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la vedova allegra


di amolafi
09.03.2014    |    43.666    |    4 9.3
"Era una sera fredda e nebbiosa e io stavo tornando dall'ufficio, passando davanti alla fermata dell'autobus che portava al paese vidi la signora ferma sul..."
Quella che racconto è una storia, per quanto possa sembrare assurda, successa veramente. A parte i nomi e i dialoghi un po' sintetizzati è tutto successo realmente.
Che la moglie di Francesco fosse una ninfomane lo sapevamo tutti e forse lo sapeva anche lui anche se sembrava lo ignorasse, in paese se l'erano fatta in tanti ed anch'io, in passato, avevo avuto qualche esperienza. In particolare ricordo la prima.
Era una sera fredda e nebbiosa e io stavo tornando dall'ufficio, passando davanti alla fermata dell'autobus che portava al paese vidi la signora ferma sul marciapiede, avevo sentito parlare delle sue avventure ma per me, fino a quel momento, erano solo chiacchiere. Comunque pensai di sfruttare la situazione per capire e mi fermai e le offrii il passaggio, va detto che fino a quel momento ci conoscevamo solo di vista e per lei ero uno dei tanti conoscenti del marito ma non ci eravamo mai parlati. Accettò e salì. Man mano che uscivamo da Milano la nebbia si faceva fitta e io rallentai la mia andatura mentre la signora, dopo avermi ringraziato per il passaggio, cominciò a fare un discorso strano:
"Certo che per una signora, specialmente di sera con il buio, è un'imprudenza accettare un passaggio da una persona semisconosciuta, a volte capita di trovare uomini che ti portano in posti dove non puoi neanche chiedere aiuto e se ne approfittano sapendo che una donna, debole e indifesa, non può neanche reagire per non rischiare conseguenza peggiori. Se poi vai a casa a dirlo a tuo marito rischi di prenderle perché la scema sei stata tu che sei salita in macchina con una persona che non conosci."
Mentre parlava io guardavo le sue gambe che aveva messo in mostra sollevando leggermente la gonna e aprendo il cappotto.
Arrivati nei pressi della zona industriale di Segrate, zona che conosco bene, con un tono quasi scherzoso le dissi che non avevo mai violentato una donna ma che, per arrivare al mio scopo, giocavo più sulla dolcezza e la persuasione.
"Per esempio, se noi ora andassimo in fondo a questa via e ci fermassimo io, con una bella signora come lei, non sarei violento e tutto sarebbe più bello che non con la violenza."
Dicendo queste parole girai nella via senza che lei obiettasse e, arrivato quasi in fondo, mi fermai a ridosso di un muro di cinta in una zona poco illuminata. Le misi il braccio dietro le spalle a la tirai a me per baciarla. Come le bocche si incontrarono mi mise le braccia al collo mentre io, dopo averle toccato le tette, andai con la mano in mezzo alle sue gambe. Abbassai lo schienale, le levai collant e mutande e slacciati i pantaloni tirai fuori il cazzo già duro e le andai sopra mentre lei mi abbracciava con le braccia e le gambe e non staccava la sua bocca dalla mia. Dopo averla pompata a lungo venni dentro di lei che sembrava non averne abbastanza e avrebbe voluto continuare a scopare e continuava ad abbracciarmi e baciarmi anche mentre guidavo.
Dopo quella prima volta ci furono altri incontri ma da qualche anno avevo evitato altre occasioni proprio per la sua fame insaziabile che creava problemi anche dopo rapporti prolungati e faceva le scenate perché si continuasse a fare l'amore.
In una piovosa sera di febbraio, dopo un breve ricovero in ospedale, Francesco se ne è andato e io, al mattino, dopo avere appreso la notizia pensai di andare dalla vedova per le condoglianze.
Mi accolse indossando una lunga vestaglia da camera sotto la quale si intravedeva la camicia da notte, mi disse di essersi appena alzata dopo aver fatto tardi in ospedale. Dopo le solite imbarazzate frasi di circostanza, la signora mi racconto del calvario del marito nella lotta contro la malattia e mentre parlava cominciò a piangere. Istintivamente (giuro, senza nessuno scopo) le misi una mano sulla spalla e poi la abbracciai. Continuando a piangere appoggiò la testa sopra la mia spalla ed anche lei mi abbracciò. Mi venne naturale darle un bacio sulla tempia e stringerla forte e quando lei si girò con il viso verso di me le nostre bocche si toccarono. Fu una frazione di secondo e, quasi contemporaneamente, le nostre lingue si cercarono e cominciammo a baciarci stringendoci forte. Sentivo il suo corpo aderire al mio e qualcosa in mezzo alle gambe che si stava svegliando, le aprii la vestaglia e la abbracciai carezzandole la schiena. Sentii che non indossava il reggiseno e andando giù con le mani sulle sue natiche sentii che non indossava neanche le mutande, le sollevai la camicia da notte per toccarla "a pelle" e dopo averle palpato un po' le tette andai giù in mezzo alle gambe mentre lei apriva un po' le cosce per fare spazio alla mia mano che si insinuava in mezzo e le infilai un dito nella figona tutta bagnata. La guidai dolcemente verso il divano del soggiorno e la feci sdraiare, abbassai i pantaloni e le andai sopra mettendoglielo dentro e cominciando a pompare lentamente con spinte a fondo.
Pensai per un attimo alla situazione assurda ma, tutto sommato, se andava bene a lei...
Continuavo a pomparla mentre le palpavo le tette e le nostre bocche continuavano a restare attaccate, le misi le mani sotto le natiche sollevandola per infilarlo bene più a fondo e le sue gambe si avvinghiarono ai miei fianchi. Quando sentii il suo respiro diventare più affannoso, quasi un rantolo, e il suo corpo irrigidirsi capii, per esperienze passate, che stava venendo e con alcune spinte più forti venni anch'io.
Restai per qualche minuto dentro di lei e quando lo sentii diventare molle mi sollevai e mi misi in piedi davanti a lei che si era sollevata a sedere trovandosi con la bocca davanti al mio cazzo moscio. Lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo e a lavorarlo con la lingua e in poco tempo riprese consistenza. Dopo averglielo lasciato ciucciare per qualche minuto, sapendo che, alla mia età, due in così poco tempo e senza additivi non ci si riesce a farle, mi staccai dicendole che era meglio smettere per evitare che arrivasse qualcun altro per le condoglianze trovandoci in quelle condizioni.
Quando mi salutò uscendo da casa riprese a piangere e mi disse che ora non aveva più nessuno e mi pregò di non lasciarla sola.
"Non dubiti signora, qualsiasi cosa avrà bisogno conti pure su di me e mia moglie."
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