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SBATTUTA IN DISCOTECA DA UN BUTTAFUORI MATURO


di LaCavalla
01.02.2016    |    72.610    |    73 9.6
"Non appena mi notò, cominciò a fissarmi, a sorridermi, a farmi l’occhiolino..."
Un venerdì sera, dopo aver cenato, mio marito mi propose di andare in una discoteca che proponeva musica anni ’80, mi confidò che aveva proprio voglia di vedere qualche bel maschione che si strusciava a me ballando.
Mentre lo diceva avevo visto la luce dell’eccitazione nei suoi occhi, cosi gli sorrisi in modo malizioso e allungai la mano sulla sua patta, notai che era eccitato, aprii la lampo, sbottonai i pantaloni e gli tirai fuori il cazzo diventato duro al solo pensiero e cominciai a masturbarlo fantasticando su quello che sarebbe potuto accadere una volta al locale. Se ne venne in meno di cinque minuti per l’eccitazione imbrattandomi tutta la mano del suo sperma. Dopo avergli donato il suo piacere, andai a prepararmi e scelsi, con il suo aiuto, un abitino nero di lana elasticizzato, corto e asimmetrico che metteva in risalto le mie forme generose con sotto un perizoma a filo nero, autoreggenti e calzai un paio di stivaletti borchiati con tacco da dodici.
Andammo in una discoteca sul litorale e mio marito mi lasciò all’ingresso mentre lui andava a parcheggiare l’auto, c’era molta gente in attesa al botteghino e dall’altro lato delle transenne che delimitavano la fila vi erano una decina di buttafuori, tutti rigorosamente palestrati. Tra di loro ce ne stava uno di mezza età che sembrava essere il capo da come dava disposizioni agli altri. Non appena mi notò, cominciò a fissarmi, a sorridermi, a farmi l’occhiolino.
Dal canto mio, dopo avergli sorriso in modo imbarazzato, mi girai verso mio marito che mi stava raggiungendo ma, ogni tanto, il mio sguardo era diretto verso quell’uomo e notai che non mi toglieva mai lo sguardo di dosso.
Superato il primo sbarramento dopo aver pagato, depositammo i soprabiti dalle guardarobiere e ci avviammo all’ingresso della sala, mentre stavo entrando io e mio marito rimanemmo distanziati e, improvvisamente, sulla porta un braccio mi bloccò, fu così fulmineo che ci andai a sbattere con il seno contro, mi girai stizzita verso quell’energumeno che con voce roca e profonda mi chiedeva di mostrare il biglietto e notai che era l’uomo che mi guardava precedentemente, non era bello ma aveva uno sguardo penetrante che mi fece sciogliere, gli porsi il biglietto ma lui con fare deciso mi disse: “mostramelo”, mentre con il braccio si strusciava sul mio seno libero sotto il vestitino e solo allora tolse il braccio molto lentamente e mi fece cenno con la testa di poter entrare, lo guardai turbata, ero eccitatissima, quell’uomo mi aveva fatta bagnare tutta e, dal sorriso che aveva fatto, si era sicuramente accorto che non indossavo il reggiseno.
Dopo quell’episodio che mi aveva turbata non poco, raggiunsi mio marito che era già in sala e ci accomodammo al tavolo che aveva riservato e dove fummo raggiunti da un’altra coppia amica con cui cominciammo a conversare, ero distratta, non capivo nulla di quello che dicevano e mi giravo in continuazione verso un angolo della pista da ballo dove si era posizionato il buttafuori che ora con le braccia incrociate continuava a guardarmi e a sorridermi.
Ad un certo punto, visto che ne mio marito ne i nostri amici amano il ballo, li lasciai alla loro conversazione e andai a ballare. In pista ho sentito due mani che mi cingevano i fianchi e subito dopo una voce che mi sussurrava nell’orecchio: “hai due cosce e un culo che fanno resuscitare un morto, per non parlare di quelle belle tette al vento, puttanella”, cercai di divincolarmi ma lui continuava a tenermi con una presa decisa e mi attirò verso di se facendomi sentire tutta la sua eccitazione.
Con molta maestria aveva fatto in modo che io finissi fuori dalla vista del tavolo dove stava mio marito con i nostri amici. Mi spinse contro una colonna in un zona buia e cominciò a baciarmi sul collo, a strizzarmi il seno, a palparmi dappertutto, nonostante io provassi a divincolarmi e a supplicarlo di smettere, ma lui diventava sempre più rude, quando mi toccò tra le cosce e si accorse che ero tutta bagnata disse: “vacca, sei tutta fradicia, ti voglio chiavare questo gran culo”, mi prese per un braccio e mi trascinò verso una porticina.
Disse ad un suo collega che si trovava lì davanti, di non far passare nessuno mentre mi chiavava. Il tipo con un sorriso gli disse vai tranquillo che ci sto io qui.
Una volta entrati nel corridoio, mi spinse dentro uno stanzino dove c’era un tavolo di legno massiccio con delle sedie e degli armadietti, mi baciò in bocca e dopo essersi aperta la patta dei pantaloni, mi prese per i capelli e mi fece accovacciare davanti a lui e mi ordinò di succhiargli il cazzo. Lo succhiai mentre lui con una mano dietro la nuca mi dava il ritmo e con l’altra continuava a strizzarmi il capezzolo. All’improvviso poi, mi tolse dalla bocca il suo membro e mi spinse contro il tavolo, mi sollevò il vestitino e cominciò a palparmi pesantemente tra le cosce e il fondoschiena mentre chinato su di me mi gridò che ero una vacca e che mi voleva sfondare il culo. Al mio rifiuto, cominciò a sculacciarmi dicendo che quelle come me che frequentavano le discoteche erano tutte puttane e che lui se le fotteva ogni volta che gli andava.
Si posizionò alle mie spalle dopo avermi sputato sul forellino e averlo un po dilatato con le dita appoggiò il suo cazzo sullo sfintere e cominciò a spingere fino a quando non fu tutto dentro.
Mi sentivo completamente impotente davanti a quel maschio che tenendomi per i capelli e con la testa schiacciata sul tavolo cominciò a penetrarmi con foga nel secondo canale facendomi urlare dal dolore fino a quando, stanco del mio culo, mi distese sul tavolo, mise le mie gambe sulle sue spalle e mi penetrò nella figa fino a svuotarsi completamente dentro di me procurandomi un orgasmo indescrivibile.
Rimase dentro ancora qualche minuto con i nostri corpi abbandonati uno sull’altro e ancora ansimanti, mi sentivo piena del suo sperma e avvertivo il suo pene che andava perdendo vigore e lentamente scivolava fuori dalla mia vagina.
Quando fui liberata dal peso del suo corpo, mi rannicchiai in posizione fetale, volevo sentire il suo seme ancora dentro di me e rimasi così a guardarlo mentre si tirava su i pantaloni e si allontanava dalla stanza.
Poco dopo, di rientro in sala, mentre mi avvicinavo al tavolo dove mio marito intanto era rimasto da solo, cominciai ad avvertire lo sperma che cominciava ad uscire dalla vagina e che scivolava lungo le cosce.
Mi venne spontaneo sedermi sulle gambe di Carlo e baciarlo in bocca, poi presi la sua mano e la poggia tra le mie cosce tutte bagnate di sperma.
Appena ebbe accarezzato il seme del maschio avvertii la sua erezione e dovemmo abbandonare il locale in fretta e furia per la troppa eccitazione del mio caro maritino.
Mentre facevamo ritorno a casa, con lui che continuava ad accarezzarmi, gli raccontai l’accaduto e questo mi eccitò nuovamente, invitai allora Carlo a fermarsi in aperta campagna e volli sentire le sue labbra e la sua calda lingua tra le mie cosce e nella mia vagina ancora calda, tenni a lungo la sua testa li dove quel maschio aveva tenuto la sua verga fino a farmi raggiungere un nuovo orgasmo.
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