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Paure e gioie di una coppia di amanti


di Andlangr
02.12.2014    |    8.196    |    2 8.7
"Piove, la strada e’ un acquitrino, non bado troppo allo stile o ai limiti, anche se non troppo eccessivi..."
Ancora le 3.00
E' la terza volta che mi sveglio e la luce del giorno sembra proprio non voler cacciare via le ombre della notte. La mente e' vigile, il cuore attivo, ed una eccitante vibrazione attraversa il mio corpo; difficile continuare a dormire con questa sensazione che mi pervade.

Continuo a pensare che oggi pomeriggio la rivedro': e' passato piu' di un mese dall'ultima volta che ci siamo incontrati. I nostri appuntamenti, sempre fugaci ma intensissimi, oggi pomeriggio saranno deprezzati, ridotti di valore, perche', per la prima volta da quando ci siamo incontrati, avremo un letto su cui condividere tutta la nostra "passione".

Con questi pensieri e facendo mille congetture il tempo lentamente passa e quando l'alba fa finalmente capolino attraverso le persiane, decido di alzarmi. Come la notte appena trascorsa, anche la giornata' sara' lunghissima, lo so, ma il lavoro sara' l'ultimo dei miei pensieri.

Lei sa. Sa delle mie mille paure: quello di essere scoperti da persone che potrebbero influenzare negativamente le nostre vite private. Le nostre vite primarie. Bisognerebbe tornare indietro di almeno vent’anni. Tornare al periodo in cui solo se avevi diverse migliaia di lire da investire potevi permetterti una macchina fotografica oppure un investigatore privato. Oggi, per chi come noi vuole vivere nell’oscurita’ una storia, non c’e’ pace. Non un luogo nel mondo in cui poter girare a viso scoperto. Videocamere ad ogni angolo e poi loro, i dannati telefonini: e li chiamano smartphone. Anche il piu’ economico di questi apparecchi ti permette di scattare foto decisamente perfette ed in meno di 10 secondi sei gia’ immortalato e sputtanato in tutto il globo.
Almeno una volta avevi il beneficio del dubbio; era sempre la tua parola contro l’altra e senza prova certa potevi anche spuntare un “eppure assomigliava a te”. Tempi che cambiano e liberta’ che sono sempre piu’ esigue.
Quella che viviamo e' la nostra seconda vita, la nostra parte nascosta, quella senza freni inibitori, quella del piacere puro: quella della passione.
Sono queste mie paure, o seghe mentali, come dice lei, ad avermi fatto rimandare questo appuntamento di oltre 3 anni. In tutto questo periodo abbiamo avuto incontri fugaci in macchina e, in qualche occasione, nei boschi. Beninteso che ogni volta e' stata ardente ed ognuno, a suo modo, indelebile ed indimenticabile, ma sono sempre stati vissuti con la paura di essere smascherati sia che ci trovavamo un quella stradina di campagna o nel grande parcheggio al margine della citta’.

Eppure non ha mai voluto farmi pesare questa scelta, mi ha sempre spronato a liberarmi delle mie paure e a lasciarmi andare, fidandomi di Lei. Glielo avevo promesso come regalo, e oggi finalmente potro’ ripagare quel debito.
Una doccia accurata per risvegliarmi definitivamente e poi dritto di filato al lavoro. Sono di buon umore e sorridente: nonostante i mille problemi che abbiamo in questo periodo dispenso sorrisi e battute a tutti … e qualcuno lo nota.

Non c'e' momento della giornata in cui non pensi a Lei e a cosa faremo stasera. Le riunioni ed i problemi si susseguono ininterrottamente fino alla pausa pranzo. Tra poco la chiamero' per definire gli ultimi dettagli: questa, a dire il vero, e' la seconda volta che ci proveremo perche' la prima ho dovuto disdire all'ultimo momento. C'e' sempre l'imprevisto dietro l'angolo. Gia' l'imprevisto. Ultimamente ci segue e ci accompagna troppo volentieri ed anche questa volta si paventa sotto forma di amico che riesce a tenermi attaccato al cellulare per ben 30 minuti, un tempo questo che sta evitandomi, di fatto, di chiamarla per gli ultimi accordi. Gia’ … il nefasto smartphone. Sto passando gli ultimi 10 minuti con lui e con un occhio all'orologio. Maledizione, sembra non voler piu' terminare la telefonata. Decido, con una scusa, di troncare io. Compongo velocemente il numero sulla tastiera, le mie dita volano sul display: mi risponde, ma non e' libera. Riesce comunque a comunicarmi che dalle cinque e mezza sara' ricontattabile. Bene, sembra che questa volta ci siamo.

Esco dal lavoro e ricordo di aver dimenticato qualcosa nel cassetto. Torno indietro e, di nascosto dagli sguardi dei colleghi, afferro la lattina di RedBull che avevo acquistato la volta scorsa. Non voglio sfigurare e vorrei veramente essere un toro stasera. Niente droghe o Viagra, dicono che la taurina funzioni. Non sono solito berla, anzi a dire il vero sara' la mia prima volta, pero' ... proviamola, quanto meno per un effetto placebo. Un rapido passaggio in farmacia per acquistare dei preservativi ricordando un desiderio che mi aveva espresso qualche tempo fa e chissa' che per esaudirlo non possano servirmi. Prendo la strada per il luogo deputato all'appuntamento e una volta arrivato a destinazione fatico a ricordare un qualsiasi dettaglio del viaggio: non ho fatto altro che pensare a come tenerla impegnata per le prossime 3 ore. Cio' nonostante, per quanto abbia visto, rivisto e rivisitato il film della serata, come altre volte, so che finiremo con l'andare a braccio.
Di due cose ho la certezza: sono eccitato e la lattina e' vuota.

Mancano pochi minuti alle 18 ed eccola apparire nella lunga strada che porta al nostro temporaneo nido d'amore. Puntualissima. Scende dalla macchina mentre io sono ancora al telefono a cercare di sistemare gli ultimi dettagli della mia plausibile scusa. Si avvicina al mio posto guida: un saluto ed un rapido scambio di battute, si potrebbe dire da semplici conoscenti poi, risaliti in auto, ci dirigiamo verso l'albergo. Parcheggiamo le auto nel piccolo piazzale adiacente la struttura e, quasi come due amici, sorridenti, ci dirigiamo verso l'ingresso. Facciamo la strada verso l’entrata impacciati e con i dubbi su come ci accoglieranno mentre nel tragitto ci scambiamo informazioni sulle giustificazioni che abbiamo accampato per essere li' in questo preciso momento. Davanti alla porta chiusa ci consultiamo sul da farsi. Nessuno dei due e' mai stato li'. Per me poi e' la prima volta in assoluto.

Suono il campanello del citofono e dal piccolo altoparlante che sormonta il pulsante la voce pacata di un uomo ci fornisce le poche indicazioni necessarie alla permanenza ed ai servizi della nostra camera. Entriamo. Imbarazzati e timorosi attraversiamo il corridoio dove i nostri passi incerti vengono ammutoliti dalla morbida moquette e dal suono di un vecchio brano dei Queen. La stanza e' al secondo piano e per raggiungerla dovremo prendere l'ascensore.

Appena dentro, neanche il tempo di attendere la chiusura delle porte, siamo gia' avvinghiati in un bacio appassionato. E' Lei a cercare le mie labbra, io contraccambio con un forte abbraccio per farle intendere che questa volta saremo veramente uniti. Stiamo per accendere le polveri e nelle sue parole "ancora non mi sembra vero" il rammarico di non aver potuto vivere prima questo momento. Ricomposti all'arrivo al piano usciamo dall'ascensore: con passo lento e sguardo indagatore percorriamo i pochi metri che ci separano dalla stanza con la paura di poter incrociare "perfetti conosciuti". Appare piu' evidente che la musica di sottofondo che ci conduce verso l'uscio della stanza abbia un volume piu' alto del normale e non se ne capisce il motivo: o forse si? Dietro le porte chiuse delle altre camere si odono gemiti ed urla di piacere di una donna: chi ci ha preceduto e' gia' al culmine dell’appagamento sessuale. Sto invidiando il "Lui" e vorrei che questo mio sentimento cogliesse gli ospiti dell'hotel con la stessa intensita' con cui la sto vivendo quando saro' io ad esibirmi nella nostra alcova..

La chiave nelle sue mani, sicure e senza tentennamenti, si infila nella serratura. Non sento lo scatto dell'apertura, sono ancora affascinato dal piacere della sconosciuta che invade il corridoio. Sulla soglia, uno sguardo di complicita' ed il mio gentile invito ad entrare prima di chiuderci alle spalle la porta e con essa l'imbarazzo del luogo.

I primi istanti sono di una normalita' imbarazzante, sembra di vivere un tipico momento familiare: ci leviamo le giacche invernali e mentre lei posa la borsa sul tavolino prendendo poi qualcosa da essa, io svuoto le tasche dei pantaloni e libero dal superfluo le tasche della giacca. Orologio e cellulare su tutti. Non voglio avere limiti di tempo ne' essere disturbato nelle prossime ore. Dopo questo piccolo atto, ci abbracciamo liberi degli ingombranti giubbotti. Mi bacia quindi mi saluta infilandosi nel bagno. Passo l'attesa dando un'occhiata alla camera.

Oltre l’ingresso, un corto corridoio: nella parete di sinistra la porta che si affaccia verso il bagno, quindi la stanza che sembra avere una discreta metratura. Di fronte, oltre la doppia tenda, una porta finestra con la persiana abbassata per tre quarti da dove e' possibile vedere il parcheggio e la luce che ancora illumina questa splendida giornata. Nel locale il sole e' filtrato da una tenda pesante e scura in tessuto e, verso l'esterno, un'altra leggera, bianca e semitrasparente, probabilmente in filato sintetico. Sulla parete di destra proprio oltre il corridoio, una poltroncina rivolta verso il grande letto che, centrato nella parete opposta, si erge ad isola del piacere. Penso che mi piacerebbe sedere li, chiedergli di spogliarsi con quel fare erotico (porno) che alcuni video hot regalano con la bellezza di turno dedita ad accarezzare il suo corpo e frugare le sue piu' intime parti lanciando sguardi lascivi e mugolii di piacere sommerso. Poco piu' avanti, di fianco alla poltroncina, un piccolo tavolino dove trovano posto un telefono, una lampada, una piccola televisione ed altri oggetti che regalano quel calore casalingo all'arredamento ed evitavano di far sembrare cosi' fredda e anonima una stanza d'albergo. Al momento e’ anche pieno dei nostri oggetti. Su di esso un grosso specchio riflette quello che da li a pochi attimi diventera' il nostro campo di battaglia: il letto matrimoniale. Ai suoi lati due piccoli comodini sgombri da ogni oggetto. Sopra ognuno di essi una piccola abat-jour fissata al muro.

Sulla sinistra del letto, proprio a margine della fine del corridoio, un armadio dove poter stipare i vestiti: non credo che ci interessera', dal mio punto di vista e' un arredamento inutile per le coppie come noi.

Con la puntualita' che la contraddistingue esce dal bagno e mi si para davanti. Sono senza parole. I vestiti hanno lasciato spazio alla pelle: indossa autoreggenti ed un body color carne trasparenti. Mi soffermo su quello che e’ il suo capolavoro: il seno.

Le aureole generose ed i turgidi capezzoli attirano la mia attenzione. Le vado incontro, la stringo forte a me e ci scambiamo un intenso bacio. Le sue mani vanno alla ricerca del mio membro, inutile dirlo, turgido e pronto a soddisfare le sue richieste. Osservando la sua mano al lavoro, noto che e’ scalza, cosi’ la invito a salire sul letto. Il mio cazzo e’ fuori e svetta in tutta la sua estensione. La punta e’ umida. In ginocchio, si china verso di lui e lo prende delicatamente tra le labbra.

Il piacere e’ incredibile, vorrei muovermi ma sono bloccato dai pantaloni, cosi’ mentre ancora mi sta lavorando il glande, provo a sfilarmi jeans e boxer. Sono una frana, non riesco a chinarmi piu’ di tanto senza evitare di sfilarglielo di bocca. Cosi’ la blocco e provvedo a mettermi in liberta’ anche io. Ai piedi del letto giace ora un cumulo di tessuti formato da calze, boxer, pantaloni e t-shirt, la camicia aveva gia’ preso il volo subito dopo l’abbraccio.

Ricordavo una sua richiesta, rivelatale in un mio precedente sogno, e cosi’ la invito a sdraiarsi con la schiena sul materasso e la testa poco oltre il bordo del letto.

Le correggo un paio di volte la posizione fino a che la testa non e’ perfetta per il prossimo giochino. La invito ad aprire le labbra e, in piedi vicino al letto, lentamente gli avvicino il pene. La sua bocca e’ piu’ veloce del mio successivo comando: uno scatto felino della sua testa e il mio tarello sta gia’ saggiando la sua lingua.

Le afferro la testa e lo spingo dentro la sua cavita' orale: rimango giu’, voglio farle mancare il respiro, dicono aumenti l’eccitazione. Il leggero movimento della sua mano mi indica che ci siamo, devo sfilarmi. Nel momento che lo faccio la sento riprendere fiato proprio come un nuotatore che riemerge dall'apnea. Ripeto il movimento ed ogni volta cerco di rimanere un po' di piu' a fondo. L'impressione che ho e' che sia quasi al limite della sopportazione, e ad ogni mio ritorno lei si riempie i polmoni con un fragoroso respiro.

La cosa mi piace e mi eccita tantissimo. Dei sordi gorgoglii escono dalla sua bocca e sembra che voglia vomitare da un momento all'altro, ma non vuole smettere, anzi da come cerca di spingerselo ancora piu' giu’ sollevando la testa e' chiaro le piace. Mi dira’ nei giorni seguenti che quando il soffocamento era al culmine la sua patatina aveva delle contrazioni paurose, e che non vede l’ora di riprovarlo.

La mia esaltazione aumenta il battito cardiaco ed il primo pensiero che ho e' quello di sborrargli in gola, ma mi trattengo. Ripeto il giochetto ancora qualche volta e poi le chiedo di spostarsi al centro del letto. Devo rilassarmi. La faccio sdraiare al centro del letto, testa appoggiata sui cuscini e, dopo averle baciato il seno, scendo lentamente verso il suo monte di Venere. Li', posso vedere, in tutto il suo "umore", quale effetto abbia avuto la prima parte del nostro atto. Senza fretta, prendo a leccargli la figa aiutandomi con le dita a tenere aperte le grandi labbra in modo da poter dare ora un colpettino, ora una leccata al clitoride, scendendo e risalendo la sua stretta, madida, valle. Continuo questo lento intercalare per qualche minuto, sento il suo corpo distendersi, i muscoli perdere la forza della tensione: sta veramente godendosi queste coccole. Il mio flemmatico, operoso lavoro sta cominciando a dare i suoi frutti perche' il suo fiato riprende forza: gli serve maggiore ossigeno ed il respiro torna a farsi rumoroso. Anche il suo corpo riprende vigore ed il leggero movimento delle sue gambe mi fa intendere che anche la sua eccitazione sta crescendo. Decido di far entrare in campo anche le dita, cosi' comincio con l'indice ad inoltrarmi dentro di Lei alla ricerca del suo punto G. La mia avanscoperta all'esplorazione della sua intimita'. Decido di aumentargli il piacere andando con l'altra mano a strizzare e palpare il suo seno.

Ha un seno meraviglioso, pieno, sodo, corollato da un'ampia rosea corona e capezzoli che mi sono sempre dilettato a succhiare e mordicchiare per poterli osservare nel loro pieno turgore. Piu' di una volta, nei nostri momenti di intimita' mentre discorrevamo con Lei a cavalcioni su di me, l'ho sempre accudito, accarezzato, vezzeggiato con tanta delicatezza e naturalezza: una volta gli dissi che sembravo un gattino nell'atto di spingere con le zampine la mammella della mamma gatta per farne uscire il latte. Mi piace infilare la mia mano sotto la sua maglia, spostare verso l'alto il reggiseno e poter cosi' sentire il contatto delle sue tette. Continuo a pensare che, dato il suo fisico minuto, la presenza di un palco cosi' importante la rende, a mio dire, appariscente. Piu' di una volta abbiamo avuto modo di discutere su questo punto perche' Lei si ritiene anonima. Ah ah ah, anonima ... con quel seno? No cara Luna, anche vestita da suora non passeresti mai inosservata con quel tuo balconcino.

E' proprio sul suo decollete' che sto portando la mia nuova azione. Preso tra il pollice e l'indice, strizzato leggermente, il capezzolo sta regalando nuovi impulsi al suo corpo che ora sta diventando sempre piu' fremente. Nel frattempo le dita che esplorano la sua patata sono diventate due e mentre entrano ed escono con piu' rapidita', anche le sue spinte tendono ad aumentare.

La situazione diventa incandescente, i suoi respiri stanno lentamente lasciando il posto dapprima a qualche gridolino poi a frequenti ed affannosi sospiri. E' un attimo. Le due dita vengono avviluppate dal calore del suo umore, quindi l'impeto del caldissimo getto del suo piacere travolge tutta la mano. Ora il suono della sua voce esce a singhiozzi; ad ogni ondata di squirt corrisponde un tono della voce piu' acuto ed affannato. Sto per fermarmi convinto che sia tutto finito ma Lei trova la forza di prendere la mia mano e guidarla nuovamente dentro. Capisco che devo continuare. Sono estasiato, la sua performance vocale sta avendo un effetto su di me mai pensato prima. Sento il cazzo premere sul materasso fino a farmi quasi male, ma devo resistere, devo continuare fino a quando, ad orgasmo terminato, il suo corpo smettera' di tremare. Il liquido sta scendendo copioso verso le lenzuola, sento la zona intorno al polso sempre piu' intrisa. Poi, come improvvisamente e' arrivata quasi altrettanto si placa. Alza la testa come se avesse appena ripreso conoscenza e con uno sguardo carico di eccitazione mi guarda: non deve aggiungere altro, le si legge negli occhi che vuole che la penetri. Mi alzo e mi porto in ginocchio tra le sue gambe, il glande lucito e violaceo si avvicina alle sue grandi labbra imperlate ed in un attimo scivolo dentro di Lei.

La sua risposta non si fa attendere, avvolge i miei fianchi con le cosce e, quasi ad esercitare un abbraccio con i piedi, mi spinge ancora piu’ verso di Lei. Mi avvicino al suo viso alla ricerca della sua bocca estasiato dal contatto dei nostri corpi e dal calore che si sprigiona. Ci baciamo intensamente, ora sono io ad essere avido delle sue labbra, le nostre lingue sono in battaglia nelle nostre bocche. Come due schermidori che tirano di stoccate, la mia lingua entra nella sua bocca assaltando la sua postazione per poi ritirarsi in difesa quando e’ lei a cercare prepotentemente di mettermi alle strette nelle mie fauci. Provo a spingere dentro di Lei cercando di assestare colpi profondi nella sua caldissima caverna ma la sua stretta diminuisce il risultato della mia azione. Rimaniamo in questa posizione di stallo per qualche minuto continuando il nostro incontro di bocche con il risultato che i battiti cardiaci aumentano e con essa la mia voglia di “aprirla” veramente.

Riesco a riguadagnare la mia posizione approfittando di un suo momento di rilassamento. Mi riporto in ginocchio e cerco di sfruttare la sua presa a mio favore. La afferro per le cosce e, usandole come appiglio, entro in tutta la mia profondita’ arrivando a spingere anche sul pube. Un ritmo lento per meta’ della corsa e poi una spinta veloce nella parte finale. La vedo sussultare ed un suo movimento non mi passa inosservato: il seno comincia a sobbalzare dandomi la misura della spinta che esercito, cosi’, carico di questa nuova eccitante scoperta, inizio a stantuffarla per bene.

E’ ora di cambiare, quella mammella cosi’ dondolante mi ha solleticato l’idea di metterla alla pecorina, in questo modo, petto verso il basso e libero al peso della gravita, ballera’ ancora meglio. La faccio girare e posizionare a gattoni dopodiche’ e’ un gioco da ragazzi: afferro la base del mio cazzo e comincio a strusciarla su e giu’ tra le grandi labbra cercando di insistere, spingendo nella parte bassa, alla ricerca del clito.

Forse Lei ha equivocato questa mia operazione come infruttuosa ricerca della via della passione o forse non vuole che perda troppo tempo, fatto sta che la sua mano si posiziona sotto l’asta ed il suo corpo si avvicina riportando il calvo vendicatore dentro di Lei.

E qui si apre un mondo, perche’ la “pecorina” o la “90 gradi” e’ una di quelle posizioni che, da uomo, amo particolarmente. Sapere di poter scegliere tra due vie aumenta l’eccitazione in maniera esponenziale. Genera un momento di esaltazione, quell’attimo in cui ti poni la domanda sulle due soluzioni possibili, naturalmente una piu’ deliziosa dell’altra: prendere la via gia’ rodata, umida e larga, oppure intraprendere il cammino verso la strada impervia e piu’ stretta? In quell’istante, vorresti essere sicuro che Lei sia una Donna che non ha preconcetti, ne’ limiti a letto, disponibile a concederti anche il secondo canale, l’inaccessibile uscita di sicurezza.

Rimanere immobile, riflettere sul da farsi, regala anche a Lei quel momento di attesa in cui non sa esattamente cosa succedera’. Mi piacerebbe sapere cosa pensa quando e’ in quella posizione in quel preciso momento. Perche’ quell’intervallo di tempo sospeso lascia ad entrambi l’intervallo per riflettere: ma mentre per me la situazione e’ molto piu’ che chiara, Lei e’ pronta alla sorpresa, curiosa di sapere quando, cosa succede, e succedera’, alle sue spalle. Di certo questa posizione regala il dominio all’uomo. Ma non parlo di potere nel senso di forza o di umiliazione, parlo di controllo, di poter gestire l’atto nel pieno rispetto della partner ma secondo le tue regole. Poterla afferrare per i fianchi, decidere quando, quanto e come spingere prendendo la guida del suo corpo, perche’ per quanto voglia e possa dimenarsi cercando di imporre il suo ritmo, puoi controllarla agendo con la forza delle braccia e controllando a piacere il movimento del tuo cazzo e del suo culo. Prendere per i fianchi una donna e’ stupendo, posare la mano sul bacino, sentire la consistenza dei suoi fianchi, allargargli le natiche per vedere scorrere dentro di lei il tuo bastone. Amo accarezzare la sua schiena mentre sono dentro Lei, partire dal collo e scendere giu’ per la spina dorsale, poi allargargli le natiche nel movimento che portano le mie mani sotto, nell’interno cosce e poi risalire verso il centro e, stavolta stringergli le chiappe intorno alla cappella. Piegarsi su di Lei e stringergli il seno, quel meraviglioso seno che libero, nel vuoto, prende a dondolare ad ogni spinta. Cercare di afferrarlo e stringerlo mentre ti affondi dentro di Lei. Sentire lo schiocco delle pelli ad ogni spinta, quello sculaccio che assomiglia allo sciacquettio del mare sulla battigia.

La sento mugulare di piacere ogni volta che spingo a fondo dentro la sua figa che e’ caldissima e intrisa dei suoi umori e quindi rimane affannosa e tesa, quando lo sfilo fino a rimanere con la punta del glande appena avvolto dalle sue grandi labbra. Le mie mani nel percorrere la schiena arrivano a volte ad accarezzare il buco del culo, provo a spingere un po’ con il pollice. Ripeto il giochetto con rara frequenza, ma ogni volta mi imbarazzo a chiederle se posso entrarci dentro con tutto il mio cilindro.

Finalmente trovo il coraggio di battere la mia timidezza e tra un sospiro e l’altro le sussurro:

“ ho con me dei preservativi, se vuoi posso usarli per …” lasciando la frase in sospeso.

In passato ne avevamo parlato e Lei me l’aveva anche promesso, ma tra il dire ed il fare non sempre c’e’ perfetta armonia. Invece la sua risposta non si fa aspettare ed e’ piu’ bella di quella che mi sarei aspettato:

“Ho il lubrificante nella borsa”

Difficile nascondere la gioia che mi assaliva il corpo. Cosi’ mentre io scarto la confezione della farmacista, Lei svaligia la sua borsa alla ricerca del prezioso tubetto. Ripresa la posizione sul letto, senza dire nient’altro, si posiziona carponi con la testa rivolta verso la testiera regalandomi la visione del suo lato B.

Terminata la vestizione del piccolo corazziere per ripararlo dalle intemperie che il servizio gli avrebbe fatto affrontare, svitato il tappo del lubrificante, dopo averlo versato in prossimita’ del suo stretto e chiuso buchetto, comincio a massaggiare la zona spingendo dentro dapprima l’indice, poi il pollice fino a notare una certa rilassatezza del suo sfintere. Dalle sue mani l’aiuto per tenere le due dolci mezzelune aperte permettendomi una maggiore liberta’ di movimento. Posato il tubetto, con l’arnese che mi sta scoppiando per l’eccitazione, avvicino la punta sulla sua figa cercando di recuperare un po’ dell’olio e del suo umore al fine di migliorare lo scorrimento del fallo dentro di Lei. Dopo aver ancora usato il pollice e poi indice e medio per allargare ancora un po’ la terza via, do inizio alla manovra di acchito. Spingo leggermente cercando di recepire se il suo corpo o la sua voce mi trasmettono segnali di un suo eventuale disagio. Il primo tentativo naufraga poco dopo aver fatto entrare buona parte della cappella. L’asta tende a piegarsi un po’ per la troppa resistenza e Lei pare essere disturbata dal movimento. Raccolgo ancora un po’ di lubrificante, lo spalmo sulla punta e ritento una seconda volta, sempre preceduto dal mio pollice: questa volta ad entrare e’ tutta la cappella, la ritiro delicatamente cercando pero’ di non sfilarla completamente ma lasciando ancora l’ogiva dentro di Lei quindi mi allungo nuovamente dentro. La manovra sembra avere maggiore successo della prima. Non si lamenta e l’asta comincia ad intrufolarsi quasi a meta’ della sua lunghezza dentro di Lei quando un piccolo sussulto, seguito da un lamento, mi fa desistere dal continuare oltre. Cerco di sfilarmi velocemente per evitare di insistere troppo e creargli dolore, ma in contrapposizione alla mia manovra, Lei allunga la mano per afferrarmi la gamba e nel contempo si spinge verso di me. Vuole continuare anche se gli sta procurando un po’ di disagio. Afferro la base del vendicatore calvo e mi oppongo al piegamento che il suo spingere sta provocando; e’ un attimo, come se crollasse un muro, come una porta aperta improvvisamente, mi ritrovo tutto dentro. Il suo gridolino, questa volta di piacere, mi carica emotivamente. La afferro per i fianchi e lentamente, come a stabilizzare quel varco, comincio a scorrere dentro e fuori senza mai uscire completamente. La sua posizione e’ quella classica, in ginocchio, mani protese e perpendicolari al materasso, a pecora, appunto. Che delizia, le sue espressioni vocali sono musica per le mie orecchie e ad ogni spinta crescono di volume. Purtroppo la mia posizione mi regala poco equilibrio, cosi’ provo a alzarmi in piedi provando a penetrarla dall’alto, ma dopo un paio di tentativi capisco che la cosa non puo’ funzionare, forse per la differenza di altezza tra di noi e per il materasso non proprio capace di regalarmi un piano stabile. Allora scendo lateralmente dal letto e non devo dirgli nient’altro, la sintonia e’ perfetta. Mi segue guidandosi verso di me. Sempre carponi si spinge con le ginocchia fino al bordo del letto. Questa posizione e’ meravigliosa: le allargo le chiappe mentre avvicino il cazzo al suo buco che adesso pare aver perso la rigidita’ iniziale, spingo dentro e scivolo senza nessuna resistenza e senza nessuna interferenza. E’ stupendo. Posso guidare la mia spinta controllandole i fianchi a volte afferrandola all’interno di essi per tirarla ancora di piu’ a me e volendo proprio farglielo sentire in tutta la sua lunghezza. Mi abbasso per stringere le sue tette che riflesse nello specchio, vedo ballonzolare. E’ un sogno quello che sto vivendo, e’ tutto perfetto. L’eccitazione aumenta e con essa il mio movimento decisamente piu’ rapido di prima. Lei ansima, grida piano ad ogni spinta e, forse per godere meglio del mio bastone, abbandona la posizione canina e spinge le braccia in avanti portando il suo viso, e le sue tette, verso il materasso. Incredibile a dirsi, questa posizione e’ ancora piu’ eccitante di quella di prima, ho solo il suo lato B in tutta la sua rotondita’. Non penso piu’ a controllare i suoi fianchi e affido alle mani il compito di tenergli piu’ aperte possibile le natiche. E’ delizioso vedere lo sfintere allargarsi verso l’esterno quasi ad aggrapparsi al cazzo mentre lo sfilo salvo poi vederlo seguire docilmente mentre rientro dentro. Sento la sborra salire e sperando di far durare di piu’ il coito, provo a rallentare, ma Lei mi ha preso il ritmo e continua a spingersi verso di me. E’ fantastica, geme di piacere emettendo sonore urla che mi fanno terribilmente eccitare ma anche gioire.

Decido di andare fino alla fine e percio’ riprendo a pompare. Cerco di trattenere la venuta finche’ posso ma francamente e’ stato veramente troppo quello che ho fin qui vissuto. Dopo qualche altro colpo spinto fino in fondo, mi sfilo rapidamente ed altrettanto velocemente estraggo la protezione … non abbastanza velocemente pero’.

Mentre mugolo per il piacere del primo fiotto che rimane dentro il condom mi impugno l’attrezzo e comincio a spargere la restante sborra sul suo delizioso ano e sulla curva schiena. Mi sego per terminare l’eiaculazione. La sento gemere, forse per il calore del liquido seminale, e ridere, forse per il solletico delle gocce di sperma che dalla cima del suo sedere colano verso le sue spalle. Appoggio l’uccello tra le sue natiche e mentre lo spingo con il pollice verso il suo corpo, sento le sue mani massaggiarmi le palle come a volermi far uscire ogni minima goccia del mio desiderio per Lei. Rimaniamo in quella posizione cercando di riprendere fiato poi, Lei si stende sul letto mentre io vado in bagno a prendere dei fazzoletti per ripulirla.

Nessuno dei due parla, le passo un braccio sotto la testa e con l’altro la abbraccio stringendo i nostri corpi fino a farli diventare una cosa sola. Il calore dei nostri corpi, i miei baci sulle sue spalle e poi ancora le nostre bocche chiudono il primo atto.

Rimaniamo in quella posizione per qualche minuto, poi, al raffreddarsi dei nostri corpi, ci infiliamo sotto le lenzuola. Giochiamo un po’, scambiamo qualche chiacchiere ridendo e dedicando qualche minuto alla nostra vita primaria per rispondere a chi ci aspetta dall’altra parte dello sciagurato, ma in questo momento (intelligente) smartphone.

Ma il tempo per noi quest’oggi non e’ infinito cosi e’ Lei a portare le sue labbra sul mio cazzo cominciando a stimolarlo fino a riportarlo agli standard di eccitazione …

Si, possiamo scambiarci qualche effusione e consumare ancora un paio di atti del nostro intenso, caldissimo incontro…

Sono passate oltre 4 ore da quando abbiamo messo piede nella stanza. E’ ora di separarci. L’ultima mezz’ora l’abbiamo passata abbracciati l’uno all’altra tra tenerezza e complicita’ ed un po’ di tristezza. La luce del sole ha ceduto il passo al tramonto e con esso sono arrivate le nuvole che, plumbee, stanno prospettando una serata di pioggia quasi a voler sottolineare la fine di questo meraviglioso incontro iniziato come una giornata solare e terminata come una cupa notte.

Siamo sulla soglia della camera ed insieme al silenzio della nostra malinconia fa nuovamente capolino la paura di ripercorrere a ritroso la strada che ci riportera’ alle auto sperando di non dover fare sgraditi incontri. La musica ha sempre lo stesso alto volume, ma nessun gemito riempie l’aria dei corridoi. La mente ritorna al momento dell’eiaculazione anale e provo ad immaginare se qualcuno, fuori dalla nostra provvisoria alcova, nel punto in cui sono adesso abbia pensato, e si sia augurato, quello che avevo immaginato io poche ore prima.

Un sorriso, un abbraccio ed un bacio strappato nel viaggio di discesa in ascensore. Usciamo fuori e le prime gocce d’acqua e l’orologio raffreddano ulteriormente i nostri animi. Sono le 21.15 e il mio ritardo e’ abissale. Tra meno di 15 minuti devo essere in centro e mi riuscira’ difficile poter rispettare l’orario. Non vorrei andarmene, vorrei caricarla in auto e puntare la macchina verso il mondo per andare in giro senza meta. Ma la nostra vera vita ci reclama. Un ultimo bacio e l’ultimo mesto saluto prima di risalire nelle macchine e guidare ognuno verso la propria destinazione. Piove, la strada e’ un acquitrino, non bado troppo allo stile o ai limiti, anche se non troppo eccessivi. La chiamo, voglio sentire ancora la sua voce … mi accompagna per un po’ nel mio viaggio di avvicinamento al luogo del mio prossimo incontro mentendo un po’ sulla vera velocita’ della mia andatura. E’ ora di chiudere, davanti a me la strada e negli occhi ancora il suo corpo, la sua voce gemente e la gratitudine di avermi fatto abbassare la guardia per provare veramente la passione senza limiti mentre la citta’ mi sorride..
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