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Una (breve) gita fuori porta


di SimoAspe
05.05.2015    |    7.368    |    0 8.2
"La primavera sveglia gli ormoni di chiunque e, se non si può godere delle paradisiache gambe cittadine che si svestono per via del caldo e che si incorniciano..."
Tutto è iniziato con l'arrivo del caldo. Il classico anticiclone africano, con il suo carico di aria sabbiosa e di temperature quasi equatoriali, aveva alzato le temperature di una decina di gradi sopra la media stagionale. Come ogni primavera ero intenzionato a fruire delle prime ore mattutine per andare a cogliere, con macchina fotografica a tracolla e treppiede al seguito, la natura che si sveglia.
La mia paura era che probabilmente le api non sarebbero state molto contente di vedersi piombare qualcuno a pochi centimetri di distanza durante il loro rituale di accoppiamento con la natura stessa.

Ricordo che chiesi alla mia ragazza se aveva voglia di accompagnarmi, ma lei mi disse che aveva già preso impegni con una manifestazione in difesa dei diritti delle donne.
Mi fa piacere di solito andare in compagnia a scattare foto. La primavera sveglia gli ormoni di chiunque e, se non si può godere delle paradisiache gambe cittadine che si svestono per via del caldo e che si incorniciano in un splendido duetto fatto di minigonna e tacchi alti, è bene avere una ragazza vogliosa a portata di mano in mezzo al verde.
C'era bisogno di qualcuna che fosse disponibile e che non rompesse troppo le scatole, che magari adorasse la fotografia e che non avrebbe storto il naso nel farsi fotografare in un impeto di lussuria tra i fiori.

La mia scelta ricadde su Angela, quella che si può definire la mia migliore amica. Di certo quella che conosce più particolari di me rispetto alla mia stessa ragazza e alla mia cricca di amici di vecchia data. Colei con la quale ho fatto per la prima volta sesso anale, condividendo un'esperienza che ci vedeva entrambi "vergini" e la stessa che, a colpi di lingua e lunghi pompini, mi fece dimenticare la mia prima vera storia andata male.
Inutile dire che, da nuova frequentatrice di ottiche e affini, era ben lieta di accompagnarmi per provare i brividi della macro fotografia abbinata al sesso all'aperto.

Presi la moto quella volta, anche perché lei non aveva mai fatto un giro in moto insieme a me e pensai bene di farle provare anche questa esperienza. L'unica cosa che mi lasciò perplesso quando la passai a prendere fu la sua espressione. Le labbra di sbieco, come se ci fosse qualcosa di deludente nel vedersi arrivare un bel ragazzo in moto per caricarti per una gita fuori porta. Lì per lì lasciai perdere l'impressione che ne ebbi e le passai casco ed interfono. Avremmo avuto tempo per discuterne in viaggio.
Fu lei a rompere gli indugi una volta che partimmo.

«Devo ammettere che non è affatto male, anche se c'è una cosa che non mi convince per nulla» disse lei.
«Cosa c'è che non ti convince, la puzza che senti per via della mancanza dei finestrini o rumore e vibrazioni?» le chiesi di rimando.
Lei, con tutta la pacatezza possibile se ne uscì con «Assolutamente no, non è quello, anzi, le vibrazioni mi stanno solleticando il clitoride e, per questo, ti chiederei di alternare un po' la marcia in modo da darmi un po' più di varietà»
ed aggiunse «quello che non mi convince è: come te lo faccio un pompino da qua dietro?».

Immediatamente accostai sul ciglio della strada, misi il cavalletto laterale per sicurezza, allungai una mano dietro di me e gliela infilai nei pantaloni. Sentii lei che tirava indietro il ventre per farmi andare più giù facilmente e due secondi dopo sentii il suo perizoma completamente bagnato sotto le mie dita, il suo clitoride gonfio e le labbra che cingevano quel pezzetto di stoffa nel mezzo. Gliele accarezzai con i polpastrelli, la sentii ansimare nel casco e decisi di pizzicarle dolcemente il suo grosso clitoride. Se non fosse stato per via dell'ubicazione, decisamente non appropriata, credo che sarei sceso e le avrei regalato un bel cunnilingus, a pecora, sulla mia moto. Non sono mai stato attratto dal membro maschile, mi piace la passerina in tutte le sue forme e dimensioni, ma il suo bottoncino mi ha sempre fatto venire voglia di succhiarlo e leccarlo. Sarà per via della palestra e del fatto che è una ex body builder, ma Angela è in possesso del più lungo e grosso clitoride che abbia mai avuto occasione di avere per le mani. Succhiare l'emblema della femminilità come fosse un uccello mi ha sempre lasciato perplesso, ma quando allunghi la lingua per infilargliela poco più in basso, sentendo il gusto del suo succo e sentendola gemere di piacere, staresti lì ore per farla godere ancora e ancora.

Mi tolsi il casco, scesi un po' goffamente dalla moto per non fare incomodare lei dal lussurioso trono su cui era in quel momento e mi riavvicinai a lei infilandole di nuovo tutta la mano nei pantaloni e nelle mutandine per farle completare quel focoso ciclo ormonale. Le alzai la mentoniera del casco lasciandole libere le labbra in modo da poterle baciare e per attorcigliare la mia lingua alla sua e continuai per cinque minuti buoni a solleticarle il sesso. Prima esplorando i dintorni del buchetto con le dita, poi affondandocene due per lubrificarle dei suoi umori per poi andarle ad accarezzare il grilletto mentre con la mia lingua le riempivo la bocca e con l'altro braccio la cingevo da dietro la schiena. Finalmente venne, rumorosamente e con brevi, ma intensi, sussulti. La sua gamba destra si contrasse più volte come fa di solito quando gode per poi rilassarsi e passare a baciarmi appassionatamente, come se fosse il primo mese di una storia di coppia.
La sua vulva si era allargata così tanto che aveva accumulato un bel po' di aria all'interno e ora la tirava fuori facendo delle pernacchiette sulle mie dita che stanziavano ancora lì, nei pressi di quel bel lago che ora si ampliava sul sellino del mio cavallo ferrato.

Puoi scopare e masturbare una donna per tutta la vita, ma se si vergogna la prima volta di una pernacchia vaginale, se ne vergognerà sempre.

Arrossì e disse «Sei uno stronzo, ora devo farmi il resto del viaggio in questo lago a prendere freddo!»
Le risposi «Beh, sei tu che mi hai tentato, per fortuna, in questo, noi maschietti abbiamo una risorsa in più.»
E lei «Ma che marcia in più, se ti faccio venire io tu fai un lago ben peggiore di questo!»
Al che aprii la borsa laterale e, dalla custodia della macchina fotografica, tirai fuori un preservativo. La guardai mentre, al riparo dietro di lei dal traffico, aprii il condom, mi slacciai la cintura dei pantaloni, mi infilai il gommino sul cazzo già duro della recente eccitazione e le sussurrai
«Ripeto, non se sei attrezzato!»
«Cosa vuoi che faccia, che ti faccia una sega dentro i pantaloni?» Mi chiese lei.
«Indovinato! Ma a difficoltà cento però, ossia mentre ce ne andiamo da qui che mi sono scocciato delle auto che passano!» e aggiunsi «Volevi farmi un pompino alla guida? Mi farai un bel segone mentre siamo in moto, sappi che se rallento oltre modo è perché sto per venire, o ci stiamo per schiantare... o entrambe le cose!»

Ci rimettemmo in movimento due minuti più tardi, dopo esserci riallacciati i caschi e ricollegati con l'interfono. Io guidai con un attimo di imbarazzo per via della sua mano nei miei pantaloni, poi notai che, da brava monella, mi aveva infilato il braccio sotto la maglia prima di mettermi le mani nei pantaloni, quindi dall'esterno non si sarebbe capito molto. Complice il fatto che bisognava stare piegati in avanti, avevo anche il timore che il mio vigoroso cazzo iniziasse a soffrire di lumachismo, ossia che iniziasse a ritrarsi per via della posizione. Lei, con fare esperto me lo adagiò di lato sulla coscia sinistra e cominciò ad accarezzarlo lungo tutta la sua lunghezza soffermandosi spesso sulle mie palle costrette tra pantalone e sellino. In quella posizione andammo avanti per un bel po' e, per fortuna, questo ci concesse di arrivare piuttosto vicini alla nostra meta. Cosa che non sarebbe stata possibile se fossimo andati in auto. Mi conosco; ogni volta che mi succhia l'uccello mentre guido finiamo sistematicamente a scopare sul ciglio della strada fino a quando qualcuno non ci comincia a suonare mentre passa lì di fianco.

A circa 5km da Lucca cominciò ad accarezzarmi il frenulo, prese più saldamente il mio uccello duro in mano e cominciò a strizzarlo appena sotto la cappella, facendo salire un po' la pelle e costringendo il mio glande ad ingrossarsi per bene. Spostò la direzione dell'asta da una coscia all'altra e con la sua mano destra lo afferrò al contrario riuscendo a fare un po' di su e giù completi.
Non è mai stata una che ami parlare mentre si da da fare, di solito ansima come una giapponesina in un hentai, motivo in più per godere della sua compagnia a letto, ma la sentii sussurrare nel casco.
«Fortunello che non possa morderti il collo, saresti venuto in due secondi, stronzo!»
«Guarda che ti sento» le dissi.
«E fai bene a sentirmi, perché sto per dirti che tutto quello che butterai in questa merda di preservativo poi lo berrò una volta scesi!»
«E allora aumenta il ritmo perché, dopo questa, sento proprio che sto per esplodere!»

Lei incominciò a segarmi per bene sempre con la mano al contrario, con pollice e indice che stringevano la base del mio pene e tutto il palmo che accarezzava l'asta fino alla cappella. Io rallentai l'andatura di marcia per evitare di finire per terra in preda all'orgasmo e mi lasciai andare. Esplosi letteralmente nel condom gonfiandolo ad ogni sussulto, lei smise di mungermi solo quando emisi l'ultimo gemito, con una coordinazione decisamente impressionante. Mi carezzò le palle, saggiò la consistenza del serbatoio del preservativo e, inumidendosi le labbra, fece
«Dì la verità, da quanta ne hai cacciata, direi che non vedevi l'ora di guardarmi bere la tua sborra direttamente dal condom, vero?»

Tutto quello che riuscii a dire da quel punto in avanti fu «Mhmh!»
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