberto e Fabrizio, altri due ragazzini più piccoli. Roberto, in particolare, era molto portato con il cazzo in bocca. Quello che Vincenzo aveva imparato in mesi di pompini, lui lo mise in pratica in una settimana. E, volendo, si sarebbe fatto anche inculare volentieri, ma a Mario quello non interessava.

Insomma, Mario, ne aveva sempre uno, quando due, e a volte anche tutti e tre nella stessa giornata. Mai insieme, sempre uno alla volta. Aveva sempre voglia di sbatterlo in bocca a qualcuno, l'uccello era sempre duro.
Roberto uno-due volte al mese faceva finta di stare poco bene, e stava a casa da scuola. In quelle occasioni Mario andava a casa sua, mentre i genitori erano a lavorare, e praticamente gli ficcava il cazzo in bocca per ore. Era diventato molto resistente, e se c'era tempo era capace di durare anche più di un'ora senza venire.
Più di una volta andò anche con la fimminedra di qualcun altro. Era abbastanza rischioso, ma lui quando si trattava di sesso, non capiva niente. E prendeva su tutto, se ne valeva la pena.
Più o meno come fa adesso con le donne.

Quel periodo durò circa due anni e mezzo, poi Mario si trasferì in Emilia, e tutto finì con i ragazzini.
Col solo Vincenzo ci fu qualche altro incontro. Una delle ultime volte che si videro, in un paio d'ore, gli fece quattro pompini, con conseguenti quattro sborrare in bocca.

Poi si persero di vista. Mario, in uno dei suoi viaggi giù, seppe che anche Vincenzo si era trasferito al nord, in Veneto. Ma niente di più.
E poi lui, ormai, aveva tanti di quei giri con le donne che neanche ci pensava più alle sue fimminedre.

Ed adesso Vincenzo era lì, a due passi da lui.

La storia continua......
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La fimminedra. (Parte prima):

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni